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Autore: suzako    29/12/2006    12 recensioni
Oh, quanto ti odio quando fai così!
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Untitled Document Era una scena vista e rivista, talmente tante volte.
Il prato davanti al campo d’allenamento era sempre lo stesso. Otto anni, forse di più. Ma quel posto non era cambiato di una virgola.
Era una scena rivista e ripetuta, le battute sempre uguali.
Sarebbero arrivati camminando a distanza, lei con passo nervoso e affrettato, lui a lunghe falcate lente e trascinate, le mani nelle tasche, e un’aria annoiata dipinta sul volto.

<< Oh, quanto ti odio quando fai così! >>, avrebbe detto lei, fermandosi di botto.

<< E allora vattene. >>

<< Non potrei mai darti questa soddisfazione… >>

<< Che donna complicata. >>, avrebbe sospirato lui, sdraiandosi a terra.

Ino avrebbe sbuffato un ultima volta, ritenendo inutile ribattere.
Non avrebbe detto nulla, limitandosi ad accovacciarsi di fianco a lui.
Dopo qualche minuti, si sarebbe sdraiata in una posizione poco confortevole, per poi continuare a spostarsi, fino ad avvicinarsi, e sistemare la propria testa sul suo stomaco.
Shikamaru avrebbe fatto finta di non accorgersene, pretendendo di dormire.
Sarebbero stati lì, in silenzio. Come ogni volta, d’altronde.

Non che parlassero molto, loro due. Di solito il massimo della conversazione era lamentarsi di questo o quello, fare qualche stupida constatazione, notare quanto fossero faticosi gli allenamenti, fastidiosi i genitori a casa.
Non avevano mai tentato discorsi più complicati.
Un po’ perché Shikamaru non la credeva davvero in grado di capire.
Un po’ perché a Ino, non interessava davvero.


Lei Detestava quel suo modo di fare, superiore e scostante. Non sopportava i suoi sguardi perplessi, privi di qualsiasi interesse. Inutile da dire, le sue convinzioni sessiste la innervosivano e basta.

<< Com’è andata la missione? >>, avrebbe mormorato lei, all’improvviso, con falso disinteresse.

<< Nessun problema. Ma avevamo tre donne, nel gruppo. >>, avrebbe risposto immediatamente lui, togliendo ogni dubbio sul suo stato di veglia.

<< Quanto ti detesto quando dici queste idiozie…! >>

Lui non sopportava la sua superficialità e il suo atteggiamento spavaldo e sicuro di sé. Ogni parola lo irritava, non per quel che dicesse, ma più che altro per come lo diceva: possibile che dovesse avere sempre quella voce acuta e perforante?

Stanca di fissare il cielo grigio e privo di nuvole, dopo un quarto d’ora – venti minuti, al massimo – Ino avrebbe alzato la testa, voltandosi a guardarlo: Shikamaru, capendo oramai il segnale, avrebbe aperto appena un po’ gli occhi, giusto per scorgere la familiare sagoma sfocata di quegli occhi azzurro cielo.

E lei, come infinite altre volte, gli avrebbe strappatola sigaretta di bocca, sostituendo le proprie labbra al sapore amaro della nicotina, baciandolo quasi con violenza.

”Fa qualcosa, dannazione! Fai qualsiasi cosa, stronzo!”

Shikamaru sarebbe restato immobile, segretamente soddisfatto del piacere provocato da quel corpo familiare, ma ancora estraneo alle volte, stretto contro il suo, il calore, semplicemente il peso leggero dei capelli che gli solleticavano il viso.
Non che si sforzasse di mostrare la sua gratitudine in alcun modo. Non aveva mai pensato che la cosa potesse interessare ad Ino, e così aveva sempre accuratamente evitate di reagire o mostrare un qualche segno di partecipazione. Sarebbe potuto essere profondamente addormentato, e nessuno avrebbe notato la differenza. Dopotutto, era solo un gioco…

Dopo essersi intrattenuta come meglio avrebbe desiderato con il suo corpo, Ino si sarebbe alzata, togliendosi le tracce di terra e fili d’erba dal vestito.
Shikamaru non l’avrebbe degnata di uno sguardo, fermo nella medesima posizione, solo le sopracciglia leggermente aggrottate.
Lei l’avrebbe guardato di sfuggita, qualcosa tra la rabbia e la sofferenza riflesso negli occhi, per poi voltarsi e camminare via, a passo affrettato.
Shikamaru avrebbe aperto gli occhi appena il suono dei suoi passi si fosse perso, e dopo qualche minuto, anche lui se ne sarebbe andato.
Il gioco era finito, e nessuno aveva vinto.

Questo sarebbe successo, questo era accadute così tante volte.
Ino non avrebbe mai sperato di veder nulla cambiare. Forse non lo desiderava neanche.
Shikamaru credeva che nulla sarebbe cambiato. Non aveva intenzione di fare niente.
Fino ad allora, perlomeno.

Pioveva, quel giorno. Una pioggia fitta e sottile, come aghi sulla pelle.
L’acqua si era insinuata fra le pieghe dei vestiti, sulle ciglia, nelle scarpe. Ma non era importante.

<< Non ce la faccio più, Shikamaru. >>, la sua voce era calma e tranquilla, ma poco più di un sussurro.

Lui continuò ad aspirare dalla sigaretta.

<< Dopotutto… Non era davvero importante, no? Quindi… >>, Ino tentò di giustificarsi, dire qualcosa, inutilmente. Non c’erano mai state parole fra loro. E anche quelle, nel silenzio della pioggia, suonavano così inutili.

Shikamaru non rispose.

<< Resteremo pur sempre compagni di squadra. >>

O forse, neanche quello.

La sigaretta era spenta e umida, ma lui la tenne fermamente fra le labbra.
Non si voltò. Non disse nulla. Non la guardò negli occhi.
Sentì i suoi passi sul selciato allontanarsi, perdersi fra lo scrosciare della pioggia.

Non avrebbe fatto niente, come sempre.
Non aveva mai fatto niente… Sempre.

Eppure, solo per quella volta, voleva un occasione per non essere dimenticato.

Ino si era oramai allontanata di molti passi, la testa priva di pensieri o emozioni, il rumore delle scarpe sul terreno che le rimbombava nella mente.
Sussultò, quando sentì una presa ferma sul suo polso, una mano bagnata sulla pelle.
Si fermò, per poi voltarsi lentamente. Non c’era fretta. Non c’è mai fretta, per gli addii.
E si guardarono negli occhi. Solo un attimo, un attimo per non dimenticare.
La sua pelle era bagnata. I capelli fradici gocciolavano sul vestito grondante di pioggia. Anche il suo volto era bagnato. Ma se quelle fossero state lacrime, Shikamaru non avrebbe saputo dirlo.
Aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa. La sigaretta cadde a terra, nel fango.

<< E’ troppo tardi. >>, la voce di Ino era solo un sussurro.

Il gioco è finito, oramai.
Lui allentò la presa, e la lasciò andare.


Goodbye, my lover.
Goodbye, my friend.
You have been the one, you have been the one for me.

 


Il sole splendeva con intensità quasi dolorosa sulle terre aride del Paese della Sabbia.
L’odore di incenso e fiori era appena percettibile, dolce e acre, come il fumo che si levava verso il cielo. Molte erano le persone radunate quel giorno, che formavano una nutrita e rumorosa folla, al tempio del villaggio. Una di queste, guardava la scena in disparte.
Gaara del Deserto si trovava a un matrimonio.
Non il suo.
La sua presenza, in quanto Kazekage e parente stretto della sposa, era stata ritenuta indispensabile.
Temari sorrideva radiosa, i leggere veli bianchi volteggiavano intorno a lei, brillando per la rifrazione del sole intenso di quel giorno. I boccioli bianchi e appena stropicciati che la circondavano e stavano nel boquet stretto fra le sue mani, erano stati importati per l’occasione dal Paese dell’Erba. Non sbocciavano fiori, nel deserto.
Lui osservava. Aveva visto molte cose, in vent’anni di vita, e conosceva l’animo umano meglio di quanto si potesse credere. E sapeva che c’era qualcosa di sbagliato, quel giorno.

La cerimonia stava per incominciare.
Shikamaru si accese l’ennesima sigaretta, aspirando con foga. Si trovava in disparte, appoggiato su una colonna, di schiena rispetto alla folla di amici che parenti apparivano, da lontano, come una macchia confusa. La testa leggermente sollevata, gli occhi fissi in un punto imprecisato di quel cielo azzurro plastica, lucido, privo di nuvole. Gettò un occhiata distratta a quella massa di facce sorridenti e accaldate, non riuscendo a riconoscere un volto che spiccasse più degli altri.
Nel paese della Sabbia non pioveva mai.
Si voltò di nuovamente, per tornare a guardare cielo, ma, inaspettatamente, si trovò a faccia a faccia col suo migliore amico.
Lui stava mangiando, come sempre.

<< Chouji. – Borbottò alzando un sopracciglio – Che c’è? >>

<< Perché te ne stai qua, in disparte? >>, domandò lui, dopo aver inghiottito un grosso boccone.

<< Le feste e la confusione non fanno per me. >>, constatò con tono piatto.

<< Ma questa festa è per te. E per Temari. >>

<< Ah, insomma, cosa cambia? Nessuno se n’è accorto, tanto. >>

<< Non sembri molto felice. >>

Shikamaru rispose con un’alzata di spalle.

<< Hai una bella sposa, sei stato promosso a Jounin di recente, Konoha è in un periodo di pace, non c’è nessun problema che ti affligga, dovresti essere… >>

<< Questo matrimonio, sarà problematico! >>, lo interruppe bruscamente.

Calò qualche secondo di silenzio fra loro, intervallato dai respiri pesanti di Shikamaru. Chouji aveva lasciato il piatto, e lo guardava con fermezza.

<< Lei non verrà, Shikamaru. >>

Quelle parole, dette in fretta, a bruciapelo, gli lasciarono un sapore amaro in bocca, un ricordo bagnato e umido di pioggia.
Strinse i pugni.

<< Non so di chi tu stia parlando. >>, mormorò.

<< D’ora poi resterai alla Sabbia, giusto? >>

Temari era sorella del Kazekage, lei stessa copriva un ruolo di grande importanza nel villaggio. Che si muovesse alla Foglia, era fuori discussione.

<< Sì. >>

<< Non pensi che ti mancherà, Konoha…? >>

<< Se mi mancherà…? >>, ripeté Shikamaru, con uno strano ghigno sul volto.

…Gli sarebbero mancati i cieli azzurri?
e quegli occhi in cui si rifletteva sempre il suo sguardo?
Gli sarebbero mancate le giornate vuote, intervallate dal suono del suo respiro, e il peso del suo corpo sul suo?
Gli sarebbe mancata quella voce così fastidiosa, che lo inseguiva continuamente, e sembrava tormentarlo anche nei sogni?
Forse avrebbe rimpianto i cieli grigi e carichi di nuvole, e la pioggia, quella stessa pioggia che gli aveva portato via tutto…?

Con un gesto secco si strappò la sigaretta dalle labbra, buttandola a terra, per poi pestarla con violenza col tacco della scarpa.

<< …No, non mi mancherà nulla. >>, mormorò Shikamaru prima di sollevare la schiena dalla colonna, e dirigersi verso la folla.

Nel paese della Sabbia, non sbocciano fiori, e le pioggie sono rare come le lacrime…





* * *

Ah, il dramma! *___*
Quanto mi piacciono le situazioni di questo tipo. Sì, lo so che le amate tanto anche voi, ma non uccidetemi - povera Temari, in qusta storia l'ho trattata un po' male.
Comunque, ShikaIno dattebayo! Quanto mi piace questa coppia...

Fatemi sapere.

suzako

  
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