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Autore: Claudia Ponto    08/06/2012    5 recensioni
Elias adora il mondo della Disney, ma si vergogna di rivelarlo per non essere considerato un bambino... questo "segreto" lo fa star male, ma un inaspettata sorpreda da parte del destino lo aiuterà a crescere, a capire chi è veramente e grazie soprattutto all'aiuto dei personaggi della fantasia.
Elias infatti non è un ragazzo qualunque...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Non era una gita qualunque.
 
Elias balzò sul letto quando la sveglia squillò all’improvviso.
Si agitò a tal punto che le coperte l’avvolsero completamente, impedendogli di muoversi e quindi evitare di cadere giù dal letto.
Sdraiato scomodamente sul pavimento scivolò fuori dal “bozzolo” dopo che la testa smise di pulsare di dolore, raggiungendo l’orologio per farlo smettere di squillare.
Era ancora presto… la luce del sole filtrava a malapena attraverso le imposte della finestra illuminando a malapena la stanza; sbadigliò e si stropicciò gli occhi, sistemando il cuscino per potersi riaddormentare, quando però posò lo sguardo sul disegno di Topolino che faceva da sfondo all’orologio perse completamente il sonno.
<< Muovi quel sedere! Tra poco dobbiamo uscire! >>
A dargli un ulteriore svegliata ci pensarono i suoi compagni di stanza, urlando con estrema vivacità.
 
Sospirò pesantemente, si era appena ricordato di essere in una camera d’albergo nei pressi del parco a tema più amato da bambini e adulti: Disneyland.
 
Elias avrebbe dovuto godersi quanto gli altri del viaggio a Disneyland, una simile vacanza-premio offerta dalla professoressa di francese non era privilegio per molti.
Accidenti, aveva sempre desiderato poter finalmente andare in quel posto e circondarsi dei vivaci colori di quell’immenso parco, di impregnarsi dei dolci odori delle pasticcerie apparentemente magiche e di ascoltare senza mai stancarsi le continue musiche da fiaba. Da questo si può facilmente evincere che il ragazzo è un cosiddetto “fan” del marchio Disney, nome che subito conduce alla figura dell’uomo che è stato in grado di rivoluzionare la fantasia… un genio che Elias ammirava perché con la propria testa e il proprio cuore aveva dato vita ad un intero fantastico universo.
Proprio questa sua ammirazione lo faceva vergognare.
Per quanto fossero normale quella cosa e in molti, come lui, apprezzavano la Disney, Elias non aveva il coraggio di ammetterlo: ora che aveva compiuto 14 anni credeva di sbagliare nel farsi piacere certe cose che magari la gente “comune” considerava infantile. Ci teneva a non perdere la passione per qualcosa che riusciva sempre a mettergli il buon umore; d’altra parte voleva essere considerato all’altezza degli altri coetanei già propensi alle attività più mature come le ragazze oppure le feste.
Conclusione: cercare di restare innocenti e nel contempo maturare era difficile.
 
Dopo essersi vestito con una semplice salopette nera e una maglietta bianca, insieme ai  compagni di stanza uscì dal Disney's Hotel Cheyenne, sistemandosi ripetutamente i capelli neri che negli ultimi tempo erano cresciuti troppo.
Il resto della classe era già fuori, girovagando per la struttura che ricordava una vecchia città del selvaggio west facendo finta di essere cowboy che si scontravano a colpi di pistola; la strada di ghiaia rumoreggiava sotto i passi della gente, coperto in parte dalle gaie risate dei bambini che non vedevano l’ora di raggiungere il parco di divertimenti esibendo peluche di Topolino.
Cavolo, voleva anche lui un souvenir del genere.
Forse, se non veniva notato dai cui compagni di classe, avrebbe potuto comprare qualcosa.
La professoressa chiamò a raccolta il gruppo e insieme, come dei soldatini cominciarono ad avviarsi al parco.
                                                                                  ****
Il Disneyland Paris era meraviglioso.
La gente faceva a gara per poter entrare e raggiungere le giostre, non prima di aver visitato la “Main Street” con i suoi ristoranti, negozi di giocattoli e piccoli musei; c’era solo l’imbarazzo della scelta. Il parco era diviso in 4 sezioni con un tema ciascuno abitati dai personaggi dei cartoni, in determinate ore del giorno erano animate da strabilianti parate con carri allegorici e musica a tutto spiano. Camminare era difficile, tentando di guardare tutto si rischiava di andare a sbattere contro tutto e tutti… ma a Elias non dispiaceva, era tutto ciò che aveva sognato!
Se suo padre fosse lì, appassionato della Disney quanto lui, si sarebbe divertito il doppio fino a notte fonda.
Main Street era alle loro spalle quando finalmente giunsero al Castello della Bella Addormentata color rosa confetto con rifiniture bianche, le cupole delle torri blu con dorate architetture, le vetrate che brillavano al sole: l’interno incredibilmente simile ad un vero maniero medievale con tanto di armature e drappeggi, i bambini sotto voce esprimevano la propria ammirazione, aspettando di vedere da un momento all’altro la principessa Aurora comparire da qualche parte.
<< Guarda, c’è un drago qui. >> disse uno dei suoi compagni.
Un’insegna avvertiva della presenza della tana di un drago.
Spinti dalla curiosità scesero una stretta rampa di scale, un ruggito li avvisò di essere arrivati, soprattutto le urla spaventate di alcuni bambini che si allontanarono dalla pozza verdastra che li divideva dall’enorme rettile sputa fuoco incatenato alla roccia, circondato da frammenti di osso di qualche cena digerita.
Si trattava di un animatrix, ma il modo in cui si muoveva lo faceva sembrare reale.
<< Che te ne pare Elias? >>
<< Non c’è male… >>
Invece è bellissimo! pensò.
Rimase in disparte, sospirando tristemente.
Elias era un ragazzo dal cuore d’oro, per colpa del conflitto interno però diventava scontroso.
Non lo faceva apposta, non voleva comportarsi in quel modo… era più forte di lui.
Quando fece per andarsene una mano rugosa gli afferrò la spalla e lo bloccò: un uomo alto con una folta barba, i capelli lunghi e castani legati a coda di cavallo, addosso un completo in giacca e cravatta blu scuro, lo guardò penetrante; si mise una mano sul petto ammettendo a se stesso di essersi spaventato.
<< Scusa ragazzo, mi potresti aiutare? >> gli chiese.
<< Certo… volentieri signore... >>  rispose lui intimorito.
<< Purtroppo mi è caduta una chiave nella pozza del drago, la mia schiena non mi permette di piegarmi. Potresti prenderla per me? Devo aprire quella porta. >> spiegò lo sconosciuto, indicando una stretta porticina di legno con lo stemma di Topolino impresso sopra.
Non l’avevo notata quella porta… ma giurerei che fino a poco fa non c’era.
<< Sicuro, nessuno problema. >>
Elias si sporse dalle finte rocce e scrutò l’acqua, la chiave luccicava proprio sotto di lui, sottile e con una sola dentatura, attaccata da un anello argentato. Immerse la mano e la raccolse, rabbrividendo al contatto con l’acqua fredda.
<< Signore, è questo quello che cercava? >>
<< Proprio così. Ora… solo un ultimo favore se non ti reco disturbo. >>
<< Dica pure. >>
<< Apri la porta per me e guardaci dentro. C’è una cosa molto importante che mi serve. >>
Elias non fece domande, inserì la chiave nella toppa che si trovava proprio al centro della piattaforma di legno, immaginandosi per un attimo un eroe del Keyblade o qualcosa di simile, ridacchiando divertito al pensiero. Quando la serratura scattò la porta si mosse da sola, cigolando verso l’esterno sinistramente, uno spiffero di aria gelida che scaturì dall’oscurità che si celava oltre l’uscio.
<< Signore, cos’è che le serve? Qui non vedo niente… >>
<< Mi serve che tu ci entri dentro Elias. >>
Sentendosi chiamare per nome, Elias si voltò e venne spinto nell’oscurità.
 
Precipitò nel nulla, la porta si chiuse con un tonfo e la chiave si dissolse in miliardi di particelle dorate.
Urlò a pieni polmoni mentre si dirigeva verso il suo destino.
  
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