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Autore: xLumosFlame    07/06/2012    2 recensioni
- I COBRA STARSHIP SARANNO QUI IL 28 MAGGIO! - gridai tutto d'un fiato.
Ci fu una pausa. Quando finalmente riuscì ad associare le mie parole al loro significato la sentii urlare un soffocato – Oddio davvero?! -
- Sì e tu vieni con me vero? -
- Ma che domande fai? Che poi non ho un ossessione per Gabe Saporta grande quanto la tua ma un pensierino glielo farei volentieri eh! -
- Beh magari la prossima volta perché prima c'è il mio turno. - dissi io seria.
- Come scusa? - chiese non capendo di cosa stavo parlando.
- Andiamo, non mi lascerò sfuggire questa occasione. -
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Cobra Starship
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9.

Nei giorni successivi i miei viaggi mentali iniziarono letteralmente ad uccidermi. E non potevo non pensare al mio problema dal momento che ci convivevo insieme. Quei rari momenti in cui ci dovevamo separare per un qualsiasi motivo li sfruttavo chiudendomi da qualche parte a piangermi addosso. Sarei andata avanti così ancora per molto? Sì, se lei non si decideva a ridarmi il mio cuore. Credo fosse successo tutto pian piano, ma quando mi sono accorta che me l'aveva rubato era troppo tardi. Ci stavo male principalmente perché sapevo che non avrebbe mai e poi mai ricambiato questi sentimenti, e che quindi se le avessi confessato quello che provavo per lei probabilmente avrei mandato a puttane anche la nostra amicizia. Speravo solo nell'arrivo di qualcosa che travolgesse al più presto quell'orribile situazione.

- Andiamo in centro questo pomeriggio? - propose Alice con la bocca piena di insalata, dodici giorni dopo il nostro arrivo a Los Angeles.
- Perché no. - risposi osservandola mentre con le mani ripescava dalla scodella delle povere foglie di insalata annegate nell'aceto.
- Perché mi guardi così? -
- Mai sentito parlare di posate? -
- …Ma sono trasgressiva. - fu tutto quello che rispose; scoppiammo a ridere, affermava sempre cose di questo tipo quando non sapeva dare una spiegazione.
Comunque dopo pranzo andammo in camera a prepararci, perché sì eravamo ancora in pigiama infatti quel pasto è stato anche la nostra colazione, e verso le due e mezza ci incamminammo verso la fermata del pullman. Per raggiungere direttamente le parti di Sunset Boulevard ce ne volevano ben due, per questo partivamo sempre così presto.
Quel giorno anche a Venice c'era particolarmente traffico, sarà che era sabato ma non potevi girare l'angolo senza rischiare di finire sotto una macchina. Specialmente Alice, lei da tutta la vita non riusciva ad attraversare la strada senza il rischio di essere investita. Quando finalmente raggiungemmo la fermata per fortuna non ci toccò aspettare molto. L'unica pecca è che anche se il pullman arrivò quasi subito era strapieno, e così anche il secondo.

 

Già odiavo le persone in generale, ma gli autobus/metro/tram pieni in cui fai la fine di una sardina inscatolata mi hanno sempre fatto proprio imbestialire. Per fortuna ho sempre avuto tanta pazienza. Fin troppa a dire il vero. Perciò quando notai che anche il secondo pullman che avrebbe portato me e Giulia nel centro di Los Angeles straripava di gente non potei non prepararmi al peggio. Una volta entrate cercammo subito di fiondarci dall'altra parte del mezzo rispetto alle porte, con la speranza che qualche fortunato che era riuscito a prendere posto si fosse levato alla svelta. Quando finalmente mi trovai in una posizione minimamente stabile mi girai per controllare che la mia amica fosse ancora lì con me, e invece ci misi un po' a trovarla constatando che era rimasta bloccata tra due omoni. Mi schiacciai lì dove potevo attendendo la fermata successiva che grazie al cielo era quella del tizio seduto nel posto a me più vicino, e prima che qualcuno potesse porre fine ad un momento di gloria come quello il mio sedere stava già sostituendo quello di quel tizio là. Mi trovavo quindi in una di quelle situazioni in cui l'unica cosa che non bisogna fare è guardare in faccia le persone in modo da dare loro l'occasione di guardarti male perché vogliono proprio quel posto lì. Ruotai quindi la mia testa il più possibile verso sinistra fingendomi particolarmente interessata al panorama, cosa che mi è sempre riuscita piuttosto bene.
Stava andando tutto bene quando il pullman inchiodò improvvisamente per non so che motivo e uno mi finì praticamente in braccio, così mi girai perché mi aveva fatto prendere un colpo e prima ancora di notare che c'era veramente troppa gente per riuscire a muoversi spalancai gli occhi alla vista di chi mi era appena finito addosso.
- Ehm, scusami tanto! - borbottò mantenendo la concentrazione sullo schermo del suo iPhone.
Le mie labbra stavano formando le parole “non fa niente, figurati” ma dalla mia bocca non usciva un suono. Alzò lo sguardo.
- Tutto bene? - mi chiese guardandomi di sbieco.
- Eh? Oh sì sì certo è solo che tu sei... - mi bloccai di nuovo.
- Pete Wentz? - chiese con un sorriso.
- Precisamente. - sussurrai con lo sguardo ancora fisso su di lui.
- …Respira. -
Risi portandomi una mano alla fronte; non era possibile che tutte 'ste figure di merda me le dovessi sempre fare io. Avrei voluto chiamare Giulia ma tanto non sarebbe riuscita a raggiungermi senza fare del male a qualcuno, che peccato avrei voluto vedere la sua faccia in un momento del genere!
- Maaa, hai da fare stasera? -
Ci misi un po' per capire che stava parlando con me visto che io ero mezza rintronata e lui continuava a non alzare lo sguardo da quel fottuto cellulare. Non ci potevo comunque credere che mi avesse appena fatto una domanda del genere, perciò spalancai gli occhi.
- Ehm, immagino di no... -
- Bene, se ti va passa di qua verso le undici. - disse porgendomi una specie di biglietto da visita che aveva appena tirato fuori dalla tasca posteriore dei jeans. - E porta tanti amici. -
- D'accordo, ma come mai? - non riuscivo a capire.
- Faccio il dj lì questa notte e mi fa piacere se c'è tanta gente, specialmente le fan! - spiegò facendomi l'occhiolino. - Ah e insieme a me suona anche il mio amico Gabe Saporta, immagino tu lo conosca se conosci me. - aggiunse.
In quel momento rischiai un infarto. - Già, come potrei non conoscerlo... - dissi con più nonchalance possibile.
- Credo che questa sia la mia fermata. - disse guardandosi intorno.
- Posso chiederti un piccolo favore? - chiesi prima che se ne andasse.
- Certo! Beh dipende. -
- Niente di che, soltanto se per favore esci dalla prima porta e prima di scendere saluti quella ragazza con i capelli neri e la maglietta bianca, si chiama Giulia, le spiegherò poi tutto io. -
- No problem, allora ci vediamo stasera mi raccomando! -
- Okay a stasera Pete, grazie! - esclamai mentre lui già si stava facendo largo tra quell'ammasso di persone.

 

- Ciao Giulia! - sentii esclamare da una voce che avevo già sentito ma che non riuscii immediatamente ad associare. Alzai lo sguardo ma l'uomo che mi aveva appena salutata stava scendendo. Non riuscii perciò a vederlo subito in faccia, ma quando il pullman ripartì mi girai schiacciandomi contro il vetro per cercare di riconoscerlo. Un momento, era forse Pete Wentz?!

  
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