Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: BigEyes    10/06/2012    2 recensioni
Lei si voltò sconcertata e infastidita da quel suo modo di fare.
- Sono un figlio di Dio. Il mio compito è proteggere, non aggredire. Ho una specie di divisa che allontana i demoni. Il nome di Gesù è la mia arma. –
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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Lucia dormiva, accanto al suo letto. Nel suo volto un lieve sorriso, faceva trasparire tranquillità e pace. Heliu, appoggiato al cuscino del letto dalle lenzuola candide, nella camera bianca, asettica, la osservava.
Il petto si espandeva e si rilassava lentamente, i capelli dorati scivolavano sulle spalle fino ad arrivare all’avambraccio. Un raggio di sole li illuminava, facendoli scintillare.
 
Il ragazzo fece un lungo sospiro, poi disse, rivolgendole occhi lucidi:
-          Mi hai sognato? Io ti ho sognata tutta la notte. Ho sognato i tuoi occhi, le tue labbra.
-          Tsk, umani…- intervenne Rafael
-          Cosa c’è?- si voltò di scatto Heliu.
-          Niente, dico solo che vi complicate la vita. Tutto qui.-
-          Si, perché un angelo asessuato mi può insegnare qualcosa su come amare una donna e sul farsi amare.
-          Sarò pure asessuato, ma il volto di Dio c’è l’ho sempre davanti. Lui ha insegnato a tutti cos’è il vero amore.
Il ragazzo aprì le labbra per aggiungere qualcosa, poi zittì, rivolgendo lo sguardo verso Lucia.
-          perché non le dici quello che provi?
-          Se fosse semplice, l’avrei fatto. – il ragazzo fissava Lucia,mentre la porta sbatté all’improvviso.
Ariel era entrata con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Si sedette ai piedi del letto, e, non curante del fatto che l’amica, a causa sua si era svegliata di botto, cominciò a dire:
-          Come ti senti, i polsi ti fanno ancora male? Finalmente ti sei svegliato, mi hai fatto prendere un colpo! – esclamò portando la mano sul petto.
-          Si sto bene, grazie, ma starei meglio se…- Heliu vide Rafael e Lucia abbassare lo sguardo scurito – avessi qui anche Joshua.
Il sorriso di Ariel si spense, deglutì volgendo lo sguardo alla finestra, da cui usciva un ramo di luce.
- Acab…- sussurrò – ti ucciderò con queste mani – guardandosi i palmi, mentre diventavano sbiaditi a causa delle lacrime.
Gabriel gli poggiò una mano sulla spalla. La ragazza si girò guardando il pavimento, con sguardo torvo.
-          Ariel, Joshua è da padre Max e stanno discutendo animatamente non..- Ariel non continuò ad ascoltare. Corse fuori dall’infermeria.
Percorse il corridoio correndo: un corridoio lunghissimo che le fece pensare a tutto quel era successo. L’incontro con quel ragazzo misterioso di nome Joshua, il cane nero nella pineta, il salvataggio dall’auto in corsa, Gabriel, Mikael,Judas, Rafael, Dio, l’angelo caduto. Tutti i flashback correvano con lei. La ragazza respirava spasmodicamente quando girando l’angolo vide Joshua uscire dall’ufficio del padre sbattendo la porta. Lei si bloccò mentre il cuore batteva all’impazzata: per la corsa o per aver visto lui?
Lo guardò ad occhi spalancati. Lui ricambiò lo sguardo con occhi scuriti dalla rabbia.
Era troppo cambiato. La giacca di pelle nera, la t-shirt grigia, i jeans neri, il ciuffo rigido davanti ad un occhio, non gli appartenevano. Abbassò lo sguardo e fece per andarsene, ma lei gli corse dietro e gli bloccò il braccio.

- chi sei tu?- gli domandò con voce roca la ragazza.
Il ragazzo rise.
-          di nuovo questa domanda?- gli disse, senza girarsi.
-          Ma questa volta la risposta è diversa, vero?
-          Probabilmente…- rispose facendo spallucce. Poi continuò – questo non è più il mio posto, capisci?
-          No, non posso capire.- singhiozzò - E guardami quando ti parlo! – esclamò lei prendendolo dalla manica e facendo in modo che si girasse a guardarla negli occhi.
-.. e non capirò mai perché tu l’abbia fatto;  ti sei abbassato al loro volere!- continuò mentre il ragazzo teneva basso il capo.
-          verrei abbassato al volere di Qualcun altro comunque! – affermò Joshua, stringendo i pugni.
-          Si vede che fai già parte della loro cerchia: non riesci più a dire il Suo nome. – Ariel spostò il ciuffo dall’occhio di Joshua il quale spostò il viso di scatto.
 
-Come mai sei così arrabbiato?- cercò il suo sguardo sfuggente. Poi continuò imperterrita, e con voce roca- Nonostante tutto…ho bisogno che tu ti confida con me.
 
Il ragazzo rilassò il viso, si tolse il ciuffo dall’occhio, si appoggiò al muro con le mani dentro le tasche. Inspirò e  sbuffò.
-   Quando ero nel mondo avevo un amico a cui volevo molto bene.- cominciò a dire guardando l’uscita. Ariel seguì il suo sguardo, la porta era socchiusa.
-Tuttavia un bel giorno decise di fare una rapina insieme ad altri criminali…- Joshua sorrise di sbieco, grattandosi la mascella, continuando a fissare la porta socchiusa.  
-non sapendo che il luogo prefissato era già stato adocchiato da un’altra banda… il 6 giugno del 2006 entrarono nella banca nazionale, dove purtroppo per lui c’era già il capo dell’altra banda che aveva fatto degli ostaggi. – il suo cuore di pietra cominciò a sciogliersi e con voce rotta continuò, con lo sguardo perso nel vuoto. Ariel strinse le braccia al petto, commossa.
- Quest’ uomo,forse dalla paura, premette il grilletto contro di lui. Lo colpì dritto al cuore…-
Il vento soffiò e fece spalancare il portone d’ingresso, e il rumore fece sussultare la ragazza, che lentamente si avvicinava a lui. Joshua guardò il cielo cupo di Dicembre, mordendosi il labbro.
-….morì qualche istante dopo..- concluse, asciugandosi una lacrima con la manica della maglietta. La ragazza non resistette, si buttò al collo del ragazzo, il quale le strinse i fianchi a sé.
        –  ma ..- continuò lui -adesso io dovrei proteggerlo?..dopo quello che ha fatto? Non lo farò mai!- esclamò, baciando la testa della ragazza.
Per provare il suo cuore, padre Max era riuscito a scovarlo e a convincerlo a lavorare per lui in un’ultima missione, la situazione degenerò come previde.
-… "la forza del cristiano è il perdono" mi ha detto..nemmeno se  fosse Dio in persona perdonerei un simile individuo!
A questa affermazione Ariel,spaventata, si staccò dall’abbraccio, guardandolo ad occhi sbarrati. Fu la goccia che fece traboccare il vaso: Joshua era stato posseduto dalle tenebre.
 
 
-Padre Max ha ragione!- affermò lei, deglutendo.- evidentemente ti sei dimenticato che lui ci parla al posto di Dio. – Ariel lo fissò con sguardo accigliato. Lui si staccò dal muro e fece un passo verso l’uscita. Il cuore della ragazza batteva all’impazzata, sentì la bocca asciutta, il terrore di non potergli dire tutto l’assalì. Poi continuò:
- quell’’uomo deve essersi pentito per il male che ha fatto, deve essersi convertito.. –inspirò ed’un fiato disse - come te del resto. Il ragazzo si alzò il colletto della giacca, la guardò dall’alto della spalla e rispose:
- Io non ho mai ucciso nessuno.
- Si invece!- ribatté Ariel. Le mani tremavano, le lacrime sgorgavano come un fiume – mi stai uccidendo se continui così..- singhiozzava -…e non riesci a capirlo, non puoi capirlo, perché ormai sei accecato dal Re della menzogna!- esclamò con voce rotta dal pianto.
 
Il ragazzo ebbe un colpo al cuore e spalancò gli occhi dalla sorpresa. Tuttavia si voltò verso l’uscita della chiesa senza dire una parola, iniziando a camminare.
- Vai …- gridò Ariel -vai ucciditi con le tue mani! Farai la stessa fine di Heliu!...
La ragazza non riusciva a smettere di singhiozzare, tanto che si sentì mancare per un momento. La testa le scoppiava  e non poteva far nulla per fermarlo.

Joshua intanto continuò il cammino, continuando a sentire il rumore delle lacrime dell’amica.  Si voltò solo dopo aver chiuso la porta dietro di sé sussurrando - addio Ariel.
  
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