Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Titania    10/06/2012    5 recensioni
Silvia, una ragazza normale. Una nerd con poca vita sociale ma con grandi abilità di hacking. Il motivo principale per cui è diventata una Gangrel. Questa è la storia del suo abbraccio.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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5 Ottobre 2006, Roma.
 
Stanca.
La parola che più rappresentava Silvia in quel momento. Incredibilmente, irrimediabilmente stanca.
Lezione fino alle otto di sera, metodi probabilistici e statistici. Tanta matematica e fisica e tante formule da ricordare. Metà della sua vita era composta da formule, quindi non aveva di che lamentarsi.
Coraggio, Silvia, altri tre mesi e ci togliamo pure la specialistica dalle palle…
Sì, e poi? Si sarebbe messa a lavorare alla Apple nell’attesa di avere l’idea brillante per un videogioco? Un piano d’azione ce l’aveva, di certo non sarebbe rimasta in Italia, qui il massimo che hai con una specialistica in informatica è il programmatore di telecamere a circuito chiuso. Trasferirsi dove i programmatori sono visti bene sarebbe bello. Magari in California, alla sede della Microsoft o della Nintendo, lì avrebbe fatto un po’ di gavetta finché avrebbe avuto l’idea buona.
Un bel piano, e la ragazza aveva tutte le carte in regola per farlo andare bene.
Quando entrò in casa la prima cosa che sentì fu la segreteria telefonica: avrebbe dovuto chiamare sua madre ma adesso non aveva proprio la voglia.  Oltre a lei, le solite chiamate:
“Silvia, sono Luisa. Senti, puoi guardare un attimo il pc del mio ragazzo? Credo abbia ripreso a bere”  Silvia si mise a ridere. Alla fine la gente quando vuole risposte va da lei.
Aveva cominciato per gioco, con l’idea di fare un po’ più di soldi, ora era conosciuta nell’università come l’investigatrice provetta, la hacker della scuola. Sapeva bene come muoversi, l’importante era non rubare account né fare nulla che possa dare campanelli d’allarme alla “vittima”, semplicemente guardando se questa ha qualche ghiottoneria segreta, si possono sapere più cose leggendo un foglio di Word finito in un cestino svuotato da poco che in un blog dove si pubblicano poesie e classifiche. Tuttavia, anche questo lavoro sarebbe dovuto essere messo in un cassetto appena presa la specialistica: non era sicuro entrare in un computer quando si ha un lavoro, e soprattutto è meglio che non lo sappia nessuno, ergo avrebbe venduto i suoi “attrezzi” e avrebbe fatto la brava cittadina.
Ma adesso iniziamo a sparare.
Disturbed alle orecchie, Xbox accesa e Splinter Cell davanti agli occhi: il modo migliore per passare tre ottime ore prima di andare a dormire. Domani avrebbe fatto il lavoro per Luisa e poi si sarebbe messa a studiare per il prossimo esame.
Ma appena aveva messo il cd nello stereo sentì il campanello
E chi è a quest’ora?
Non riuscì a finire questo pensiero che il campanello suonò di nuovo.
Uno rompiscatole, lo liquido subito.
“Arrivo, arrivo!” ed andò ad aprire la porta.
Era un uomo sui 30 anni, pallido, con i capelli neri ingellati, con un giubbotto di pelle, una canottiera sudicia e un paio di jeans strappati. Silvia non l’aveva mai visto ma poteva intuire che non cambiava il guardaroba dal 1955
“Posso aiutarla?”
“Sei tu Silvia D’Annunzio?” Silvia annuì, facendo anche un’alzata di spalle “sono qui per offrirti un lavoro”
“Capisco, ma adesso è tardi; se torna domani mattina …”
“Mi è impossibile venire la mattina. Sono … una persona molto impegnata”
Silvia guardò di nuovo l’uomo, aveva un che di animalesco nello sguardo, le ricordava un po’ Wolverine degli X men, ma più minaccioso. Non voleva farlo entrare in casa, qualcosa le diceva di non fidarsi
“Allora venga domani nel pomeriggio”
“Mi è impossibile anche il pomeriggio, prima delle 6”
“Io non so cosa dirle”
“Posso entrare in casa, solo per spiegarle cosa voglio fare?”  la vocina di fece di nuovo sentire, non farlo entrare in casa!
“E’ molto disordinata…” l’uomo fece qualche passo in avanti, fino a oltrepassare la soglia della porta
“Non è un problema per me” ecco, era in casa, Silvia si scansò d’istinto mentre quel tipo si guardava intorno
“Sul serio, non posso aiutarla, io …”
“Cosa c’è, Silvia, hai paura per caso?” sì, una paura fottuta. Perché non ti conosco, perché non mi piaci, perché mi fai paura!
“Le chiedo per favore di andare via!”  mentre lo diceva, la ragazza fece qualche passo indietro
“Voglio solo parlare” andò verso la cucina, senza accorgersi di essere seguita da quel tipo dall’aria animalesca e minacciosa. Prese il coltello più grosso che aveva a disposizione e glie lo puntò contro
“Non si avvicini” senza accorgersi, alzò la voce “faccia un passo e le apro la pancia!” ma l’uomo non sembrava intimorito, anzi sorrise. Un sorriso sornione, dissacrante. Lo sentì emettere qualcosa di strano dalla gola, aveva sentito bene, era un ringhio quello che aveva fatto?
Silvia non ebbe il tempo di capirlo che quell’uomo fece un balzo finendo sopra di lei, facendola cadere. Provò a urlare ma le venne tappata la bocca al primo secondo di grido.
Poi sentì qualcosa.
Qualcosa di molto strano.
Una puntura, una leggera puntura sul collo, che in un secondo divenne piacevole. Mostruosamente piacevole.
Silvia non riusciva a capire cosa stava facendo, sentiva solo che si stava facendo sempre più debole, il cervello le diceva di continuare a urlare, ma il corpo non reagiva a nessuno dei disperati impulsi di difesa di questo. Pensare le riusciva difficile, di solito era la cosa che sapeva fare meglio eppure in quel momento le costava fatica. Una mente brillante, dall’intelligenza innata, membro del Mensa e futura programmatrice di qualche famoso videogioco, non riusciva a pensare e cercare di capire cosa stesse succedendo. Solo una cosa poteva capire: provava un grande piacere, era estasiata da qualunque cosa quell’uomo le stesse facendo. Negli occhi sfocati dalla miopia riuscì a vedere i suoi occhiali sul pavimento, scheggiati per via della caduta, fu l’unico indizio per farle capire che qualcosa non andava, poi si abbandonò totalmente al piacere che stava sentendo, finché gli occhi annebbiati non le si chiusero. La sua mente razionale non capiva che qualcosa di sovrannaturale le stava rubando la vita.
 
Francesco si pulì la bocca e guardò quello che rimaneva della ragazza. Ne aveva uccisi molti di esseri umani, ma quando lo fa per nutrirsi gli piace vedere quello che aveva lasciato. Ironia della sorte, chi moriva durante il Bacio aveva sempre un’aria serena, come se stessero dormendo, sempre con un accenno di sorriso. Come se avessero fatto la più grande scopata della loro vita ed avessero avuto un infarto subito dopo. Gli sembrava ironica la cosa, sono tutti inconsapevoli di star morendo.
Ma la ragazza no.
Non doveva morire.
La ragazza era essenziale per raggiungere il suo scopo e aiutare a vincere la guerra.
Per questo prima di avvicinarla l’aveva pedinata, fatto una foto che ha portato al Principe e chiesto un permesso che gli è stato dato. Sarebbe stata utile per le indagini presenti e future per la comunità vampirica di Roma.
Ed è per questo che si recise il polso con un artiglio, continuando a guardare la ragazza morta. Chissà cosa stava vedendo? Forse era già troppo tardi?
Il Gangrel non si fece tante domande e prese la testa della ragazza, le aprì la bocca e lasciò che un po’ del suo sangue le cadesse in gola.
“avanti, svegliati” si disse “coraggio, maledetta secchiona. Sbrigati”
D’un tratto qualcuno bussò alla porta
“Silvia?” disse una voce maschile “sono Leonardo, mi apri?” Francesco non ci pensò due volte: abbandonò il corpo della ragazza, andò verso la porta, la aprì e poi si nascose.
Entrò un ragazzo riccio, castano, con un paio di occhiali spessi e con la felpa di un videogioco, lo vide cercare e chiamare la ragazza fino a entrare in cucina. Fu qui che il ragazzo si accorse del cadavere. Francesco era abbastanza vicino da poter vedere tutti e due, poter vedere il ragazzo chinarsi e schiaffeggiare l’amica per farla riprendere
“Silvia! Silvia! Oddio, ma che cazzo è successo? Silvia!” si alzò in piedi e prese il suo cellulare. Fu in quel momento che Francesco fece un sorriso: la ragazza aveva aperto gli occhi. Poteva riconoscere il colore delle iridi in quel momento. Rossi. Gli occhi della Bestia, della Frenesia. L’Abbraccio era andato a buon fine.
“118? La mia amica … non respira più …” Leonardo non si era accorto che la sua amica, pur non respirando più, si stava alzando “non lo so è distesa sul pavimento, io … l’ho trovata così…” poi si girò e la vide. La ragazza si reggeva sui fornelli e guardava il ragazzo con quegli occhi rossi e famelici
“Aspetti, si è alzata. Silvia stai bene? Non respiravi più, pensavo fossi …” non poté finire la frase che Silvia gli si scaraventò addosso come una belva inferocita. Francesco poté sentire il collo che si spezzava, vedere uno schizzo di sangue che finiva sulla parete della cucina. Decise di avvicinarsi, quella ragazza avrebbe avuto bisogno di sostegno appena si sarebbe accorta di quello che aveva fatto, quindi avanzò lentamente verso la cucina, aspettando che Silvia avesse ripreso il controllo di sé stessa. Quando successe la ragazza urlò, lasciando cadere il cadavere del suo amico, fece qualche passo indietro prima di intruppare su Francesco
“Calmati!” gli disse lui “cerca di stare calma!” lei smise di urlare, tastò un po’ il corpo di lui per capire chi fosse e allora il vampiro le ridiede gli occhiali
“Chi cazzo sei?” fu la prima cosa che disse la ragazza “che cosa mi hai fatto?” ed indicò il corpo dietro di loro
“Se ti siedi e ti dai una calmata ti spiego tutto!”
“Cosa devi spiegarmi?” urlò isterica. Il Gangrel la prese per un braccio e la fece sedere sul divano, si accovaccia davanti a lei e le porge un fazzoletto
“non sono il tipo che mena il can per l’aia e di certo non lo farò con te: sono un vampiro, e ti ho trasformato, ma non l’ho fatto perché mi piaci o perché mi sento solo. Mi servi. C’erano altri modi ma renderti come me mi è sembrata la cosa migliore da fare” Silvia ascoltò con attenzione, alcune lacrime di sangue le scendevano per le guancie, più per Leonardo che per se stessa.
Ci credeva eccome a quello che diceva quell’uomo: ricordava il morso sul collo, la sete forte che sentiva dopo che si era ripresa, e il corpo di Leonardo ancora steso sul pavimento della cucina. Le prove per dire che non stava scherzando c’erano tutte “mi chiamo Francesco di Ruzza, e da oggi sono responsabile delle tue azioni. Dovrò farti da maestro e insegnarti le tradizioni di noi vampiri, e come me, tu dovrai lavorare e mettere le tue capacità a disposizione per la comunità”
“quindi ce ne sono … altri?” disse Silvia con la voce tremante. Francesco annuì serio
“ce ne sono altri, molti, e tutti diversi. Ti aiuterò a distinguerli” Silvia annuì, cercò di deglutire ma non riusciva a far scendere più nulla, stava ancora tremando e l’idea che non stesse sognando la faceva stare male. Era diventata un vampiro. Fino a poche ore prima era convinta che i vampiri fossero solo favole e adesso uno l’aveva morsa e trasformata
“Io vado a sbarazzarmi del corpo del tuo amico, tu cambiati e pulisciti, dopo torno a prenderti” e se ne andò, lasciando Silvia a meditare mentre prendeva il cadavere ed usciva dalla stanza.
 
La ragazza si alzò ed andò barcollante verso il bagno, si sedette sopra il wc che ancora stava tremando, cercando di mettere in ordine i pensieri.
Un vampiro … pensò e mi ha trasformato, quindi lo sono pure io…
Prese un bicchiere e lo riempì d’acqua, la bevve, aveva bisogno di rinfrescarsi le idee … pessima idea, al primo sorso vomitò tutto nel lavandino, capì che doveva analizzare la situazione e calmarsi da sola.
D’accordo,  cerchiamo di non perdere la testa, Silvia … forse non si trattava di un essere soprannaturale si tolse la felpa forse è una specie di malattia contagiosa, o un ramo evolutivo non ancora scoperto si tolse i pantaloni mi rifiuto di credere che sia il tipico mostro da film horror si mise nella doccia ed aprì l’acqua. Aveva aperto il rubinetto dell’acqua fredda, eppure la sentiva tiepida
Iniziamo dalle basi: allo specchio riesco a vedermi, e per l’acqua … la temperatura del corpo più fredda, tipo un rettile? Un’evoluzione un po’ strana, direi… si guardò le mani sbaglio o ho le unghie più lunghe? Secondo cambiamento, alquanto notevole. Ma quello che era successo a Leonardo come lo giustificava? Si era lanciata su di lui come una belva ci sarà un motivo per cui ha detto “vampiro”, forse il sangue umano è parte aggiuntiva della nostra catena alimentare. Insomma, l’uomo ha mangiato frutta per secoli prima di scoprire la carne. E la frase “ti ho trasformato”? i “vampiri” si riproducono con qualche contatto sanguineo? Un punto in più per la malattia allora, tecnicamente il sesso non è più utile? Piuttosto deprimente, la cosa … chiuse l’acqua e uscì dalla doccia, per poi mettersi il suo accappatoio bianco. Uscì dal bagno per vedere che da una finestra aperta era entrato un pipistrello.
Silvia ha sempre odiato i pipistrelli, le facevano paura, e anche adesso vederne uno le causava un po’ di disagio, soprattutto vederlo volare verso di lei. Fece un urletto
“vattene via!” l’animale si allontanò all’istante, per un attimo alla ragazza sembrò che la stesse guardando, prima di andarsene mi ha capito? Il pipistrello mi ha capito? La cosa si fa sempre più interessante pensò mentre andava in camera sua. Visto l’andazzo mi metterò qualcosa di nero e prese un vestito che le aveva regalato una sua amica. Un bel vestito nero con dei merletti sulla gonna. Elisa dice che “utile per le serate fuori”, e forse tutto questo casino può essere una svolta. Sentì la porta aprirsi, era tornato quel tizio?
“Bel vestito” disse lui, se lo ritrovò davanti alla porta della stanza, appoggiato al muro, che la guardava come se la stesse studiando
“Posso farti un paio di domande?”  Francesco alzò le spalle
“sono qui per questo”
“Prima ho provato a bere dell’acqua, ma l’ho vomitata… per caso possiamo bere solo sangue?”
“E’ il nostro problema principale. Il cibo normale non ti sazia, anzi ti sembrerà di aver mangiato un posacenere” ecco, questo inizia a non piacermi
“Aglio, croci …?”
“Stronzate” disse lui secco “e ti puoi vedere allo specchio, almeno quelli come noi”
“Sole?”
“Ti consiglio di non prendere la tintarella se non vuoi morire malamente” Silvia deglutì, era più simile a quello che le avevano raccontato da piccola di quanto si aspettasse
“E siamo …”
“Immortali? Beh, fra 10 anni dovresti iniziare a pensare a trasferirti, prima che la gente inizi a sospettare” la ragazza fece un sospiro. Immortalità. Una cosa scientificamente impossibile, ne esistono pochi di esseri che possono dirsi “immortali” e sono tutti organismi unicellulari. Iniziava a sospettare che la teoria del “nuovo ramo evolutivo” non andasse bene
“Non guardarmi con quella faccia impaurita” disse Francesco avvicinandosi “hai tutto il tempo per capire cosa ti sta succedendo” le porse un casco integrale “adesso seguimi, ti devo far conoscere delle persone. Da domani inizierai a lavorare per noi”
“ma non so nemmeno che devo fare!”
“Quello che hai sempre fatto, ma per una causa maggiore che scoprire tradimenti. Ora mettiti il casco e vieni con me”
   
 
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