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Autore: eleblack    26/12/2006    2 recensioni
I Malandrini ad Hogwarts: come si sono conosciuti e voluti bene, avventura dopo avventura..con qualche nuova conoscenza!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Wow…”

“Wow…”.

Il piccolo James se ne stava lì, immobile, a guardare la grande locomotiva rossa, ferma sui binari, spruzzare nuvoli di fumo in attesa della partenza.

“Ascolta Jamie, comportati bene e facci sapere come ti trovi appena arrivi” disse sua madre carezzandogli i capelli.

“D’accordo, ma’ ”.

“In gamba, eh Potter!” gli fece suo padre abbracciandolo.

“Ciao papà”. Spinse in avanti il carrello carico dei suoi effetti personali e lasciò che li caricassero sul treno, portando con sé solo il baule.

Poi si avvicinò alla porta del vagone e questa si aprì di scatto: un ragazzino cicciottello e ansimante scese con un piccolo, faticoso salto e corse via sul marciapiede, urlando dietro a James uno “scusami”.

Lui alzò un sopracciglio ma poi salì sul treno; rivolgendo un’ultima occhiata indietro, vide sua madre soffiarsi il naso, commossa, e suo padre che la stringeva a sé, e rivolgeva a James un sorriso rassicurante.

Il corridoio era affollato da ragazzi più grandi che ridacchiavano tra di loro.

Erano tutti molto alti, e si ergevano come montagne rispetto a James, piccola collina, che si sbrigò a passare inosservato. O quasi.

“Hey, quattr’occhi, dove hai lasciato la mamma?” disse uno, con voce spavalda. Aveva lunghi capelli biondi ed era di Serpeverde. Indossava già la divisa. Questo spiega tutto, pensò James.

“Oh, avanti Lucius, non essere scortese col bambinetto” fece una ragazza accanto a lui, sempre ridendo.

James squadrò anche lei: capelli biondo pallido, e una pelle altrettanto chiara.

 “Non approfittare del fatto che sei con me, Cissy” borbottò una ragazza nell’angolo dai capelli castani “Sei solo del secondo anno, non giocare a bulli e pupe, capito?”.

Guardandola, James sorrise istintivamente: era l’unica che non rideva di lui, anzi, lo guardava con una certa complicità. I suoi occhi nocciola si mossero fino a raggiungere un ragazzino che stava in piedi vicino a lei, alto tanto quanto James, dai lunghi capelli neri e un visino vivace.

Perché non vai con lui, Sirius?” disse la ragazza al bambino “Cercate uno scompartimento e…”.

“No grazie” disse lui secco dando un’occhiata a James “aspetterò un potenziale Serpeverde, Andromeda”.

“Dai” lo spinse Andromeda, mentre lui puntava i piedi “Non essere pignolo”.

“Forza, Sissi, principessa” fece il ragazzo chiamato Lucius, ridendo di Sirius “Va’ con lui”.

“Sì Raperonzolo” assentì James indicando i capelli biondi dell’altro “Meglio con me che con te”.

A James sembrò di vedere Sirius lanciargli uno sguardo di gratitudine.

Gli occhi verdi di Lucius si strinsero, ma ciò valse anche per la mano bianchissima della bionda accanto a lui, che si posò sul braccio di lui per fermarlo prima che estraesse la bacchetta.

 “No” sussurrò lei “Altrimenti mia sorella mi caccia”.

Dietro di loro, Andromeda annuì a Sirius, che sbuffò e seguì James, il quale nel frattempo aveva pensato che fosse meglio dirigersi dalla parte opposta del corridoio.

Sirius mise le mani in tasca e marciò dietro James, in silenzio, trascinando il proprio baule.

“Come mai ti fai chiamare Sissi?” disse James ad un certo punto, con tono divertito.

“E’ il mio secondo nome” borbottò lui “Perlomeno per Malfoy”.

“Ah, Malfoy, avrei dovuto immaginarlo” fece James col tono di chi la sa lunga “Comunque io sono James, James Potter”.

“Capisco”.

James, che aveva trovato uno scompartimento semi libero, in cui c’era solo un ragazzino dall’aria scarna chino su un libro, e che non alzò lo sguardo quando James entrò, si fermò lì e guardò Sirius con le mani sui fianchi: “Credevo il tuo nome fosse ‘Sirius’, non ‘Capisco’ ”.

“Ah ah” fece sarcastico Sirius “Il mio nome è Sirius Black, ma non mi sembrava obbligatorio dirtelo, dato che tanto la nostra ‘amicizia’ non è destinata a durare”.

Detto questo, s’intrufolò nello scompartimento e sedette accanto al finestrino.

Perché dici così?” chiese ancora James, sedendosi accanto al ragazzino che leggeva. Sorrise, guardando i suoi capelli scuri ben pettinati e confrontandoli con i suoi, che davano l’idea di non averlo mai conosciuto, un pettine.

“perché tu sei un Potter, e che io sappia non c’è mai stato un Potter a Serpeverde…”.

“Cos’ha Serpeverde di così speciale…?”.

Sirius sbarrò gli occhi e poi dichiarò:”Tutti i componenti della mia famiglia, e così i nostri amici più stretti, sono finiti e finiranno a Serpeverde. Quella sarà la mia casa, Potter. Dopo stasera, saremo rivali-“.

“Non deve esserci rivalità tra gli studenti…collaborazione, complicità, disponibilità, non rivalità” disse il ragazzino alzando lo sguardo e fissando Sirius, contrariato.

“Oh fantastico, ci mancava anche il secchione, adesso” sbuffò Sirius, guardando fuori mentre il treno partiva.

“beh, magari nel Quidditch…” continuò l’altro, ma fu interrotto da uno strattone di James:

“Quidditch?! Hai detto Quidditch?! Ti piace il Quidditch? E’ il mio gioco preferito!”.

“beh, diciamo che con la scopa me la cavo”.

“Grande! Io sono James Potter”.

“Remus Lupin, piacere”.

“E lui è Sirius Black” annunciò James, mentre Sirius tornava a guardarlo e lo fulminava:“Non siamo amici, chi ti ha detto di presentarmi ad uno sconosciuto?!”.

“Non è più uno sconosciuto, ora sa come ti chiami…”.

“E’ soltanto un pivellino che non finirà a Serpeverde”.

“Sono un pivellino orgoglioso, allora!” sbottò Remus chiudendo il libro di colpo “Bella fine che farete voi Purosangue incalliti, a frequentare soltanto la stretta cerchia di quelli come voi…”.

Sirius si era alzato, estraendo la bacchetta, mentre James, preoccupato ma sorpreso dalla grinta del piccolo ragazzo minuto, allungava le braccia per allontanarli.

“Davvero, Sirius, finirai per non avere amici di questo passo…sii socievole” disse una voce femminile.

Una ragazzina dai capelli rossicci e molto carina stava in piedi sulla soglia dello scompartimento, guardando Sirius accigliata.

Di certo i suoi occhi azzurro ghiaccio non passavano inosservati, notò James.

L’espressione di Sirius mutò, diventando da quella di spietato guerriero a faccia da pesce lesso, dopodichè abbassò la bacchetta e le sorrise: “E’ bello vederti, Jenny”.

“Piacere, James“ s’intromise l’altro tendendo la mano.

“Hey tu non ricominciare” sibilò Sirius “E’ mia amica, non voglio che lei faccia cattive conoscenze…”.

Aggredisci sempre così le persone…James?” fece Jenny.

“…James Potter” completò lui “Di norma sì, cara…siediti”.

Sirius era lì lì per scoppiare.

“No, non mi siedo...sono solo di passaggio” rispose Jenny.

“Avanti, Jennifer, rimani...fammi un po' di compagnia... disse Sirius implorante.

“Grazie mille, eh!!” fece James piano, capendo che probabilmente quei due erano dello stesso stampo.

“Mi dispiace, Sis, mi stanno aspettando...ci vediamo a Serpeverde, comunque” dice lei facendo l'occhiolino, e poi avviandosi in corridoio.

“La tua amica se la tira, eh!” disse James a Sirius.

Ma avrebbe dovuto aspettare un altro po’: la ragazza, evidentemente ancora nelle vicinanze, tornò ad affacciarsi nello scompartimento e guardò James: “magari è così, Potter, magari me la tiro…ma non sono maleducata”.

Un James incredulo vide Jennifer tendergli la mano, mentre Sirius boccheggiava vistosamente, e dire: “Jennifer Bloode, piacere”. 

Appunto, pensò James, aveva sentito parlare dei Bloode: un'altra di tutte quelle famiglie esclusivamente purosangue. Le strinse comunque la mano, poi disse:”Il mio amico, qui, invece, è Remus Lupin”.

“Lascia stare, James” borbottò lui, riprendendo la lettura “E’ un’altra di quei Purosangue, non si avvicinerebbe comunque”.

Sirius fu sorpreso di non percepire alcuna ondata d’indignazione nel suo animo, anche se per la secnda volta quel ragazzino criticava i Purosangue.

 “Non…Non è vero” balbettò lei facendosi rossa.

“Jenny, che hai?” fece Sirius protettivo. James scimmiottò la sua espressione, ma prima che l’altro se ne accorgesse era tornato serio.

“Io.. ho amiche Mezzosangue”.

“Se le chiami così, ne dubito” disse ancora Lupin.

 “Lo vedrai” mormorò Jennifer, mentre una ragazzina dai capelli rossi passava dietro di lei, e la chiamò: “Jenny, vieni”.  

James la fissò per bene, osservandone la pelle chiarissima, costellata di qualche efelide sul viso, e i vivaci occhi verdi.

“Eccomi, Lily…emh, vieni, ti presento Sirius Black…Remus Lupin…e, ahimè, James Potter”.

“Salve!” esclamò lui immediatamente, tendendo la mano.

Lily, quasi intimorita, osservò la mano e disse: “Elizabeth Evans, ciao”.

“Ciao Lily” fece Sirius condiscendente “…anche tu a Serpeverde, immagino…”.

“Sirius, piantala” sbottò Jennifer “Non è di Serpeverde, è Babbana di nascita”.

James sorrise trionfante di fronte all’espressione di Sirius, il quale sembrava aver ricevuto uno schiaffo morale che potesse seriamente compromettere la sua sanità mentale.

“Non sono tutti come te…a volte sei proprio una rottura” disse ancora Jennifer, andandosene via dallo scompartimento, e portando via Lily con sé.

“Sai, mi sbagliavo” ammise James chiudendo la porta “Vale la pena di conoscerla, Bloode, anche solo per le amiche che ha”.

“Sì, sì certo” mormorò Sirius perso.

“Vedi” sussurrò James a Remus “ Quando è confuso è ancora più simpatico…mi da’ anche ragione”.

 

***

 

La McGranitt srotolò una lunga pergamena e scoccò una lunga occhiata ai ragazzini del primo anno.

“Ora vi chiamerò per nome, uno ad uno, e voi avanzerete fino al Cappello Parlante, il quale vi smisterà nella Casa più opportuna”.

Sirius fece uno sbadiglio – James non seppe dire se fosse vero o finto – e disse: “Ecco la parte più semplice”.

Poi James si voltò alla sua destra e vide il ragazzino cicciottello che aveva incontrato alla stazione.

Tremava e si contorceva le mani, strapazzandole.

“In quale Casa finirai?” gli chiese, tranquillo.

Lui sussultò, e quando realizzò che qualcuno gli aveva parlato, disse: “Peter M-minus”.

“Non esiste la Casa ‘Peter Minus’ “ borbottò Sirius con un sopracciglio rialzato.

“Già” commentò James sorridendo.

“Oh…emh…non lo so…” continuò Peter, rendendosi finalmente conto della domanda “E tu?”.

“Grifondoro, che domande. Comunque io sono James Potter”.

Remus Lupin guardò bene James, e poi Sirius. Avrebbe voluto essere anche lui sicuro di sé come loro, sicuro di cosa voler fare nella vita, sicuro di quale Casa considerare come propria…e invece non sapeva un tubo, né di cosa lo aspettava, né di che fine avrebbe fatto.

“Susan Abbott” disse la McGranitt ad alta voce.

Una ragazzina con lunghe trecce rosse camminò fino al Cappello, che poco dopo proclamò: “TASSOROSSO”.

“Sirius Black”.

Sirius disse: “Addio, Potter”, camminando con disinvoltura fino allo sgabello del Cappello Parlante.

La professoressa lo issò sulla sua testa bruna e Sirius si preparò a sentirlo esclamare “Serpeverde!”, cosa su cui aveva fantasticato per tutta l’estate.

“Mmh…un altro Black…Serpeverde è lì che ti aspetta…” ponderava il Cappello “ma qui ci sono tanto coraggio e audacia, sprezzo del pericolo…mmh…magari..”.

Sirius percepì una goccia di sudore attraversargli il viso, mentre guardava davanti a sé il resto della Sala in silenzio…

“GRIFONDORO”.

e poi improvvisamente non lo vedeva più.

Anche se non l’avrebbero mai detto, James e Remus si ritrovarono ad applaudire insieme a tutti gli altri di Grifondoro, che dimostravano tanto idillio e felicità per aver strappato a Serpeverde colui che sembrava una certezza.

Sirius per un po’ rimase seduto, poi la McGranitt gli scoccò un’occhiata interrogativa e lo fece alzare.

Avanzò fino al tavolo e si sedette, mentre gli altri Grifondoro lo guardavano senza dire ‘a’, per paura che mordesse.

Lanciò uno sguardo alla tavolata di Serpeverde, e vide con suo orrore che sua cugina Narcissa lo guardava male. Seduta accanto a lei, c’era anche Bellatrix, la sorella maggiore di Narcissa e Andromeda.

Era al suo penultimo anno, e non aveva mai considerato Sirius più di tanto, soprattutto quand’era più piccolo.

Sirius la vide muovere le labbra e rabbrividì mentre diceva ‘Feccia’.

“Jennifer Bloode” chiamò la McGranitt.

“Fammi passare, Potter” disse una voce gelida dietro James; lui si scansò e vide la ragazza, pallida, avanzare tra la folla.

Si sedette, chiudendo gli occhi.

Vediamo...Bloode...astuta, disposta a tutto per raggiungere il successo...come tutti nella tua famiglia...ma non mancano coraggio e una sorprendente dose di altruismo che non avrei mai pensato...”. “Serpeverde è la mia casa” borbottò Jennifer tra sé, stringendo i denti.

Jennifer avrebbe tanto voluto seguire Sirius a Grifondoro, per lui l’avrebbe fatto, ma non si sentiva preparata a finire in una Casa come quella... cosa avrebbe detto suo padre?

“...la tua volontà di finire a Serpreverde è chiara...vediamo un po' cosa mi combini...SERPEVERDE”.

James vide chiaramente Jennifer sospirare di sollievo, lanciare un'occhiata alla tavolata di Grifondoro per poi raggiungere i Serpeverde esultanti.

“Bloode ce l’ha fatta” mormorò Remus, seguendola con lo sguardo e vedendo che abbracciava un ragazzo dai capelli rossi di Serpeverde, probabilmente del terzo o quarto anno.

James, lì vicino, fece spallucce, mentre “Amos Diggory” veniva smistato a Tassorosso.

“Alice Donovan”.

Una ragazzina dai capelli castani emerse dal gruppo, mentre un altro ragazzino, piuttosto robusto per essere del primo anno, non lontano da James, la guardava interessato. Quando distolse lo sguardo da lei incontrò quello malizioso di James.

I due risero e il ragazzino strinse la mano a James: “Frank Paciock”.

“James Potter”.

“Elizabeth Evans” chiamò ancora la professoressa.

“oho amico guarda, guarda là!” Lupin toccò James sulla spalla, sorridendo, e indicandogli, seduta sullo sgabello, la ragazzina che Bloode aveva presentato loro sul treno.

“GRIFONDORO”.

“Seeee! Ma vieni!” esultò James, beccandosi un’occhiataccia dalla McGranitt. Eppure, mentre si ricomponeva, giurò che il preside, Albus Silente, gli avesse indirizzato un sorriso.

“Remus Lupin”.

Ci siamo, pensò Lupin mentre James lo spingeva allegro in avanti.

Uno, due, tre passi…tirò un profondo respiro e lasciò che il Cappello Parlante gli scivolasse in testa.

“Oh, ti prego, fa’ che mi trovi bene qui” mormorò preoccupato.

“La tua insicurezza può essere superata, credo, ragazzo” borbottò il Cappello Parlante “E vista la tua dose di buona volontà, e lealtà, credo che non avrai problemi…a GRIFONDORO”.

Con un gran sospiro anche Remus si avviò alla tavolata di Grifondoro.

“Peter Minus”.

La camminata ondeggiante di Peter fece ridacchiare non pochi studenti, mentre ancora si torceva le mani e si asciugava il sudore in fronte.

“mmh…non sei laborioso, ragazzo mio, niente Tassorosso…né una gran mente calcolatrice…forse Corvonero…”.

“Grifondoro Grifondoro Grifondoro” borbottava Peter con tutte le sue forze.

James Potter gli aveva infuso una certa dose di sicurezza, sentiva che sarebbe riuscito a farsi amico qualcuno, se solo capitava con le persone giuste.

Ma per andare a Grifondoro occorre coraggio…beh, in fondo non sei adatto neanche alle altre case…GRIFONDORO”.

“Hai capito Minus” commentò James, mentre lo applaudiva.

Con grande piacere di James, anche Frank Paciock, appena conosciuto, fu spedito a Grifondoro, e poi fu il turno di un ragazzino tetro e strascicante, di nome Severus Piton.

“SERPEVERDE”.

“James Potter” disse un’ultima volta la McGranitt, con voce squillante.

James arrivò fino al Cappello, questa volta realmente teso, forse anche solo per un attimo; il Cappello sfiorò appena il suo capo che subito strillò:”GRIFONDORO”.

Mentre si alzava, James distinse chiaramente Remus, Peter e Frank applaudirlo dalla tavola di Grifondoro, e accanto a loro Sirius che fissava il suo piatto vuoto come una mummia.

James scosse la testa e corse a sedersi.

 

***

 

  
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