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Autore: soxy88    28/12/2006    1 recensioni
Quando partì la macchina, lei si voltò e lo salutò con un sorriso; lui fece altrettanto, sapendo che quello non sarebbe stato l’ultimo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kanata Saiyonji, Miyu Kouzuki
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Tutto cominciò con una telefonata

PER SEMPRE INSIEME

 

CAPITOLO 1

Tutto cominciò con una telefonata.

 

Era una domenica come tante in casa Saionji: Kanata stava appollaiato in soggiorno a leggere e Miyu lo osservava appoggiata al tavolo. Faceva freddo perché ormai l’inverno era arrivato da tempo; lo stare lì seduta, di fianco alla stufetta, e a lui, la riscaldava. Si era appena svegliata e, non facendo niente, a poco a poco si stava riaddormentando, poi…

< DRIIIIIIIIN >

 

“Il telefono!” disse lui

“Ok… ora vado… Uffa! Un po’ di calma!… Casa Saionji, chi è?”

La telefonata non durò molto, ma quando Miyu ritornò in soggiorno aveva il volto cupo. Subito cercò di mascherare il suo dispiacere

“Comincio a pulire, così mi riscaldo un po’…” e dicendo questo uscì, quasi scappando da occhi indiscreti. Lui aveva notato che c’era qualcosa che non andava, ma non gli diede troppo peso.

 

Lei entrò nella sala-preghiere: doveva pulire sul serio, per ammazzare il tempo e anche per non pensare alla telefonata…

Spolverando un mobiletto si accorse che, dietro di esso, c’era una porticina mai notata prima, forse una stanza segreta!

Non voleva aprirla per non apparire curiosa, però lo era!

Scostò a fatica il pezzo d’arredamento e aprì la porticina con cautela.

 

Entrò, chinandosi, in una stanzetta piccola: sembrava uno sgabuzzino. Dentro non c’era niente se non un piedistallo che sosteneva un vaso per fiori bellissimo: era bianco, di porcellana, con dipinti dei fiori azzurrini. Aveva una linea finissima che lo faceva apparire pregiato, più di quanto lo fosse realmente.

“Quanta polvere c’è qui! Povero vaso! Ora ti pulisco io!”

Lo pulì molto delicatamente lasciandolo splendente.

 

Improvvisamente entrò Lou che l’aveva seguita; cominciò a curiosare per tutta la stanzetta. Miyu per paura che potesse rompere il portafiori, si precipitò verso di lui per prenderlo tra le sue braccia, ma, facendo questo, inciampò in un piede del piedistallo e il vaso si ruppe in mille pezzi!

Proprio in quel momento entrò Kanata che stava inseguendo Lou; la sua faccia, da felice, divenne furiosa!

 

“Si può sapere cosa ci fai qui!!! E poi guarda che disastro! Sei una maldestra! Dovevi chiedermi il permesso… in fondo… tu… sei un ospite! Un ospite!!!” urlò Kanata preso da un attacco d’ira. Aveva tanta rabbia in sé da spaventare Miyu.

Lei era rimasta sconvolta! Lui l’aveva presa per un polso, sbattendola contro il muro, la guardava negli occhi ormai pieni di lacrime… le stava facendo male, ma mai come quella parola –ospite-… l’aveva ferita!

 

La notte non riuscì a dormire.

Quella passata, era stata una giornata pesante: la telefonata, il vaso, il viso di Kanata… quella parola…

Per la prima volta si era sentita indesiderata… Voleva andarsene! Era meglio per tutti!

Raccolse le sue cose in silenzio e se n’andò. Ma prima, entrò di soppiatto nella camera di lui; stava dormendo come un angioletto, aveva il volto rilassato, era così tenero! Lei si chinò su di lui, gli spostò la frangetta sbarazzina e lo baciò sulla fronte. Era imbarazzatissima perché non gli si era mai avvicinata così tanto.

“Scusa per oggi…” sussurrò “…Ti voglio bene…” Diventò ancora più rossa. Poi posò un bigliettino nella sua mano e partì.

 

Non sapeva dove rifugiarsi o a chi rivolgersi. Vagava senza meta per la città buia. Ad un certo punto si ritrovò davanti alla reggia di Cristine. Non voleva disturbare per l’ora tarda, ma non aveva altro posto dove andare, così si fece coraggio e suonò il campanello.

Il signor De Cervis e l’amica uscirono dal portone

“Chi è?”

“Crisine, sono Miyu… Ecco… Scusa se ti disturbo a quest’ora… ma vedi… io e Kanata abbiamo litigato… non me la sentivo più di restare ancora lì… non sapevo dove andare… e…”

“Non c’è bisogno che mi spieghi, puoi restare quanto vuoi.”

Miyu si stupì della sua gentilezza e comprensione, specialmente visto che si trattava di Kanata, ma accettò l’invito senza farselo dire due volte!

 

Lui si svegliò di buon ora.

Ancora sdraiato nel letto, si voltò e si strofinò la fronte; non sapeva perché l’avesse fatto, ma l’istinto glielo suggerì. Poi strinse a pugno l’altra mano per stiracchiarsi e vi trovò un pezzo di carta…

Stupito, si alzò subito e lo lesse:

 

< Ciao Kanata.

Volevo solo ringraziarti per tutto il tempo che mi hai ospitato: so che non sono stata quella che si definisce l’ospite perfetta, scusami…

Beh… ora non ti creerò più problemi… me ne vado…

Sai… mi hai fatto sentire di casa più di una volta, ma evidentemente non era quello che provavi veramente…

Scusami ancora.                                                                                  Miyu >

 

Rimase allibito

“Stupida…” sussurrò.

Si preparò per andare a scuola come se niente fosse; in realtà era sconvolto per la sua decisione, ma non voleva che qualcuno lo sapesse…

Fece una colazione disturbata da Baumiao che si disperava.

“Fortuna che il signorino Lou sta ancora dormendo, chissà come la prenderà? Sono preoccupato, in fondo è sua madre!!!”

“Inventa una bugia, qual è il problema?”

“Parlate come se non v’importasse!”

Kanata abbassò lo sguardo “Infatti non m’interessa…”. Stava nascondendo il suo dispiacere…

 

Lei dormì fino a tardi: era stremata per la notte precedente.

Quando si alzò trovò un biglietto di Cristine:

 

< Ciao Miyu.

Scusa se non ti ho svegliato, ma mi sembravi molto stanca ieri. Ti ho lasciato riposare…

Ah… stai tranquilla, non dirò niente a Kanata: non gli dirò che sei ospite a casa mia.                                                                          

Cristine >

 

Miyu si rilassò immediatamente: il fatto che Cristine avesse compreso la situazione la fece sentire meglio. Non si sarebbe mai immaginato che lei fosse così disponibile; ne rise, poi cercò di abituarsi al nuovo ambiente.

 

La giornata a scuola passò in fretta.

All’inizio tutti chiesero a lui che fine avesse fatto Miyu e lui rispondeva prontamente:

“Non si è sentita bene stamattina, ma niente di serio…”

Cristine osservava come lui riuscisse a nascondere la verità: era un attore nato! Se Miyu non fosse stata sua ospite anche lei ci sarebbe cascata.

 

Nell’ora di pranzo fu annunciata una festa di Natale organizzata dalla scuola: ci sarebbe stato un ballo in un castello appena fuori città.

“Quest’anno non hanno badato a spese!…” disse Santa interrompendo i pensieri di Kanata “… Tu con chi ci andrai?”

“Eh… Ah… Probabilmente non ci andrò” disse lui freddo.

 

Cristine, appena fu a casa, informò subito Miyu.

“Allora ci verrai?” chiese

“Ecco… Non ho neanche un vestito adatto…” disse Miyu che non aveva molta voglia di andarci

“Ah… Ma per quello non c’è problema, te ne presto uno io!”

“In questo caso… Ok, accetto!”

 

Quando lui tornò a casa trovò Lou in lacrime.

“Ho cercato ci calmarlo…” disse Baumiao “… ma non vuole smettere di piangere!”

“Che cos’ha il mio piccolo?” disse Kanata con una voce dolcissima

“Ma…mamma… mamma!”

“Ah… vuoi la mamma… La rivedrai presto. Si è dovuta allontanare per un po’, ma non preoccuparti, tornerà da tutti noi… Ne sono certo!”

 

I giorni passavano in fretta e la festa ormai era vicina.

Ma per lui no!

Ogni giorno che passava era sempre più monotono; c’era una calma strana al tempio Saionji… Lui stava sempre seduto nel portichetto a guardare il cielo, Baumiao era molto preoccupato.

“La signorina Miyu ancora non si è vista e non abbiamo ancora notizie di lei, chissà dove sarà?”

“Mamma…”

“Sì, signorino Lou, sto parlando della mamma… Ma tornerà non vi preoccupate!” ricominciò ad osservare Kanata. Era appoggiato ad una colonna, con le braccia incrociate dietro la testa; i capelli si spostavano leggermente, mossi dal vento, e la frangetta copriva parzialmente gli occhi socchiusi; un leggero sorriso accendeva quel viso cupo. Già perché, quel sorriso, non serviva a nascondere la sua tristezza. Ormai era chiaro, nonostante i suoi sforzi di nasconderlo, che anche a lui dispiaceva la lontananza di Miyu…

 

Quella sera, dopo tanto, lei sarebbe uscita da quella casa che rappresentava il suo rifugio: era la sera della festa!

Si era già preparata. L’abito di Cristine era stupendo! Era rosso, da gala, con un busto stretto che le faceva risaltare le forme poco visibili con la divisa di scuola, aveva anche un piccolo strascico dietro. Lei si era tirata su i capelli in un’acconciatura da modella: era bellissima! Anche lei si stupì guardandosi allo specchio.

“Bene andiamo, sei pronta Miyu?” chiese Cristine da dietro la porta

“Sì, ora esco”

“Accidenti! Stai benissimo! Lo sapevo che quel vestito era giusto per te…”

“Non sono ridicola?”

“Scherzi!!! Neanche a me sta così bene! Su andiamo, muoviti…”

 

Per tutto il viaggio in macchina non aveva fatto altro che pensare che quella sera l’avrebbe rivisto…

“Che hai?…” intervenne Cristine “… Pensi che lo rivedrai? Non ti preoccupare, non verrà…”

“Davvero?! Meglio!” in realtà quella notizia la deluse un pochino.

 

Lui era già al castello. Era stato praticamente obbligato da Santa; non avrebbe voluto essere lì…

Poi sentì un clamore: tutti si erano girati verso il grande portone

“Hai visto che bella?!” “E pensare che l’abbiamo in classe con noi, non mi ero mai accorto che fosse così bella!” “Quello splendore è nella nostra stessa scuola?!” queste erano le frasi del pubblico maschile.

S’incuriosì e cercò di farsi largo tra la folla, era curioso di scoprire chi fosse…

 

Rimase allibito quando la vide. Non poteva credere ai suoi occhi! Era paralizzato dalla vista di quell’imbarazzatissima ragazza… Era rimasto pietrificato vedendo la sua splendida Miyu!

 

Lei si accorse subito di lui. La stava fissando e questo la rendeva ancora più impacciata. Riuscì in qualche modo a sbarazzarsi dei numerosi pretendenti ed uscì dal castello correndo e piangendo: non aveva sopportato il suo sguardo, perché l’aveva guardata in quel modo strano?

 

Lui le corse subito dietro: lei non poteva lasciarlo ancora una volta!

“Miyu aspetta! Dove corri?”

La raggiunse subito perché era meno impacciato nei movimenti, la prese per un braccio e la girò per guardarla negli occhi. Quando vide quelle lacrime non riuscì a trattenersi e l’abbracciò forte. Poi le sussurrò

“Mi sei mancata…”

Lei rimase allibita da quelle parole. Lui si allontanò un po’ per osservarla meglio.

“Si può sapere perché te ne sei andata?”

Lei distolse lo sguardo, imbarazzata, poi rispose

“Perché mi sentivo indesiderata… Sono una stupida, idiota e imbranata… ti ho rotto il vaso… Ho capito che per te era molto import…” non riuscì a finire la frase perché lui la baciò!

Lei divenne più rossa del suo abito, ma non le dispiaceva affatto…

Le sue labbra erano morbide e rilassate, e lei si perse in esse.

Lui si distaccò un attimo per dirle

“Non penso affatto che tu sia tutto quello che hai detto. Forse quel giorno sono stato un po’ brusco, ma… sai… quello era il vaso preferito di mia madre… era una delle poche cose che mi erano rimaste di lei…” a sentire quelle parole lei impallidì; lui continuò “… Non ti preoccupare! In fondo era solo un oggetto, anche se si è rotto, quello che rappresentava per me, è ancora vivo dentro il mio cuore…” detto questo l’abbracciò e le sussurrò “…La cosa veramente importante, è l’averti ritrovato… Ti voglio bene Miyu!”

Lei si stupì per la naturalezza con cui disse quelle parole, era un ragazzo così chiuso…

Si riprese subito, ricambiò l’abbraccio di lui e appoggiò il viso sul suo petto nascosto dal bellissimo abito elegante che indossava; poteva sentire il suo cuore palpitare, sembrava nervoso… emozionato…

Gli accarezzò la schiena poi disse

“Anche io ti voglio bene Kanata” lei era più rilassata, in fondo glielo aveva già detto, anche se lui non aveva sentito poiché dormiva…

Si allontanò un po’, si alzò sulle punte delle sue scarpette da donna, e lo baciò intensamente.

Quando smisero si guardarono negli occhi.

Lui pensò a lei, a quanto fosse diversa quella sera: era decisa, più bella del solito… sembrava adulta…

Arrossì. Il suo sguardo di donna lo sorprese più di quanto pensasse.

 

Dall’interno del castello si sentì una musica romantica.

Lui s’inginocchiò.

“Vuole danzare con me, mia dolce principessa?”

“Con immenso piacere, mio cavaliere…”

 

Ballarono insieme tutta la sera, in quel giardino stupendo, isolati dal gruppo, in completa pace. Poi fiocchi di neve cominciarono a cadere, rendendo quella serata ancora più magica.

 

Ma lei sapeva che quel momento sarebbe stato l’ultimo vissuto insieme… Lei sapeva che l’indomani, i suoi genitori, sarebbero venuti a prenderla per portarla via… in America, come annunciato nella telefonata della settimana prima… L’avrebbero portata lontano da lui!

 

Il giorno seguente, tutti furono svegliati da un gran frastuono. Non capivano cosa potesse essere stato; Miyu era molto spaventata e Kanata le faceva da scudo.

“Resta dietro di me!”

“Ok, ma cos’è successo?”

“Non ne ho idea, ma è meglio che non corri rischi!”

Avanzarono lentamente come due ladri. A lei piaceva molto essere protetta da lui, ma si sentiva in colpa perché non gli aveva ancora confessato niente!

Furono raggiunti dal piccolo Lou e Baumiao.

“Mamma… paura!” lei lo prese in braccio e lo rassicurò

“Non ti preoccupare, c’è la tua mamma qui con te… non ti succederà niente!”

Uscirono in giardino e… sorpresa… si trovarono davanti una navicella spaziale!

Il primo pensiero di Miyu fu –che coincidenza… anche Lou se n’andrà oggi!- e sorrise. Kanata non capì il perché di quel suo riso.

Subito dopo si aprì il portellone e, da esso, uscirono i genitori di Lou.

“Lou, bambino mio, finalmente ti ho ritrovato… quanto tempo ho aspettato…” disse la madre, mentre una lacrima di gioia bagnò il suo volto.

Lou rimase spaesato per un po’; continuava a guardare le due coppie senza capire bene la situazione.

“Su, vai Lou…” disse Miyu con voce dolce “… raggiungi la tua mamma…”

Lou la guardò con fiducia, poi spostò lo sguardo su quella nuova figura materna e disse

“Ma… mamma!”

La donna cominciò a correre verso di lui e l’abbracciò con tutto l’affetto che gli aveva fatto mancare in quel lungo periodo di lontananza.

Prima di andarsene, tutta la famigliola riunita, ringraziò quei due ragazzi gentili che gli avevano aiutati. Subito dopo partirono alzando un gran polverone.

 

Miyu, che fino ad allora non aveva versato neanche una lacrima, cominciò a piangere ininterrottamente come una bambina a cui viene tolto il giocattolo preferito. Era come se una parte di lei le fosse stata strappata in malo modo.

Kanata si avvicinò a lei e la strinse in un abbraccio consolatore; gli accarezzò i capelli molto delicatamente, trasmettendogli una dolcezza amorevole.

“Non ti preoccupare, Miyu… Ci sono io qui con te…”

A quelle parole lei si distaccò con violenza da lui.

“Non è vero! Non mi sarai vicino… Anzi per essere precisi sono io che non lo sarò…” abbassò lo sguardo “… Scusa se non te l’ho detto prima… ma… vedi… stasera… i miei mi verranno a prendere e mi porteranno via!!!” urlò.

Lui cambiò espressione: era disperato! Ora che l’aveva ritrovata, la perdeva di nuovo…

Nascose il suo dispiacere e cercò d’essere ragionevole.

“Anche per questo non ti devi preoccupare. Potremo tenerci in contatto… scriverci… telefonarci… Una soluzione la troveremo!…” poi gli si avvicinò, l’abbracciò di nuovo e gli sussurrò “… Non lascerò che la lontananza rovini i nostri sentimenti. Io ti amo e questo non cambierà mai!”

Lei allora si allontanò un po’ e lo guardò negli occhi

“Hai ragione: i nostri sentimenti non cambieranno… Ti amo Kanata e scusami se ti ho tenuto all’oscuro di tutto…” poi si alzò e lo baciò intensamente.

Quel bacio durò tantissimo. In quegli attimi si studiarono totalmente: quel contatto gli fece avvicinare più d’ogni altro momento vissuto insieme.

Ora sapevano che non si sarebbero mai separati, nonostante la lontananza.

 

Quella sera lei la passò serenamente, al contrario di come se l’era immaginata. Quando arrivarono i suoi genitori, caricò subito le valige con il sorriso sulle labbra. Poi corse da lui e gli allungò il mignolo della mano destra

“Giurami che mi scriverai spesso e che non ti dimenticherai di me!”

Lui imbarazzato annuì

“Sei proprio una bambina…”

“Uffa! Non ti va mai bene niente!”

Lui le si avvicinò e appoggiò la sua fronte a quella di lei.

“Stavo scherzando piccola… Te lo prometto!”

 

Quando partì la macchina, lei si voltò e lo salutò con un sorriso; lui fece altrettanto, sapendo che quello non sarebbe stato l’ultimo.

 

 

  
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