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Autore: MonkeyJules    08/06/2012    6 recensioni
Teuk lette queste ultime righe si passò una mano tra i capelli, stava sudando freddo, come poteva una ragazza così giovane provare sentimenti simili? Come poteva riuscire a fargli battere così velocemente il cuore con una semplice lettera d’addio? Come aveva potuto non accorgersi prima di ciò che provava per lui? Come aveva potuto distruggere la sua vita sentimentale con così tanta freddezza?
PS:"Saranghae" in coreano vuol dire "Ti amo"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leeteuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Saranghae



“Professor Teuk!!”

Sentendosi chiamare da quella voce così familiare si girò di scatto, quasi con timore, come se sapesse cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

Di fronte a sé trovò una ragazza dai lunghi capelli castani che le scendevano dolcemente sul viso leggermente arrossito, gli occhi chiusi la bocca socchiusa, intenta a pronunciare parole spezzate dall’imbarazzo, la testa china.

Quella divisa scolastica… Le stava dannatamente bene, risaltava le sue piccole e accennate curve, facendola sembrare una bambola. Lei era lì, di fronte a lui e gli porgeva dei cioccolatini…

Quel giorno iniziò la “sventurata” vicenda dell’alunna e il suo professore. Tutto ebbe inizio il 14 Febbraio di non molti anni fa.

“La prego di accettarli!” Continuò la ragazza al colmo dell’imbarazzo, porgendo gentilmente i cioccolatini all’uomo di fronte a sé, però non lo guardò in faccia, chinò la testa in modo che i capelli poterono coprire quasi del tutto il suo viso dominato dalle fiamme, in questo modo non poté vedere l’espressione che quella persona aveva assunto. Stupore, orrore, disappunto, tenerezza, felicità, compassione..Non ne aveva idea, ma forse era meglio così, probabilmente se lo avesse visto in volto avrebbe immediatamente girato i tacchi e avrebbe mandato la sua dichiarazione all’aria, fuggendo come una stupida dalla verità, lei lo amava, amava il proprio professore.

Dannazione… Pensò lui, Come siamo arrivati a questo punto?...
 
Era il suo professore da due anni ormai, dal primo superiore insomma, e per sua sfortuna non riuscì a trattenere i propri ormoni e ad innamorarsene follemente, nonostante fosse ben 14 anni più grande.. Ma diamine! Come non ci si poteva innamorare di lui? Cavolo..Era il professore di lingua straniera più bello della scuola, l’aveva fatta innamorare non solo di lui, ma anche del coreano, in tutti i suoi aspetti, sia come lingua, che come cultura, eccetera.. Inoltre anche il professore lo era, non aveva mai notato la bellezza dei connotati coreani, soprattutto dei suoi. Aveva dei liscissimi capelli corti pochi millimetri più giù delle orecchie, tinti di biondo scuro, come fosse un teppista, e onestamente, che teppista… gli occhi erano a mandorla, di un colore castano scuro o nero, non saprei, a essere sincera fissarlo negli occhi le faceva partire viaggi mentali, quindi spesso, con gran malincuore, evitava di farlo.. E poi..Dio che fisico… Quando faceva caldo e si toglieva la giacca, alzandosi le maniche della camicia e sbottonando i primi due bottoni, si disegnavano chiaramente le forme dei suoi muscoli, messi notevolmente in evidenza anche dalla carnagione molto chiara, tipica degli orientali, facendolo sembrare tremendamente sexy, avrebbe tanto voluto vederli al di sotto di quella camicia bianca e magari anche toccarli. Il solo pensiero le faceva palpitare il cuore alla massima potenza, prima o poi avrebbe avuto un infarto, ne era certa.

Quasi senza rendersene conto ci aveva fatto anche “amicizia”, se così si può definire un rapporto ben più del formale tra alunno e professore. Di tanto in tanto si scambiavano dei sorrisetti, nulla di che, ma la facevano impazzire. Ovviamente lui non poteva che ritenerla solo una ragazzina, quindi non c’era un fine sentimentale, anche se ci sperava. La sua voce che la rimproverava, ma con dolcezza, il sentir pronunciare con quella voce così sensuale il suo nome quando veniva interrogata, quel brevissimo attimo in cui le loro dita si sfioravano quando lui correggeva i suoi errori alla lavagna, il suo sguardo magnetico capace di penetrare persino le ossa..Amava tutto di lui.

Ma stiamo pur sempre parlando di un professore, non di un amico, un ragazzo di un paio d’anni più grande o più piccolo, un dannato professore che sembrava appena uscito da un film porno più grande di lei di ben 14 anni! Non avrebbe mai potuto funzionare, e poi una storia tra professore e alunna..assurdo!! Era illegale! Impossibile in pratica.
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Nonostante la ragazza fosse notevolmente demoralizzata, questo non le fece rinunciare al suo obbiettivo: Dichiararsi. Così il 13 Febbraio stette tutta la notte sui fornelli, tentando di cucinare dei cioccolatini che sapessero di cioccolato e non di carbonizzato. L’indomani appena arrivata a scuola lo cercò per tutti i corridoi, (lei era solita ad arrivare molto presto la mattina, e insieme al professore, anche lui molto mattiniero, riusciva a conversare un tantino prima dell’arrivo di altri) fino a quando lo trovò.. Prese un enorme respiro e con passo deciso gli andò in contro, con uno dei suoi migliori sorrisi, anche se la situazione tutto faceva, tranne che renderla felice. Sapeva già che sarebbe andata incontro a delusione sicura, ma le sembrava un comportamento da vigliacca non rivelarglielo. Non fece in tempo a darle il buongiorno che venne zittito dalle sue parole. Chinò la testa, tese le braccia con lo scatolo a forma di cuore, rivestito con carta rossa e fiocchetto rosa sgargiante, porgendolo all’uomo che tanto desiderava, e si dichiarò.
 

***

 
Giulia Dorito. Vi ricorda nulla? Ovviamente no, non era una ragazza nota, anzi faceva di tutto per non dare nell’occhio. Era sempre stata una ragazza timida, carina, ma non al punto giusto da poter far innamorare un uomo del genere. Era italiana, quindi non poteva pretendere una carnagione chiarissima, ma la desiderava eccome, invece era abbastanza scura e d’estate lo diventava ancora di più, si odiava per questo. Aveva dei lunghi capelli castano scuro, le arrivavano fino a metà schiena, la fila laterale con la frangia che le copriva leggermente l’occhio sinistro, più corta del resto dei capelli, odiava piastrarseli, ma mossi li odiava, erano una cosa indecente. I suoi occhi non erano molto grandi e “pucciosi” (come quelli delle ragazze tanto carine e mielose che gironzolavano intorno al professor Lee Teuk chiedendogli se fosse sposato o cose simili, non che le dispiacesse saperlo ovviamente, ma quelle papere le davano sui nervi) erano di grandezza “nella media” di colore castano scuro, quasi nero e coperti da degli enormi occhiali da vista neri modello Rayban. Aveva delle labbra né troppo carnose come Minho degli SHINee [scusate, non ho resistito a fare il paragone], né troppo sottili, normali. Era alta circa un metro e sessantacinque, molto magra con curve ai posti giusti e ben definite, non aveva molto seno, più o meno una seconda. Aveva un nome carino, ma adorava essere chiamata Giulietta di tanto in tanto dalle sue compagne (e sperava che forse un giorno il suo “Romeo” l’avrebbe chiamata in quel modo). Le piaceva ballare, cantare, divertisti e fare più casino possibile con le amiche e ultimamente aveva preso la fissa nel voler imparare a ballare le coreografie dei gruppi coreani che le aveva consigliato il professore. Era una ragazza nella norma in pratica, perché mai allora avrebbe potuto solo pensare che un uomo del genere potesse provare qualche interesse nei suoi confronti? Era impossibile, per l’appunto.
 
 

***

 
Alle parole di Giulia seguì  qualche secondo di silenzio  che alimentò la sua tensione, poi il professore parlò
“Sono lusingato di ricevere dei cioccolatini, ma..” ma… Sapeva che ce ne sarebbe stato uno..
“So cosa sto facendo professore” Cominciò la ragazza “So anche che lei è più grande di me, è un professore e di certo punterà più in alto di una ragazzina come la sottoscritta, ma mi sembrava un gesto poco virile e ingiusto nei suoi confronti non dirle ciò che provo per lei e…e….” La sua voce cominciò a spezzarsi, si, era sull’orlo di piangere, ma si stava trattenendo con tutte le sue forze “Beh è tutto scritto nel biglietto dentro lo scatolo! O-Ora devo andare..Le..Le lezioni stanno per iniziare e…Non voglio fare tardi..!!” Detto ciò Giulia spinse il pacchetto verso il professore, non appena lo afferrò non fece in tempo a ribattere che lei mollò la presa e corse via diretta in classe, le lacrime ormai non poteva più trattenerle e Teuk se ne era accorto…

Rimase qualche secondo a guardarla correre via, finché non scomparve girando l’angolo del corridoio, calò la testa, ora fissava il pacchetto, e ripensava al “biglietto” citato pochi secondi prima dalla ragazza Quale biglietto? Per dirmi cosa? Pensò.. Non mi resta che scartarlo e scoprirlo… Continuò.

Si appoggiò alla parete del corridoio non molto distante e cominciò a scartare quel pacchetto rivestito di carta rossa e fiocco rosa, non ebbe fretta, lo scartò lentamente, non voleva rovinarlo, rendendo vano l’adorabile e coraggioso gesto dell’alunna. Una volta tolta la carta, ripiegata e averla riposta nella borsa, aprì lo scatolo e vi trovò numerosi tipi di cioccolatini Davvero ne ha fatti di così tanti tipi solo per me? Si ritrovò a pensare, poi si concentrò sul biglietto, eccolo, era attaccato al tappo dello scatolo, lo staccò, chiuse la scatola riponendo anch’essa nella borsa e aprì il biglietto, cominciandolo a leggere:

Professore..

In questo messaggio intendo essere il più diretta possibile.
Ciò che desidero che lei sappia è che per mia e soprattutto per sua sfortuna la mia non è una semplice cotta da liceale in preda a crisi ormonali, io sono seriamente innamorata di lei.
Perché? Beh, sono due anni ormai che cerco di capirlo anche io. Sfortunatamente avendo un rapporto insegnante-studente non ho potuto conoscerla a fondo, ma mi sono fatta bastare pochi dettagli che ho notato in lei.
Mentre parliamo non posso fare a meno di perdermi nella sua voce, capace di ipnotizzarmi come niente fosse, ogni minima parola, ogni piccolo gesto, qualsiasi cosa lei dica o faccia, riesce a farmi emozionare e farmi battere il cuore come non ha mai battuto fin ora. Non penso di aver provato questo tipo di sentimento per nessun’altro all’infuori di lei fino ad ora e in parte ne sono felice, perché ora so cosa significa voler davvero bene a qualcuno.
Con la mia dichiarazione ho chiuso un capitolo della mia vita, mi sono messa l’anima in pace. Ora di certo non avrò il rimpianto di non essermi dichiarata, ma avrò quello di non poter stare al suo fianco. Ma non mi spiace del tutto, potrò sempre continuare ad osservarla da lontano e ad alimentare il mio sentimento. La lascio con un sorriso, perché l’ho amata davvero tanto.

Giulietta

 
Teuk lette queste ultime righe si passò una mano tra i capelli, stava sudando freddo, come poteva una ragazza così giovane provare sentimenti simili? Come poteva riuscire a fargli battere così velocemente il cuore con una semplice lettera d’addio? Come aveva potuto non accorgersi prima di ciò che provava per lui? Come aveva potuto distruggere la sua vita sentimentale con così tanta freddezza?

Lentamente pensando a tutto ciò si sedette a terra, accanto a lui la borsa si era abbattuta facendo uscire lo scatolo che per fortuna non si era aperto facendo rovesciare i cioccolatini, la mano era ancora tra i capelli, lo sguardo perso tra le righe della lettera, era disperato. Riuscì a proferire solo poche parole prima dello scoccare delle otto in punto “Mio dio..Cosa ho fatto…”
 
 

***

 
Quel giorno la lezione di lingua straniera trascorse molto lentamente, sembrava non arrivare mai la fine.

Come previsto non vi fu nessuno sguardo, nessun sorriso, nessun dolce rimprovero, niente di niente, i due erano come invisibili l’uno per l’altra, Giulia guardava fuori la finestra in cerca di qualsiasi tipo di distrazione, ma non riusciva a non pensare a lui e alla conseguenza che aveva portato il suo gesto sconsiderato, si sentiva letteralmente una merda e il suo aspetto non era da meno ovviamente, occhi gonfi come due valigie e colmi ancora di lacrime non versate, che di lì a poco sarebbero uscite a mo di fontana, si, stava ripensando alla tremenda sconfitta subita qualche decina di minuti prima e per di più aveva anche letto quella lettera mielosa, si sentiva morire.

Dall’altra parte Teuk sul libro di testo aveva ancora la lettera della ragazza aperta e aveva ormai perso il conto di quante volte l’avesse letta, pensava, si dannava, ma continuava a non capire come avesse potuto farsi sfuggire una situazione del genere, il danno era fatto, lo sapeva fin troppo bene, sarebbe stato impossibile rimediare. Nel frattempo aveva assegnato alla classe una lettura, così da poter rileggere ancora mille volte quella dannata lettera, di tanto in tanto però alzava furtivo lo gli occhi per osservare la ragazza che con lo sguardo perso nel vuoto aveva assunto un’espressione piuttosto malinconica. Aveva gli occhi ancora lucidi, e tremendamente gonfi, per quanto tempo aveva pianto?

Terminate tutte le lezioni Giulia scese al pian terreno, si diresse agli armadietti, dove ripose le scarpette scolastiche e prese le sue. Dopo averle infilate indossò la giacca e si diresse all’entrata, dove trovò qualcosa di abbastanza spiacevole, stava diluviando. “Perfetto…” Disse assumendo un’espressione a metà tra il disgusto e la depressione più totale. Era sola, senza ombrello e fuori c’era la fine del mondo.

Di solito le piacevano le giornate di pioggia, solitamente all’uscita da scuola aspettava il professor Teuk e insieme facevano un breve tratto di strada insieme, parlando del più e del meno, fino alla sua macchina, dove le chiedeva se voleva un passaggio, e lei era solita a rifiutare altrettanto gentilmente, non voleva creare problemi, ma le giornate di pioggia erano le più belle, soprattutto quelle impreviste, quando non aveva l’ombrello con sé ne approfittava per scroccare un “passaggio” sotto quello dell’insegnante, così da potergli stare più vicino, poter sentire il suo dolce profumo mischiato a quello della pioggia e della terra bagnata, poter ammirare da vicino le piccole ciocche di capelli bagnate dagli schizzi d’acqua che di tanto in tanto lo colpivano, poter osservare quell’adorabile sorriso che sforgiava a ogni sua battuta squallida e priva di senso, ma stranamente a lui piacevano e questo la faceva sentire al settimo cielo.

Quel giorno però non fu così, l’unica cosa che vedeva era il cielo grigio tempestato di nuvole e la pioggia cadere violentemente al suolo emettendo un suono piuttosto sgradevole, che mai aveva notato prima.

Prese un sospiro e si rassegnò all’idea di dover tornare a casa fradicia, sperando di non prendersi un raffreddore, tanto lo avrebbe preso comunque. Tirò su il cappuccio della giacca e si incamminò.

Cavolo se pioveva forte, in meno di due minuti era fradicia dalla testa ai piedi, e aveva iniziato a tirare su con il naso, brutto segno…  Tentò di accelerare il passo, ma non poté fare a meno di rallentare di fronte alla macchina del professore, si soffermò ad osservarla in silenzio, mille ricordi le ritornarono a mente, di nuovo il suo sorriso, di nuovo il suo profumo, di nuovo quella gentilezza che la faceva star male… La pioggia sul suo viso si fece più calda all’improvviso…

Distolse lo sguardo dalla macchina e riprese a camminare, ma a passo più lento, forse sperava che l’avrebbe raggiunta con un ombrello, magari chiedendole scusa per aver fatto tardi a sistemare i compiti in aula e facendo qualche battuta per sdrammatizzare la situazione, con il suo solito sorriso che la rendeva scema e l’avrebbe costretta a farsi dare un passaggio a casa vista la “bufera” che stava facendo…

 Ma questo fu solo frutto della sua fervida immaginazione purtroppo. Che strano, le faceva terribilmente freddo, ma il volto era rigato da quella pioggia calda e si era accaldata parecchio, stava singhiozzando da parecchio ormai quando si sedette su un muretto, sotto la pioggia che non accennava a cessare, e cominciò a piangere, urlare e disperarsi come mai aveva fatto in vita sua, era come se trattenere le sue emozioni per così tanto tempo le avesse fatto l’effetto di una bomba, carica, accumula e esplodi distruggendo tutto ciò che la circonda, ma l’unica cosa distrutta qui era il suo cuore.
 
 

***

 
Era trascorsa più di una settimana da quella dichiarazione e Giulia non era ancora tornata a scuola, i suoi compagni erano preoccupati, anche se c’era chi non se ne importava nulla perché era come se non l’avesse mai conosciuta veramente. Ma c’era una persona che anche se non la dava a vedere era terribilmente in ansia. Per quella lunga settimana e mezza non aveva mai smesso di leggere e rileggere la lettera della sua spasimante, che più non si faceva viva a scuola, più lo faceva dannare. Ogni giorno vedere il suo banco vuoto era come ricevere più e più pugnalate al petto, si sentiva in colpa, Se fosse per colpa mia? Pensava di continuo, ma doveva riuscire a mantenere un minimo di lucidità per continuare le lezioni, altrimenti si sarebbe giocato il posto di lavoro.

Un paio di giorni dopo Teuk cedette, non sopportava di non sapere per quale motivo lei non venisse a scuola da settimane. Un mattino, arrivato a scuola, s’infilò subito nell’ufficio del preside dove senza tanti giri di parole cercò di ottenere più informazioni possibili, ma ciò che venne a sapere non era ciò che sperava di sentire
“Qualche giorno fa la madre di Dorito ci ha chiamati, dicendo che la figlia ha riscontrato una terribile febbre dal giorno 14 Febbraio, probabilmente è stato per via dell’acquazzone, avrà preso parecchio freddo e si è ammalata. Fatto sta che la febbre non accenna a calare per il momento” Queste erano le uniche informazioni che riuscì a fornirgli il preside, piuttosto rammaricato dell’assenza prolungata della studentessa.

“Capisco… Grazie per le inf-“

“Ah un ultima cosa professor Teuk..” Lo interruppe il preside nuovamente

“Si..?” Domandò con fare interrogativo l’insegnante, del quale la preoccupazione stava salendo alle stelle di minuto in minuto

“La madre della ragazza ha detto che entro la fine del mese la figlia verrà iscritta in un altro istituto”

Teuk rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo sulle parole che aveva appena sentito.. Lei…Lei si trasferirà? Andrà via da questa scuola? Dopo ciò che mi ha detto andrà via da me?!  Era furioso, ma allo stesso tempo si sentiva morire dentro, c’era qualcosa che lo stava divorando…

“Rimorso..” Disse con un filo di voce, portandosi una mano al petto e stringendosi la camicia con tutta la forza che aveva in corpo, lo sguardo vuoto, perso a fissare un punto a caso del pavimento, il cervello azzerato, il cuore a mille e quel senso di rimorso che non gli dava pace, era convinto al cento per cento che il motivo di quel trasferimento immediato fosse lui.

“Scusi?” I pensieri dell’insegnante furono interrotti dalla voce interrogativa del preside che non aveva ben compreso le parole dell’uomo di fronte a lui.

“P-Perché…?” Continuò Teuk con voce spezzata, tentando di riprendere il controllo di sé stesso, ma le parole gli morirono in gola.

“Non saprei di preciso, la madre ci ha detto solo che la ragazza si rifiuta categoricamente di tornare in questo istituto, dice cose come: il mio cuore potrebbe non reggere ancora a lungo lì dentro, vi prego portatemi via..O qualcosa di simile..Strano, non risulta che abbia mai avuto malattie cardiocircolatorie…”

“Non è malata..” Lo interruppe Teuk quasi sottovoce, come se lo stesse dicendo a sé stesso.

“Ha detto qualcosa?” Riprese il preside

“No..Nulla”

“Ah e devo dirle che hanno cambiato momentaneamente resid—“

“Scusi, ora ho urgenza di andare” si chinò, in segno di saluto, interrompendo il discorso, dopodiché girò i tacchi e se ne andò con fare tranquillo, ma non appena ebbe svoltato l’angolo del corridoio cominciò a correre all’impazzata verso l’uscita Devo chiarire questa faccenda una volta per tutte!!

Prese la macchina e si avviò in fretta e furia verso quell’indirizzo, l’indirizzo della casa della persona che gli aveva stravolto la vita in quelle ultime settimane.

Davanti casa della ragazza però, appeso alla porta trovò una spiacevole sorpresa, un cartello con su scritto “Costruzione chiusa a causa di allagamento” L’acquazzone… Si ritrovò a pensare.

“DANNAZIONE!!” Imprecò sbattendo un pugno forte sulla porta e inginocchiandosi lentamente ai piedi di questa.

“Cosa diavolo ho fatto..”
 
 

***

 
 
Erano passate tre settimane ormai da quel fatidico giorno e di Giulia non si avevano ancora notizie, si sapeva solo che si era ripresa, la sua abitazione era ancora in assestamento e ormai si era iscritta alla nuova scuola e di lì a una settimana si sarebbe trasferita definitivamente.

Era pomeriggio, circa le sei, Teuk stava camminando per la strada in cerca di un bar che fosse capace di fare un caffè decente, cavoli non dormiva da giorni, ne aveva fottutamente bisogno. Camminava veloce, nervosamente e strofinandosi la testa quasi a perforarla per l’emicrania terribile che si ritrovava.

Stesso orario, Giulia si era messa d’accordo con le amiche per incontrarsi al cinema, era in ritardo, molto in ritardo e aveva accelerato il passo di parecchio, quasi non si era accorta che aveva iniziato a correre, nel frattempo messaggiava, si stava subendo le imprecazioni di Alessia che la incitava dolcemente a muovere il proprio culo e dirigersi al cinema, dove il film era iniziato già da parecchio tempo.

Fu un attimo, nessuno dei due si accorse dell’altra, si scontrarono, Giulia, per quanto sapesse tenersi bene in equilibrio, cadde a terra come un sacco colmo di piombo; Teuk non riuscì ad afferrarla in tempo, ma almeno lui rimase in piedi, si voltò di scatto e le porse una mano tentando di aiutarla a rialzarsi.

“Ahiiiiiiiiii! Che male, che male, che male!!!” Imprecò la ragazzina seduta a terra con circa la metà dei capelli davanti il viso, (sembrava la protagonista di un noto film horror) mentre si strofinava l’osso sacro che solo Dio sa come non si fosse spezzato dopo quella caduta. Gli tese una mano scostandosi i capelli dal viso e alzò lo sguardo.

“Mi dispiace! Non l’ho vista e..—“ il volto di Teuk divenne più pallido di quanto non lo fosse già quando la ragazza si scostò l’ammasso di capelli che si ritrovava sul viso, era lei, l’aveva cercata per giorni interi e ora era lì, davanti i suoi occhi, che gli stringeva una mano e lo guardava con altrettanta sorpresa, al quanto pare la pelle abbronzata della ragazza era diventata del colore delle strisce pedonali.

Si guardarono a lungo, l’uno più sorpreso dell’altra, poi notando le persone intorno a loro che li guardavano parlando tra loro e cercando di curiosare, Teuk la tirò su.

Dopodiché la prese per un polso e le disse semplicemente “Seguimi” lei non obbiettò e lo seguì tra la folla, diretti chissà dove, ma non le importava più di niente e di nessuno, l’uomo che aveva sempre desiderato le aveva appena detto di seguirla con voce imperativa, quella voce che la stravolgeva ogni volta, quanto le era mancata, ma stavolta non vi era nemmeno un filo di dolcezza..

La stava tenendo per mano, trascinando in un posto ignoto in mezzo alla folla,ma…LA STAVA TENENDO PER MANO, DIAMINE! Le bastava davvero poco per farla esaltare.

Mi aspettavo un bar o qualcosa di romantico..non questo…vicolo buio e umido…. Pensò Giulia quando arrivarono a destinazione. Si guardò intorno con smarrimento, poi posò gli occhi in quelli del suo amato professore e si accorse che erano tremendamente seri e colmi di furia, non lo riconosceva quasi più…In quel momento ebbe un po’ paura, ma questa scomparve del tutto sostituita dallo stupore più totale e dal rumore del suo cuore che le rimbombava fin dentro i timpani. La stava abbracciando, era successo così velocemente che non se ne accorse nemmeno.

Quando la ragazza tentò di rispondere all’abbraccio lui si staccò quasi immediatamente, riprendendo il controllo della situazione e tenendola per le spalle.

“Prof—“

“Non pretendo spiegazioni dettagliate” La interruppe Teuk

“Voglio solo sapere se è stata colpa mia” Continuò.

Le palpitazioni arrivarono a livelli oltre il limite umano, Giulia abbassò la testa, non riusciva nuovamente a guardarlo in faccia, aveva paura di ferirlo, sapeva che in qualche modo aveva sofferto anche lui, anche se non se lo sarebbe mai aspettato.

“Hm..” Fu l’unico verso che emise la ragazzina, ma fu più che sufficiente per scaturire una reazione del professore.

“Mi…Mi dispiace, ti ho fatto passare un inferno…Non sapevo che provassi quel genere di sentimento per me e non mi sono accorto che..” si interruppe portandosi una mano sul viso colmo di rossore

“Che…?” Ebbe quasi esitazione nel chiederlo, ma doveva sapere, ormai era lì, tutto era stato rivelato, mancava solo il tassello finale del puzzle e il dilemma sarebbe stato risolto

“Ahhhhh….” Sospirò l’uomo, in evidente imbarazzo, spettinandosi la frangia e schiudendo lentamente gli occhi, che ora parvero tornati i soliti e dolci occhi a mandorla color castano scuro capaci di divorarti il cuore con un sol boccone

“Mi sono innamorato di te” Completò la frase continuando a fissare gli occhi della ragazza che, all’udire il suono di quelle così tanto desiderate parole, si spalancarono, per poi chiudersi più volte con fare incredulo, era letteralmente rimasta a bocca aperta.

Quell’immagine gli parve leggermente buffa, lo fece sorridere, ma quello che fece fu un sorriso sincero, solo per lei, un sorriso che voleva regalarle da tempo.

Tolse la mano dai propri capelli, lentamente e delicatamente la posò sul viso della ragazza, che non aveva ancora realizzato molto di ciò che stava accadendo, chiuse gli occhi, schiuse le labbra e le si avvicinò, pianissimo, quasi non volesse farle del male, arrivato a pochi centimetri dalle sue labbra esitò, ma fu un istante, e la baciò.

Non credeva ai suoi occhi, stava accadendo davvero, l’uomo per cui aveva perso ettolitri di sangue per colpa dei suoi viaggi mentali la stava baciando..Dio esiste si ritrovò a pensare, poi pensò anche di rispondere al bacio.
 
 

***

 
 
I due si separarono dal bacio.

“Sai..” Cominciò Teuk “Non puoi nemmeno immaginarti da quanto tempo volevo farlo”

Sto per morire, sto per morire, sto per morire, vi prego chiamate qualcuno  Il cervello di Giulia stava andando letteralmente in tilt.

“Ormai è troppo tardi per farti tornare nella nostra scuola ma…”

Quel ma… non sembrava più così brutto come la prima volta che glie lo aveva sentito pronunciare.

“Ma se tu resti non potremmo stare insieme, perché tu saresti una mia alunna…Però se te ne vai in un altro istituto le cose cambierebbero, io non sarei più un tuo insegnante, non avremmo alcun problema, in quanto a vederci avremo tutto il pomeriggio, potrei anche darti una mano nei compiti” Continuò Teuk con un sorriso con una punta di malinconia.

“Va bene, farei di tutto pur di stare con te” Rispose Giulia, trattenendo l’enfasi e l’eccitazione che stavano lentamente prendendo il sopravvento su di lei

“Bene, ma ricorda..” Riprese Teuk avvicinandosi lentamente alla ragazza “Da ora in poi tu sei solo la mia…” arrivò circa al suo orecchio “…Giulietta”.

 
 








ANGOLO D’AUTRICE: Salve! Chiedo perdono se ho bloccato la pubblicazione delle mie altre due fan fiction, ma ultimamente ho una fissa pazzesca per i coreani, in particolare per Leeteuk, il leader dei Super Junior, che mi fa davvero tanto male. Quindi ho voluto creare questa One Shot con due personaggi un po’ particolari, un Leeteuk professore e una sorta di sottoscritta come alunna. Non ho resistito, chiedo ancora umilmente perdono :si prostra: appena avrò tempo continuerò anche le due storie in cantiere! Alla prossima!! Un bacio! ;3
   
 
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