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Autore: Selene Silver    09/06/2012    3 recensioni
[TRADUZIONE! Autrice: preromantics]
Dopo aver trovato le mutande, entrambi il caffè e Steve sono sorprendentemente facili, perché sono tutti e due in cucina. A petto nudo. Il caffè non è a petto nudo, ovviamente, solo Steve, e anche Tony ha rinunciato alla maglietta, quindi qualcuno dovrebbe probabilmente mettersi addosso una maglietta, ma di sicuro non Steve. / In cui Tony prova sentimenti, a modo suo.
Suggerimenti e/o critiche sono sempre benaccetti! ^^
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Caffè, mutande, Steve (o il 66,6%)
[TRADUZIONE! Originale qui]
 

Tony si sveglia nel proprio letto nudo (non insolito), odorando di sesso (non insolito), senza i postumi di una sbornia (preferibile, ma insolito), e solo (generalmente preferibile tranne che per questa volta, in alcun modo, non è pronto ad ammettere l'idea che cazzo, fa quasi schifo e sta completamente rovinando la sua routine di stiracchianti post-sesso-da-solo-nel-letto con una specie di fastidiosa delusione o qualcosa di simile sulla scala emozionale - dovrebbe davvero trovare un modo per far capire a Jarvis le sue emozioni perché preferirebbe non averci a che fare di persona.)
«Okay» dice Tony, in libertà alla stanza, sedendosi e sfregandosi la faccia. Qualcosa nel suo petto è più pesante del solito - forse solo il reattore, c'è un po' di differenza di peso, certo, è giusto che Tony forse non lo noti sempre e lo stia notando solo questa mattina, svegliandosi da solo, e tutto il resto.
Il fatto è che Steve probabilmente non è andato molto lontano. Tony immagina, basandosi sulla notte precedente e tutto quell'arrossire (cosa che non gli era mai successa prima, lavorare con un inesperto era sempre meno divertente, eccetto - Tony ha bisogno di trovare le mutande e non continuare a pensare alla notte precedente), e il fatto che Steve frequenti solo tre posti, forse quattro, sempre, non renderà difficile rintracciarlo. Comincerà con la casa, che è a portata di mano perché c'è dentro, e poi lo schifoso bar che Thor in qualche modo ha convinto Steve fare uno dei migliori caffè (dappertutto fanno il miglior caffè, per Thor, tranne da Starbucks, che pensa sia "immeritevole di una tale devozione Midgardiana"), seguito dal parco dove a Steve piace disegnare e poi lo SHIELD. E poi fare cosa, Tony non n'è proprio sicuro, dal momento che rimproverare chiunque su come sgusciare dalla camera di letto di qualcuno dopo il sesso sia frustrante e faccia sentire le persone inesplicabilmente male probabilmente non vuol dire molto, venendo da lui.
Ci sono quattro posti e quantità variabili di tempo fra questi posti perché Tony capisca sia perch'è così importante trovare Steve che parlarci o fare qualcosa, dio questo suona terribile, o lasciar perdere e tornare a dormire, il che suona ugualmente terribile e Tony non si rimette a dormire.
«Forse dovrei dissentire, sir» dice Jarvis, e Tony guarda inutilmente per la stanza. Forse stava pensando ad alta voce, capita.
«Smartass» dice. È piuttosto buio nella stanza e Tony ricorda vagamente di aver sussurrato a Jarvis di spegnere il sistema mattiniero e la routine ambientale la scorsa notte, Steve che quasi russava con la faccia spiaccicata contro il suo bicipite.
«Non farò il necessario commento sulla similitudine di-» inizia Jarvis ma Tony va verso un capo d'abbigliamento vagante e agita la mano per tentare di zittirlo e Jarvis, per fortuna, tace.
«Devo zittire tutto, sir?» chiede.
«Zitto» dice Tony, calciado la camicia di Steve fuori dai piedi. Steve se n'era andato senza camicia, Gesù, era andato così fuori di testa da doversene andare a petto nudo? «Ho bisogno di caffè.»
«Posso suggerire anche delle mutande?» chiede Jarvis, giusto prima del beep che segnala il cessare delle funzionalità vocali automatiche.
«Mutande» ripete Tony, la mano già sulla porta della hall. Non sopravviverà se va giù senza di fronte a metà del team e a un'altra estemporanea, raccapricciante capatina di Coulson. («Vieni a controllare se sto trattando bene i bambini?» non avrebbe dovuto essere la prima cosa da dire, probabilmente. Non aveva proprio realizzato che era tutto lì in bella vista, era stata una lunga notte in officina seguita da una quantità davvero esigua di sonno e lui non era superumano come Steve, solo - comunque. Per una volta, davvero.)
«Caffè, mutande, Steve» dice. Statisticamente sa di essere capace di compiere almeno il 66,6% di tutto ciò.

Dopo aver trovato le mutande, entrambi il caffè e Steve sono sorprendentemente facili, perché sono tutti e due in cucina. A petto nudo. Il caffè non è a petto nudo, ovviamente, solo Steve, e anche Tony ha rinunciato alla maglietta, quindi qualcuno dovrebbe probabilmente mettersi addosso una maglietta, ma di sicuro non Steve.
Tony fa un rumore che non è proprio certo sia proprio una parola, ma comunque ci sta provando davvero molto.
«Ehi» dice Steve, girandosi dai fornelli con una specie di piccolo sorriso che inesplicabilmente fa sentire Tony bisognoso di sedersi subito. «È presto, non pensavo ti saresti già svegliato visto che tu… noi… era tardi.»
«Stai facendo delle uova» dice Tony.
«Albumi» dice Steve, facendo spallucce.
La caffettiera è dietro a dove sta Steve e Tony non è sicuro che muoversi sia un'opzione al momento, perché sta avendo una specie di crisi.
«Perché stai facendo delle uova?» dice. Perché stai facendo delle uova a petto nudo nella mia cucina e perché te ne sei andato e -
Steve sorride nello stesso modo in cui a volte sorride dopo una missione riuscita quando pensa che nessuno possa vederlo e nel modo in cui sorride quando sta soffiando piccoli pezzi di carboncino via da un foglio di carta e nel modo in cui Tony l'ha visto sorridere una volta nella sua direzione, eccetto che probabilmente era stato un colpo di fortuna.
«Volevo portartele, ma ora possiamo solo mangiarle qui» dice Steve, facendo qualcosa con un movimento circolare della padella piena di uova che Tony non capisce - ha uno di quei cosi di plastica in cui rompe le uova e poi butta tutto nel microonde per un'indeterminata quantità di tempo a cui Jarvis bada e poi finisce in un'omelette - e sorride ancora.
«Portarmi le uova a letto» dice Tony, riprendendo terreno.
«Odio fartelo notare» dice Steve, spegnendo il fornello con il metodo manuale e distribuendo le uova sui piatti, «ma non sei sempre intelligente al mattino.»
«Sono un genio» dice Tony, perché è facile da dire.
«E io» dice Steve, girandosi, scalzo e con il pigiama che striscia un po' per terra perché nessuno riesce mai a trovare dei pantaloni della propria misura e a Steve non importa se i vestiti gli stanno bene anche se a Tony non importa pagare la fattura, «ho delle uova.»
Le uova sono, una volta che Tony si è seduto, per ammissione non male, e migliori di quelle al microonde, ma probabilmente non le migliori che Tony abbia mai mangiato, considerando alcuni pezzi di guscio erranti. Non lo dice a Steve, comunque. In realtà non dice niente, e neanche Steve.
Steve è seduto proprio accanto a lui, le loro spalle sfregano per le loro forchettate di uova fuori sincrono in un modo che fa venire a Tony voglia di girarsi e dimenticarsi delle uova e rivisitare com'era baciare Steve per la prima volta la notte scorsa, a metà fuori dalla sua armatura con Steve che gemeva contro le sue labbra e parole mormorate su Tony morto che erano tutte esagerate e perse nel rumor bianco del represso finalmente che Tony non poteva sentire tutt'attorno.
Tony si schiarisce la gola quando diventa troppo imbarazzante non dire niente, pensa brevemente di capire cosa dire prima di dirlo, ricorda che non è la sua forte armatura a fare quel tipo di cose e invece dà deliberatamente una spallata a Steve.
«Quindi» dice Tony. «In realtà stavi venendo a portarmi la colazione a letto perché è-»
«Stupido» dice Steve, la testa china. «Sì, lo so. Ma mi sono svegliato prima di te e mi sentivo un po' inquietante a osservarti, e sembrava-»
«Non stavi pensando di non tornare, in realtà?» chiede Tony, interrompendolo.
Steve alza lo sguardo verso di lui, gli occhi leggermente sgranati. «Ho lasciato le mie scarpe, la mia camicia, e lo scudo, a cui sono parecchio affezionato» dice. «E te, a cui sono pure… sai, affezionato. Credevi davvero che me ne fossi andato?»
«Io… Sì» dice Tony. Steve è affezionato a lui. Steve l'ha paragonato al suo scudo, e stava giustamente per portargli una colazione del mattino dopo a letto perché è affezionato a lui. 
Una ruga si forma fra le sopracciglia di Steve mentre Tony si sente un po' confuso e respirare, giusto, è importante.
«Non volevi che tornassi?» chiede Steve dopo una pausa.
«Cazzo, cosa, no» dice Tony.
Passano un momento a guardarsi e proprio mentre Tony decide di lanciarsi, Steve si avvicina e si passa una mano fra i capelli.
«Va bene se tu-» comincia Steve, ma Tony lo zittisce tirandolo più vicino per la nuca e baciandolo. Passa meno di un battito prima che Steve risponda, la sua bocca che si apre contro la pressione di quella di Tony, e per quanto riguarda il livello di abilità, Tony è sempre stato molto meglio a usare la sua bocca per questo tipo di cose invece che per parole e sentimenti, quindi funziona. Si baciano finché Tony quasi cade dallo sgabello da bar tentando di avvicinarsi, staccandosi solo quando Steve lo ferma tenendogli entrambe le mani sui fianchi.
C'è una piega sul viso di Steve come se non fosse ancora del tutto convinto, e Tony sospira, breve e conciso.
«Okay, no» dice. «Vedi, avevo dei piani che includevano stamattina e te nel mio letto, ma mi sono svegliato da solo e non è stato - è stato comunque, forse sono andato in crisi, ma ora è tutto a posto, perché tu eri qui, nella mia cucina, che mi facevi la colazione.»
«Che facevo a entrambi la colazione» dice Steve, stringendogli i fianchi. Rovina il modo in cui le sue parole stanno iniziando a far sentire Tony caldo e stupidamente tenero ridendo. «Non crederai che io sia così altruista da non preparare del cibo per me stesso, eh?»
«Non era quello il punto» dice Tony, perché il punto era ammettere che era anche lui davvero affezionato a Steve e che voleva Steve nel suo letto di mattina, tutte le mattine. Forse aveva mancato un po' di punti chiave, ma il punto definitivamente non era la colazione.
Steve stringe di nuovo i suoi fianchi, le mani troppo grandi e calde in un modo a cui Tony non è abituato, ancora.
«Il punto era che avevi dei piani su di me nel tuo letto?» chiede Steve, un angolo della bocca arricciato verso l'alto. Tony non ha idea di come Steve possa semplicemente uscirsene con qualcosa del genere e fargli sentire difficoltà a respirare, il cervello in sovraccarico per un attimo.
«Io-» dice Tony. «Non era questo il punto fondamentale, ma è davvero un buon punto.»
«Credo anch'io» dice Steve. «A volte ci arrivi anche tu.»
«Sei così-» comincia Tony, ma non riesce a pensare a un modo di finire la frase e non importa davvero perché Steve è lì in piedi e si sta avvicinando a lui e sta passando le labbra asciutte lungo la sua mascella.

«Sei davvero lento di mattino» dice Steve, le parole premute contro il collo di Tony, e in qualche modo si stanno muovendo su per le scale anche se Tony non è davvero sicuro di star andando con le gambe oltre la voglia e qualunque altra cosa Steve gli stia facendo sentire. Non è colpa di Tony se le scale non sono una sua priorità quando ha la bocca e le mani di Steve e sono sulla strada per la camera da letto.
«Smettila di parlare» dice, andando avanti e premendo con le dita sul mento di Steve per avere un angolazione migliore della sua bocca.
Steve lo spinge contro il muro a metà delle scale e ride, piano, nella sua bocca. «È per questo che prendi sempre il caffè al mattino? Sei sempre così o-»
«Caffè» dice Tony, mordendogli il liscio labbro inferiore prima di tirarsi indietro.
Steve gli fa una smorfia e scuote la testa. «Ne hai bisogno per prima cosa?» chiede, suonando divertito e spavaldo e intenerito tutt'insieme, l'idiota, e Tony geme.
«Due su tre cose non è male e sto funzionando abbastanza da fare ciò che ho in mente» dice Tony, passando oltre Steve per condurlo su per le scale verso la sua camera da letto. Il caffè può aspettare, perché ha Steve, Steve che d'improvviso e meravigliosamente sembra aver perso i pantaloni del pigiama.
«Che hai in mente?» chiede Steve.
«Parecchie cose» dice Tony. «Infatti, credo avremmo bisogno di più di una mattina per esplorarle tutte.»
«Okay» dice Steve, calmo, standogli dietro e camminando sopra la propria camicia per arrivare al letto, scivolando sulle coperte nel posto in cui si era addormentato la sera prima.
«Okay» concorda Tony. Può gestire la consapevolezza che Steve sarà qui, nel suo letto, domani mattina, anche se si sveglia e se ne va per un po', perché tornerà, apparentemente, vuole tornare. Tony ha davvero un sacco di piani e può pensare a molte cose da fare al mattino se significa svegliarsi accanto a Steve. Analizzerà il pensiero di come ciò lo faccia arrossire e sentire compiaciuto più tardi, perché adesso ha delle cose da fare.
«Tony, dai. Ti porterò il caffè domani mattina» dice Steve, raggiungendolo per tirargli con forza un braccio e gemendo piano quando finalmente Tony s'inginocchia accanto alla sua parte del letto per passare una mano sul suo interno coscia.
«Sono distratto, non ho bisogno di caffè, sei una distrazione» dice Tony, ma l'idea non suona per niente male.

  
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