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Autore: Faust_Lee_Gahan    10/06/2012    4 recensioni
Il sole entrava e usciva dalle nuvole. Mycroft alzò lo sguardo verso il cielo.
Stava cambiando il tempo.
[Mycroft/Lestrade]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Lividi Amniotici'
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Titolo: Schizzechea

Summary: Il sole entrava e usciva dalle nuvole. Mycroft alzò lo sguardo verso il cielo.

Stava cambiando il tempo.

Pairing: Mycroft/Lestrade

Rating: G

Words: 1134

Disclaimers: Non miei e “blablablabla! Lascia stare! Abbiamo detto queste cose centinaia di volte!”

Notes: Per la Sherlothon dello SFI sul prompt #7 del secondo turno (“Un alleato che prevede le tue mosse e il tuo corso d'azione è sempre pericoloso.”)

 

 

 

Schizzechea

 

Vorrei rubare per un'ora

qualche sorriso e qualche storia, però

il tempo sta cambiando.

Schizzechea.”

 (Pino Daniele)

 

 

Il sole entrava e usciva dalle nuvole. Mycroft alzò lo sguardo verso il cielo.

Stava cambiando il tempo.

Per lui non aveva mai fatto molta differenza. Non provava fastidio quando pioveva, anzi gli dava una scusa per rimanere esattamente dov'era senza la necessità di spostarsi. D'altra parte, non è che gli mancassero gli ombrelli. Ne aveva a bizzeffe, e, nel malaugurato quanto improbabile caso in cui non lo avesse a portata di mano, chiamava qualcuno e se lo faceva portare. Voilà. La magia dell'essere a tutti gli effetti il governo inglese.

Mycroft Holmes era un uomo oltremodo intelligente, era un fatto risaputo ormai da tempo e non era il caso di ripetere il concetto. Le stupide superstizioni legate al cattivo tempo e alla conseguente sfortuna non erano, come avrebbe detto qualcuno di sua conoscenza, “della sua divisione”. Gli nacque un mezzo sorriso spontaneo sul volto. Un sorriso intero era troppo, per quei tempi. Ad ogni modo, non era un tipo superstizioso e dunque non credeva nei cattivi presagi. Al massimo, avrebbe potuto constatarne l'inconsistenza provando che, contrariamente a queste credenze, era il bel tempo a portare guai. Difatti, il giorno che suo fratello si era letteralmente buttato giù dal tetto del St Bartholomew's Hospital era tutto sommato una bella giornata. C'erano diverse nuvole in cielo, ma non disturbavano la fruizione della luce solare. L'avrebbero mai pensato tali individui che una giornata dal tempo così bello potesse essere così dannatamente spossante?

Mycroft non si aspettava niente dalle sue giornate basandosi sul tempo atmosferico.

Il giorno che aveva conosciuto Gregory pioveva, infatti. Gli aveva offerto l'ombrello fuori da Scotland Yard. Lui l'aveva guardato sospettoso per un attimo. Mycroft l'aveva trovato molto saggio da parte sua: avrebbe considerato sciocco accettare senza esitare un passaggio sotto l'ombrello dell'uomo che l'ultima volta – la prima volta che si erano incontrati, in realtà – l'aveva rapito per estorcergli informazioni sul proprio fratello. Rapito. Quale esagerazione! L'aveva gentilmente prelevato e portato in un luogo sicuro senza presentarsi, senza chiedergli il permesso e senza neanche avvertirlo, ma non l'aveva certo rapito, santo cielo! In ogni caso, l’ispettore Lestrade, da bravo poliziotto quale era, a differenza di certi idioti da cui era circondato, aveva esitato per qualche momento guardandolo male.

«E' sicuro che mi porta a casa mia, mr. Holmes? O finirò in un posto sperduto come l’ultima volta?» sembrava voler dire.

Mycroft aveva tentato un sorriso rassicurante.

«Non potrei condurla altrove se non al suo appartamento, ispettore.» voleva rispondergli.

Lui l'aveva squadrato ancora un po', ma a un certo punto lo sguardo si ammorbidì leggermente. Poi, senza dire niente, si era infilato sotto il suo ombrello, al suo fianco. E avevano camminato. Sotto la pioggia. Non gli aveva mai chiesto come sapesse la strada per casa sua.

La prima volta che l'aveva baciato. La prima volta che l'aveva baciato erano sulla soglia di casa sua. Gregory aveva infilato le chiavi nella serratura. Mentre girava si era voltato verso di lui e stava per dire qualcosa, ma si era fermato a guardarlo. Aveva lasciato le chiavi, gli aveva preso i lembi della giacca, l'aveva tirato a sé e l'aveva baciato. Mycroft aveva chiuso gli occhi e aveva lasciato che l'odore dell'ispettore gli entrasse nelle narici, e il suo sapore gli entrasse nel cervello.

Poi aveva cominciato a piovere. Appena qualche goccia. Erano entrati in casa.

Gregory aveva detto qualcosa su quanto quella pioggia fosse poco provvidenziale.

Mycroft aveva detto qualcosa su quanto, al contrario, quella pioggia fosse assolutamente provvidenziale.

Avevano sorriso. L'aveva baciato di nuovo. Il resto era inutile raccontarlo. Era facilmente intuibile.

 

Sherlock non era morto. Lui era probabilmente l'unico che potesse dirlo con assoluta certezza.

«Fatti sentire.» gli aveva raccomandato «Pure ogni tanto va bene. Magari prima di partire.»

Sherlock gli aveva lanciato un'occhiata che definire brutta sarebbe stato un gentile eufemismo. Non gli aveva risposto, naturalmente. Rispondeva soltanto ad alcuni messaggi. La media era di uno su cinque, a voler essere precisi. In netto aumento rispetto al solito. Ma non dava sue notizie. Di solito chiedeva di John.

Mycroft sospirò. Suo fratello non sarebbe mai cambiato. Non con lui, almeno. Era sempre stato sospettoso nei suoi confronti.

Un alleato che prevede le tue mosse e il tuo corso d'azione è sempre pericoloso. Era la sua filosofia quando si trattava del fratello maggiore. D'altra parte, gliel'aveva insegnato lui. Ma non si aspettava che gli si ritorcesse contro. La vita non va mai come previsto, d’altronde.

Solo una volta Sherlock non aveva chiesto di John.

Come sta nostra madre?

SH

Aveva letto il messaggio più volte prima di poter smettere di credere ad un'allucinazione.

Rispondi prima che cambi idea.

SH

Prevedeva le sue mosse e il suo corso d'azione.

Lei sta bene. Non voglio sapere da dove è venuta fuori questa domanda. Vorrei sapere piuttosto dove sei tu e come stai tu.

M

La risposta fu laconica e leggermente nervosa.

Ti sto scrivendo, quindi puoi dedurre il fatto che sono vivo. Dove sono puoi scoprirlo anche da solo. Per il resto sono affari miei.

SH

Poteva tranquillamente affermare che l’assunto da lui insegnatogli era reciprocamente valido.

 

Con Gregory non avvertiva il pericolo. Eppure combaciava tutto. Era un alleato. Prevedeva le sue mosse e il suo corso d’azione, molte volte in più di quanto potesse prevedere.

Però, lui con Gregory non avvertiva il pericolo. Cosa che lo spaventava oltre ogni dire.

A volte provava l’impulso di scappare via dal luogo in cui si trovava. Scappare a gambe levate da quella rilassatezza, quella pace, quella distensione che era tipica dell’abbassamento delle difese. Una voce gli sussurrava all’orecchio: «Scappa. Scappa. Sta per finire tutto. Scappa

Era una voce che somigliava a quella di Sherlock. Il sangue non era acqua, d’altra parte. Dei geni in comune nel DNA dovevano pur averli. I peggiori, naturalmente.

Avrebbe voluto incontrarlo per un’ora e scivolare in quello che sarebbe stato. Per ricordarsi ancora. Di loro. Di come erano diventati così. Ma saperlo non avrebbe cambiato le cose.

Eppure. Eppure non riusciva a privarsi di lui. Di Gregory, intendeva. Nonostante la voce che somigliava a quella di Sherlock che gli sussurrava: «Scappa.». Nonostante a volte volesse scappare sul serio. Nonostante fosse pericoloso.

Avrebbe voluto incontrarlo per un’ora e scivolare in quello che sarebbe stato. Per ritrovarsi ancora. Loro due insieme. Sotto l’ombrello.

Mycroft si fermò. Stava tentennando? Era un fenomeno alquanto raro, doveva concederselo. E doveva darne atto soprattutto a Gregory, per essere riuscito in un’impresa tanto ardua. La domanda da farsi ora era: era un bene o un male?

Sentì una goccia d’acqua arrivargli in testa. Alzò di nuovo lo sguardo. Lo colpì un’altra goccia, e poi un’altra ancora. Sorrise. Lo prese come una specie di buon segno e rise interiormente per il suo essere superstizioso proprio in quella circostanza. Non era poi così difficile essere superstiziosi, pensò. Nonostante la propria ormai affermata intelligenza.

Mycroft valutò se aprire l’ombrello o meno. In fondo non era che qualche goccia. Decise di lasciar perdere e lasciare che la leggera pioggia si abbattesse su di lui.

Stava cambiando il tempo, osservò.

Piovigginava.

 

 

 

 

Notes, again:

Mi ero ritirata a vita privata. Se mi va male l’esame me la prenderò ufficialmente con voi!

*sospira* In ogni caso, la canzone da cui sono stati gentilmente prelevati (non rapiti, per carità!) titolo e citazione iniziale (oltre che quelle in corsivo) è per l’appunto Schizzechea di Pino Daniele. “Schizzechea” nel mio meraviglioso idioma vuol dire appunto “pioviggina”. Sapete, quando l’acqua si manifesta dal cielo soltanto con poche gocce, schizzando appena sull’asfalto. Ecco, è proprio quello lo scenario.

Grazie per la miliardesima volta a Sonia.



  
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