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Autore: KayeJ    10/06/2012    2 recensioni
“Ragazzi…”
“Eh, che c’è?” aveva risposto subito Link.
“Ma ci pensate che stiamo per finire?”
Lavi aveva riso: “E io che pensavo di farmi ancora qualche annetto lì dentro.”
Linalee aveva riso con lui, mentre Kanda l’aveva guardato male.
“Io sono un po’ triste però.” aveva mormorato a bassa voce Miranda.
“Uhn?” l’aveva guardata Allen, senza capire “Perché?”
“Perché significa che le nostre strade si divideranno.”
Piccola one-shot sull'ultimo giorno di liceo. Tutto ciò che termina, in fondo, lascia sempre un segno dentro di noi.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lenalee Lee | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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.Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

 
Mescola, mescola, mescola.
Gira, gira e mescola.
Forse c’era una filastrocca simile quando era piccolo.
Certo che, andare a rivangare cose da asilo l’ultimo giorno di superiori è proprio da scemi. – si disse mentalmente.
E anche riflettere su questi anni, ora, che è finito tutto, che un cerchio si è chiuso, è un po’ da scemi.
Insomma, va bene pensare, ma questo equivale ad essere masochisti.
In fondo l’ultimo giorno di scuola assomiglia un po’ al primo.
È tutto e niente, contiene cinque anni della tua vita, senza che sembrino passati.
Molti non se ne rendono neanche conto. È stato tutto così veloce!
Un vortice di fatica per arrivare all’ultimo tratto del percorso irto di verifiche e interrogazioni, costellato di litigate, nervi scoperti, urla isteriche e crisi di pianto, ma anche di dolci sguardi, carezze, baci da ultimo giorno di sempre.
Quella dolce sensazione di nostalgia mentre un momento irripetibile della tua vita se ne sta andando. E senti che ti sfugge inesorabile, fra le dita, senza che tu possa fare niente per afferrarlo. Nemmeno ci provi.
Non puoi afferrare il tempo no?
 
Le ore di lezione sono passate noiosamente lente fino a Gennaio, mentre D’Annunzio, i limiti e una buona dose di Dickens ti hanno tenuto compagnia.
La fine sembrava così lontana allora: alla tesina solo Link ci stava già pensando, mentre voialtri l’unica preoccupazione che ritenevate seria era copiare gli appunti per la verifica del giorno dopo. Oppure copiare direttamente la verifica, come aveva fatto notare con un sorrisetto furbo Daisya.
In effetti un po’ viene da sorridere, pensando come fino a quel momento l’anno sembrasse scorrere uguale come tutti gli altri. L’ansia da maturità non esisteva proprio, anche se la professoressa Nyne continuava a ripetervi di non arrivare all’ultimo, come facevano i maturandi tutti gli anni.
Ma la maturità, la fine di quel percorso lungo cinque anni – e anche più per alcuni- non era altro che un puntolino indefinito, minuscolo sulla linea del traguardo, che appariva ancora distante. Non sembrava mai di poterci arrivare.
 
Ma poi qualcuno aveva premuto il tasto del fast-forward alle vostre vite.
Ti eri rinchiuso in biblioteca più e più volte, mentre disperato cercavi i documenti per la tua tesina.
Perfino Kanda si era messo a studiare un po’ più seriamente. Le notti passate sveglio seduto in cucina, il portatile acceso di fronte a lui, avevano potuto testimoniartelo. E tu che non l’avresti mai creduto capace di un tale impegno nei confronti di una cosa che il tuo compagno considerava inutile, rispetto al kendo.
“Che. La scuola. Il kendo: quello sì che si chiama imparare.”
 
E all’improvviso tutti sembravano essersi resi conto del poco tempo che mancava.
I professori correvano come treni nelle spiegazioni, il ritmo si era fatto più serrato per la paura di non riuscire a chiudere i programmi come volevano.
I maturandi vagavano per i corridoi dell’istituto come tanti automi: riconoscibili dalle occhiaie, il sorriso stanco, e i dannati fogli della tesina stretti in una mano, mentre sembrano quasi fiutare l’aria, alla ricerca del professore necessario per dare un’occhiata ai loro elaborati.
 
Ed erano iniziate le litigate in classe –“Allen, perché sei sempre così egoista? Dammene un pezzo, che ti costa?!”-, e le crisi di nervi per le interrogazioni incombenti –“Buaaaaaaaaaaaaaaaaah! Non riuscirò mai a passare, Lina-chan!” “Oh, dai Miranda. Non ti preoccupare, di sicuro riuscirai a recuperare fisica prima dello scrutinio.”-, e Yuu che lo rifiutava la sera, perché doveva studiare –“E levati di dosso, dannato coniglio! Stasera non si può: devo studiare per domani.” “Ma Yuu-chan, hai detto così anche ieri!” “E allora non rompere le palle e fammi studiare!”.
Ma c’erano stati anche dolci momenti, come quella volta in cui erano andati tutti quanti, una domenica pomeriggio di Aprile, a passare un pomeriggio di ozio sull’erba.
 
“Ragazzi…”
“Eh, che c’è?” aveva risposto subito Link.
“Ma ci pensate che stiamo per finire?”
Lavi aveva riso: “E io che pensavo di farmi ancora qualche annetto lì dentro.”
Linalee aveva riso con lui, mentre Kanda l’aveva guardato male.
“Io sono un po’ triste però.” aveva mormorato a bassa voce Miranda.
“Uhn?” l’aveva guardata Allen, senza capire “Perché?”
“Perché significa che le nostre strade si divideranno.”
 
C’era stato un attimo di silenzio, che era parso eterno a tutti quanti.
L’idea di uscire dal liceo, di crescere era fantastica, donava una sensazione bellissima.
Ma era accompagnata da quella dell’allontanamento.
Checché ne dicessero, quegli anni avevano lasciato un ricordo luminoso in tutti loro: l’odore umido delle mattine d’inverno, il freddo pungente in classe quando non funzionavano i termosifoni, le scarpe zeppe d’acqua di Novembre sotto i caloriferi, il tiepido sole di Marzo che filtrava dalle finestre e li riscaldava, lo starnutire degli allergici in Aprile e quel caldo afoso di Maggio, erano entrati nelle loro ossa, nelle loro narici. Avevano colorato un pezzetto della loro anima con pennarelli indelebili.
 
Le emozioni provate tutti assieme, le mille mangiate il sabato sera sparlando di questo o di quello, i pomeriggi passati assieme a studiare, gli scherzi di Lavi e Kanda che lo inseguiva, i capitomboli da risata assicurata di Miranda, il sorriso sempre pronto di Linalee, i dolci di Link e le abbuffate di Allen, le battute maliziose di Daisya, la gentile presenza di Marie, e Aleister quando attaccava a parlare di quanto fosse fantastica Eliade, gli sguardi ingenui di Chaoji, e le incursioni di Geremy quando la professoressa Nyne era costretta a portarselo a lezione.
Sapere che a tutto questo stava per essere messa la parola fine gli faceva venire una tristezza indicibile.
 
Ma poi era Lavi, e sorrideva: “Neh, Miranda!” –esclamava saltandole addosso giocoso, mentre Kanda lo guardava male- “Stai tranquilla! Di certo non ci perderemo di vista! Tu andrai in università con Marie, e Linalee continuerà a mettere i cerotti ad Allen quando si fa male, mentre lui e Kanda se le daranno ancora di santa ragione. E io sarò ancora lì a ridere.”
L’aveva guardata cercando di rassicurarla con un sorriso degno di una pubblicità di dentifrici, ma sincero e aperto, e promettente come una mattina soleggiata d’estate.
 
Ripensare a tutte quelle cose mentre beveva il proprio caffè gli faceva spuntare un sorriso dolceamaro. Ma uno di quelli veri, che piacevano tanto a Yuu.
Loro non si sarebbero mai persi: la decisione di continuare a vivere assieme anche dopo il liceo non era mai stata presa. Semplicemente era come respirare: automatico e leggero e buono come l’ossigeno.
Quindi ora, il prepararsi assieme per andare a vedere i quadri delle ammissioni era stato così spensierato che non si erano mai posti il problema della separazione: semplicemente non sarebbe mai successo.
 «Lavi! Ti dai una mossa?! Io sto già uscendo!»
«Eh? Arrivo, arrivo!» aveva gridato dalla cucina mollando la tazzina del caffè nel lavandino e prendendo le chiavi di casa e l’abbonamento della metro.
Era andato sorridente davanti alla porta dove il compagno lo aspettava, guardandolo scocciato: «Lo sai che Linalee ci ucciderà se la faremo aspettare troppo da sola alla fermata.»
Ma Lavi non l’aveva  nemmeno ascoltato, l’aveva abbracciato alla vita, gli aveva dato un veloce bacio sulle labbra, ed era sceso giù dalle scale lasciandolo lì davanti alla porta aperta.
«DANNATO CONIGLIO!» aveva urlato quello cominciando a seguirlo, rosso d’imbarazzo sulle guance.
 
No, la fine del liceo non avrebbe cambiato nulla.
Sarebbero stati ancora loro.
Solo con qualche botta in più.
 
Non si sarebbero lasciati, sarebbero sempre stati loro, solo un po’ cambiati, un po’ cresciuti.
 
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
 
 















Notes:
Piccola considerazione sull’ultimo anno di liceo.
Ci si lascia sempre un pezzo di cuore in fondo, quando si mette la parola fine a qualcosa.
Ma se ci è rimasto qualcosa, un qualche segno di cosa abbiamo vissuto in quel percorso, alla fine non finisce mai nulla.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
 
Kaye.
 
  
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