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Autore: Nightingale_92    06/06/2012    2 recensioni
Col passare del tempo (ore, o forse minuti, chi poteva dirlo?) Lettonia ricordò pian piano quel che era successo. Era stato gettato via, nello stesso modo in cui un giocattolo rotto viene rimesso in fondo al baule quando il bambino perde interesse. Perchè di questo si trattava per Russia, di un gioco. Nella sua mente distorta, afferrare Lettonia e scuoterlo come una bambola non era altro che un divertimento. Innocente e allo stesso tempo crudele come solo i passatempi infantili sanno essere...
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lettonia/Raivis Galante, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   where are my eyes?
where is my lip?
Why is here a place cold darkness, here?
 

Quando Lettonia aprì gli occhi, tutto intorno a lui era avvolto nell'oscurità. Dove si trovava? E come era arrivato laggiù? Raivis non lo sapeva. Il ragazzo percepì di essere disteso supino, riusciva a sentire la terra brulla sotto le dita. Faticosamente, il giovane tentò di mettersi seduto ma fallì. Il corpo gli faceva troppo male. E poi c'era il gelo. Lento e crudele, sembrava permeare ogni angolo di quel luogo e penetrava nelle ossa di Lettonia, stordendolo. L'odore di aria viziata che aleggiava intorno poi, fece capire a Raivis di trovarsi in una cella. Giunto a questa conclusione, il ragazzo iniziò istintivamente a tremare, non sapendo nemmeno lui se per il freddo o per la paura.

There are children plaing

in a mirror

laughter does not leave,

under the labyrinth

Col passare del tempo (ore, o forse minuti, chi poteva dirlo?) Lettonia ricordò pian piano quel che era successo. Era stato gettato via, nello stesso modo in cui un giocattolo rotto viene rimesso in fondo al baule quando il bambino perde interesse. Perchè di questo si trattava per Russia, di un gioco. Nella sua mente distorta, afferrare Lettonia e scuoterlo come una bambola non era altro che un divertimento. Innocente e allo stesso tempo crudele come solo i passatempi infantili sanno essere. Raivis quasi la poteva percepire anche in quel momento. La risata folle e agghiacciante di Ivan. Rimbalzava sulle pareti della cella, minacciando di farlo impazzire.

red blood gets my body wet,

and who is killing me?

Il corpo di Lettonia continuava a tremare e a soffrire. Eppure quel dolore era l'unica cosa che tenesse Raivis sveglio contro il torpore causatogli dal gelo. Il ragazzo sentiva i tagli sul suo petto continuare a sanguinare, bagnandogli l'uniforme. Questa volta Russia ci doveva essere andato pesante col coltello. Succedeva così ogni volta. Un sorriso serafico da Ivan, un lampo nei suoi occhi violetti e un secondo dopo Raivis si trovava a terra, a chiedersi chi o che cosa lo stava uccidendo.

Where is my hair?

where is my foot?

why here is a place cold darkness here?

In quell luogo oscuro tempo e spazio sembravano smettere di esistere, mentre gelo ed agonia apparivano come le uniche cose reali. Dove si trovava e come era finito laggiù? Lettonia non se lo ricordava più. Il suo corpo era sempre più freddo ed intorpidito, forse stava per morire. Morire? Quel pensiero terrorizzò Raivis, che prese a tremare ancora più forte. Non voleva finire i suoi giorni laggiù, in una fredda cella dimenticato da tutti. Al buio e solo. Tutto, persino le torture di Ivan, era preferibile a quella solitudine e all'oscurità.

I want to feel warmth of skin

gets wet as having got wet and rain

and... who is killig me?

All'improvviso la porta della cella si spalancò e Raivis venne investito dalla luce accecante. "buongiorno Lettonia" lo salutò Russia entrando nella stanza e avanzando verso di lui. A sentire quella voce melliflua, il ragazzo sul pavimento tremò ancora di più. Con espressione divertita Ivan si chinò su di lui e lo sollevò, prendendolo in braccio. Sapeva bene che l'altro non era in grado di muoversi. Stremato, Raivis appoggiò la testa sulla spalla del gigantesco russo. Si ranicchiò contro di lui cercando di scaldarsi. Dopo tutto quel freddo desiderava solo un po' di calore, non gli importava se provenisse dal suo aguzzino. Il ragazzo aveva davvero temuto di morire assiderato in quella cella gelida. "Oh, Latvia. Hai avuto paura che ti abbandonassi, vero?" gli domandò Russia. Raivis non rispose e rabbrividì ancora di più. Perchè era vero. Perchè il giocattolo, per quanto maltrattato e rotto teme sempre che il bambino lo lasci e lo dimentichi nell'oscurità. Sempre in braccio ad Ivan, il lettone percepì di essere in movimento e udì gli stivali del russo colpire il selciato del cortile. Dopo tanto tempo passato al buio, la luce faceva male agli occhi di Raivis e non riusciva a vedere più niente. Il ragazzo sentiva anche qualcosa di umido bagnargli le guance. "Signor Braginski, piove?" domandò con voce fievole. "Sei tu che stai piangendo, Latvia" rispose calmo l'altro. A quel punto Lettonia singhiozzò e tremò ancora di più. Perchè aveva paura. Di Russia e del fatto che in quel momento non poteva fare a meno di stringersi a lui. "Buono, buono" gli disse Ivan nel vederlo così agitato, accarezzandogli i capelli ricci. "Adesso cureremo queste brutte ferite e faremo una belle colazione, da?" gli disse Ivan in tono tranquillizzante. Raivis annuì. Non aveva la forza di fare altro. "La prossima volta faremo un gioco più divertente" aggiunse poi il russo. Lettonia cercò di vederlo in faccia, di capire la sua espressione ma le lacrime gli offuscavano la vista. Chi era l'uomo che lo stava uccidendo?
 

 

Salve, questa è la mia prima song-fiction perciò spero mi sia venuta in modo decente. La canzone utilizzata è Child's play di Gothika, che io trovo adattissima per descrivere il rapporto tra Russia e Lettonia, da me sempre visto come quello del padrone e il suo giocattolo. Grazie a chiunque recensirà o semplicemente leggerà questa storia. Alla prossima ^^

 
  
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