“Wow…”.
Il piccolo
James se ne stava lì, immobile, a guardare la grande
locomotiva rossa, ferma sui binari, spruzzare nuvoli di fumo in attesa della
partenza.
“Ascolta
Jamie, comportati bene e facci sapere come ti trovi appena arrivi” disse sua
madre carezzandogli i capelli.
“D’accordo,
ma’ ”.
“In gamba,
eh Potter!” gli fece suo padre abbracciandolo.
“Ciao
papà”. Spinse in avanti il carrello carico dei suoi effetti personali e lasciò
che li caricassero sul treno, portando con sé solo il baule.
Poi si
avvicinò alla porta del vagone e questa si aprì di scatto: un ragazzino
cicciottello e ansimante scese con un piccolo, faticoso salto e corse via sul
marciapiede, urlando dietro a James uno “scusami”.
Lui alzò
un sopracciglio ma poi salì sul treno; rivolgendo un’ultima
occhiata indietro, vide sua madre soffiarsi il naso, commossa, e suo padre che
la stringeva a sé, e rivolgeva a James un sorriso rassicurante.
Il
corridoio era affollato da ragazzi più grandi che ridacchiavano tra di loro.
Erano
tutti molto alti, e si ergevano come montagne rispetto a James, piccola collina,
che si sbrigò a passare inosservato. O quasi.
“Hey,
quattr’occhi, dove hai lasciato la mamma?” disse uno, con voce spavalda. Aveva
lunghi capelli biondi ed era di Serpeverde. Indossava già la divisa. Questo spiega tutto, pensò
James.
“Oh,
avanti Lucius, non essere scortese col bambinetto” fece una ragazza accanto a
lui, sempre ridendo.
James
squadrò anche lei: capelli biondo pallido, e una pelle altrettanto chiara.
“Non approfittare del fatto che sei con me,
Cissy” borbottò una ragazza nell’angolo dai capelli castani “Sei solo del
secondo anno, non giocare a bulli e pupe, capito?”.
Guardandola,
James sorrise istintivamente: era l’unica che non rideva di lui, anzi, lo
guardava con una certa complicità. I suoi occhi nocciola si mossero fino a
raggiungere un ragazzino che stava in piedi vicino a lei, alto tanto quanto
James, dai lunghi capelli neri e un visino vivace.
“Perché non vai con lui, Sirius?” disse la ragazza al bambino
“Cercate uno scompartimento e…”.
“No
grazie” disse lui secco dando un’occhiata a James
“aspetterò un potenziale Serpeverde, Andromeda”.
“Dai” lo
spinse Andromeda, mentre lui puntava i piedi “Non essere pignolo”.
“Forza,
Sissi, principessa” fece il ragazzo chiamato Lucius, ridendo di Sirius “Va’ con
lui”.
“Sì
Raperonzolo” assentì James indicando i capelli biondi dell’altro “Meglio con me
che con te”.
A James
sembrò di vedere Sirius lanciargli uno sguardo di gratitudine.
Gli occhi
verdi di Lucius si strinsero, ma ciò valse anche per la mano bianchissima della
bionda accanto a lui, che si posò sul braccio di lui
per fermarlo prima che estraesse la bacchetta.
“No” sussurrò lei “Altrimenti mia sorella mi
caccia”.
Dietro di
loro, Andromeda annuì a Sirius, che sbuffò e seguì James, il quale nel
frattempo aveva pensato che fosse meglio dirigersi dalla parte opposta del
corridoio.
Sirius
mise le mani in tasca e marciò dietro James, in silenzio, trascinando il
proprio baule.
“Come mai
ti fai chiamare Sissi?” disse James ad un certo punto, con tono divertito.
“E’ il mio
secondo nome” borbottò lui “Perlomeno per Malfoy”.
“Ah,
Malfoy, avrei dovuto immaginarlo” fece James col tono di chi la sa lunga “Comunque io sono James, James Potter”.
“Capisco”.
James, che
aveva trovato uno scompartimento semi libero, in cui c’era solo un ragazzino
dall’aria scarna chino su un libro, e che non alzò lo
sguardo quando James entrò, si fermò lì e guardò Sirius con le mani sui
fianchi: “Credevo il tuo nome fosse ‘Sirius’, non ‘Capisco’ ”.
“Ah ah”
fece sarcastico Sirius “Il mio nome è Sirius Black, ma non mi sembrava
obbligatorio dirtelo, dato che tanto la nostra ‘amicizia’ non è destinata a
durare”.
Detto
questo, s’intrufolò nello scompartimento e sedette accanto al finestrino.
“Perché dici così?” chiese ancora James, sedendosi accanto al
ragazzino che leggeva. Sorrise, guardando i suoi capelli scuri ben pettinati e
confrontandoli con i suoi, che davano l’idea di non averlo mai conosciuto, un
pettine.
“perché tu
sei un Potter, e che io sappia non c’è mai stato un
Potter a Serpeverde…”.
“Cos’ha
Serpeverde di così speciale…?”.
Sirius
sbarrò gli occhi e poi dichiarò:”Tutti i componenti
della mia famiglia, e così i nostri amici più stretti, sono finiti e finiranno
a Serpeverde. Quella sarà la mia casa, Potter. Dopo stasera, saremo rivali-“.
“Non deve
esserci rivalità tra gli studenti…collaborazione, complicità, disponibilità,
non rivalità” disse il ragazzino alzando lo sguardo e fissando Sirius,
contrariato.
“Oh
fantastico, ci mancava anche il secchione, adesso”
sbuffò Sirius, guardando fuori mentre il treno partiva.
“beh,
magari nel Quidditch…” continuò l’altro, ma fu interrotto da uno strattone di
James:
“Quidditch?!
Hai detto Quidditch?! Ti piace il Quidditch? E’ il mio gioco preferito!”.
“beh,
diciamo che con la scopa me la cavo”.
“Grande!
Io sono James Potter”.
“Remus
Lupin, piacere”.
“E lui è
Sirius Black” annunciò James, mentre Sirius tornava a guardarlo e lo fulminava:“Non siamo amici, chi ti ha detto di presentarmi ad uno
sconosciuto?!”.
“Non è più
uno sconosciuto, ora sa come ti chiami…”.
“E’
soltanto un pivellino che non finirà a Serpeverde”.
“Sono un
pivellino orgoglioso, allora!” sbottò Remus chiudendo il libro di colpo “Bella
fine che farete voi Purosangue incalliti, a frequentare soltanto la stretta cerchia di quelli come voi…”.
Sirius si
era alzato, estraendo la bacchetta, mentre James, preoccupato ma sorpreso dalla
grinta del piccolo ragazzo minuto, allungava le braccia per allontanarli.
“Davvero,
Sirius, finirai per non avere amici di questo passo…sii socievole” disse una
voce femminile.
Una
ragazzina dai capelli rossicci e molto carina stava in piedi sulla soglia dello
scompartimento, guardando Sirius accigliata.
Di certo i
suoi occhi azzurro ghiaccio non passavano inosservati, notò
James.
L’espressione
di Sirius mutò, diventando da quella di spietato guerriero a
faccia da pesce lesso, dopodichè abbassò la bacchetta e le sorrise: “E’
bello vederti, Jenny”.
“Piacere,
James“ s’intromise l’altro tendendo la mano.
“Hey tu
non ricominciare” sibilò Sirius “E’ mia amica, non
voglio che lei faccia cattive conoscenze…”.
“Aggredisci sempre così le
persone…James?” fece Jenny.
“…James
Potter” completò lui “Di norma sì, cara…siediti”.
Sirius era
lì lì per scoppiare.
“No, non
mi siedo...sono solo di passaggio” rispose Jenny.
“Avanti,
Jennifer, rimani...fammi un po' di compagnia...” disse Sirius implorante.
“Grazie
mille, eh!!” fece James piano, capendo che probabilmente quei due erano dello
stesso stampo.
“Mi
dispiace, Sis, mi stanno aspettando...ci vediamo a Serpeverde, comunque” dice lei facendo l'occhiolino, e poi avviandosi in
corridoio.
“La tua
amica se la tira, eh!” disse James a Sirius.
Ma avrebbe
dovuto aspettare un altro po’: la ragazza, evidentemente ancora nelle
vicinanze, tornò ad affacciarsi nello scompartimento e guardò James: “magari è così, Potter, magari me la tiro…ma non sono
maleducata”.
Un
James incredulo vide Jennifer tendergli la mano, mentre Sirius boccheggiava
vistosamente, e dire: “Jennifer Bloode, piacere”.
Appunto,
pensò James, aveva sentito parlare dei Bloode: un'altra di tutte quelle
famiglie esclusivamente purosangue. Le strinse comunque
la mano, poi disse:”Il mio amico, qui, invece, è Remus Lupin”.
“Lascia
stare, James” borbottò lui, riprendendo la lettura “E’ un’altra di quei Purosangue,
non si avvicinerebbe comunque”.
Sirius fu
sorpreso di non percepire alcuna ondata d’indignazione
nel suo animo, anche se per la secnda volta quel ragazzino criticava i
Purosangue.
“Non…Non è vero” balbettò lei facendosi rossa.
“Jenny,
che hai?” fece Sirius protettivo. James scimmiottò la sua espressione, ma prima
che l’altro se ne accorgesse era tornato serio.
“Io.. ho amiche
Mezzosangue”.
“Se le chiami così, ne dubito” disse ancora Lupin.
“Lo vedrai” mormorò Jennifer, mentre una
ragazzina dai capelli rossi passava dietro di lei, e la chiamò: “Jenny, vieni”.
James la
fissò per bene, osservandone la pelle chiarissima, costellata di qualche
efelide sul viso, e i vivaci occhi verdi.
“Eccomi,
Lily…emh, vieni, ti presento Sirius Black…Remus Lupin…e, ahimè, James Potter”.
“Salve!”
esclamò lui immediatamente, tendendo la mano.
Lily,
quasi intimorita, osservò la mano e disse: “Elizabeth Evans, ciao”.
“Ciao
Lily” fece Sirius condiscendente “…anche tu a Serpeverde, immagino…”.
“Sirius, piantala” sbottò Jennifer “Non è di Serpeverde, è Babbana di nascita”.
James sorrise trionfante di fronte all’espressione di Sirius, il quale sembrava
aver ricevuto uno schiaffo morale che potesse seriamente compromettere la sua
sanità mentale.
“Non sono
tutti come te…a volte sei proprio una
rottura” disse ancora Jennifer, andandosene via dallo scompartimento, e
portando via Lily con sé.
“Sai, mi
sbagliavo” ammise James chiudendo la porta “Vale la pena di conoscerla, Bloode,
anche solo per le amiche che ha”.
“Sì, sì
certo” mormorò Sirius perso.
“Vedi”
sussurrò James a Remus “ Quando è confuso è ancora più simpatico…mi da’ anche
ragione”.
***
La
McGranitt srotolò una lunga pergamena e scoccò una lunga occhiata ai ragazzini
del primo anno.
“Ora vi
chiamerò per nome, uno ad uno, e voi avanzerete fino
al Cappello Parlante, il quale vi smisterà nella Casa più opportuna”.
Sirius
fece uno sbadiglio – James non seppe dire se fosse
vero o finto – e disse: “Ecco la parte più semplice”.
Poi James
si voltò alla sua destra e vide il ragazzino cicciottello che aveva incontrato
alla stazione.
Tremava e
si contorceva le mani, strapazzandole.
“In quale
Casa finirai?” gli chiese, tranquillo.
Lui
sussultò, e quando realizzò che qualcuno gli aveva
parlato, disse: “Peter M-minus”.
“Non
esiste la Casa ‘Peter Minus’ “ borbottò Sirius con un
sopracciglio rialzato.
“Già”
commentò James sorridendo.
“Oh…emh…non
lo so…” continuò Peter, rendendosi finalmente conto della domanda “E tu?”.
“Grifondoro,
che domande. Comunque io sono James Potter”.
Remus
Lupin guardò bene James, e poi Sirius. Avrebbe voluto essere anche lui sicuro
di sé come loro, sicuro di cosa voler fare nella vita, sicuro di quale Casa
considerare come propria…e invece non sapeva un tubo, né di cosa lo aspettava,
né di che fine avrebbe fatto.
“Susan
Abbott” disse la McGranitt ad alta voce.
Una
ragazzina con lunghe trecce rosse camminò fino al Cappello, che poco dopo proclamò:
“TASSOROSSO”.
“Sirius
Black”.
Sirius
disse: “Addio, Potter”, camminando con disinvoltura fino allo sgabello del
Cappello Parlante.
La
professoressa lo issò sulla sua testa bruna e Sirius si preparò a sentirlo
esclamare “Serpeverde!”, cosa su cui aveva fantasticato per tutta l’estate.
“Mmh…un
altro Black…Serpeverde è lì che ti aspetta…” ponderava il Cappello “ma qui ci
sono tanto coraggio e audacia, sprezzo del pericolo…mmh…magari..”.
Sirius
percepì una goccia di sudore attraversargli il viso, mentre guardava davanti a
sé il resto della Sala in silenzio…
“GRIFONDORO”.
…e poi improvvisamente non lo vedeva più.
Anche se
non l’avrebbero mai detto, James e Remus si ritrovarono ad applaudire insieme a
tutti gli altri di Grifondoro, che dimostravano tanto idillio e felicità per
aver strappato a Serpeverde colui che sembrava una
certezza.
Sirius per
un po’ rimase seduto, poi la McGranitt gli scoccò un’occhiata interrogativa e
lo fece alzare.
Avanzò
fino al tavolo e si sedette, mentre gli altri Grifondoro lo guardavano senza
dire ‘a’, per paura che mordesse.
Lanciò uno
sguardo alla tavolata di Serpeverde, e vide con suo orrore che sua cugina
Narcissa lo guardava male. Seduta accanto a lei, c’era anche Bellatrix, la
sorella maggiore di Narcissa e Andromeda.
Era al suo
penultimo anno, e non aveva mai considerato Sirius più di tanto, soprattutto
quand’era più piccolo.
Sirius la
vide muovere le labbra e rabbrividì mentre diceva ‘Feccia’.
“Jennifer
Bloode” chiamò la McGranitt.
“Fammi
passare, Potter” disse una voce gelida dietro James; lui si scansò e vide la
ragazza, pallida, avanzare tra la folla.
Si
sedette, chiudendo gli occhi.
“Vediamo...Bloode...astuta, disposta a tutto
per raggiungere il successo...come tutti nella tua famiglia...ma non mancano
coraggio e una sorprendente dose di altruismo che non
avrei mai pensato...”. “Serpeverde è la mia casa” borbottò Jennifer tra sé,
stringendo i denti.
Jennifer avrebbe tanto voluto seguire Sirius a Grifondoro, per lui
l’avrebbe fatto, ma non si sentiva preparata a finire
in una Casa come quella... cosa avrebbe detto suo padre?
“...la tua volontà di finire a Serpreverde è chiara...vediamo un po' cosa
mi combini...SERPEVERDE”.
James vide chiaramente Jennifer sospirare di sollievo, lanciare
un'occhiata alla tavolata di Grifondoro per poi raggiungere i Serpeverde
esultanti.
“Bloode ce l’ha fatta” mormorò Remus, seguendola
con lo sguardo e vedendo che abbracciava un ragazzo dai capelli rossi di
Serpeverde, probabilmente del terzo o quarto anno.
James, lì vicino, fece spallucce, mentre “Amos Diggory” veniva smistato a Tassorosso.
“Alice Donovan”.
Una ragazzina dai capelli castani emerse dal gruppo, mentre
un altro ragazzino, piuttosto robusto per essere del primo anno, non lontano da
James, la guardava interessato. Quando distolse lo sguardo da lei incontrò quello malizioso di James.
I due risero e il ragazzino strinse la mano a James: “Frank Paciock”.
“James Potter”.
“Elizabeth Evans” chiamò ancora la professoressa.
“oho amico guarda, guarda là!” Lupin toccò James
sulla spalla, sorridendo, e indicandogli, seduta sullo sgabello, la ragazzina
che Bloode aveva presentato loro sul treno.
“GRIFONDORO”.
“Seeee! Ma vieni!” esultò James, beccandosi
un’occhiataccia dalla McGranitt. Eppure, mentre si ricomponeva, giurò che il
preside, Albus Silente, gli avesse indirizzato un
sorriso.
“Remus
Lupin”.
Ci siamo, pensò Lupin mentre James lo spingeva allegro in avanti.
Uno, due, tre passi…tirò un profondo respiro e lasciò che il
Cappello Parlante gli scivolasse in testa.
“Oh, ti
prego, fa’ che mi trovi bene qui” mormorò preoccupato.
“La tua
insicurezza può essere superata, credo, ragazzo” borbottò il Cappello Parlante
“E vista la tua dose di buona volontà, e lealtà, credo che non avrai problemi…a
GRIFONDORO”.
Con un
gran sospiro anche Remus si avviò alla tavolata di Grifondoro.
“Peter
Minus”.
La
camminata ondeggiante di Peter fece ridacchiare non pochi studenti, mentre
ancora si torceva le mani e si asciugava il sudore in fronte.
“mmh…non
sei laborioso, ragazzo mio, niente Tassorosso…né una gran mente
calcolatrice…forse Corvonero…”.
“Grifondoro
Grifondoro Grifondoro” borbottava Peter con tutte le sue forze.
James
Potter gli aveva infuso una certa dose di sicurezza, sentiva che sarebbe
riuscito a farsi amico qualcuno, se solo capitava con
le persone giuste.
“Ma per andare a Grifondoro occorre coraggio…beh, in fondo
non sei adatto neanche alle altre case…GRIFONDORO”.
“Hai capito
Minus” commentò James, mentre lo applaudiva.
Con grande piacere di James, anche Frank Paciock, appena
conosciuto, fu spedito a Grifondoro, e poi fu il turno di un ragazzino tetro e
strascicante, di nome Severus Piton.
“SERPEVERDE”.
“James
Potter” disse un’ultima volta la McGranitt, con voce squillante.
James
arrivò fino al Cappello, questa volta realmente teso, forse anche solo per un
attimo; il Cappello sfiorò appena il suo capo che subito strillò:”GRIFONDORO”.
Mentre
si alzava, James distinse chiaramente Remus, Peter e Frank applaudirlo dalla
tavola di Grifondoro, e accanto a loro Sirius che fissava il suo piatto vuoto
come una mummia.
James
scosse la testa e corse a sedersi.
***