Bare bianche popolano la grande sala cupa, abbandonata dai raggi del sole, il bianco che si mescola con il nero. Le lacrime del cielo infranto riecheggiano nell’aria, scontrandosi con furia contro le finestre, quasi volessero entrare e cadere sulle superficie bianche delle bare insieme alle lacrime dei cuori dei sopravvissuti.
Sulle bare, ultima dimora degli uomini, una croce d’argento è intagliata nel legno, simbolo del Dio a cui avere donato la vita.
Davanti a quel bianco, la tua bara, sola e nera come la notte priva di luna. Una Cross Rose sulla candida stoffa, come quella sul suo petto, priva di qualsiasi luce. Gigli bianchi come i tuoi capelli ornano la tua bara, simbolo di regalità. E di morte.
Eri morto tra le mie braccia, sussurrando più volte “ti amo”, come per allontanare il freddo e la fatica che crescevano in te, e che ti avrebbero portato via. Piangevi, nei tuoi occhi azzurri aleggiava la tristezza e la paura, non volevi scomparire nel tuo ultimo bagliore come una stella nel cielo oscuro della notte.
Ti stringevo a me, scacciavo le fredde braccia della morte, non volevo che mi abbandonassi.
Ma i tuoi occhi si chiusero, le tue dita scivolarono a terra, il tuo respiro cessò, e non potei più sentire la tua voce pronunciare il mio nome. Ti ho stretto ancora di più al mio petto per donarti calore, sperando in un tuo risveglio, in un miracolo fiabesco. Ma nulla, nulla avvenne.
“Lavi”, il 49° Junior, un riflesso di me, ma diverso dagli altri grazie a te, cambiò. Il suo cuore smise di battere, il suo sangue si fermò nelle vene, privo di quel calore.
I suoi occhi piansero per la prima volta, e la sua anima cadde nell’oblio nero della solitudine.
Ormai la gioia provata grazie a te scomparve, lasciando un doloroso vuoto.
Mi avvicino lentamente alla tua bara, i passi risuonano forti nella stanza e nella mia mente, mi inginocchio vicino a te e accarezzo la superficie liscia del legno.
«Questa è per te…»
Poso una rosa vermiglia dai petali vellutati e dal penetrante profumo, protetta da spine appuntite che difenderanno questa piccola bellezza. «Tu sei stato per me come questa rosa del deserto, rossa e passionale, intrisa di amore, che è riuscita a sbocciare e a vivere nel deserto sterile del mio cuore»
Accarezzo lentamente il candore oscuro della bara, imprimendo nella mia memoria la sensazione della pelle. Ma dei passi fermano le mie carezze, passi provenienti dal corridoio.
Komui Lee, accompagnato da Reever Wenham, Johnny Gill, Tap Dop e da altri della sezione scientifica. Il signor Reever aveva gli occhi arrossati, e quando vide la tua bara, ha incominciato a piangere, come Johnny e Tap. Komui invece strinse il pugno e fece un passo avanti, togliendosi il cappello.
«Bentornati…»
No, zitto... non dirlo…!
«Grazie per la vostra dedizione»
«Zitto!»
Mi allontano da te e corro per il corridoio, ignorando la voce del signor Reever, scappando da quella stanza. Da questa realtà.
Allen, ho deciso. Mi vendicherò di te.


Ucciderò Tyki Mikk.