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Autore: Gipsy Danger    05/06/2012    4 recensioni
Tre momenti in cui Kondou – san si è reso conto di quanto sottile sia il confine tra devozione e distruzione.
I will show you fear in a handful of Dust.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isami Kondou, Souji Okita
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ecate


“And I will show you something different from either
your shadow at morning striding behind you
or your shadow at evening rising to meet you;
I will show you fear in a handful of Dust.”
[T.S. Eliot, The Wasteland\\ Burial of the dead]





1. Cloto

[I told another lie today
And I got through this day
No one saw through my games
I know the right words to say
Like "I don't feel well"
"I ate before I came"]

La prima volta è una voce che non c'è.
Non un pensiero formato, concreto – no: per quelli non ha tempo. Vivono di sprazzi fugaci e istanti, senza spazio per fermarsi davvero.
Eppure, l'idea si fa strada in lui con una prepotenza inaudita. Spinge da parte anche quella strana quiete che da un po' avvolge casa Yagi e i suoi occupanti.
“Sono pronto.”
Kondou saggia la presa sulla shinai. Il legno liso, consumato, è piacevole nel suo palmo. Sorride, si mette in guardia.
“Iniziamo.”
Souji alza la shinai. La punta segue il polso sottile, il braccio non trema. Quando scatta in avanti il suo è lo slancio della freccia appena scoccata – una spinta e un colpo che gli riverbera fin nelle ossa. Kondou stringe i denti, blocca l'attacco.
Ogni movimento affilato, penetrante. Ogni respiro appena un sibilo tra i denti.
Si dividono.
Ricominciano.
Gli occhi di Souji sfavillano. Quando sono arrivati a Kyoto, era la gioia di combattere, di faticare ad illuminarli.
Ora...
ora.
C'è qualcos'altro.
Ecco. La scintilla è scoccata, la paglia ha preso fuoco. Una piccola idea è nata – minuta, leggera, ma sotto il suo alito freddo Kondou Isami aggrotta la fronte.
Souji è diventato più forte, più veloce. Quando si muove non è il concetto aggraziato che regola i kata a guidarlo.
È un'urgenza estranea.
Sembra quasi che-
Attacco. Parata. Un nuovo riverbero fin nelle ossa. Sono viso a viso e quegli occhi verdi sono ad un soffio dai suoi, ridenti.
-che Souji si muova-
Ancora una volta, Kondou respinge-
per uccidere?
Crack, fa la shinai. Si fermano entrambi a guardare quella piccola crepa disegnata sul legno: uno con sconcerto, l'altro con incertezza.
Ma sotto il disappunto, Kondou percepisce una piccola soddisfazione in Okita. Una fame per qualcosa di più.
E il sospetto affonda le sue radici sottili come capelli, stringendogli il cuore.

[and for a moment
For a moment I am happy
But when I'm alone...]






***









2. Lachesi

[I don't know the first time I felt unbeautiful
The day I chose not to eat
What I do know is how I changed my life forever
I know I should know better]

La seconda volta è una verità, ed è dalle labbra di un altro.
Quelle screpolate di Souji non vogliono aprirsi, quando lo vede passare nel cortile la mattina: sorridono, ma è un sorriso che non si allarga agli occhi. Souji è troppo occupato a nascondergli il futon fradicio di sudore.
Sudore gelido, quello che si raggranella lungo la sua schiena quando quelle parole arrivano.
“Cosa...?”
Matsumoto – sensei non è un uomo crudele. Non lo sta tenendo in sospeso per cattiveria: la sconfitta è terribile anche per un medico.
Colui che dovrebbe salvare vite si trova a dare un annuncio orrendo.
[There are days when I'm okay
And for a moment I find hope]
Kondou si volta verso Souji – lì, nell'angolo, appiattito contro il muro. Una gamba piegata e le mani intrecciate dietro la schiena, come quando era bambino.
Ma questo è un bambino dal riso fragile come cristallo, anima d'acciaio o no. E Kondou si sente uno stupido, perché vede davvero.
Vede quello che non riusciva a scorgere prima.
I polsi sottili.
Le ossa sporgenti.
La linea della mascella, dura nello sforzo di ingoiare la frustrazione.
Dimmi che non è vero.
Le labbra, sottili, che stavolta si schiudono per il giudizio.
“Ho la tubercolosi.”
E il mondo crolla, devastato da una bruciatura senza ritorno.
La seconda volta, Kondou – san pensa sia la peggiore.  
Per il dolore che, cieco, lo colpisce sotto le costole – il dolore che non sarebbe lecito provare, ad un maestro di spada, ma solo ad un padre.
Per lo scintillio che non vacilla negli occhi segnati dalle occhiaie di Souji.
Per il sorriso felino, implacabile, senza misericordia.

Kondou – san, andrà tutto bene alla fine.
Kondou – san, se non va bene, vuol dire solo che non è la fine.
Ce la farò ancora.
Per te.

[But there are days when I'm not okay
And I need your help
So I'm letting go
I need you to know
I'm not through the night
Some days I'm still fighting to walk towards the light
I need you to know
That we'll be okay
Together we can make it through another day]





***





3. Atropo

[You should know you're not on your own
These secrets are walls that keep us alone
I don't know when but I know now
Together we'll make it through somehow]

La terza volta  la voce è coperta dagli spari e le grida distanti dei moribondi. Sottile, eppure così forte, così prepotente.
Sorride, il demone. Kaoru, si chiama – ha il viso di porcellana di Chizuru, ma è tutto quello che la ragazza non sarà mai. C'è così tanto odio, nel suo sguardo, che potrebbe dare fuoco al mondo.
Eppure sorride.
Così.
Crudelmente.
“Mi meraviglio che tu riesca a muoverti dal letto, Okita – san! Che tormento dev'essere combattere sotto il sole a picco...”
Le katana si scontrano, si respingono. I capelli di Souji sono una fiamma bianca sotto il cielo. Le iridi, come rubini, non hanno nulla di diverso da quelli dell'oni.
Sono spettri ad affrontarsi sotto questo sole impietoso, eppure la fronte di Souji è imperlata di sudore e le sue mani tremano mentre si sforza di mantenere una presa decente sulla katana.
In piedi. Alzati. Vallo ad aiutare. Kondou ci prova, ci prova davvero, la rabbia che divampa sotto l'umiliazione e l'orrore di aver osato troppo, di aver perso – lì, a Koufu. Si alza, si puntella sulla katana.
Yukimura, al suo fianco, disperata.
“No! Kondou – san, no! È pericoloso!”
Non importa. Vai. Vai! Se la scrolla di dosso, deve aiutare Souji-
E poi
e poi
l'accesso di tosse
il conato
il sangue. Sulla pelle. Di. Souji.
“L'Ochimizu non guarisce la tubercolosi, Okita – san,” flauta Kaoru. “Te l'ho già detto.”
Non guarisce-
La bocca della verità ha labbra soffici e morbide di bambino rifiutato.
Souji arretra, piegato. Sotto il rosso delle iridi balugina un lampo di rimorso – ed è tutta lì, la risposta.
Forse sapeva che non avrebbe avuto effetto, ma ha bevuto lo stesso quell'elisir infernale.
Per lui.
E quando Kondou Isami, per la prima volta, capisce, il suo cuore ha un attimo di esitazione, come se stesse per vacillare.
Che io sia per te la lama, Kondou – san.
Un battito, due, poi prende fuoco.


[Some days I'm still fighting to walk towards the light
I need you to know
That we'll be okay
Together we can make it through another day
We'll be ok]



N\A:

Request di Shinkutsuki. Voleva qualcosa su Kondou e Okita, e il risultato è stata questa raccolta di tre drabbles. La canzone che fa da cordone ombelicale è "Courage" del gruppo Superchick; riguarderebbe l'anoressia femminile, ma il testo era tanto calzante con gli sviluppi della tubercolosi che non ho potuto resistere alla tentazione.
-w- prima o poi prometto di scrivere roba meno deprimente.

Kei
   
 
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