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Autore: __Aivlis    10/06/2012    3 recensioni
Ci chiediamo cosa ci sia rimasto da dire.
Ci chiediamo che giorno sarà domani.
Ci chiediamo cosa ne sarà di noi e come faremo a rimettere insieme i cocci delle nostre esistenze.
Ci chiediamo perché la vita sia così ingiusta.
Nessuna di queste domande avrà mai una risposta, e questa è l'unica consapevolezza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi Tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I fatti riportati di seguito non sono fatti realmente accaduti. La maggior parte delle cose narrate è di mia invenzione.  Hayley Williams, Josh e Zac Farro, Taylor York e Jeremy Davis sono personaggi realmente esistenti ma con questo scritto non intendo dare un'idea neanche vaga del vero carattere dei personaggi, e non scrivo a scopo di lucro.

Avvertimenti: Ho la febbre, non so che fare, allora mi somo messa le cuffie e ho scritto questa cosa, spero vi piaccia, ci vediamo a fondo pagina.

***

Siamo scesi dal palco due minuti fa, e ancora non mi sembra vero. Ho le mani fredde e sento il cuore in gola battermi all'impazzata.
« Questo sarà l'ultimo show che faremo, dopodiché lasceremo la band »
Quelle parole mi risuonano in testa fredde e spietate, mentre il volto dispiaciuto di Zac mi fa capire che lui non avrebbe voluto farlo, non avrebbe voluto finire tutto così.
Mi sono detta di non impazzire, l'ho promesso a Taylor e a Jeremy, ma nemmeno loro sembrano troppo in grado di farmi stare bene.
Sono in camerino e sono da sola, mi guardo allo specchio e non mi riconosco. I capelli rosso fuoco ci sono ancora, ma gli occhi sono rossi e gonfi: appena scesa dal palco sono scoppiata in lacrime, e sono corsa qui. Non so se gli altri mi abbiano visto, ma non mi interessa.
Sto tremando, non ho mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita; o forse sì, quando mio padre è uscito di casa per l'ultima volta; quando mia madre gli urlava dietro di andarsene, ho provato questa stessa sensazione. Sensazione di abbandono. Di qualcosa che si rompe ed è destinato a non tornare mai più come prima.

Mi guardo intorno e decido in un lampo: ho la mia valigia e il necessario per andarmene da qui, non so per quanto tempo, non so dove. Ma mi volto e apro la valigia sopra al piccolo divano giallo a fiori dietro di me, comincio a riempirla di cose a caso mentre ricomincio a piangere a dirotto. Alcune lacrime bagnano i vestiti, e sento il fiato mancarmi. Appena ho fatto la chiudo e tiro la zip. Esco e mi avvio a passo spedito verso l'uscita.
Quando vedo Taylor avvicinarsi a me con il volto preoccupato, cerco di allungare il passo e guardo dritta davanti a me. Non voglio che mi veda così, non voglio che sappia dove vado, non voglio che glie ne importi niente.
« Hayley! » mi chiama, sta urlando. Accelero.
« Hayley! Dove stai andando? » Ora è molto vicino.
Mi supera, mi si para davanti, e mi blocca le spalle con le sue mani ampie e forti, così sono costretta a guardarlo negli occhi, anche se dapprima cerco di guardare basso.
Continuo a piangere, e di solito a questo punto la gola comincia a chiudersi, respiro a fatica, è come un attacco d'asma, mi succede spesso quando mi agito troppo, e lui lo sa.
« Calmati » mi sussurra.
Sente i miei singhiozzi, e credo che da fuori facciano quasi paura. Mi fanno spaventare da sola, credo che da un momento all'altro rischi di soffocare.
Mi divincolo, non sembro riuscirci. Mi abbraccia, o almeno ci prova. Mi tiene stretta a sé dentro le sue braccia, e quasi mi sento meglio. Per una frazione di secondo cedo al tepore di un corpo che cerca di consolarmi, ma mi dico che tutto quello non esiste. Che in questa vita l'abbandono è l'ultima fase di ogni ciclo. Tutto, alla fine, è destinato a morire come è iniziato, con la stessa facilità. Questo è quello che la vita mi ha insegnato, e proprio per questo mi divincolo, e lui mi facilita il lavoro, non oppone troppa resistenza.

Mi libero e riprendo a camminare, mi blocco sul posto quando lo vedo: Josh. Zac è poco più distante.
E' uno sguardo che non riesco a sostenere, ma è come una pugnalata. Così esco dalla porta sul retro dove sono sicura che non ci siano fans ad aggredirmi o semplicemente a vedermi in quello stato, ma l'impatto con quegli occhi è stato così forte che appena mi chiudo la grande porta blu alle spalle cado contro la parete e striscio a terra, e la valigia mi scivola di mano. Mi chiudo su me stessa e piango, piango come non ho mai fatto in vita mia, piango perché magari è tutto uno scherzo.
La consapevolezza è troppo forte, quegli occhi erano troppo veri per essere uno scherzo.
Sto un po' lì, e mi sento alla deriva.
Sento il rumore della porta che si apre e mi rialzo di scatto. Credo sia Jeremy, l'ho visto con la coda dell'occhio, allora inizio a correre.
« Hayley! Hayley! Frema! » sento che urla e inizia a corrermi dietro.
La stazione è a pochi metri da qui, l'ho vista quando siamo arrivati, e ci provo con tutta me stessa a correre più veloce di lui, anche se so che mi raggiungerà, che sarà troppo tardi, e che quella sua voce e quel suo calore mi inganneranno di nuovo.
Corro a perdifiato, questa volta sono sicura di lasciarci la pelle, sento che sto per morire di crepacuore.
Arrivo alla porta della stazione, cerco di aprirla più in fretta che posso, ma un mano mi prende il braccio e mi ferma. Rimango a pochi centimetri dal vetro della portafinestra e non mi volto. Lui non mi tira via, non cerca di farmi muovere, e io sto lì impalata, senza provare ad entrare.
« Dove cazzo stai andando, si può sapere? » le sue parole sono dure, ma il tono di voce è dolce come quello di un padre.
Un padre, ecco cosa.
Agli inizi dei Paramore ero eccitata all'idea di iniziare una nuova avventura. Per qualche mese sono sta assieme a Jeremy, e la vita era all'improvviso diventata magnifica. Dopo tutto quel tempo, ero tornata a sorridere come quando ero una bambina. E tutto per lui, perché avevo Jeremy. Perché era più grande di me, e perché quando mi abbracciava mi sentivo al sicuro, meno in preda al mondo crudele. Perché era il mio principe azzurro. Era il padre che non avevo mai avuto.
Poi l'avevo capito, con la psicanalisi, con l'aiuto di gente che questa cose le sa meglio di me. Allora l'avevo lasciato perdere e mi ero messa l'anima in pace. La ferita si era rimarginata, avevo riallacciato i rapporti con mio padre, stavo bene.
Ma ora, ora è come rivivere tutto da capo, è come vedersi sconfitti per l'ennesima volta, è come cadere in una baratro e sapere che stavolta no, non ne uscirò viva.
« Forza, vieni con me » mi dice, e mi allontana dalla porta.
« No! » urlo mentre strattono via il braccio dalla sua presa e mi volto.
Lui mi guarda, probabilmente guarda i miei occhi gonfi e rossi, e il suo volto mi fa capire che è spaventato più di me. Non credo mi abbia mai vista in queste condizioni.
« Ehi, Hayls.. » mi fa, con tono dolce mentre cerca di attirarmi a lui.
« No! » urlo di nuovo, ma lui non molla, ci riprova, ancora e ancora, finché io sbotto.
« E' sempre la stessa storia! Siete tutti qui per recitare una parte! Basta! »
« Hayley, cosa stai dicendo? »
Abbasso un po' il tono, e parlo a stento, interrotta dai singulti.
« Mi state abbandonando tutti... uno per uno. Prima mio padre, poi Josh, e Zac... forse anche mia madre ha iniziato... a lasciarmi quando mio padre se n'è andato. E lo farai anche tu... e anche Toaylor. Ma stavolta non mi faccio fregare... non cedo al bene che vi voglio, perché so che è sbagliato... volere bene a qualcuno pur sapendo che... ti abbandonerà, prima o poi! Hai capito??... Stavolta non mi fregate! » dico, e inizio a battere i pugni sul suo petto, sperando di fargli male, anche se mi accorgo di non riuscire neanche ad infastidirlo.
« Non mi abbindolate, stavolta, no! » continuo a ripetere, più per me che per lui.
« Hayls... » mi sussurra e mi abbraccia, e stavolta non oppongo resistenza perché non ne ho le forze. Mi chiudo nel suo abbraccio, mi faccio cullare, consapevole di sbagliare, consapevole di non doverlo fare.
Affondo il volto sul suo petto e piango, meno forte di prima, meno disperata. Inizio ad arrendermi un po'.
E' uno di quei momenti che ho provato poche volte in vita mia: essere confortata da qualcuno, qualcuno che possa sostituire la figura che ti è mancata per tutta la vita. Ed esserne consapevoli, ma non poter far niente per cambiare le cose, forse è anche peggio.
« Certe cose non devi neanche pensarle. Io sarò qui accanto a te, sempre! Non me ne andrò come ha fatto tuo padre o come hanno fatto Josh e Zac. Io non sono loro. Sai che morirei pur di non vederti triste »
Lui lo dice, e colgo la bugia nelle sue parole.
Jeremy ha una moglie dalla quale sta per avere un figlio, e la prima ferita che mi ha inferto è stata giorni fa, quando Josh ha annunciato il fatto, e lui, invece che starmi vicino, è dovuto andare da sua moglie. Non glie ne faccio una colpa, perché non ho questo diritto. Eppure vorrei tanto poterlo fare.  
La sua colpa, proprio in questo momento, è di dire bugie, come tutti. Non potrà starmi vicino, è impossibile.
Sto zitta e mi cullo un po' in quel tepore, lui mi stringe forte come per farmi capire che rimarrà con me per sempre. Una nuova bugia, una nuova illusione.
« Forza, andiamo verso la spiaggia, facciamo quattro passi » dice, e io lo seguo senza fiatare, ancora stretta nel suo abbraccio.
Facciamo pochi metri e sentiamo dei passi di qualcuno che ci corre dietro, io non capisco bene cosa sta succedendo.
« E' Taylor » mi dice Jeremy. Lo sento voltarsi ed esclamare: « Oh, merda! », ma non mi volto, aspetto che sia lui a raggiungerci.
« Taylor ma che diavolo hai fatto? »
Solo in quel momento mi volto e lo vedo, Taylor. Quel ragazzino che non voleva crescere, quello innocente e infantile, con il volto più vecchio di cent'anni.
Ha un occhio nero e gonfio, l'altro rosso e irritato per le lacrime, pure il suo. Mi viene spontaneo avvicinarmi ed abbracciarlo come fosse mio figlio.
Ecco, questa è una catena: padre figlia madre figlio. E nella consapevolezza del nostro agire sbagliando, nella consapevolezza del nostro bene morboso ed eccessivo, ora siamo uniti come in un corpo solo.
Jeremy si avvicina e ci abbraccia tutti, e in quel momento credo che anche la mia mente ceda all'inevitabile. Ora comincio a credere che forse, in tutto questo dolore e in tutta questa falsità qualcosa di vero ci sia, e chiamarla amicizia sminuirebbe il significato di quel che è realmente.
Sciogliamo l'abbraccio e iniziamo a camminare verso la spiaggia. Ormai è tardi, si sta per fare giorno, me lo sento.
« Cosa hai fatto, allora, ce lo dici? » chiede Jermy, imprudente.
Taylor abbassa lo sguardo e tira su col naso lentamente, stando attento al dolore sull'occhio. Gli si inumidiscono gli occhi.
« Ho litigato... con Zac »
E quelle parole, in quel momento, ci trafiggono tutti. Perché significa che è davvero finita, perché se Zac e Taylor hanno litigato, i due inseparabili, allora non c'è speranza per nessuno.
Non chiediamo altro, sarebbe eccessivo. Quando le acque si saranno calmate ci sarà tempo per le domande.

Continuiamo a camminare, e allora vedo una fontanella. Tiro fuori dalla valigia una mia maglia a righe gialle e nere e la pongo sotto al getto d'acqua gelida, poi torno da loro e do la maglia a Taylor, che se la mette sull'occhio. Fa una smorfia di dolore.
Il cielo si sta rischiarando, e la spiaggia comincia a prendere forma sotto i nostri occhi. C'è un pontile, qui ad Huntington Beach, che è il più famoso del mondo, forse.
Come nelle serie TV, ci togliamo le scarpe e lo raggiungiamo. Ci mettiamo con i piedi a penzoloni e guardiamo il mare.
Ci chiediamo cosa ci sia rimasto da dire.
Ci chiediamo che giorno sarà domani.
Ci chiediamo cosa ne sarà di noi e come faremo a rimettere insieme i cocci delle nostre esistenze.
Ci chiediamo perché la vita sia così ingiusta.

Nessuna di queste domande avrà mai una risposta, e questa è l'unica consapevolezza.
Mentre il sole sorge, mi dico che forse una speranza c'è. C'è sempre un modo per andare avanti. Ma è il pensiero di un attimo, uno spiraglio di luce nel buio della mia vita, e scompare all'improvviso lasciando cenere, come se non fosse mai esistito.

Guardo gli altri, e m dico che loro sono la mia famiglia, nonostante tutto.
Alla fine, l'illusione ha avuto la meglio, e in fondo al cuore, so che non c'è niente di così sbagliato.

***

Note: Bene, se siete arrivati fino a qui avete coraggio da vendere! Non so che pensare, non so se mi piace o no, quindi fatemi sapere la vostra con una recensione qua sotto, ve ne sarei grata. ^^

   
 
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