Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: virgily    08/06/2012    5 recensioni
Una bambina salvata dalla benevolenza di Odino. Una figlia e una nuova speranza di unificare Asgard con Midgard...
"-Perché odi cosí tanto Thor?- gli domandó timidamente, guardandolo di sottecchi
-Io non provo alcun odio nei suoi confronti mia cara- rispose beffardo
-Stai mentendo-
-Perché mi dici questo mia dolce sorellina?- Loki portó le mani al viso pallido della giovane, carezzandogli le guance con tenerezza. Solo sfiorandole la pelle, ardenti brividi tentarono l'animo del dio. Lei lo guardava con quei pudici occhi profondi come due buchi neri, troppo sinceri e docili per sostenere lo sguardo con il dio dell'inganno
-Perché é piú forte di te Loki. Tu menti. Sempre-"
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lies, I used to understand them
Cap. 1: I realized and saw it's light in the night


 
 
La notte era buia e priva di stelle, soltanto un’ ampia distesa color pece che avvolgeva tutto il mondo. C’era un vasto focolare a portare luce nell’ombra, a riscaldare gli animi e i corpi di tutti coloro i quali, seduti intorno al faló, osservavano le fiamme danzare a tempo con la criniera folta e bruna della  völva, la quale intonava canti agli antichi dei, preparando con cura una lastra di pietra, addobbandola come un altare, accostandogli ghirlande di fiori di campo ed erbe profumate. Il pianto di un bambino squarciò quella mistica armonia. Una donna avanzava nell’oscuritá, trattenendo i singhiozzi sebbene pesanti lacrime bagnassero il suo viso. Tra le mani teneva un piccolo fagotto di calda pelliccia, dondolandolo stretto al suo petto per rassicurarne il fragile contenuto. La völva giunse su di lei, strappandole dalle mani quell'innocente creatura, mentre un uomo distoglieva la donna dallo svenire in preda al dolore che la consapevolezza le stava procurando. Posto nel mezzo dell’altarino in pietra, dall’agglomerato di pelli e stoffa grezza due occhi grandi e scuri, profondi proprio come quella notte, osservavano il cielo e due manine docili e paffute si sollevavano verso l’alto, come se volessero acchiappare quello spesso mantello che gli impediva di vedere la luce. La maga, piroettando attorno all’altare cospargeva sull’intera area una sostanza viscosa, dall’odore secco e acidognolo. Poi, afferrando un legno ardente dal braciere, fece carezzare le fiamme con quella viscida sostanza, la quale immediatamente cominció a bruciare. Un anello infuocato circondava il bambino, che stordito dai fumi che producevano le ghirlande ardenti ricominció a piangere. La sua voce era acuta, spaventata. Era un grido disperato di aiuto che si diffondeva per tutta la foresta e per tutto il cosmo. Le lingue di fuoco avanzavano rapidamente, riducendo in cenere qualsiasi cosa separasse il pargoletto dalle loro carezze distruttrici. Il barlume delle violente vampate brillava dentro quelli iridi grandi e innocenti, e proprio in quell’attimo, pochi secondi prima che le fiamme potessero raggiungere le sue fasce, una luce estranea a quella della pallida luna creò un cono folgorante che illuminó all’improvviso l’altare. Le fiamme si spensero in un attimo a causa della prorompente folata di vento provocata dal  cielo stesso, che sembrava essersi aperto in una voragine avvolta dalle nuvole scure in un grande vortice, spalancando il passaggio sulla terra a un possente cavallo. Un destriero abituato ad andare in guerra, cavalcato dal Padre degli dei in persona. Il nitrito e il fiato condensato dell’animale fece accapponare la pelle di tutti i presenti, i quali, si prostrarono ai suoi piedi, silenti, spaventati. E con il suo unico occhio, Odino osservava la pianura, torreggiando su quei poveri mortali con uno sguardo severo e saggio senza proferire alcuna parola. Prese allora il fagottino tra le braccia, scostando appena quei due lembi di stoffa che gli impedivano di vedergli il viso roseo e tondo. Fitti capelli scuri avvolgevano la sua testolina, e due occhi, lucidi di lacrime e curiosi, dello stesso colore della corteccia delle querce, osservavano le rughe appena marcate sul volto del Padre degli dei. Allungando le manine soffici, accarezzò quella ruvida barba, ridacchiando appena della solleticante sensazione che provava sulle dita. Un sorriso spontaneo si dipinse allora sulla bocca del dio, che stringendo il neonato al petto fece impennare il suo fiero stallone, svanendo in quel cono di luce celestiale che penetrò nuovamente il cielo oscuro, senza lasciare più sue tracce.
 
***
Con le mani chiuse in pugnetti e gli occhi serrati, l’infante era stato riposto in una culla dorata, la stessa dove anni prima aveva vegliato su i suoi due figli, e Odino lo osservava dormire con tenerezza. Ancora sentiva le sue grida straziate nella testa, cosí forti da farsi sentire perfino ad Asgard
-La voce di questa midgardiana ha scosso particolarmente i vostri sensi, mio signore?- Frigga fece il suo ingresso nelle camere reali con un dolce sorriso sulle labbra. A passo lento, la signora degli dei andava a fiancheggiare il re suo marito, posando con dolcezza il capo sulla sua spalla ancora agile e forte
-Non mi ero reso conto che fosse una bambina...- confessò l’uomo portando la mano grande e callosa al piccolo viso della creatura, coccolandole appena una guancia con la punta delle dita, cercando il piú delicatamente possibile di non svegliarla dal suo riposo
-I figli del mio re aumentano lentamente...- bofocchió la sua signora, stringendosi al corpo del dio, che istintivamente l’accolse al suo petto in un caldissimo abbraccio
-Quando pensate di mostrargli la loro nuova sorella, mio signore?- domandò successivamente, scostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio del suo re. Odino le sorrise, carezzandole a sua volta il viso, per poi lasciarle il calco di un bacio sulla fronte
-Domani, mia signora. Ora é tardi e svegliarli dal loro sonno non li renderebbe certo in grado di capire...- Frigga annuì ponendosi un altro grande quesito:
-E che nome pensate di dare a vostra figlia, Padre degli dei?- tornando a focalizzare l’attenzione su quella culla, osservò quella bimba dalle guance rosee e l’espressione dolce. Quanta fragilità trasmetteva quella pargoletta, eppure quanta forza aveva dimostrato, piangendo e gridando; lottando fino allo stremo delle sue prime forze. L’angolo destro delle labbra di Odino si sollevó verso l’alto, mentre il suo occhio s’illuminava di un leggero barlume bluastro. E sentiva giá il fiato riempirgli la bocca, pizzicargli la lingua
-Klithilde. Cosí si chiamerá- rispose solennemente, tornando a guardare la sua divina sposa. E a sua volta la signora del cielo, inchinandosi con riverenza innanzi alla sua decisione, disse: 
-E cosí sia, mio signore-   

*Angolino di Virgy*

Bene, che dire?
Mi sto ispirando alla canzone degli Hopes die Last :" Thanks for Coming" perché é una canzone che mi é arrivata molto. 
Spero che vi piaccia l'inizio. So di aver scritto poco ma conto di rifarmi con il prossimo capitolo.
Un bacio
-V-

Ps: le völve erano antiche maghe consultate dagli dei e sacerdotesse presso l'antico popolo dei Germani.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: virgily