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Autore: Dragana    10/06/2012    23 recensioni
-Insomma, Phil, ma in sintesi… mi vuoi dire cos’ha il tuo Capitan America di così speciale?
Lui le sorrise. –Niente. È un ragazzo di Brooklyn.

Phil Coulson, la violoncellista, e le figurine di Capitan America.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FIGURINE

L’acqua della doccia aveva appena cominciato a scrosciare dietro alla porta chiusa del bagno, e avrebbe continuato a farlo per una decina di minuti buoni, forse anche di più. A Jen il discorso del risparmio dell’acqua proprio non andava giù; l’acqua la pago e ne uso quanta mi pare, diceva.
Phil recuperò la sua giacca, appesa ordinatamente sullo schienale di una sedia, e tirò fuori le figurine di Capitan America. Si sentiva insieme stupido e contento, mentre lisciava il copriletto e gliele stendeva sopra in ordine, lasciando uno spazio dove ce n’era una mancante.
Erano così… come aveva detto Pepper? “Deliziosamente vintage”. La prima (ossia la numero 11), quella che aveva dato il via alla collezione, era di suo padre. L’aveva comprata e poco dopo era partito per la guerra, a liberare l’Europa dai nazisti, e si era trovato a Mauthausen, nel ‘45. Lì i racconti di suo padre si interrompevano. “Non potete nemmeno immaginare cosa ho visto”, diceva, e basta.
Phil pensava che, se adesso faceva il lavoro che faceva, era perché suo padre era tra quelli che erano finiti a liberare Mauthausen; sospettava che, se invece che là suo padre fosse finito a Montecassino, anche la sua vita sarebbe andata diversamente.
Non si accorse che l’acqua aveva finito di scrosciare; se ne rese conto solo quando sentì aprirsi la porta del bagno e vide Jenna uscire, avvolta in un asciugamano e bella come il sole, e fissarlo con un sorriso e il sopracciglio alzato. Phil abbassò gli occhi sentendosi vagamente colpevole.
Era in mutande sul letto disfatto di una ragazza bellissima, e guardava figurine.
-Non ci posso credere… Capitan American Pie? Ancora?
Si strinse nelle spalle, imbarazzato.
-Potresti far finta di non avere visto niente, io adesso le rimetto nella tasca della giacca e sarà come se non fosse mai successo. Eh?
-E se io non volessi farlo cosa faresti, Agente Phil Coulson? Mi sparaflasheresti in modo che dimentichi quello che ho visto?
-Ti confondi, Jen. Quelli sono i Men In Black, io lavoro per la SHIELD.
Lei rise. Com’era bello il suo viso quando scoppiava a ridere così, senza preavviso. Aveva provato a descriverlo a Pepper, si era impappinato, ma lei aveva detto che aveva capito e Phil non ne dubitava, Pepper capiva sempre tutto. Jenna saltò sul letto, scompigliando l’ordine delle figurine e rischiando di schiacciarne un paio; Phil trasalì leggermente.
-Fammi vedere… ooooh, ma guardalo, quanto è meravigliosamente WASP! Chissà cosa deve aver pensato uno così di mio nonno, quando arrivò a Ellis Island con la sua valigia di cartone!
-Niente, perché tuo nonno è arrivato dopo la guerra e lui era ancora ibernato nei ghiacci polari.
-Ma spiegami un po’ questa faccenda che l’avete ritrovato e sghiacciato? Ma cos’è, una fetta di petto di pollo? Amò, escimi Capitan America dal freezer!
Quando si metteva a fare l’accento italiano Phil l’avrebbe presa, rovesciata sul letto e fatto cose che voi umani, altro che i bastioni di Orione. Come in “Un pesce di nome Wanda”, ma al maschile.
Le scostò i capelli bagnati dalla spalla e la baciò sul collo.
-Non posso spiegarti questa faccenda, quello che sarà reso pubblico entro breve già lo sai, il resto non posso rivelarlo. Sai che ogni tanto vado a vederlo dormire?
Lei lo spinse via facendo una faccia disgustata. Alzò le sopracciglia.
-Lo sai che c’era uno in un libro che faceva la stessa identica cosa, e che questo libro è “Twilight”?
Phil si sentì arrossire.
-Ma… ma non è che lo vado a guardare in quel senso lì! Comunque devo ancora capire cosa c’è che non ti piace in Capitan America, voglio dire, che cos’ha di male?
Lei sbuffò, sventolandogli una figurina (la 34) sotto il naso. Con una posa da Discobolo greco nella sua tutina attillata e l’espressione agguerrita, Capitan America si preparava a lanciare il suo scudo contro qualche cattivone teutonico.
-Ma insomma, Phil… questo non è un uomo, è un cliché! È un po’come se mio nonno avesse la coppola, la lupara, mangiasse limoni tutto il giorno e volesse ucciderti per avere attentato alla mia virtù!
Lui ridacchiò. -Guarda che tuo nonno è così. Me l’hai detto tu!
-...No. La lupara non ce l'ha. Credo. Ha una pistola normale, come tutti. Tu, piuttosto, non tremi davanti alla minaccia della possibile lupara di mio nonno?
A Phil venne da ridere; cercò di trattenersi ma non ci riuscì molto bene.
 -No, non direi-, disse soltanto. Lei roteò gli occhi al cielo e trattenne con una mano l’asciugamano che stava cadendo. Poteva lasciare che l’entropia facesse il suo dovere, pensò Phil.
-Oh, cielo, certo, scusa, dimenticavo… tu lavori per la SHIELD e non mi puoi dire quello che fai perché-, scimmiottò la sua espressione, -è un segreto governativo e poi dovresti uccidermi. Suppongo che sconfiggeresti un uomo armato di lupara usando solo una graffetta e una gomma da masticare, come Mc Guyver.
-Jenna…
-…Non essere irragionevole, se potessi te lo direi, è anche per il tuo bene, credimi, sia mai che ti catturino e ti torturino e allora sveleresti tutti i segreti che ti ho rivelato, compresa chi è la mamma in “How I meet your mother”… ok, ho capito.
Phil tacque. Non voleva dirle che ci era andata parecchio vicina, aveva paura che poi lei si spaventasse, fuggisse e non tornasse più. Però se continuava con tutti quei segreti si sarebbe stancata e se ne sarebbe andata lo stesso; valutò la possibilità di dirle almeno chi era la mamma, visto che nello SHIELD si vociferava che Maria Hill lo sapesse.
Lei gli diede una leggera gomitata e si appoggiò alla sua spalla.
-E allora, questo Meraviglioso e Fantasmagorico Capitan America?
Phil le fu immensamente grato per il cambio di argomento. Fissò le figurine, pensieroso.
-Senti, Jen… tuo nonno era povero, no? Me l’hai detto tu. È arrivato in America e le uniche cose che possedeva le aveva indosso. Poi si è impegnato e ha fatto un sacco di soldi, e come li ha usati?
-Ah, quindi ti ricordi quando ti racconto le storie della mia famiglia! E io che pensavo di essere noiosa!
Phil sorrise. Jen avrebbe potuto leggergli l’elenco del telefono e nemmeno allora gli sarebbe sembrata noiosa; comunque non lo era.
-Ci ha fatto studiare tuo padre e gli altri figli. Ha fatto investimenti oculati. Ha usato il suo denaro nella maniera migliore, perché sa cosa significa essere poveri e conosce il valore di quello che ha. Ricordo male?
-Sono stupefatta. Nella SHIELD non scherzano, eh, quando assumono personale!
-Scema. Capitan America in un certo senso è come lui. Solo che è americano.
Jenna, con le sue mani da violoncellista con le dita lunghe, che lui aveva cercato di descrivere a Pepper ma poi aveva trovato più semplice farle vedere una foto e via, scombinò qualche figurina.
-Nel senso che era povero?
-Nel senso che era debole. Prima di… Jen, non posso scendere nei dettagli, ma era davvero debole. Faceva domanda per entrare nell’esercito, era il ’42, accettavano tutti, e lui l’hanno respinto nove volte.
Lei prese una figurina in cui Capitan America figurava in tutta la sua muscolatura fasciata di azzurro, mentre sollevava un carrarmato tedesco (la numero 7).
-E poi? Gli hanno dato da mangiare tantissimi spinaci?
-Diciamo di sì. Il punto è che è diventato forte. Poteva usare la sua forza per fare il bullo in giro, e invece no. Poteva dimenticare di essere stato debole, ma non l’ha fatto. Ha sempre fatto ciò che era giusto.
-Ha sempre fatto quello che gli dicevano di fare. È un soldato. Obbedisce agli ordini. Signorsì signore.
-Non è questo il punto. Capitan America sa cosa vuol dire essere una vittima, non sarà mai un prepotente. È un buono. Forse è meno astuto di altri, perché è semplicemente un buono. Però lui è uno che sa qual è la cosa giusta. Non vedo l’ora che si svegli, sai? Gli chiederò di autografarmi le figurine!
Lei roteò gli occhi al cielo.
-Insomma, Phil, ma in sintesi… mi vuoi dire cos’ha il tuo Capitan America di così speciale?
Lui le sorrise. –Niente. È un ragazzo di Brooklyn.
La zittì per un attimo (era difficilissimo zittirla. L’aveva detto a Pepper e lei, che stava insieme a Tony Stark, gli aveva detto che sì, capiva perfettamente, con un’espressione di finta disperazione) e ne approfittò per cambiare argomento.
-Invece tu? Come sono andate le prove?
Lei fece un espressione grave. –Non posso dirtelo, Phil. Cerca di capire, sono segreti di stato. Poi il direttore mi pianta la bacchetta nel cuore, sai? Non c’è da scherzare, su queste cose!
-Jenna…
Si alzò dal letto. Phil sentì freddo alla spalla sinistra, quella contro cui lei era stata appoggiata fino a quel momento.
-Va bene, Phil, tu riordina pure le figurine del ragazzo di Brooklyn. Io riprovo il pezzo di Vivaldi, non sono soddisfatta del risultato…
Fece scivolare a terra l’asciugamano, rimanendo completamente nuda e no, questo non l’avrebbe descritto a Pepper. La fissò come ipnotizzato mentre lei andava verso il violoncello, apriva le gambe per poi nascondere tutto con lo strumento, abbracciandolo come si abbraccia un amante.
Pensò che Jen faceva vibrare i suoi nervi come le corde di quel violoncello, quando stavano insieme. Pensò che doveva dirle di venire lì a letto, subito. Pensò un attimo a chi poteva essere quel tizio vestito di azzurro sparso in mille pose sul copriletto, e perché ci fosse lui e non lei.
Le figurine di Capitan America volarono tutte sul pavimento, come volantini lanciati da un aeroplano.
Qualche giorno dopo Jenna ne trovò una che si era incastrata sotto una delle gambe del letto; pensò di dirlo a Phil, ma prima si dimenticò e poi fu troppo tardi.

Grazie al cielo il concerto commemorativo in onore delle vittime dell’attacco alieno a New York, organizzato e sponsorizzato interamente dalla Stark, nella torre di Stark, con presente Stark e tutti gli altri Vendicatori, era finito. Jenna aveva avuto dei seri problemi a portarlo a termine, a volte le si annebbiavano gli occhi di lacrime e aveva difficoltà a vedere il direttore d’orchestra.
Ora stava stritolando la pochette da sera come se al suo posto ci fosse il collo dell’uomo con cui stava parlando; era davanti a una corda rossa, ma tanto valeva che fosse davanti a un muro di cemento armato.
-Lei non ha capito: sono una delle musiciste dell’orchestra, ho appena suonato, devo solo vedere il signor Rogers!
-Signorina, lei può anche essere il Presidente degli Stati Uniti, ma io qui ho l’ordine di non fare passare nessuno. Abbia pazienza e mi faccia lavorare.
Jenna trattenne l’impulso di battere un piede a terra per la stizza.
-Allora faccia finta di non avermi visto. Si volti un attimo, si allacci una scarpa, solo mi faccia passare!
-Senta, signorina, adesso però…
-Lei deve essere Jen… Jenna La Rosa, vero?
Jen si voltò di scatto. A parlare era stata una donna alta, elegante, con i capelli rossi.
-Sì, ma lei chi…
-Phil mi parlava sempre di lei, avrò visto un centinaio di sue foto… Virginia Potts. Mi chiami Pepper-, le disse la donna, tendendole la mano.
Per un momento Jen si sentì girare la testa. Cercò di non scoppiare in lacrime e si sforzò di tendere la mano alla donna. Aveva una stretta ferma e decisa.
-Diceva che voleva parlare con Steve? Mi segua, sono tutti al buffet. Grazie Anderson, sei stato impeccabile.
La guardia fece un rumore a metà tra un grugnito e uno sbuffo, poi le lasciò passare.
Jen seguì Pepper, quasi in trance.
-E quindi Phil le parlava di me?
-Sì, lo faceva. Io tifavo tantissimo per voi due. Mi dispiace tanto.
-Non ha detto “è morto da eroe” o “ha fatto ciò che era giusto”… credo sia stata la prima, sa?
Pepper si girò un attimo a guardarla. Con i tacchi e tutto la sovrastava di venti centimetri buoni.
-Ha fatto entrambe le cose, signorina La Rosa. Ma suppongo che lei avrebbe preferito che fosse stato meno eroico ma vivo. Mi creda, la capisco.
Jenna non credeva ai “la capisco” della gente. Le stavano anche parecchio sul cazzo. La sua espressione doveva essere stata rivelatrice, perché Pepper si strinse nelle spalle e aggiunse –Sono fidanzata con Tony Stark, sa. Iron Man.
Jen sospirò. –Mi scusi. Suppongo che capisca, sì.
Pepper prese un ascensore scintillante. Rimasero in silenzio.
Quando l’ascensore arrivò con un “plin”, Jenna parlò.
-Non so come ringraziarla, Pepper.
-Non mi ringrazi, Jen. Ecco, guardi, quello laggiù è Steven Rogers, alias Capitan America. Steve, la signorina ha bisogno di parlare con te!
Tutto il gruppo di quelli che venivano chiamati “I Vendicatori” si girò verso di lei. Jen si costrinse a fare un passo dopo l’altro, ricacciando indietro le lacrime che le appannavano lo sguardo. Urtò appena Thor; si rese vagamente conto che l'avrebbe trovato di una bellezza sconcertante, prima. Ma adesso no. Adesso non lo vedeva neppure.
Deglutì quando arrivò di fronte a Steven Rogers. Aveva degli occhi azzurri molto seri, e non sorrideva.
-Cosa posso fare per lei, signorina?-, le chiese con una gentilezza d’altri tempi.
Lei aprì la borsetta con mani tremanti. Ci frugò dentro fino a trovare quello che stava cercando.
Nella figurina numero 52, Capitan America si stagliava contro una bandiera a stelle e strisce e guardava verso l’infinito con sguardo fiero. Jenna la allungò verso di lui.
-Me lo farebbe un autografo?












Note: Jenna è la violoncellista di cui parlano Phil e Pepper nel film; non ho trovato nulla di più preciso su di lei, così me la sono inventata, nome, antenati e tutto. Nel film, Phil accenna al fatto che si siano lasciati; ho immaginato una situazione di incomprensioni varie dovute al lavoro di lui, più che a una mancanza di sentimento.
Mauthausen è il tristemente noto campo di sterminio nazista, liberato dagli Alleati nel ’45. A Montecassino, nel tentativo di sfondare la Linea Gustav, sono state combattute quattro battaglie sanguinose e fondamentalmente inutili, che costarono agli Alleati una quantità enorme di perdite umane e furono seguite da episodi di stupri di massa, assassinii, furti e amenità varie da parte delle truppe vincitrici.
Ellis Island era l’isola di New York in cui sbarcavano gli emigranti.
Phil sarebbe davvero in grado si sconfiggere un uomo con la lupara con una graffetta e una gomma da masticare, visto e considerato quello che fa qui.
Maria Hill è la seconda in comando dello SHIELD, interpretata nel film dalla stessa attrice che fa la parte di Robin nel telefilm “How I meet your mother”.
Lo scambio di battute tra Jenna e Phil in cui lei gli chiede cos’abbia capitan America di speciale e lui le risponde “niente, è un ragazzo di Brooklyn”, è ripresa pari pari dal film “Capitan America”: il Teschio Rosso chiede a Steve “Cos’avevi di così speciale?” e lui risponde “Niente. Sono un ragazzo di Brooklyn”. Non ho apprezzato particolarmente il film, ma quella battuta era veramente riuscita.

Detto questo, ammetto di non apprezzare particolarmente Capitan America. Però apprezzo Phil (PHIIIIIIL!), e Phil me l’ha fatto un po’ rivalutare: dovevo farglielo difendere, e ha finito per convincere un po’ anche me.
Se la storia vi è piaciuta il merito è di vannagio, che ha insistito tanto per vederla finalmente scritta; se non vi è piaciuta, la colpa è solo mia.
In ogni caso, se siete arrivati fin qui, grazie mille per aver dedicato il vostro tempo a Phil… RIP, Agente Coulson, ti ricorderemo con affetto.
 Grazie di nuovo a tutti!



   
 
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