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Autore: pandamito    06/06/2012    0 recensioni
Avrei voluto dirle quanto conta per me, di quanto mi abbia fatto sentire speciale e finalmente apprezzato, di come la consideri importante nella mia vita e che avrei tanto voluto avere una madre come lei. Ecco, forse avrei proprio voluto dirle che per me lei oramai è diventata come una madre, ma non posso farlo più, posso solo limitarmi a muovere le labbra in un ‘grazie’ attraverso il vetro e lei sembra notarlo.
L'ultimo incontro di Peeta e Portia, raccontato da Peeta. Spoiler se non avete letto Catching Fire.
Genere: Fluff, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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« A dopo. » dico, dandole un piccolo bacio.
« A dopo. » risponde lei.
Portia mi accompagna sull’hovercraft e mi raccomanda di mangiare bene prima di entrare nell’arena e le do ascolto, visto che l’anno scorso ho patito la fame e ho dovuto aspettare l’arrivo di Katniss prima di ricevere un po’ di zuppa. Quest’anno però dovrò fare tutto al limite delle mie forze se voglio proteggerla, non permetterò che lei si sacrifichi per me perché so che se ciò succederà io ne uscirò più distrutto di prima e nessuno mai mi perdonerà. Lei col tempo ce la farà a rimarginare le sue ferite, io no. Io ho solo lei.
Portia non è una donna di molte parole, dice che preferisce ascoltare me quando parlo, così vorrei conversare per l’ultima volta con lei, farla sorridere, sentirmi dire che andrà tutto bene, ma non ce la faccio e sento che sto tremando. Improvvisamente sento la mia mano che si ferma e vedo quella più aggraziata e curata di Portia che la circonda, infondendomi tranquillità. Mi sorride ed io corrispondo, perché ha capito subito ciò di cui avevo bisogno. Per me lei è come una madre, quella gentile e premurosa che purtroppo non ho mai avuto. Lei non mi picchia se sbaglio qualcosa, lei ride e mi corregge con gentilezza, lei non mi obbliga a lavorare, vuole solo che io m’impegni e sopravviva, lei non spera in un vincitore, lei crede in me e basta. 
Indosso la mia tuta, così strana quest’anno. E’ la prima volta che tocco un materiale del genere, ma non faccio domande, non ne capisco molto di moda, spero solo che mi protegga da ciò che dovrò affrontare nell’arena, poi ha anche una strana cintura color porpora molto alta e spessa. La tasto, con l’espressione di un bambino sorpreso, o almeno Portia dice che do questa impressione alla gente, di fatti la sento ridacchiare mentre esamino come la tuta si adatta al mio corpo.
Alzo il viso e la guardo negli occhi, che mi paiono più dolci del solito. Deglutisco e mi faccio coraggio.
« Hai portato ciò che ti avevo chiesto? » domando, mentre dalla tasca dei pantaloni che indossavo prima prendo alcuni piccoli ritagli.
Portia annuisce. « Sì, io e Cinna l‘abbiamo realizzato proprio come ci hai chiesto tu. » E vedo che si toglie un piccolo medaglione dal collo, che prima non ero riuscito a vedere perché coperto dai vestiti.
Avanza verso di me e me lo lascia cadere nel palmo della mia mano. E’ proprio come l’avevo disegnato: un piccolo medaglione con incisa la stessa ghiandaia imitatrice di Katniss. Lo apro e dentro vi custodisco i ritagli di foto che avevo preso: uno della madre di Katniss e Prim e l’altro di Gale. Sospiro, rendendomi conto a cosa sto andando incontro. So che a lei servirà più che a me, ogni volta che lo guarderò mi ricorderò della promessa che mi sono fatto, del patto che ho con Haymitch. 
Io devo salvare Katniss.
« E‘ perfetto. » affermo, compiaciuto come sempre dal suo lavoro. Poi però mi sorge un dubbio. E se Cinna le avesse parlato del medaglione? « Katniss sa qualcosa? » chiedo un po’ preoccupato.
Portia scuote la testa. « No, tranquillo, non glielo dirà. Lui sa qual è il suo compito. »
Sa sempre quali sono le parole giuste, è incredibile.
Mi scompiglia i capelli affettuosamente, per poi accarezzarli. Sorrido sentendomi un po’ bambino. Aspettiamo l’annunciazione dell’inizio dei giochi seduti fianco a fianco, mentre ci teniamo una mano a vicenda e lei mi circonda le spalle con un suo esile braccio, poggiando la sua testa sulla mia spalla ed io a mia volta la poso sulla sua testa, lasciando che giochi e accarezzi i miei capelli. Il suo contatto mi rilassa. Non parliamo più, ci lasciamo cullare da questa posizione sperando secondo in secondo che gli Hunger Games sono tutto un sogno; però sento che anche lei inizia a tremare. Lei, che mi piace proprio perché m’infonde sempre quel suo calore così protettivo e materno. Mi scosto leggermente, il tanto che basta per vedere che ha gli occhi lucidi, che sta pensando a qualcosa che va ben oltre il mio guardaroba, qualcosa più grande delle sue capacità e per cui non può fare nulla. E in parte mi accorgo che anch’io sto pensando alle stesse cose.
« Va tutto bene. » cerco di confortarla, stringendole di più la mano. Lei alza il suo sguardo verso di me, ma mi accorgo di non aver detto le parole esatte, che la mia è solo una bugia, peggiore di quelle che ho rifilato all’intervista con Caesar Flickerman. Io non posso mentire a lei. « Va abbastanza bene. » mi correggo e ora lei mi sorride.
Annunciano che devo dirigermi verso la piattaforma che mi spedirà nell’arena, mi alzo e mi dirigo lì, seguito passo passo da Portia. Prima di salire mi volto verso di lei e l’abbraccio senza esitazioni, sembra non esserne sorpresa e mi stringe forte a sua volta, poi mi lascia un piccolo bacio sulla guancia e prendendomi il viso fra le mani anche uno più dolce sulla fronte. Ci guardiamo. 
« Vorrei che ogni volta che guarderai il medaglione nell‘arena ti ricordassi di me. » sembra quasi una preghiera, impossibile da ignorare.
« L‘avrei fatto anche se non me l‘avessi detto. » la rassicuro, perché in effetti è la verità.
Salgo sulla mia postazione, il tempo di sentire ancora la sua voce così rilassante: « Hey, io credo in te. » mi ricorda, sorridendomi.
« Lo so. » dico, prima che il vetro scenda attorno a me.
Avrei voluto dirle quanto conta per me, di quanto mi abbia fatto sentire speciale e finalmente apprezzato, di come la consideri importante nella mia vita e che avrei tanto voluto avere una madre come lei. Ecco, forse avrei proprio voluto dirle che per me lei oramai è diventata come una madre, ma non posso farlo più, posso solo limitarmi a muovere le labbra in un ‘grazie’ attraverso il vetro e lei sembra notarlo.
Sono sicuro di non volerla deludere ed aspetto che l’arena si presenti davanti ai miei occhi. Ma non succede. I secondi passano e non sento il getto d’aria che m’immobilizza, così il mio sguardo confuso cerca quello di Portia, che scuote la testa, nemmeno lei sa il perché di questo ritardo. Poi la vedo che porta una mano al petto, come se avesse avuto un presentimento e subito dopo alza la testa, accennando un sorriso in cui mi sembra di intravedere un po’ di malinconia e le sue labbra che dischiudendosi formano una frase che però non riesco a percepire, perché troppo nell’agitazione. Faccio segno di non aver capito e di ripetere, ma lei scuote la testa come per dirmi che non era importante.
Si dirige verso la porta ed appena la apre dei Pacificatori irrompono e vedo la mano di uno di loro colpirla forte alla testa. Ma non riesco a muovermi, non posso fare nulla, sento solo il getto d’aria che mi ha immobilizzato e mi sta portando nell’arena. L’ultima immagine che riesco a ricordare è il sangue di Portia sul pavimento.
Non riesco più a connettere, mi sembra che il mondo stia per crollare, ma so che fra qualche istante sarò nell’arena e dovrò fare di tutto per proteggere Katniss, perché l’ho promesso a Portia. Portia… già. Sono preoccupato per lei, per cosa le stanno facendo, perché i Pacificatori sono irrotti nella stanza così bruscamente, ma allo stesso tempo so che devo riprendermi alla svelta, che questo non è il momento per pensarci, che devo liberare la mia mente perché è ciò che vorrebbe anche lei. Devo combattere. E decido che stavolta sarà io ad avere dei segreti con Katniss, non le parlerò di ciò che è successo prima, abbiamo già troppi problemi così e non penso che sbandierare a tutte le telecamere collegate con Panem che il governo cerca di sabotarci sia una bella idea. 
Vorrei piangere, ma ora mi aspetta qualcosa di più tremendo e purtroppo non si può rimandare un combattimento all’ultimo sangue verso la Cornucopia, nel quale potrei benissimo morire, cosa che non posso permettermi finché Katniss non vincerà quest’edizione degli Hunger Games. 
Appena non sento più quel getto d’aria che mi aveva immobilizzato, mi guardo attorno alla ricerca disperata di Katniss, ma mi accorgo che attorno a me è esteso un completo manto dalle sfumature di azzurro e turchese, che luccica e oscilla. E’ acqua.
Il mio nome è Peeta Mellark, tributo del Distretto 12, vincitore della sessantaquattresima edizione degli Hunger Games e volontario della settantacinquesima per proteggere Katniss Everdeen. Ecco, la mia missione è proteggere lei, Katniss, a costo della mia vita, finché non sarà sana e salva. Il problema è che non so nuotare.





Buondì! Spero che vi sia piaciuta questa one-shot.
Da come si è potuto capire quello che racconta è Peeta, il suo ultimo incontro con Portia.
E' ambientato quando lui si lascia con Katniss per andare con Portia a prepararsi, mentre lei va con Cinna.
Le prime due righe sono riportate dal testo di Catching Fire ed adattate per far capire meglio il momento.
Mi piace molto il personaggio di Portia e avrei tanto voluto lo evidenziassero di più, anche perché secondo me Peeta aveva un legame speciale con lei, come Cinna l'aveva con Katniss. 
Mi sono ritrovata a pensare che, se Cinna ricopriva quasi la figura paterna di Katniss, Portia avrebbe dovuto essere come una madre per Peeta, visto che la sua non è tutta sta gentilezza, eh.
Quindi ecco qui quello che è uscito.
Il titolo è sia una frase della one-shot che una canzone dei Sum41 intitolata 'So Long Goodbye'.
Uso sempre questa canzone per dirmi che va tutto bene e per rilassarmi.
Infine un grazie speciale a @MidnightPanda_ che me l'ha dedicata.
Se volete potete seguirmi pure su twitter come @pandamito o su tumblr come http://pandamito.tumblr.com o http://comeunabestemmia.tumblr.com
Recensite, spero vi sia piaciuta. Mi farebbe piacere se mi continuaste a seguire.
Baci e panda, Mito.

   
 
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