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Autore: Yu_Kanda    06/06/2012    6 recensioni
L'amore richiede sacrifici e privazioni, sopportazione e perseveranza; accettazione l'uno dell'altro, nel bene e nel male. Spesso, è necessario anche prendere decisioni drastiche per coronare il proprio sogno. Lavi e Kanda ne erano pienamente consapevoli.
Così avevano deciso di fare; avevano preso quella decisione. E se si fossero sbagliati? Se con ciò avessero invece firmato la loro condanna?
[IU, What if, LAVIYUU]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest "Musica e Parole" indetto da SuzieInTheSky. sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 2° al contest "Quando le pietre parlano" indetto da Audrey_24th sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 2° al contest "La Bellezza delle Edite" indetto da Noal sul Forum di EFP]
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!



Questa storia è stata pubblicata per il compleanno di Kanda.

6 GIUGNO 2011, AUGURI KANDA!






ESCAPE

 


La luce dei lampioni illuminava i passi stanchi con cui si avvicinava all'appartamento che da poco più di una settimana era diventato la sua nuova casa. Sospirò.

Solo sette maledetti giorni e già odiava profondamente quel posto. Un rumore interruppe il flusso dei pensieri che gli si agitavano nella mente, e il giovane, i capelli scuri ed i lineamenti orientali, si voltò indietro, per la decima volta quella sera. Nessuno. Eppure avrebbe giurato...

Scosse il capo come a voler scacciare un'immagine sgradita dalla sua mente agitata, riprendendo a camminare con passo spedito.

Lasciare New York così, su due piedi, il lavoro alla procura, la loro vita... per rimpiazzare il tutto con quel surrogato. Perché avevano assistito ad una strage i cui testimoni sembravano morire come mosche. Perché dietro c'era la mafia. Ed ora si ritrovavano nel programma di protezione testimoni. Loro. che avrebbero dovuto perseguire i mandanti di quel crimine. Perché, come se non fosse abbastanza, il bersaglio dell'attentato erano proprio loro.

Era certo che non sarebbe durata, quell'assurda copertura non poteva in alcun modo funzionare. Li avrebbero trovati. Li avrebbero uccisi. Ne era sicuro.

Si fermò un'istante davanti al portone del grande palazzo, guardandosi intorno con sospetto prima di decidersi ad infilare la chiave nella toppa: nessuno. Eppure quella maledetta sensazione non se ne andava. Entrò in fretta, infilandosi subito nell'ascensore, a luce spenta come un ladro.

 

- Yuu? Sei tu? - una voce familiare lo chiamò non appena udì il rumore della porta che si apriva.

Il giovane dai capelli scuri la richiuse con irritazione, rivolgendosi aspramente al compagno, che fissava l'ingresso della sala comodamente sdraiato sul divano.

- Chi diavolo vuoi che sia? Ci viviamo solo io e te qui! - rispose varcando la soglia ed entrando nel raggio visivo. - E non dovresti urlare così il mio nome.

- E come dovrei chiamarti? Kanda? Credevo fossimo giunti ad un accordo molto tempo fa in proposito. - obiettò l'altro giovane, scostando una ciocca di capelli rossi dal suo occhio sano per coprire quello cieco.

Il Giapponese roteò gli occhi, versandosi distrattamente qualcosa da bere, quindi fissò il suo interlocutore con aria grave, l'espressione contrariata e la fronte aggrottata, anche se la sua voce era calma quando gli rispose.

- Lavi. Smetti di giocare, sai benissimo a cosa mi riferivo. E' pericoloso gridare ai quattro venti i nostri veri nomi, lo sai tu e lo so io. Quindi piantala di urlare ogni dannata volta che rientro!

Lavi non rispose, limitandosi a scrutare gli occhi di Kanda, cercando di carpire la vera ragione di tanta inquietudine. L'orientale serrò la mascella, sostenendo quello sguardo in silenzio. Allora il giovane dai capelli rossi si alzò dal comodo giaciglio, lentamente, raggiungendo Kanda intenzionato ad abbracciarlo, ma con suo sommo disappunto questi lo scansò, vuotando d'un sorso il contenuto del bicchiere per poi abbandonarlo sul tavolo adiacente, e voltandogli le spalle di proposito.

- Yuu? Che succede? - il tono del giovane, la voce leggermente incerta, tradiva un velo di paura.

- Che succede? - disse Kanda tra i denti quasi con odio, tornando bruscamente a fronteggiarlo. - Siamo qui, in mezzo al nulla, nascosti come criminali, braccati come criminali da quella stessa gente che eravamo soliti sbattere in galera... e tu mi chiedi che succede.

- Capisco che sia difficile vivere lontano da New York e dal nostro lavoro, ma è solo temporaneo, lo sai anche tu. Solo fino al processo. - Lavi cercò di posargli le mani sulle spalle, ma Kanda ancora una volta lo respinse.

- TCH. Stronzate. - sibilò colpendo quelle mani con la propria e indietreggiando di un passo. - Hai sentito del ragazzo, vero? L'altro testimone.

Lavi trattenne il fiato: Yuu sapeva? Aveva chiesto che la morte del quarto testimone fosse tenuta nascosta a tutti, persino a lui, il suo assistente.

- Sì. E' morto. - ammise infine, se Yuu già era al corrente era piuttosto inutile negare. - Assassinato.

- E non ti dice nulla? Siamo rimasti solo noi! - esplose Kanda, allargando le braccia e poi colpendo l'aria con il pugno, come se in tal modo potesse liberarsi della morsa che gli stringeva il cuore. Rise sommessamente, coprendosi il volto con l'altra mano, una risata cupa ed amara, quasi paranoica.

Lavi capiva. Capiva che per Yuu era inaccettabile nascondersi così; guardarsi continuamente intorno chiedendosi se la persona che ti sta incrociando, o quella immediatamente dietro, ti abbiano in qualche modo riconosciuto. Se l'uomo che è uscito da quel bar all'angolo voltando nella tua stessa direzione ti stia seguendo, o se l'auto che ti è appena sfrecciata davanti voleva investirti di proposito.

- Ce la caveremo. Qui non è poi così terribile in fin dei conti. - il giovane dai capelli rossi tentò di abbozzare un sorriso, per non far capire al compagno che anche lui aveva dei dubbi sulla loro sicurezza.

- Certo. - Kanda sbuffò, esasperato dall'incredibile fiducia di Lavi nelle cose. - Guardati, Lavi! Il Procuratore Distrettuale di New York è finito a fare il garzone in una libreria, e il suo fedele assistente ora è il cassiere in un supermercato!

- Credevo che considerassi il nostro lavoro una seccatura. - affermò Lavi, bloccando il pugno che gli si abbatté contro subito dopo aver pronunciato quelle parole, seppure senza convinzione alcuna, come senza convinzione erano state le sue parole.

Kanda lo stava guardando come se lo vedesse per la prima volta, gli occhi leggermente dilatati per lo stupore. Lavi lesse su quel viso teso e pallido che il suo compagno pensava che non avesse mai capito niente di lui. Quando poi il giovane si prese la mano sinistra nell'altra, nervosamente, tormentandosi una delle dita, il cuore gli saltò un battito. Kanda aggrottò le sopracciglia, come se riflettesse sul da farsi, quindi si sfilò l'anello che aveva al dito, lasciandolo cadere davanti a sé.

- Oh. - Lavi fissò mestamente l'oggetto rimbalzare sul pavimento. - Yuu... Capisco le tue ragioni. So quanto ci tenessi a restare, a continuare a lavorare in quel posto. Perché è dove ci siamo conosciuti e innamorati. Perché è dove abbiamo deciso di andare a vivere insieme, e di ufficializzare la nostra relazione con quell'anello che hai con tanta noncuranza gettato in terra. - il giovane dai capelli rossi lo raccolse, infilandolo accanto al proprio, e Kanda distolse lo sguardo, ignorando la sua reazione e le parole di conforto.

Tra i due giovani calò il silenzio. Lavi avvertiva la tensione nell'aria, quasi palpabile, opprimente. Un'ombra che era scesa fra loro, implacabile, e che si portavano dietro da quando era iniziato quell'incubo. Leggeva chiaramente sul volto di Yuu che qualcosa lo torturava, eppure lui si rifiutava di parlarne. La routine di quei giorni li aveva come inghiottiti, ma c'era qualcos'altro che gravava su di loro con tutto il suo peso: lo spettro della colpa. I morti che avevano sulla coscienza per aver sfidato la mafia, i testimoni del fatto che erano stati uccisi, costringendo lui e Yuu alla fuga. E poi Yuu. Non era più lo stesso da quando li avevano obbligati ad entrare nel programma di protezione testimoni. Era tornato scostante, silenzioso, e soprattutto lo evitava. Non aveva più voluto dormire con lui dal giorno in cui erano partiti, e quando credeva di non essere notato gli rivolgeva delle occhiate piene di amarezza, come se gli avesse fatto qualcosa che l'aveva ferito profondamente.

- Yuu? - Kanda non rispose, si limitò a sbuffare mentre con una scrollata di spalle si infilava in bagno. Quando ne uscì, già in pigiama, Lavi non poté far altro che osservarlo mentre prendeva nuovamente posto sul divano.

Si concesse anche lui una doccia, prima di prendere possesso del letto. Non riusciva a capire.

 

Lavi si svegliò in piena notte, coperto di sudore, e subito il suo braccio si mosse a cercare Kanda, ricordandogli che non dormiva più con lui. Sospirò, alzandosi per prendere un bicchiere d'acqua, ma non appena fuori dalla camera si trovò di fronte la sagoma di Yuu, attaccato alla finestra. Il giovane scrutava con sospetto la strada sottostante, l'espressione tirata, scuro in volto.

- Yuu? - proprio in quel momento un cellulare vibrò, trillando.

- Ci dormi ancora nonostante tutto, eh? - lo rimproverò aspramente il giovane dai capelli scuri.

- Già. - Lavi si grattò la testa, imbarazzato.

- Che ordini hai ricevuto dal vecchio stavolta? - chiese Kanda in tono freddo, quasi distratto, continuando a fissare fuori della finestra.

- Non crederai che io... che il vecchio Bookman... - Lavi improvvisamente comprese, e il suo unico occhio si spalancò a dismisura per lo shock. Yuu pensava che lui lo avesse venduto? Che Bookman li avesse sacrificati entrambi? - E' mio nonno, non farebbe mai una cosa del genere a me! - protestò afferrando Kanda per le spalle per costringerlo a voltarsi verso di lui ed a guardarlo in viso.

- Lavora per loro Lavi! - esplose Kanda. - E tu? Tu da che parte stai?

- Anche se sono un Bookman, non ho nulla a che fare con la gente che mio nonno difende in tribunale. - come poteva essere che Yuu dubitasse di lui? Che lo credesse coinvolto con la gente che li voleva morti? - Ho scelto di lavorare per la procura e non lo rinnego. - il sospiro che sfuggì dalle labbra di Kanda lo fece sperare di essere stato creduto, e lo abbracciò stretto a sé.

Kanda si irrigidì subito, ma non lo respinse. Aprì la bocca per chiedergli perdono di aver sospettato di lui, ma quel "Mi dispiace" non volle uscire, e il giovane avvocato la richiuse deglutendo a vuoto. Riprese fiato per fare un secondo tentativo, ma Lavi lo anticipò, evitandogli di costringersi nell'impresa.

- Ti spaventa l'eventualità di poter morire? - sussurrò Bookman Jr. all'orecchio di Kanda. Il giovane scosse il capo con decisione, un'ombra di dolore appena intuibile nel profondo dei suoi occhi scuri.

- No. - lo sguardo che gli rivolse era carico di significato. Che TU possa morire. Ecco cosa mi spaventa. Ma non pronunciò quelle parole.

- Sono io, vero? - mormorò Lavi, e la sua era una constatazione di fatto.

Non ottenne risposta a quell'interrogativo; ma non ne aveva alcun bisogno, sapeva fin troppo bene che era così anche se Yuu non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce. Gli mise in mano l'anello.

Kanda l'osservò per un attimo sul palmo, prima di infilarselo di nuovo al dito. - Dobbiamo andarcene di qui. - disse poi semplicemente, come se fosse tutto già deciso. Lavi scosse il capo, ma l'altro giovane non gli dette il tempo di obiettare. - Ci sorvegliano. Li ho visti. Ci hanno trovati.

- Sei sicuro? - sentì un brivido gelido corrergli lungo la schiena quando Kanda gli indicò un punto nella strada sottostante, ed anche lui lo vide: l'uomo che si nascondeva nel vicolo, sporgendosi di tanto in tanto a sbirciare verso la loro finestra. Senza aggiungere altro, Lavi si precipitò a riempire una valigia, subito imitato da Kanda.

 

Giunti nel parcheggio sotterraneo del condominio, Kanda recuperò la loro auto, fermandosi davanti a Lavi a motore acceso in attesa che salisse. Entrambi i giovani nascondevano il proprio aspetto sotto una sovrabbondanza di vestiario; Lavi copriva i suoi fiammeggianti capelli rossi con un berretto da baseball indossato a rovescio, Kanda aveva radunato i lunghi capelli corvini sotto un berretto di lana da marinaio semplice, la cui visiera, ben calcata sulla fronte, gli schermava gli occhi proiettando un'ombra scura. I due si guardarono, annuendo l'un l'altro, e Kanda partì, imboccando una delle uscite che sbucavano sul retro del palazzo e sfrecciando via a tutta velocità. Dopo una decina di minuti che percorrevano la città a caso, si fermarono da un lato per essere certi che non li stessero già seguendo, e Lavi mugugnò qualcosa trafficando col cellulare.

- Piantala, Lavi! - il Giapponese mise una mano sul telefono costringendo l'altro giovane a guardarlo in viso. - Non devi dire a nessuno che ce ne siamo andati. Domani da un telefono pubblico avviserai i Federali che la copertura è saltata, non ora.

Lavi annuì, e si rimise il cellulare in tasca, prendendo invece la cartina della zona che tenevano nel cruscotto. - Dove andiamo?

Kanda indicò un punto della mappa più a nord, e il suo compagno approvò la destinazione con un accenno di sorriso. Ripartirono, dirigendosi fuori città e raggiungendo infine la strada statale. Viaggiarono tutto il giorno successivo, facendo soste brevi e in posti isolati, e soprattutto andando a turno ai drugstore a prendere cibo e acqua. Al primo stop il Giapponese aveva recuperato una benda medica per coprire l'occhio cieco di Lavi, in modo da confondere un po' le acque facendo credere che il problema era recente, anche se avrebbe comunque continuato ad attirare l'attenzione su di loro. Verso il tramonto, avevano percorso una notevole distanza ed entrambi iniziavano a rilassarsi un poco, soprattutto perché non avevano notato alcun segno di essere seguiti.

- Yuu, non puoi guidare ad oltranza, anche se facciamo molte soste è una follia. - Kanda non rispose, continuando a fissare la strada. - Lo vedo che sei esausto, fermiamoci in un motel per la notte, vuoi? Abbiamo entrambi bisogno di dormire.

- E va bene. - il giovane dai capelli corvini sbuffò leggermente, distogliendo appena la sua attenzione dalla guida. - Ma non darai i nostri nomi. - Lavi annuì più volte, cercando di sembrare serio e fallendo miseramente. - Idiota.

Si fermarono sul retro del primo motel che incontrarono, ed una volta scesi Lavi tolse a tradimento il berretto al compagno liberandone i capelli, che ricaddero con movimento fluido sulle spalle e dietro la schiena di Kanda. Questi si voltò di scatto, stupito, trovandosi di fronte, al contrario di quello che si aspettava, il volto serio del suo fidanzato.

- Che diavolo...! - ruggì il giovane allungando la mano per riprendersi il cappello. - Che intenzioni hai, non è il momento di fare l'idiota!

- Ti prego, resta in silenzio e lascia parlare me. Solo per questa volta. - gli disse Lavi con voce dolce ma colma di apprensione. - So quanto ti disturba, ma è meglio se... - Kanda lo zittì con un imprecazione secca.

- TCH. Fa come ti pare. - sibilò a denti stretti. - Ma se dici qualche idiozia...

- Nessuna cosa stupida, promesso! - esclamò Lavi a mani giunte. - Fidati. - Kanda sospirò, seguendolo all'interno del piccolo albergo.

Come sospettava Lavi lo presentò come la sua "fidanzata", registrandolo con un nome da donna, cosa per cui Kanda si ripromise di fargliela pagare non appena quella faccenda si fosse conclusa. "Buonanotte, miss Ruberosa.", sentì dire al tipo della reception con un tono viscido e pieno di allusioni mentre salivano in camera.

 

Lavi si svegliò di soprassalto in preda ad un'improvviso senso di gelo, e non trovò Yuu accanto a sé. Una sgradevole sensazione di déjàvu lo assalì, ed il suo sguardo corse subito alla finestra.

- Yuu, smetti di passare la notte attaccato alle finestre sbirciando in strada, stai diventando paranoico. - Kanda si voltò appena, scoccandogli un'occhiata seccata, e Lavi sospirò rassegnato, raggiungendolo. - Cosa hai visto stavolta? - sussurrò cingendogli la vita con il braccio. Kanda scosse il capo. - Bene, se è tutto tranquillo torniamo a letto, eh? - ma l'altro non fece in tempo a rispondere che un'auto si parcheggiò davanti al motel, a fari spenti, e due uomini ne scesero subito con fare circospetto, entrando nell'edificio.

Entrambi i giovani si appiattirono contro la parete, continuando a fissare la strada sottostante. Kanda riconobbe la macchina, l'aveva vista ferma davanti ad uno dei drugstore in cui avevano fatto sosta: li avevano già trovati. Le sue dita si strinsero spasmodicamente al braccio di Lavi, lo sguardo che cercava il suo unico occhio, tentando di comunicargli con quello soltanto cosa lo turbava così tanto. Indicò fuori, e Lavi annuì. Senza dire una parola si rivestirono in fretta, sgattaiolando fuori dall'uscita di servizio; spinsero la macchina a braccia fino alla strada, e poi misero in moto a luci spente. Entrambi con tutti i sensi all'erta proseguirono la loro fuga nel più completo silenzio, Kanda che guardava in continuazione nello specchietto, e Lavi che si voltava scrutando ogni veicolo che li incrociava o li superava; il riverbero dei fari quasi li accecava ad ogni passaggio, non frequente ma continuo e quindi snervante. Finché li superò quella macchina, sì, proprio quella che era arrivata al motel appena un'ora prima. Kanda si irrigidì sul volante, stringendolo con tutta la sua forza, e Lavi afferrò il sedile spasmodicamente, aspettandosi la frenata brusca del compagno da un'istante all'altro. Ma l'auto tirò dritto, allontanandosi. I due giovani si guardarono sorpresi, poi Lavi tirò un lungo sospiro di sollievo.

- Dio, era l'auto del motel, vero? - Kanda si limitò ad annuire, riprendendo fiato. Lavi emise una risatina tesa. - Allora non ci stava seguendo! Siamo proprio due... - ma non poté finire la frase, un altro veicolo li colpì con violenza da dietro, facendoli sbandare, e Kanda accelerò cercando di distanziare il pirata. - Non vedo niente, è a fari spenti! - gridò il giovane dai capelli rossi in preda al panico. Kanda imprecò, accelerando ancora, ma l'auto pirata li tamponò di nuovo. E poi due fari enormi li accecarono, quando un camion uscì da una stradina laterale: sentirono solamente l'impatto terribile sulla fiancata della loro auto, dal lato del guidatore. Gli airbag si aprirono, e Kanda perse completamente il controllo del veicolo, che cappottò, spinto oltre il ciglio della strada, finendo dritto nel fosso sottostante. Un albero arrestò la loro discesa; l'auto gli rotolò addosso, schiantandosi definitivamente.

 

Lavi sentiva odore di benzina. Aprì lentamente il suo unico occhio, ma nel buio circostante distingueva a malapena la sagoma dell'airbag davanti al viso. - Yuu! - chiamò in tono disperato, ma non ricevette risposta. Armeggiò convulsamente con l'airbag, disattivandolo, quindi frugò in preda al panico più totale nel porta oggetti, alla ricerca della torcia, sperando con tutto sé stesso che funzionasse ancora. - Sì! - gridò trionfante quando l'ebbe in mano, puntandola subito verso Yuu. Il giovane era pallido come un cencio, ma l'airbag sembrava averlo protetto, ed anche se giaceva immobile con un rivolo di sangue che gli colava dalle labbra, respirava regolarmente. Lavi esaminò le condizioni della macchina, era molto danneggiata ma almeno loro sembravano essere tutti interi, seppure gli dolesse dappertutto. Finì di sfondare il finestrino col manico della torcia, quindi liberò Yuu, muovendosi poi con cautela per uscire da quella trappola, e girando dal lato del guidatore per estrarre anche Yuu da lì dentro. Ansimando, lo adagiò sull'erba e si guardò intorno: doveva trascinarlo via o li avrebbero trovati molto presto. Quel posto sembrava una specie di bosco, se avevano fortuna avrebbero potuto nascondersi al suo interno e sfuggire agli assalitori. Kanda gemette, aprendo lentamente gli occhi, ma Lavi gli posò subito la mano sulla bocca, facendogli capire di non fiatare. Lentamente, il volto contorto in una smorfia di puro dolore, Kanda si mise in ginocchio, e il giovane Bookman lo sorresse prontamente, passandosi il suo braccio attorno al collo. Si inoltrarono tra gli alberi, zoppicando, trascinandosi caparbiamente avanti per un tempo che gli parve infinito nel buio della notte, rischiarata solo dalla tenue luce della luna. Come una visione onirica, all'improvviso gli si parò davanti un capanno, e sentirono distintamente rumore di risacca: forse c'era un lago nei pressi, e quello era un rifugio per pescatori, o cacciatori. Non senza fatica riuscirono ad introdursi al suo interno, e Lavi distese il compagno in terra, riaccendendo la torcia per esaminare le sue ferite: escoriazioni, ammaccature, ma nient'altro di visibile. Eppure era sicuro che Yuu avesse almeno un paio di costole incrinate o peggio rotte, e non poteva dire se entrambi avessero lesioni interne. Sbarrò la porta e accese una lampada che recuperò sul tavolo della cucina, iniziando a pulire le ferite di Kanda con quello che trovò in casa.

- Non hai telefonato vero? - mormorò Kanda con un filo di voce. Lavi si bloccò, raggelato da quel pensiero, e scosse lentamente il capo. - Non ci troveranno mai allora... - tossì violentemente.

- Non dire così. - sussurrò Bookman Jr. carezzandogli i capelli scarmigliati e pulendogli il sangue dalle labbra ferite. - Ce la faremo. - Kanda deglutì a fatica.

 

Lavi percepì odore di fumo. Aprì l'occhio di colpo, inalando a fondo, e l'aria acre e pungente gli bruciò i polmoni, facendolo tossire. Doveva essersi addormentato mentre vegliava su Yuu... Si passò una mano sulla fronte; stava sudando. La temperatura era stranamente alta, e qualcosa gli diceva che erano di nuovo nei guai fino al collo. Arrancò tastoni alla ricerca della torcia o del lume, e quando la luce rischiarò l'ambiente intorno a lui, sbiancò, rendendosi conto che nella capanna entrava davvero del fumo, e che quasi certamente la ragione era che stava andando a fuoco... O lei o il bosco circostante... Ma c'era poco da illudersi sulla casualità dell'evento, la realtà era che qualcuno stava cercando di bruciarli vivi dando fuoco al rifugio. Anche Yuu iniziò a tossire, riaprendo gli occhi, e subito Lavi cercò di guardare fuori, intravedendo solo fiamme e fumo, quindi sbloccò la porta ed aiutò Yuu ad alzarsi. Il giovane lo guardò confuso, e poi capì.

- Dobbiamo uscire di qui, Yuu, vogliono bruciarci vivi! - esclamò Lavi, e spalancò l'uscio con un calcio. L'ingresso di aria fresca causò un risucchio di fiamme che quasi li investì.

- Ci stanno di certo aspettando fuori, è tutto inutile... - rantolò Kanda.

- Ciò nondimeno, noi tenteremo. - ribadì il giovane dai capelli rossi con quella sua aria sorridente da kamikaze incallito, e il Giapponese non poté che assecondarlo.

Si lanciarono attraverso le fiamme, arrancando verso il lago con il riverbero dell'incendio che illuminava a giorno l'oscurità della notte, rendendoli un favoloso bersaglio. I due giovani lo sapevano perfettamente, ma non riuscivano ad avanzare più velocemente di così. Quando erano ormai certi di aver oltrepassato il punto critico, udirono un colpo secco, e Lavi fu sospinto in avanti dal movimento improvviso del corpo di Kanda. Un gemito sfuggì dalle labbra del giovane, e il rampollo Bookman fece appena in tempo ad impedire che entrambi rovinassero a terra. L'eco di quel colpo fu seguito da un nuovo fragore: ora Lavi ne era certo, gli stavano sparando addosso! Ma se era così... Si guardò la mano, tremando alla vista del sangue che la macchiava: come temeva, Yuu era stato colpito. Di riflesso si gettò a terra, e coprì il compagno col suo corpo, chiedendogli insistentemente dove era stato ferito.

- Sto... bene... - mormorò caparbiamente Kanda, cercando di scrollarselo di dosso. Lavi stava per protestare quando si udirono nuovi spari. Presto li avrebbero raggiunti, dovevano togliersi di lì subito, cercare di guadagnare il lago. Il giovane dai capelli rossi prese per le spalle il compagno, sollevandolo di peso e trascinandosi nella direzione in cui supponeva ci fosse l'acqua. Iniziava quasi a sentirne il movimento, ed agli spari ora si erano affiancate delle strane luci, che, come fuochi fatui, danzavano nel buio, fluttuando verso di loro. Non vedendo altra via d'uscita, Lavi si fece scivolare nel lago, portando Yuu con sé e lasciando che la debole corrente li trascinasse via da quel posto maledetto. Prima di perdere conoscenza, ad entrambi parve di sentire il suono delle sirene; finalmente dovevano essere arrivati per spegnere l'incendio. Li avrebbero salvati, si dissero.

 

Lavi sentiva uno strano tanfo pungergli le narici. A fatica mise a fuoco il posto in cui si trovava, e capì che quel puzzo fastidioso era odore di antisettico: si trovava in una stanza d'ospedale.

- Yuu? - chiese subito. - Dov'è Yuu? Sta bene?

- Ce la farà, lo porteranno qui tra poco, dopo aver finito di medicarlo. - l'aspetto di quel poliziotto pareva così familiare a Lavi, ma in quel momento non riusciva proprio a ricordare dove lo avesse visto. - il ragazzo albino gli sorrise, ed alla fine lo riconobbe: aveva assistito mentre interrogava quel maniaco al distretto tempo prima, assieme alla sua graziosa collega.

- Ci avete fatto prendere un colpo, che vi è saltato in testa di scappare senza avvisarci di nulla! - sbraitò un uomo spalancando la porta. "Oh, sì, il capitano del distretto", si disse Lavi. "Komui Lee". - Non fosse stato per il GPS della vostra auto ora sareste morti! - continuò l'ultimo arrivato, sistemandosi gli strani occhialetti sul naso. - Grazie di avermi condotto qui Detective Mikk, può andare ora. - il poliziotto dalla pelle scura fece un cenno d'assenso ed uscì, seguito dall'albino, mentre faceva il suo ingresso un uomo biondo dall'aspetto arrogante. Quest'ultimo disse di essere dell'FBI, che loro erano di sua competenza, e che avevano combinato un dannato casino, mandando quasi a monte tutta l'operazione. "Fantastico", rifletté Lavi, "quindi ci hanno bellamente usati come esca..."

Poco dopo due infermieri portarono dentro Kanda, che protestava violentemente per il modo in cui era legato al letto. Lavi ridacchiò alle imprecazioni del suo compagno, quindi si rivolse a Komui.

- Potremo tornare a casa ora? - domandò in tono pacato, e Kanda a quella domanda smise immediatamente di agitarsi.

- No. Appena vi sarete ripresi avrete una nuova identità, e vi sposteremo in un'altra città fino al processo. - rispose l'uomo biondo. - Il mio nome è Howard Link, d'ora in poi farete capo a me.

- Non sarà per molto, coraggio ragazzi, ora che li abbiamo catturati quasi tutti l'attesa del processo trascorrerà tranquilla. - cercò di consolarli Komui.

I due giovani si guardarono, per nulla convinti della cosa.

- Come vi pare, andatevene e lasciatemi dormire in pace! - sbottò Kanda terribilmente contrariato.

Lavi scambiò un'occhiata eloquente con Komui, e questi posò una mano sulla spalla dell'Ispettore Link. - Andiamo Ispettore, discuterete dei dettagli domani.

Appena furono usciti, Lavi sorrise al compagno. - Coraggio Yuu, per ora l'abbiamo scampata.

- TCH.

 

Venti giorni dopo come previsto furono costretti a trasferirsi di nuovo, per ricominciare un'altra finta vita in attesa di testimoniare a quel maledetto processo.

Non era poi così male dopotutto cambiare vita per un altro po', rifletté Lavi. Non finché lui e Yuu restavano insieme. E questo non c'era alcun pericolo che cambiasse.







Ho sempre scordato di invitare tutte le lettrici amanti di questa splendida coppia - e posseditrici di un account su Deviant Art - a unirsi al nostro club LaviYuu. Se ne avete voglia, lo trovate qui: LaviYuu DA club

   
 
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