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Autore: sonyx1992    08/06/2012    1 recensioni
Dal capitolo 12:"I sogni sono come i bicchieri: si rompono facilmente.
Vengono chiusi in una scatola su cui viene scritto “fragile” come ammonimento, per ricordarci di quanto sia facile perderli.
Tu prendi la scatola tra le mani, stai attenta ad ogni passo, stai attenta alla stretta sul contenitore, lo appoggi al petto, giusto sotto al mento, per poter cogliere le trappole sul cammino.
Ma stai attenta!
Anche quando mancano pochi gradini i pericoli sono lì, in agguato, nascosti dietro l'angolo, celato dentro due bambini che giocano sulle scale.
Ti incontrano, vi scontrate, cadete; e cadono i sogni.
E quella scatola con la scritta “fragile” ti dimostra la sua fragilità lasciando che i tuoi sogni si frantumino.
GAME OVER.
I tuoi sogni sono distrutti, non vedi? Sono lì, a terra, spezzati in miliardi di pezzi, ormai inutili se non per ferire e tagliare chi posa un piede sopra di loro.
Ed ora cosa fai?
Ti siedi, li osservi, pensi a come andare avanti.
È inutile piangere sul latte versato e sui sogni infranti.
Ti alzi, ti tiri su con le braccia e ricominci, raccogli la scatola, rimetti insieme i pezzi di vetro e vai avanti; cammini fino alla tua destinazione, poi ti fermi e ti siedi di nuovo, vicino ad un cumulo di neve, e con le mani rosse ed infreddolite, inizi a modellarla, a schiacciarla, a toglierla.
Cosa fai?
“Voglio costruire un pupazzo di neve”, mi rispondi.
Ed io osservo la scatola accanto a te, con dentro i tuoi sogni infranti.
Ci guardo dentro e mi accorgo che tra i cocci di vetro un bicchiere è ancora intero; si, te lo giuro, non lo vedi? È ancora lì, si è salvato!
Sorrido perché i tuoi sogni ci sono ancora, nascosti tra i pezzi di quelli infranti, ma ci sono ancora.
Quindi, ti aiuto a costruire il pupazzo di neve."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22- SE BALLI IL DOLORE PASSA

 

Lea”

 

Il mio diciannovesimo compleanno è il giorno che più ricordo; come se si fosse fossilizzato nella mia testa, mettendo radici e restando lì, senza più staccarsi.

Nicola mi amava, Federica era sempre presente, Simona si lasciava stringere e mio padre era il solito timido che non concede molti abbracci gratuiti.

Quella volta, però, ne avevo ricevuti perfino 4. E zia Milly si era quasi trattenuta con i suoi ricordi, preferendo stare in silenzio a registrarne di nuovi con i suoi vecchi occhi stanchi.

Simona attirava l'attenzione su di sé e Nicola non era venuto; il solito asociale; per lui ogni scusa era buona per non partecipare a qualche festa, la mia compresa.

Quella volta, però, mi aveva sorpreso; un mazzo di rose bianche, appena arrivate, portavano la sua firma e il suo bigliettino: “stasera mi farò perdonare”.

Simona aveva riso, Federica era arrossita al mio posto e mio padre, bè, naturalmente non l'ho fatto leggere a mio padre!

 

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Quest'anno c'è qualcosa di diverso; sarà perché compio 25 anni, perché c'è meno aria di festa o perché, questa volta, Simona non c'è e Davide tenta, invano, di sostituirla.

Zia Milly mi scruta dal divano, seduta accanto a mio padre che si rigira nervosamente un bicchiere vuoto tra le mani; Davide mangia la sua fetta di torta gettando, di tanto in tanto, un'occhiata verso la finestra e verso Federica che vi si affaccia, aspettando di vedere arrivare qualcuno.

Ma chi? Simona è impossibile, Michele aveva un impegno e Fabio lei neanche lo conosceva.
“Mattia non viene?”

Sussulto ma cerco di nasconderlo ingoiando a fatica un pezzo di torta: “No”.

Ma zia Milly è furba e lei è una vera esperta a capire quando uno mente; soprattutto quando quel qualcuno è la sua nipotina Lea, rimasta senza una gamba.

 

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Penso a quanto sia ridicolo questo momento; più in generale, a quanto sia diventato stupido ricordare questo giorno.

È il mio compleanno; ma, ammettiamolo: è da un po' che ci siamo dimenticati cosa si dovrebbe festeggiare veramente in questa occasione e per cosa, invece, lodiamo il festeggiato.

Buon compleanno!”, mi dicono.

Tanti auguri!”, aggiungono, ma i loro sguardi mentono insieme alle loro labbra, diventando complici in questa amnesia.

Anni fa, in questo stesso giorno, in uno dei tanti 7 agosto che hanno preceduto questo, sono nata io, facendo il mio ingresso nel mondo.

Ma, oggi, pochi ricordano questa cosa e, lo ammetto, perfino io fingo di essermene dimenticata.

Semplicemente perché così è molto più facile; perché, in effetti, quando ci complimentiamo con il festeggiato, non ci riferiamo al suo ingresso in questo mondo ma, più precisamente, al fatto che sia sopravvissuto a questa vita ancora una volta; ancora per un anno.

Auguri!”, ce l'hai fatta.

Grazie” , rispondo, fiera di quella mia piccola vittoria annuale sulla vita.

Questo giorno è una piccola soddisfazione che ci diamo; niente di più e niente di meno.

Eppure, mi rendo conto che quest'anno è stato diverso, che questa ennesima battaglia con la vita mi ha lasciato un segno e qualche ferita di troppo.

Quest'anno ho rischiato di perdere, ho rischiato di non farcela.

La protesi che sostituisce la mia gamba destra me lo ricorda e me lo rinfaccia.

Ma, oggi, non ci voglio pensare, non voglio riportare alla mia mente la battaglia dell'ultimo anno in cui sono stata colpita e che ha lasciato sul mio corpo un segno indelebile.

Oggi dev'essere un giorno speciale, come tutti i 7 agosto che l'hanno preceduto.

Oggi ho bisogno solo di quella piccola soddisfazione che mi rassicuri del fatto che io abbia vinto ancora una volta, che io non abbia ceduto durante l'ennesimo scontro.

Buon compleanno!”

Ma, è davvero così? Ho davvero vinto?

Grazie”

Non ne sono sicura.

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Esco dalla casa di mio padre e respiro l'aria a pieni polmoni, liberandomi dall'agitazione in cui mi ha messo Federica.

Tutto è così difficile da farmi capire di essere sola: Nicola non c'è, Simona è morta, Mattia vorrà starmi sicuramente lontano dopo quel che è successo e la mia migliore amica non può più essere la confidente di una volta.

Sarebbe bello dirglielo, ridere insieme, urlare dalla gioia per il bacio rubato ad un ragazzo...già, se solo quel ragazzo non fosse il suo ex di cui è ancora innamorata.

Non posso, come la prenderebbe?

È stato meglio fuggire, da lei, da un Davide silenzioso, un padre timido ed una zia Milly che, nonostante la cataratta, ha uno sguardo che ti perfora.

Vado a prendere un po' d'aria”.

E loro ti sorridono senza capire, ma acconsentono perché davanti ad una gamba mancante non si può non acconsentire; questo l'ho imparato negli ultimi mesi.

La gente non ti sa dire di no quando vede che hai perso qualcosa.

Mi appoggio alla ringhiera e mi massaggio il ginocchio destro che, all'improvviso, ha iniziato a darmi fastidio. Strano.

Lo guardo e penso a Nicola che non è ancora tornato, alle sue rose che quest'anno si è dimenticato di spedire; penso a cosa stia facendo, dove, con chi...

No, all'ultima è meglio che non ci pensi.

Tu sei Lea?”

Alzo gli occhi di scatto ed un mazzo di rose mi si para davanti agli occhi; e sono bianche, bianche come la neve che cadeva la notte dell'incidente, bianche come il pupazzo che ho costruito vicino all'ospedale.

Ed è incredibile come Nicola abbia riempito mesi di assenza nei miei pensieri con dei semplici fiori.

 

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Il profumo delle rose mi invade e mi manda in estasi; adoro le rose e Nicola lo sa bene.

Apro il bigliettino con i brividi che mi percorrono, con l'ansia di leggere il suo messaggio.

Ed invece, niente, la delusione mi sopraffale.

Questo non l'ha scritto Nicola” e guardo lo sconosciuto che alle mie parole sussulta e per scusarsi si passa una mano tra i capelli sorridendo.

Ops!”

Chiudo il biglietto e gli restituisco le rose, scocciata.

Ehi, non prendertela! Si, il messaggio non l'ha scritto Nicola, ma credevo che un “ti amo” andasse più che bene.”

E no, invece, non va bene! Perché non l'ha scritto lui, perché non era quello che volevo, perché le parole “sono tornato” non ci sono su quel pezzo di carta.
Ma lui non lo sa e, quindi, continua a sorridermi e mi restituisce le rose: “Ok, anche se il messaggio non è suo, almeno accetta le rose!”.

Come conosci Nicola?”, gli domando, rifiutando di nuovo i fiori candidi.

Siamo amici di vecchia data e ieri mi ha chiamato chiedendomi questo favore.”

Quale favore?”

Portarti le rose, naturalmente!”

Torno a guardare i fiori ed arrossisco perché penso che Nicola si sia ricordato di me, del mio compleanno e della sua usanza di regalarmi quel genere di fiori.

Titubo ancora un poco, indecisa, ma alla fine le accetto.

Lui sembra contento perché si mette le mani sui fianchi ed alza il mento, soddisfatto di aver portato a termine il suo compito.

Non ti ho ancora perdonato per aver finto che le avesse comprate Nicola”, ribatto io con un sorriso scherzoso.

Lui ricambia il sorriso, forse se l'aspettava, quindi alza la mano per un cenno di saluto e se ne va, dandomi le spalle.

Allora stasera mi farò perdonare!”

E mi chiedo se Nicola gli abbia raccontato anche del mio diciannovesimo compleanno.

 

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Quella era la mia prima volta. Per lui no, chissà quante ce n'erano state prima.

Sapeva come muoversi e non lasciava il tempo al mio corpo d'indugiare.

Nei preliminari era stato molto attento e preciso: prima le candele, poi i petali sparsi per terra, il profumo d'incenso, le sue mani che mi afferrano sicure e la sua lingua che assaggia il mio corpo.

Ma i brividi mi percorrono lo stesso, nonostante lui cerchi di tenerli fermi; sono brividi di piacere, che mi percorrono prima ancora che lui mi spogli e mi faccia sdraiare sopra di lui.

Lascia fare a me”, mi sussurra e poi mi muove, mi guida su di lui, perché lui sa come fare, l'ha fatto chissà quante volte prima, ha più esperienza di me e cerca di non farmi soffrire.

Il dolore c'è lo stesso, non può evitarlo; ma va piano, è tranquillo, mi lascia il tempo che voglio, le paure che chiedo e poi va in fino in fondo, forte e deciso.

Buon compleanno”, sussurra dolcemente e la sua voce si perde nei nostri sospiri.

Apro gli occhi e lo guardo e penso che si, mi piace da impazzire, forse addirittura lo amo e perché no? Anche il sesso con lui è una cosa meravigliosa.

 

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Mi porta in un locale dalla musica alta, che ti tappa le orecchie e nasconde la tua voce, costringendoti ad urlare per farti sentire; a volte, non basta nemmeno quello e l'unica cosa che ti resta da fare è startene muta, a gesticolare per farti capire e a subire quello che ti succede intorno.

Mi porta ad un tavolino dove ci sono altri 2 ragazzi, un moro e una rossa.

Il moro si alza, mi stringe la mano, mi invita a sedermi e poi si siede accanto alla rossa passandole un braccio intorno al collo.

Uno il cacciatore, l'altra la preda mostrata a tutti per fare bella figura.

Sono Lorenzo!”, urla il moro e alla rossa invece non piace urlare, preferisce allungarsi verso di me per dirmi il suo nome con il tono di voce più normale: “Marta”.

Io non sono capace di parlare come lei, bassa ma col tono giusto per farmi sentire, quindi urlo, come Lorenzo: “Lea!!”.

E i due annuiscono, fingendo, forse, di aver capito il mio nome.

Probabilmente, quando ricorderanno questa serata, si sbaglieranno perché in realtà hanno sentito male ma avevano vergogna di farmelo ripetere, quindi diranno agli amici che mi chiamavo “Bea” o forse anche “Lucia” che non c'entra niente.

Ma non importa.

Il mio amico delle rose si siede accanto a me e guarda quelli che ballano sulla pista, sotto le luci della discoteca che li sballa e con in mano bicchieri di qualcosa che li porta fuori più delle luci e della musica messi insieme.

Ehi, ragazzi, oggi è il compleanno di Lea!!”, dice il ragazzo delle rose e Lorenzo esulta, mentre Marta si limita ad un debole sorriso.

Allora dobbiamo festeggiare!! Andiamo a ballare!”, propone Lorenzo e già si alza, senza aspettare un consenso.

Faccio cenno di no con la testa perché è molto più semplice che urlare e non farmi capire ma a loro non basta, non piacciono i rifiuti e quello delle rose insiste: “Dai, perché?! Come faccio a farmi perdonare se non vieni nemmeno a ballare?”.

Ed io vorrei dirgli che andrei volentieri, mi è sempre piaciuto ballare, muovermi senza troppi pensieri sulla pista da ballo, ma la gamba finta me lo impedisce e mi farebbe male.

Ma è dura da spiegare, quindi ripeto il mio cenno negativo e poi mi sforzo di urlare: “Ho male a una gamba!”.

Guarda che ballando il dolore passa”, scherza lui ed io non so più come dirglielo ma non voglio mostrargli quell'orrore di alluminio sotto al ginocchio; con che occhi mi guarderebbero?

Quindi mi alzo, cedo, rischio la mia gamba malata sperando di sopportare il dolore e poi cosa sarà, un ballo soltanto, no? Poi mi siederò e fingerò di essere stanca.

Accetto la mano dell'amico delle rose e mi butto sulla pista da ballo, con la protesi che già mi fa male.

 

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Lorenzo mi porge qualcosa da bere, mi si avvicina all'orecchio e mi dice di berlo in un sorso, altrimenti brucia troppo e mi fa vomitare.

Ascolto il suo consiglio ma il liquido chiaro mi brucia lo stesso la gola e mi fa strabuzzare gli occhi; non sono abituata all'alcool.

Lui ride per la mia faccia e, lasciato il bicchierino sul bancone, torna sulla pista da ballo e danziamo insieme.

La gamba mi fa un male cane ma più bevo e più il dolore è sopportabile, anche se la testa inizia a girarmi.

Mi chiedo dove sia finita Marta, non capisco perché non è qui a muoversi con Lorenzo; perché ci sono io al suo posto? Perché il dolore alla gamba inizio a non sentirlo più ma muovermi si fa sempre più difficile?
Sono costretta ad appoggiarmi alle braccia di Lorenzo, ad afferrarlo, ad abbassare il volto su di lui perché la testa mi gira e la protesi inizia a non reggermi più.

E lui mi afferra, ci sostiene entrambi, mi muove sulla pista da ballo sicuro e deciso; chissà quante volte l'ha fatto prima; chissà con chi; chissà dov'è finito il mio amico delle rose e Nicola.

 

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La sua macchina è scomoda e in due non ci stiamo proprio.

Siamo costretti ad accucciarci, io sotto, lui sopra.

La testa mi gira, la gamba non la sento più e la lascio cadere a fianco dei sedili posteriori perché a piegarla proprio non ci riesco.

I jeans la coprono ma Lorenzo mi vuole spogliare; non sa cosa l'aspetta sotto il ginocchio destro.
Però, voglio sapere come reagirà, quindi gli do' una mano e lo aiuto a sfilarmi i pantaloni.

Lui non la vede la mia gamba, non la nota, neanche la tocca; le sue mani sono già prese a sfiorarmi la pancia e a togliermi la maglietta.

E la testa mi gira e a fermarlo non ci riesco; sono stanca e non mi reggo in piedi e non posso più aspettare Nicola.

Di lui, ormai, avrò soltanto delle rose in dono ogni anno.

Lorenzo ha fretta, ha paura che qualcuno ci veda, ci interrompa, che l'alcool mi lasci libera di allontanarlo.

Si abbassa la lampo e mi toglie le mutandine, senza sfilarmele del tutto dalle gambe.

Non vuole essere delicato, lui, vuole farla finita subito, ha paura che Marta ci scopra, che si infuri, che lo lasci e che non lo perdoni più, urlando dalla sua finestra di lasciarla in pace e di andarsene.

E fa male tutto questo, mi fa pensare a Nicola, mi fa passare la sbornia, mi fa tornare il dolore alla gamba e mi spinge ad allontanare Lorenzo.

Lasciami...non voglio!!”

Ma lui è sordo, forse ha ancora la musica della discoteca nelle orecchie e quindi se non urlo non mi sente.

Lasciami!!!”

Niente, si vede che non ho la voce abbastanza alta.

La portiera dietro di lui si apre di colpo e qualcosa lo trascina via.

Lorenzo, possibile che sei il solito coglione?? Lea è la ragazza di Nicola. Tornatene dentro da Marta, va, che è ubriaca e ti cerca”.

Si sbaglia, non è vero, Lea non è la ragazza di Nicola, forse quella voce non lo sa ma lui l'ha tradita, allora lei l'ha lasciato e gli ha rinnegato ogni perdono.

Il ragazzo delle rose mi afferra per un braccio e mi tira seduta, mi riveste con dolcezza e poi mi carica in spalla.

Deve averla vista la mia gamba ma allora perché non mi guarda inorridito e disgustato?

È dolce questo amico, Nicola è fortunato ad averlo, ad avere qualcuno che è ancora qui e che ha potuto portarmi il suo regalo di compleanno.

La testa mi gira e chiudo gli occhi per tenere tutto fermo intorno a me, perché il nero non si muove e il nero non giudica né me né la mia gamba finta.

L'amico delle rose mi fa sedere sul sedile della sua macchina e mi allaccia la cintura.

La sua dolcezza è finta ed esagerata ma fa comunque piacere, perché mi ricorda Nicola e le sue attenzioni durante la mia prima volta.

Il ragazzo guida e sta in silenzio, mi sta portando a casa, da Federica che, in ansia, mi ha visto salire in macchina con uno sconosciuto, che ha guardato giù dalla finestra mentre cercavo di non zoppicare, che ha sospirato nel vedermi fingere un sorriso per farla stare serena: “Tranquilla, è solo una serata con dei nuovi amici”.

Già, e chissà che dirà nel vedermi in questo stato.

Ma non ci voglio pensare ora, c'è tempo per quello e quindi mi volto verso il ragazzo che guida e lo guardo per qualche istante, in silenzio e attendendo che le mie labbra si sentano pronte per parlargli: “Come ti chiami?”, le lettere scivolano tra i denti e sulla lingua, ma ancora riesco ad avere abbastanza controllo e a renderle comprensibili.

Sergio”, risponde lui e poi accende la radio per riempire un po' il silenzio.

Sergio, il ragazzo delle rose, l'amico di Nicola che mi ha salvato da Lorenzo e dalla sua fretta, che ora mi prende in braccio facendo attenzione alla gamba destra e chiama Federica al citofono.

È tardi e lei ci impiega un po' a rispondere ma poi apre la porta, lo fa entrare, lascia che Sergio mi abbandoni sul letto, mi copra con le lenzuola e mi sposti una ciocca di capelli che mi si era posata sul volto.

Buon compleanno”, dice e poi se ne va, esce dalla stanza.

Lo fermo, lo chiamo indietro e lui si blocca, mi guarda, aspetta che gli parli.

Dì a Nicola che lo aspetto”.

E lui sorride e annuisce.

 

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“Che dici? Mi sono fatto perdonare?”
Ancora no, Nicola, ancora no.

Ma ora ti aspetto ed è qualcosa in più, forse questa volta non mi vedrai più alla finestra a cacciarti via ma sarò giù, ad aspettarti e a correrti incontro per abbracciarti e darti il bentornato.

Perché se balli il dolore passa, il cuore non brucia più, la gamba ti da meno fastidio; perché mi manchi, Nicola e ti rivoglio con me.

 

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Salve a tuttiiii!!!
Perdonatemi ma questa volta non ho molto tempo per fermarmi...ci ho impiegato secoli a scrivere questo capitolo e quindi ora mi tocca fuggire!!!
Vi dico solo che il capitolo di Nicola comprenderà anche questa chiamata che farà a Sergio (se non vi ricordate di lui è l'amico che lo chiama "una volta ogni morte di Papa") e della sua nuova fiamma Claire!!! ;)
Ci tengo molto a ringraziare (cosa che non ho fatto prima, perdonatemi!):


1 - LaFolie108
2 - wingedangel

che hanno messo la storia tra le preferite;

1 - SiriaJ
2 - wingedangel

tra le ricordate;

1 - GNG 4ever
2 - LaFolie108
3 - SiriaJ
4 - wingedangel

tra le seguite;

Ed inoltre LaFolie108 e wingedangel per averla commentata!!! :) (Sbaglio o tu, S (Wingedangel), sei un pò dappertutto??? ahahahah)

Grazie di cuore, davvero, mi fa un piacere enorme!!!
Vi adoro tutti!!
Un bacio.
=Sony=

 

   
 
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