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Autore: shesafeandsound    08/06/2012    1 recensioni
Non penso di aver mai creduto nei colpi di fulmine. Per me, è una cosa stupida: significa che giudichi la persona dall'aspetto fisico e non ti importa di conoscerla in quanto sei già "innamorato". Ma lui ribaltatò ogni mio teoria e mi lasciò priva di ogni difesa. Non ero più certa neanche delle mie stesse idee.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un pomeriggio di un freddo inverno, il che non mi dispiaceva. Indossai il mio maglione color panna che mi arriva al ginocchio, sotto avevo una canottiera bianca, dei leggins neri ed infine presi, dall'attacapanni di legno, la mia solita borsa. Uscii di casa e lasciai che il freddo di quella giornata mi entrasse in ogni parte del corpo. Annusai l'aria fresca e mi sentii come se fossi libera. Strinsi le braccia intorno al petto e cominciai a camminare. Non avevo una meta precisa, seguivo il vialetto. Continuavo a guardarmi intorno, girando la testa a destra e a sinistra, come fosse la prima volta che vedessi quegli alberi ormai spolti, come se non riconoscessi l'asfalto, ormai rovinato dal passare continuo delle macchine, su cui stavo camminando. Da quando quel ragazzo era entrato nella mia vita era come se avessi ricominciato a vivere. Avevo riscoperto la bellezza in ogni piccola cosa, anche nella più stupida e ciò non mi dispiaceva. Mi sentivo come una bambina che si stupisce a vedere una farfalla e tutto ciò era assurdo. Essere innamorati è assurdo.

"ciao!" esclamò una voce facendomi ritornare nel mondo delle persone normali, quelle che non si stupiscono per le cose stupide...o meglio, quello è il mondo degli adulti che non si stupiscono per le piccole cose. Alzai gli occhi e rimasi paralizzata. Ogni muscolo era fuori il mio controllo e l'unica cosa che riuscivo a fare era contemplare la sua bellezza.

"ci sei?" mi chiese lui sventolandomi una mano davanti gli occhi per poi ridere.

"cosa? oh, sì,sì ci sono!" risposi cadendo dalle nuvole. Scrollai la testa e poi mi sforzai di collegare il cervello con i muscoli ed infine con la bocca. Sì, ce la potevo fare.

"come stai?" mi chiese portandosi le mani nelle tasche dei suoi jeans di un blu chiaro.

"bene, te?" non riuscii a contenermi e posso dire con certezza che sulla mia faccia si disegnò un sorriso a trentadue denti. Era lui il ragazzo di cui ero innamorata ed era tutto troppo difficile quando lui era vicino a me: persino respirare era diventato una cosa complicata da svolgere.

"si tira avanti, dai"Il suo sorriso era fantastico e sarà stato mille volte più luminoso dei miei occhi ogni volta che lo vedevo.

"oggi è freddo rispetto agli altri giorni!" mi fece notare lui con incredibile semplicità.

"dici? io non me ne rendo conto. amo l'inverno e più è freddo, meglio sto!" confessai ridendo.

Per portare avanti quel dialogo, ricordo, di essermi fatta molto coraggio e di aver soffocato molte urla di gioia.

"andiamo a fare una passeggiata?" mi domandò avvicinandosi.

Annuii e cominciammo a camminare uno di fianco all'altro. Le mie braccia erano a penzoloni lungo i fianchi, ora. Camminavamo così vicini che spesso le nostre mani si sfioravano e quello era il momento in cui sentivo il mio cuore smettere di battere.
Eravamo entrati in un altro vicolo ed una ragazza ci interruppe nel mezzo della nostra conversazione. Da una parte la amai perchè mi fece capire che stavo passando veramente del tempo con il ragazzo di cui mi ero innamorata e riuscii a tirare un sospiro di sollievo, dall'altra la odiai perchè mi stava portando via del tempo da passare con lui.
Constatai che, quando lui ritornò da me per proseguire la nostra passeggiata, aveva passato troppo tempo a parlare con quella ma lasciai correre.
Ogni tanto gli vibrava il telefono, lui guardava lo schermo, leggeva il numero e poi lo rimetteva in tasca.

"non rispondi?" chiesi curiosa.

"no, non voglio parlare con tutte queste ragazzine- si interruppe per guardare il cielo che era diventato di un grigio cupo- però credo che debba riportarti a casa. Sembra si metta a piovere da un momento all'altro" mi informò guardandomi negli occhi.

"se per te non è un problema, grazie mille, altrimenti torno a piedi!" esclamai cercando di non disturbarlo troppo.

Gli avrei voluto dire che amo la pioggia, che avrei voluto stare a guardare le gocce scendere dai tetti delle case insieme a lui, che il suono della pioggia scrosciante mi calma ma avevo paura di sembrare troppo invadente proprio come quelle ragazzine con cui lui non voleva parlare. Mi feci portare a casa con la sua macchina, che era parcheggiata nel piazzale di casa sua, proprio vicino all'abitazione da cui era uscita quella ragazza, e quando mi lasciò sulla porta, dopo averlo salutato, mi sentii vuota dentro.
Entrai in casa e mi tolsi la borsa, la gettai da qualche parte, poi mi lasciai scivolare sul divano.
Ripercorsi ogni singola nostra parola, ogni suo movimento, ogni suo sorriso ed ogni luccichio nei suoi occhi. Stavo impazzendo, non poteva essere altrimenti.
Nel ricordare quella giornata caddi in un sonno profondo. Mio fratello mi disse che mi ero addormentata con il sorriso sulle labbra e qualcosa mi spingeva a credergli.
Al mio risveglio vidi il telefono che continuava ad illuminarsi, lo presi in mano e mi accorsi che era arrivato un messaggio.

"sono stato benissimo oggi, grazie mille." Sono certa che in quel momento il mio sorriso fosse stato più grande e più radioso di quello con cui mi ero addormentata. Lo sapevo per certo perchè ero innamorata.
  
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