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Autore: soxy88    29/12/2006    1 recensioni
Kagome: Ancora adesso mi sembra di vederlo: sta uscendo dal pozzo del tempio, mi sta raggiungendo, si sta sedendo accanto a me, resta a guardare con me questo malinconico tramonto che dall’alto del piazzale del tempio appare ancora più bello, si avvicina, guardo i suoi occhi di quel profondo giallo ambra, ne rimango affascinata, lui continua ad avvicinarsi, io mi preparo a dargli un bacio appassionato, e... e come una stupida cado sdraiata su quel piazzale freddo e sporco, persa nelle mie fantasie altrettanto stupide...
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno ne successero molte di cose… Come dimenticarle

UN GIORNO DI MALINCONIA

 

In quei pochi giorni ne successero molte di cose… Più che nell’intero anno vissuto là… Come dimenticarle.

 

Ormai era tanto tempo che non vedevo la mamma, il nonno e il mio fratellino: mi mancavano. Però non ho mai rimpianto di essere finita nell’epoca Sengoku: non è cosa che capita a tutti! Chissà quante scuse si erano inventati per spiegare un’assenza così prolungata da scuola: forse mi avevano dato per… morta!

Un anno, un anno intero… quante avventure ho passato.

Non mi sono mai preoccupata, non ho mai pensato che la mia vita potesse finire in quello strano luogo abitato da terribili demoni. Anche perché viaggiavo con un gruppo di guerrieri valorosi…specialmente lui: il mio caro Inuyasha.

 

Ancora adesso mi sembra di vederlo: sta uscendo dal pozzo del tempio, mi sta raggiungendo, si sta sedendo accanto a me, resta a guardare con me questo malinconico tramonto che dall’alto del piazzale del tempio appare ancora più bello, si avvicina, guardo i suoi occhi di quel profondo giallo ambra, ne rimango affascinata, lui continua ad avvicinarsi, io mi preparo a dargli un bacio appassionato, e… e come una stupida cado sdraiata su quel piazzale freddo e sporco, persa nelle mie fantasie altrettanto stupide!

Mi manca, mi manca tantissimo! Non lo vedo da quegl’ultimi giorni che questo sole malinconico mi sta facendo ricordare.

Sono passati anni da quando sono ritornata a casa. Dopo tutto quello che era successo il mio compito era finito e la mia presenza in quell’epoca era diventata superflua. Così sono tornata a casa e ho ripreso la mia vita di sempre. Ora sono maggiorenne e custode del tempio, ereditato da mio nonno.

Chi l’avrebbe mai detto che sarei diventata sacerdotessa…!

Dovrei tornare ai miei doveri ma questo sole mi ha catturato, e più lo guardo, più mi ritornano in mente quei fatti…

 

Era un giorno come un altro. Finalmente i demoni ci avevano lasciato in pace. Eravamo tutti in casa della vecchia Kaede e ci stavamo preparando ad una cena coi fiocchi. Non mangiavamo come si deve da molto: il lungo pellegrinare l’aveva impedito. Nonostante la pace del villaggio però, noi non ci sentivamo tranquilli. Non credevamo che dopo l’ultimo combattimento, Naraku avesse deciso di lasciarci stare; la nostra guerra non era ancora conclusa!

Avevamo appena finito di cenare e il giovane Shippo era andato subito a dormire; poverino, un cucciolo di volpe come lui aveva bisogno di tanto riposo. Ma il suo sonno non fu lieto…

Inuyasha era salito sul tetto, come suo solito, e pensava. Lo faceva spesso ultimamente. Ero molto preoccupata perché non voleva dirmi il motivo! Dopo l’ultimo scontro con Naraku era rimasto molto scosso.

Ero uscita anche io. C’era un’aria strana: era macabra e tranquilla allo stesso tempo. Il venticello leggero della notte era una dolce carezza che mi spostava i capelli; fissavo il villaggio illuminato dal candore della luna: era bellissimo; fissavo il grande albero accanto a me che appariva nero e minaccioso, con i suoi rami simili a bracci pronti a prendermi e a stritolarmi in un abbraccio mortale. N’ero rimasta impaurita e mi ero voltata ad osservare Inuyasha. Mi stava fissando… aveva il viso serio come poche volte avevo visto. Non capivo perché mi fissasse in quel modo. Ero salita sul tetto e mi ero seduta accanto a lui. Volevo parlargli ma non sapevo come iniziare il discorso. Allora avevo detto una frase idiota:

“Bella serata, vero?”

Lui aveva fatto un sorriso sarcastico e poi aveva cominciato il vero dialogo:

“Sono preoccupato, sai… Naraku non si fa più vivo. Pensi ci stia preparando una trappola?”

“Sono molto preoccupata anche io. Non capisco come faccia Miroku ad essere sempre così allegro e spensierato!”

“Ti sbagli su di lui, in realtà è molto più preoccupato e desideroso di vendetta di noi. Non ti dimenticare che la ferita sulla sua mano si è allargata e che la sua vita si è accorciata di molto. Ah… se solo quel giorno fossi arrivato prima, lui non sarebbe stato costretto ad utilizzare quel maledetto vortice!”

Aveva stretto ancora di più le sue braccia conserte, piantandosi le lunghe unghie nei muscoli tesi. Ero rimasta sorpresa dal fatto che la sua espressione non era cambiata nonostante il dolore che doveva provare.

“Non te ne devi fare una colpa! Ti ricordo che anche noi siamo molto preoccupati per lui e che anche noi non siamo arrivati in tempo quel giorno! Mi riferivo solo al fatto che lui, nonostante tutto, sembra che non se ne preoccupi affatto: senti che baccano fa mentre rincorre Sango. Sembra che l’abbia presa di mira. E come biasimarlo lei è proprio una bella ragazza, non credi anche tu?”

“Non so, non me ne interesso io! E poi… e poi… io ho già a chi pensare…”

Aveva lasciato in sospeso il discorso. Io sapevo a chi si riferiva e mi sentivo in tremendo imbarazzo sapendo l’enorme gaffe che avevo fatto. Lui però non gli aveva dato troppo peso. Aveva alzato lo sguardo e guardava la luna biancastra… Sarebbe stato un momento romanticissimo, peccato che lui pensasse a Kikyo… Doveva amarla proprio tanto e doveva desiderare la vendetta come io non potevo neanche immaginare.

Volevo cambiare argomento:

“Sai… voglio farti una confessione. A volte ho paura… ho paura di essere di troppo in quest’epoca… Questo non è il mio ambiente, non ci sono tagliata, anche se non lo voglio dare a vedere: non voglio essere un peso per voi… ma lo sono… a volte non sono di nessuna utilità e durante i combattimenti rischio anche di distrarti impedendoti di dare il meglio di te… Ecco… volevo chiederti scusa per tutte le volte che ti sono stata d’intralcio… Scusami!”

Mentre dicevo queste parole il suo volto era cambiato: da malinconico era diventato rabbioso.

“Sai cosa ti dico…” aveva cominciato ad urlare “… hai proprio ragione senza di te starei meglio, senza nessuno di voi! Mi siete tutti d’impiccio! A partire da quel monaco pervertito che non fa altro che rincorrere quell'incapace sterminatrice di demoni…” da sotto, improvvisamente, non si sentivano più le risate di Sango e neanche le corse di Miroku “… per non parlare poi di quel fifone di Myoga che non fa altro che scappare e spulciare Kirara, ah… poi arriviamo a quel moccioso: durante le battaglie non fa niente; il suo obiettivo non era quello di vendicarsi, beh… perché non l'ha fatto ed ha lasciato a me il compito!…” avevo visto Shippo scappare verso il villaggio, piangendo “… E per concludere ci sei tu… una vaga imitazione di Kikyo! Una che sa a malapena tirare con l’arco e che non fa altro che starmi tra i piedi! Non vi voglio più vedere! Io me ne vado: continuerò da solo la ricerca dei frammenti della sfera dei quattro spiriti… mi vendicherò da solo di Naraku…” e dicendo questo aveva fatto una faccia seria e pensosa allo stesso tempo.

Io ero rimasta sconvolta da tutte quelle cose che aveva detto: non aveva mai mostrato la sua parte cattiva… la sua parte di demone… ero ferita. Lo avevo guardato mentre con un balzo scendeva dal tetto, mentre correva con velocità inaudita verso il bosco. Avevo cominciato a piangere, ero scesa dal tetto e mi ero seduta sotto l’ombra tetra di quell’albero che mi aveva accolto con un abbraccio triste… sembrava che con i suoi rami penetrasse in me e mi ferisse al cuore, ma le sue ferite non erano niente in confronto alle parole di Inuyasha!

Era venuta verso di me Sango e si era inginocchiata davanti a me; mi aveva abbracciato in modo amichevole come non aveva mai fatto e, in quell’abbraccio mi ero consolata.

In quel momento era sorto il sole e per il gruppo iniziava un nuovo giorno: un giorno senza Inuyasha…

Avevamo ritrovato Shippo che si era addormentato su un covone di paglia con le lacrime agli occhi. C’era voluto molto per consolarlo!

Eravamo in procinto di ripartire perché eravamo stati informati che un villaggio era stato assediato dai demoni, quando la vecchia Kaede ci aveva fermato e ci aveva detto:

“Perdonate Inuyasha se potete, io lo conosco più di voi, vi assicuro che se ha parlato così c’è un motivo più che buono. Dopo l’ultimo scontro con Naraku è cambiato, è forse successo qualcosa? Io penso proprio di sì. Cercate di perdonarlo, soprattutto tu Kagome… dalla vostra unione dipende la salvezza di tutti noi.”

Non avevo capito le parole di Kaede. In ogni caso, eravamo partiti.

Durante il viaggio non aveva aperto bocca nessuno.

Quando eravamo arrivati al villaggio di cui ci avevano parlato, eravamo rimasti sconvolti da quello che avevamo visto: era tutto in rovina, decine e decine di corpi immobili e d’armi inutilizzabili.

“Siamo arrivati tardi…” aveva detto Miroku “… diamogli almeno degna sepoltura.”

Era orribile vedere un tale scempio. Mi ero avvicinata ad un uomo per seppellirlo. Improvvisamente si era messo ad urlare, mi aveva preso il braccio e me lo stringeva spinto dalla forza della disperazione:

“Il babbuino… è tutta colpa di quel babbuino bianco… stanno arrivando tanti demoni…tutti guidati da lui…aiutateci!”

Sembrava cieco, mi stava guardando con uno sguardo vuoto e pieno di paura. Non avevo mai visto una cosa così e ne rimasi scossa. Continuava a stringermi il braccio facendomi malissimo. Poi spirò. Io ero rimasta immobile a fissarlo e Miroku era venuto a consolarmi:

“Tutto ok?”

“Sì, ora sì grazie”

“Una trappola di Naraku?”

“Sì, l’ha detto quell’uomo. Però non capisco perché proprio questo villaggio.”

Era intervenuto Myoga che, come al solito, era spuntato fuori da non si sa dove:

“Questo villaggio è il luogo in cui viveva, nella sua infanzia, il signorino Inuyasha.”

“Davvero! Non ne avevo idea.”

“Quindi ora sappiamo per certo che Naraku non vuole solo la sfera dei quattro spiriti, ma che vuole proprio Inuyasha, come ipotizzato dalla vecchia Kaede un po’ di tempo fa.” aveva detto Miroku.

“Beh… ora ripartiamo, Naraku non dev’essere molto lontano!” l’aveva interrotto Sango.

Eravamo partiti con un po’ d’amarezza.

Non so perché, ma mi veniva da pensare ad Inuyasha e a quello che aveva detto Kaede. Questi pensieri mi avevano assillato la testa per molto tempo.

Eravamo arrivati in uno spiazzo di terra aperto; vedevo il cielo sereno e questo, non so per quale motivo, mi rendeva triste.

Mentre fissavo il cielo avevo notato una specie di biscia bianca che si avvicinava.

Osservandola meglio la identificai. Era un demone al servizio del fantoccio simile a Kikyo che più volte aveva cercato de distruggere Inuyasha.

Prima che potessi reagire il demone mi aveva attaccato; avevo lasciato la bicicletta facendo cadere Shippo. Ero circondata da una sfera d’energia trasparente che impediva a Miroku e a Sango d’intervenire.

Sentivo un dolore atroce: era come se fossi penetrata da mille aghi. Vedevo immagini di una vita passata che non era la mia: era la vita di Kikyo!

Improvvisamente non sentivo più un corpo, non ero più dentro la mia carne. Vedevo Miroku, Sango e Shippo stesi su quello spiazzo di terra in cui anche io stavo fino ad un attimo prima. Dovevano aver combattuto duramente…

Solo quando avevo visto che il terreno si stava allontanando da me, avevo realizzato che quel demone aveva tolto la mia anima dal mio corpo. Infatti avevo visto quest’ultimo, dopo pochi istanti, sdraiato immobile poco distante dai miei compagni. Quel demone stava portando la mia anima dalla sua padrona; quello che non capivo era come facesse Kikyo ad essere ancora in vita dopo l’ultimo incontro con Inuyasha… Un’altra cosa che non capivo era come facessi ad essere ancora cosciente e a percepire tutto quello che mi stava succedendo: la prima volta che la finta Kikyo si era impossessata della mia anima, non avevo sentito niente!

Vidi che dopo poco Shippo si era risvegliato dal breve svenimento ed era corso verso il mio corpo vuoto. Lo vedevo disperato; urlava:

“Kagome! Kagome! Svegliati! Perché non risponde?!” aveva chiesto a Miroku e a Sango che nel frattempo l’avevano raggiunto.

“Quel demone ha rubato l’anima alla divina Kagome… dobbiamo seguirlo: ci porterà nel luogo in cui la sta conducendo… Sbrighiamoci!”

Erano saliti tutti sul dorso di Kirara e ci stavano seguendo. Il demone se n’era accorto e si era messo a volare più velocemente. Sentivo l’aria colpirmi con più foga; non l’avevo mai sentita così forte: era spaventosa. Più andavamo veloci, più il demone stringeva la mia anima con i suoi artigli, arrecandomi ad ogni metro un dolore crescente.

Eravamo arrivati in prossimità di un lago. La notte lo rendeva più scuro e profondo: era terrificante…

Avevo visto la finta Kikyo appoggiata ad un albero, circondata da decine d’altri suoi demoni carichi d’anime a forma di sfera come la mia, che usava per rimettersi in forze, in vista dell’imminente scontro con i miei compagni.

Aveva preso la mia anima, la teneva in una mano e aveva detto agli altri che erano arrivati:

“Salve… Quanti valorosi guerrieri per questa povera anima… Vedo che avete portato anche il suo corpo indegno… Credete davvero di riuscire a battermi e di riprendervi la sua anima?!”

“Certo!…” era intervenuto Miroku “… dev’essere un gioco da ragazzi battere un fantoccio che per restare in sospeso tra la vita e la morte, deve nutrirsi di anime… siete caduta in basso, somma sacerdotessa…”

“Impudente! Vedremo il vostro valore! Ma noto che manca qualcuno all’appello… che fine ha fatto lui?”

“Diciamo che si è preso una pausa di riflessione… In fondo, non è meglio per voi, signora?”

“Come osi darmi della signora! Te ne pentirai amaramente!”

Avevano cominciato a combattere, ma la superiorità era schiacciante… I poteri di Kikyo, non so per quale motivo, erano aumentati a dismisura. Poi avevo notato molti frammenti della sfera piantati nella sua schiena: erano decine; chi poteva averglieli dati?

Mi ero risposta in fretta. Miroku, nonostante il pericolo, aveva attivato il suo malefico vortice, e subito erano comparsi gli insetti infernali di Naraku… Era una sua trappola! Probabilmente era stato lui a riportare il fantoccio alla vita, e probabilmente voleva usare l’odio di Kikyo contenuto nella mia anima per sconfiggere Inuyasha. Lui, però, non era lì ad aiutare gli altri…

Ero disperata perché non potevo fare niente per aiutarli: ero inerme… Guardavo senza intervenire e i miei compagni cadevano sotto i colpi di Kikyo.

Sango era circondata da una pozza di sangue… era orribile! Le innumerevoli ferite continuavano a sanguinarle, ma nonostante tutto lei continuava a rialzarsi… infine era caduta distrutta per il dolore. Kikyo stava per colpirla ancora: voleva darle il colpo di grazia! Ma non c’era riuscita… Miroku si era piazzato davanti a lei e proteggeva la sua Sango, benché anche lui fosse molto debole per i molti attacchi. Aveva ricevuto un brutto colpo, infatti era caduto esausto proprio sopra l’altro corpo immobile. Faceva fatica a respirare, ma era riuscito lo stesso a dirle:

“Non ti preoccupare… non ti lascerò morire… ti proteggerò fino a che l’ultima goccia di sangue nel mio corpo non si estinguerà!”

Kikyo, che aveva osservato tutta la scena, n’era rimasta sconvolta: non riusciva a colpire quella coppia! Li guardava con rabbia e gli aveva detto:

“Non vale la pena sprecare i miei colpi su di voi… li userò per distruggere quel corpo insulso, così non avrete più la speranza di ridargli quest’anima così preziosa per me!”

Mi aveva consegnato ad un suo demone e si stava avvicinando al mio corpo inerme; aveva alzato il suo braccio minaccioso pronto a scatenare tutta la sua potenza. In quel momento avevo sentito un brivido freddo… avevo paura…

Avevo fissato con terrore quel braccio che velocissimo si era scagliato sulla mia carne fredda… Ero terrorizzata dalla conclusione!

Invece, quando aveva rialzato il braccio, il mio corpo non c’era…

Improvvisamente si era sentita una voce che diceva:

“Mi dispiace cara mia, non leverai mai la tua mano su questo corpo fino a che ci sarò io…”

Avevo riconosciuto quella voce… era lui…

“Inuyasha…” era intervenuto Miroku che stremato non si era ancora rialzato “… finalmente sei arrivato… fai attenzione! Lei non è più quella di un tempo; è molto potente…” poi era svenuto sul corpo ancora sanguinante di Sango.

Lui non aveva risposto. Stava immobile con il viso rivolto al mio corpo che teneva in braccio. Poi sorrise con un sorriso che lasciava intendere che era pronto alla lotta.

Aveva alzato lo sguardo lentamente, iniziando a fissare Kikyo. Il suo sguardo era diverso… i suoi occhi erano diversi…

Una volta che avevo incontrato quegl’occhi, avevo sentito un qualcosa che cambiava dentro di me… Erano di un intenso giallo ambra che, man a mano che fissavano Kikyo, diventavano più intensi, quasi come se fossero infuocati…

Più lo guardavo, più cresceva in me una strana energia. Quest’energia aveva distrutto all’istante il demone che mi aveva in custodia. Sentivo che la mia anima stava cambiando forma: da una semplice sfera d’energia, avevo assunto le mie normali sembianze di ragazza, ero circondata da una specie di aurea azzurra. Il mio corpo nudo d’energia aveva sconvolto Kikyo che stava immobile ad osservare.

Mi muovevo a fatica, ma ero riuscita in ogni caso ad avvicinarmi ad Inuyasha. Ero ad un metro di distanza da lui e avevo alzato le braccia come per abbracciarlo. Lui era rimasto incredulo:

“Ka… Kagome… Ma… com’è possibile che…”

Mi ero avvicinata ancora e gli avevo accarezzato la guancia mentre lo fissavo e con l’altro braccio abbracciavo il suo fianco forte. Lui aveva passato il suo braccio con delicatezza lungo il mio fianco, fino ad arrivare alla mia schiena liscia. L’aveva fatto con una gran delicatezza, che mai gli avrei attribuito: sembrava che avesse paura di spezzarmi a metà se solo avesse usato più forza. Sentivo nel suo tocco una vena d’imbarazzo, probabilmente dettato dal mio corpo nudo… Un istante dopo aveva ripreso coraggio e sicurezza, e con un sussurro mi aveva detto:

“Non temere, ti ridarò al tuo corpo… Ti proteggerò e non permetterò a nessuno di arrecarti ancora disturbo…” e fatto questo aveva rivolto le sue attenzioni alla finta Kikyo che ancora non era riuscita a riprendersi dalla sorpresa.

Io poi gli avevo detto:

“In questa battaglia non sarai solo: io ti aiuterò…” avevo accarezzato la lama di Tessaiga che nel frattempo era stata impugnata da lui “… Ecco con questo tocco ti dono parte della mia forza vitale… sono con te!”

Lui aveva iniziato a combattere: Tessaiga era circondata da un’aurea, dello stesso colore della mia anima, che le dava una forza strepitosa. Ma la lotta era alla pari: Inuyasha non riusciva a sopraffare Kikyo. Avevo deciso d’intervenire! Avevo cominciato a recitare uno strano rito, di cui non avevo mai sentito le parole. Era una formula che mi veniva dettata dal cuore… finalmente ero entrata in contatto con la sacerdotessa che era in me.

Improvvisamente il pezzo della sfera appeso al collo del mio corpo, si era riunito con tutti i pezzi sulla schiena di Kikyo… finalmente la sfera era di nuovo integra!

Kikyo era stata privata di tutta la sua forza ed era caduta e terra esausta; con un filo di voce aveva detto:

“Inuyasha perché mi minacci con questa spada che mi punti contro? Non provi più niente per me? Vuoi vedermi morta? E cosa ancora peggiore, vuoi essere tu l’artefice di questo delitto? Dunque provi tanto amore per quella femmina?” e aveva voltato lo sguardo verso la mia anima piena di luce di conseguenza alla sfera che tenevo tra le mani.

Lui aveva risposto:

“Come puoi chiedermi queste cose! Tu… fantoccio! Assomiglierai anche a Kikyo, ma non sei lei. Non sei neanche paragonabile a lei! Il suo sguardo non era freddo e inespressivo come il tuo… il suo cuore non era crudele come il tuo… Lei non avrebbe mai colpito i suoi nemici con tanta foga! Lei ora rivive in quella ragazza che io proteggerò come il mio tesoro più prezioso. E inoltre… quella ragazza non è solo la sua reincarnazione, ma è il suo perfezionamento… lei è davvero speciale per me… quindi non devo salvare te, ma lei! Muori inutile imitazione!” e dicendo questo l’aveva colpita con tutta la forza che possedeva, eliminandola sul colpo.

Io, intanto, ero rimasta sorpresa da tutte quelle parole espresse dalla stessa bocca che, un giorno prima, mi avevano criticato. Da tutto quel sentimento del mio protettore, avevo preso la forza per rientrare nel mio corpo ancora integro.

Quando avevo riaperto gli occhi, la prima cosa che avevo visto era proprio il suo bellissimo viso. Era preoccupato!

“Come stai? Sei ferita? Vuoi che ti aiuti in qualche mod…” Non gli avevo permesso di finire la frase; mi ero alzata e l’avevo abbracciato con tutto il sentimento che potevo trasmettergli, poi gli avevo sussurrato all’orecchio:

“Ora che tu sei qui, accanto a me, è tutto ok…”

Stavamo trasportando i nostri compagni feriti dalla vecchia Kaede. Io ero dietro, con in braccio il piccolo Shippo svenuto; per fortuna l’aveva fatto quasi subito, così Kikyo non aveva infierito più di tanto. Poi avevo cominciato ad osservare Inuyasha che riusciva a trasportare sia Miroku sia Sango… era fortissimo! Li teneva sulla schiena che avevo cominciato a fissare intensamente: non mi ero mai accorta che l’avesse così possente…

Improvvisamente lui aveva voltato lo sguardo. Ero imbarazzatissima! Pensavo al fatto che mi aveva visto nuda e a tutte quelle frasi che aveva detto… mi sentivo bruciare le guance, probabilmente ero diventata dello stesso colore della sua mantella!

“Perché mi guardi a quel modo?” aveva chiesto lui voltando ancora il viso “Hai qualcosa da dirmi?” Io avevo fatto cenno di no; lui continuava a parlarmi anche se non mi aveva visto:

“Sai… volevo chiederti scusa per l’altra sera.”

“No, non devi, probabilmente era solo una serata storta in cui volevi stare per conto tuo… è dall’ultimo scontro con Naraku che appari cambiato: sei sempre pensieroso… triste… Forse è successo qualcosa che ti ha scosso e di cui non vuoi parlare, quindi ti lascio in pace.”

“No… Te ne voglio parlare! Durante quello scontro, quando tutti voi eravate fuggiti a causa del miasma, io e Naraku abbiamo avuto un acceso combattimento; lui, però, era in netta superiorità ed era riuscito a disarmarmi da Tessaiga. Mi aveva in pugno! Ma invece di finirmi aveva cominciato a fare strani discorsi del tipo < Non scappi più come una volta. Complimenti sei cresciuto! > o < Non lasci più i tuoi compagni nei momenti di pericolo, eh… >

Non capivo a cosa si riferisse, poi mi aveva dato tutte le spiegazioni. Aveva detto: < Quindi, non hai ancora capito perché ho iniziato questa lotta con te? Ti facevo più sveglio! Quando hai scoperto, che io come demone, ero nato dall’unione di decine di demoni con l’infermo Onigumo, non ti è saltato alla mente nessun ricordo spiacevole? Davvero non ti ricordi di quel ragazzo di nome Onigumo, che stava nel villaggio dove vivevi da moccioso? Oh… vedo che comincia a tornarti la memoria > io ero intervenuto < Avevo avuto qualche sospetto quando avevo visto quella cicatrice sulla tua schiena, ma avevo pensato che non era possibile visto che quell’Onigumo lo sapevo morto in quell’incendio. Avevo pensato che fossero solo delle coincidenze! >

< Beh… Sbagliavi! Dopo essere riuscito a fuggire da quel capanno infernale, il mio corpo era quasi completamente carbonizzato, il che mi provocò un’infermità istantanea. Fui trovato dalla tua amata Kikyo e da lei fui accudito. La desideravo… ma non perché mi piacesse, ma perché era la tua donna! Più provavo odio per te, più la desideravo, ero arrivato al punto di richiedere un nuovo corpo per possederla, e così mi unii a quei demoni!

Tu mi hai distrutto la vita! Tutto questo è successo perché tu non mi hai aiutato quando quel capanno andò a fuoco. Già… stavi lì a guardare senza far niente, nonostante le mie suppliche. Così arrivai alla conclusione che eri stato proprio tu ad appiccare quell’incendio… sì provavi piacere a guardarmi soffrire dopo quello che ti avevo fatto passare da piccolo… non è così? Però credo che qualche scherzo infantile sulla tua metà demoniaca, non sia minimamente paragonabile al desiderio di morte di una persona! Sei una persona ignobile, non te l’ha mai detto nessuno? > l’aveva detto con tono sarcastico: non lo sopportavo!

< Non so a cosa ti stai riferendo; io quel giorno cercai di aiutarti, ma non potevo farcela da solo, così andai a cercare aiuto, ma nessuno del villaggio volle aiutarmi perché non credevano alle parole di un mezzo demone. Non devi prendertela con me! >

< Taci, insolente! Osi anche negare l’evidenza! Beh… ora ti lascio con i tuoi sensi di colpa… pensa a quante persone non avrebbero sofferto per mano di Naraku, se tu quel giorno non mi avessi abbandonato! > e mentre diceva questo sorrideva… poi se n’era andato lasciandomi solo.

Sai… pensavo che avesse ragione: a causa dell’odio che lui provava per me, molte persone avevano sofferto e due di loro viaggiavano proprio con me… Mi sentivo un verme e non volevo affrontare il senso di colpa! Ma poi quando ero solo ho pensato che l’unico modo per rimediare, era combattere al loro fianco ed aiutarli a vendicarsi. Così sono tornato in dietro e quando la vecchia Kaede mi aveva informato su dove eravate diretti, capì subito che dovevo sbrigarmi… ed infine sono arrivato per salvarti.”

“Sei tornato per salvarmi?!” avevo detto io sorpresa

“Sì… quando ho visto il tuo corpo disteso lì immobile, non ci ho visto più! Sai… non avrei mai pensato che avrei combattuto contro Kikyo…” e aveva interrotto il discorso. Io non avevo infierito e avevamo continuato il viaggio in silenzio.

Finalmente sapevo il motivo per cui era così triste ma, in quel momento, avrei non voluto.

Eravamo arrivati a casa della vecchia Kaede. Ero esausta! I feriti erano stati subito curati. Era passato un intero giorno e la mia preoccupazione cresceva: l’unico che si era risvegliato era Shippo!

La notte era sopraggiunta e io ero andata a riempire la bacinella con l’acqua.

Quando ero in prossimità della porta, avevo sentito uno strano rumore provenire dall’interno. Mi ero messa a sbirciare: non è molto nobile, ma è così! Avevo assistito ad una scena davvero romantica…

Miroku si era risvegliato e si era messo in ginocchio accanto a Sango ancora convalescente. Aveva uno sguardo serio… e aveva cominciato a dirle:

“Ciao piccola Sango… So che non puoi sentirmi, ma ti voglio parlare lo stesso, anche perché probabilmente non riuscirò a dirtelo mai! Sei una ragazza straordinaria! Caparbia, coraggiosa, bellissima… Credo di non avere mai conosciuto una come te. Nonostante tutte le tue sofferenze, riesci a combattere con grande lucidità” e dicendo questo, aveva osservato la sua grande arma ancora sporca dopo l’ultimo combattimento “Provo grande ammirazione per te e mi dispiace di non essere riuscito a proteggerti come si deve… Ma ti prometto che non ripeterò lo stesso errore! Ti starò accanto per tutto il resto della mia breve vita e non permetterò a nessuno di arrecarti altro dolore… voglio dividere con te i dolori e i piaceri della mia esistenza… per te abbandonerò le vesti di monaco. Voglio stare con t…”

“Te lo permetterò…” era stato interrotto. Sango si era svegliata e, a quanto pare, aveva sentito tutto. Si era seduta e gli aveva sorriso; lo guardava negli occhi e aveva continuato:

“… Ti permetterò di dividere con me i dolori e piaceri della vita. Ti permetterò di passarla con me. Ti ringrazio per avermi protetto con il tuo corpo; mi hai dimostrato l’affetto che provi per me; l’affetto che io ricambio e che ricambierò per molto tempo… Mi sdebiterò per questo sacrificio!”

Lui era sereno, euforico e calmo allo stesso tempo. Sembrava quasi che se l’aspettasse. Lei l’aveva abbracciato e lui aveva subito ricambiato con una velocità inaudita, come se avesse paura che qualcuno gliel’avrebbe portata via da un momento all’altro. Si erano allontanati di nuovo e avevano ricominciato a fissarsi intensamente. Poi, illuminati solo dal fievole lume dietro di loro di un tenue colore giallognolo, si scambiarono un bacio intenso.

In quel momento ero arrossita. Sapevo che dovevo smetterla di spiare, ma non ci riuscivo…

Dopo quel bacio, lei gli aveva fatto un sorriso e aveva appoggiato una mano sulla sua guancia. Lui la guardava intensamente e aveva appoggiato la sua mano sulla stessa. Poi lei con l’altra mano l’aveva accarezzato sull’altra guancia, però quella mano aveva cominciato a scendere lungo il collo… era arrivata all’allacciatura della sua tunica. Lui aveva fatto lo stesso. Lentamente erano scesi, fino a stendersi sulla stuoia che fungeva da letto. Lui aveva appoggiato le mani ai lati del viso di lei, trasmettendoci tutto il peso del corpo e facendo inarcare le scapole: le sue braccia apparivano fortissime! Poi aveva ricominciato a baciarla…

Più li guardavo più mi sentivo bruciare le guance. Avevo capito che quello era il momento di smettere. Mi ero voltata di scatto e davanti a me era apparso lui: Inuyasha! Avevo l’intera faccia in fiamme! Non dovevo essere molto presentabile… Lui sembrava perplesso, poi aveva notato che in mano avevo la bacinella dell’acqua:

“Beh… che hai? Perché non la porti dentro?”

“E… ecco… non ce n'è più bisogno!” mi ero affrettata a dire.

“E come mai?” si era avvicinato alla porta per entrate

“Non mi sembra proprio il caso di farlo!” ma lui non mi aveva ascoltato. Aveva sbirciato solo per un attimo e subito si era voltato imbarazzato.

“Te l’avevo detto!”

“Allora… uhm… ecco… mi sembra il momento buono per andare a dormire, non credi anche tu?”

“Sono pienamente d’accordo!” mi faceva ridere vederlo così impacciato, era molto buffo!

Il giorno dopo mi ero alzata di buon ora. Erano ancora tutti addormentati.

Il villaggio appariva desolato ma trasmetteva tranquillità; fissavo il sole appena sorto che mi riscaldava con i suoi raggi speranzosi: mi sentivo in pace!

Stavo ripensando a tutti i fatti successi la sera prima, quando Inuyasha mi aveva interrotto dicendo:

“Ehi… buon giorno! Pensierosa?”

“Sai… dopo tanto, finalmente, posso dire di non avere pensieri assillanti e tristi nella testa. Naraku, oggi, non riuscirà a rovinarmi questo momento… questo sole è rassicurante non trovi?”

“Hai proprio ragione… Credo che oggi finalmente riusciremo a stare tranquilli!”

Ma la nostra previsione non si era avverata…

Quando tutti si erano alzati, c’eravamo rimessi in viaggio senza meta. Avevamo viaggiato molto ed io per tutto quel tempo non avevo fatto altro che fissare la sfera; sentivo che mi apparteneva e che più la tenevo, più mi stavo purificando. Era strano perché, da quello che mi avevano raccontato, dovevo essere io, in quanto reincarnazione di Kikyo, con il mio potere, a purificarla. Invece era il contrario: mi stava ipnotizzando con la sua bellezza!

Ero stata riportata alla realtà da Miroku che aveva urlato:

“Guardate!”

Avevo alzato subito lo sguardo: davanti a noi c’era Naraku!

Eravamo tutti agitati. Guardavamo quell’odioso babbuino bianco che se ne stava immobile davanti a noi. Improvvisamente si era tolto quella mantella mostrando il suo vero aspetto. Inuyasha aveva esclamato:

“Onigumo!”

“Già, Inuyasha… sono io. Sono qui per terminare il nostro combattimento!”

“Non vedo l’ora!” aveva detto con un’espressione di chi è pronto a tutto.

“Bene… allora…” senza neanche finire la frase, era comparso dietro di me e mi aveva bloccato le braccia con una velocità inaudita. Mi aveva strappato dal collo il gioiello e l’aveva assorbito. Sentivo una malignità immensa che ad ogni secondo cresceva: mi spaventava… Era come se una parte di me si stesse fondendo con quell’essere e sentivo delle fitte al cuore; facevo fatica a respirare e poco dopo non riuscivo neanche a stare in piedi.

“Cosa le stai facendo?!” aveva urlato Inuyasha adirato

“Un’altra volta dimostri di non essere molto sveglio! Davvero non lo capisci? Beh, se insisti te lo dirò: da quando la sfera dei quattro spiriti si è riunita, la parte spirituale di Kikyo si è risvegliata dentro quella ragazza a cui tieni così tanto…” mentre diceva queste parole, Inuyasha stringava i pugni per la rabbia “… La sacerdotessa che ha il compito di purificare questa sfera crea un legame indissolubile con essa: se questa viene sporcata da una malignità, anche lei ne risente… e se la malignità è troppo forte, una ragazza debole come la tua Kagome, non riesce a sopportarla; potrebbe anche morire… Io starei attento se fossi in te!” e dicendo questo aveva fatto una risata satanica.

A quel punto Inuyasha era impazzito: era partito all’attacco con una foga che faceva paura. Ma nonostante tutti i suoi sforzi la superiorità era schiacciante… Ad ogni colpo, il mio bel protettore, si accasciava sfinito a terra. Si rialzava e poi cadeva ancora…

Non capivo come potesse ogni volta rialzarsi e quale forza glielo permettesse.

Anche tutto il resto del gruppo stava combattendo, ma senza molto successo. Sango, ancora debole per le ferite dell’ultimo combattimento, non aveva sopportato altri colpi; Miroku cercava in ogni modo di aiutarla ma il suo vortice ad ogni uso s’ingrandiva sempre più, provocandogli un dolore lancinante. Io ero immobile in ginocchio, mentre mi tenevo il petto per il dolore atroce: era come se avessi un fuoco che mi stava bruciando dentro, consumandomi completamente. Shippo cercava di aiutarmi e, allo stesso tempo, mi proteggeva… era un vero eroe!

Anche dopo molti scontri combinati e singoli, non erano riusciti a sconfiggerlo, anzi era ancora in forze, come se non gli avessero fatto neanche il solletico!

I miei compagni invece erano distrutti dalla fatica e dalle ferite. Naraku li guardava con soddisfazione. Poi si era avvicinato a me, mi aveva preso il mento alzandomi il viso e mi aveva detto:

“Ti è piaciuto lo spettacolo? Ne vuoi ancora? Sai, non ti facevo così forte: non credevo che riuscissi a resistere a tanto. Ad ogni atto malvagio la sfera si sporca… riuscirò a sconfiggere il tuo potere purificatore! Partiamo, per esempio, uccidendo un tuo compagno, che ne dici? Ti attira l’idea?”

Non riuscivo a rispondere, il dolore me lo impediva.

“Però non so chi scegliere… uhm… perché non decidi tu? È una bella idea! Sì, sceglierai tu! E ora muoviti!” mi aveva tirato indietro la testa, prendendomi i capelli. Poi avevo sentito una voce:

“Mi offro io!”

Mi ero voltata di scatto perché sapevo a chi apparteneva: era Shippo! Volevo dirgli di non farlo, ma benché urlassi, dalla mia bocca non usciva nessun suono.

“E, sentiamo, perché un cuccioletto piccolo e indifeso come te si offrirebbe spontaneamente nelle grinfie di un demone cattivo come me?!”

“Perché io sono un combattente… uno che combatte e non sta in disparte a non far niente!…” in quel momento avevo capito a cosa si riferiva: al discorso di Inuyasha di due sere prima. Ero disperata perché sapevo che stava commettendo una sciocchezza e nessuno poteva impedirglielo!

“… Dal momento che non sono mai riuscito a vendicarmi e, anzi, l’ho fatto fare ad Inuyasha, non sono degno di vivere! Sango e Miroku devono vivere la loro vita insieme, Kagome ha un compito nella vita, ed infine con Inuyasha ho un debito… Alla luce di tutto questo, io e solo io merito di cadere nelle tue mani!”

“Benissimo! Sei un bambino coraggioso…. Complimenti! Accolgo molto volentieri le tue richieste. Bene preparati!”

Si era avvicinato a lui lentamente. Tutti noi lo guardavamo senza potere intervenire. Lo aveva afferrato per il collo e lo aveva alzato da terra; lui lo guardava con lo sguardo fisso di chi non ha paura della morte e di chi è convinto delle sue decisioni. Inuyasha si era lentamente rialzato e, spinto dalla forza della disperazione, stava cercando di avvicinarsi a loro; intanto diceva a Shippo che quello che gli aveva detto non lo pensava veramente, ma a niente era servito: mentre Naraku aveva alzato il braccio per colpirlo lui aveva detto:
”Non fartene una colpa… oggi muoio per la vergogna di non aver fatto niente per mio padre! Lasciami almeno l’onore di morire come voglio! Faccio questo per me… per riscattarmi… ricordatemi com’ero e non piangetemi! Io vi guarderò e vi proteggerò da lassù, assieme a mio padre. Addio!” e in quel momento Naraku aveva piantato il braccio nel piccolo torace, trapassandolo.

La vista di tutto il sangue che sgorgava da quel corpo inerme mi aveva distrutto… Inuyasha aveva urlato dalla rabbia e aveva trovato la forza per combattere; aveva detto con la faccia cupa:

“Questo non dovevi farlo. Non dovevi farlo!” ed era partito a correre verso il suo nemico, impugnando Tessaiga. Questa volta lo scontro era alla pari e Naraku n’era rimasto basito:

“Ma com’è possibile?!”

“Davvero non lo intuisci, stolto?!”

Osservando tutto questo, avevo ricominciato a sentire dentro di me quella formula, e l’avevo recitata; man a mano che la dicevo, la voce mi ritornava e Naraku s’indeboliva sempre di più. Ormai cedeva ai colpi di Tessaiga: lo stavamo sconfiggendo!

Improvvisamente la sfera era ricomparsa: era uscita dal suo corpo ed era finita nelle mie mani. Da quasi opaca, era diventata splendente… infondeva forza a tutti; infatti tutti si erano rialzati e avevano circondato il comune nemico. Io ero al centro e avevo detto:

“Naraku… Io, con questo potere che mi viene dal cuore, ti purifico dalla malignità! Ora pentiti per tutti i mali da te commessi!”

“Starai scherzando! Non lo farò mai!”

“Bene in questo caso ti puniremo. Io ti toglierò ogni potere e loro, le persone che più hai fatto soffrire, ti distruggeranno!”

Avevo attivato la sfera che gli aveva tolto ogni minima malignità, lasciando solo un corpo infermo; subito dopo tutti i miei compagni, a turno, lo colpirono con tutta forza che possedevano… Naraku era sconfitto!

Poi, a causa del grande sforzo, mi ero accasciata a terra, svenuta.

Quando mi ero risvegliata ero in casa della vecchia Kaede; erano tutti intorno a me che dormivano visto che era sera.

Io mi ero alzata ed ero andata fuori. Mi ero appoggiata a quello stesso albero che qualche giorno prima mi era sembrato tetro e minaccioso, e guardavo la luna. Mi aveva raggiunto Inuyasha:

“Ciao, come stai? Sei sicura di poterti alzare in queste condizioni?”

“Sì, questa sera più che mai… Abbiamo sconfitto Naraku! Ora le vostre vite non saranno più tormentate dal pensiero della vendetta: per voi inizia una nuova esistenza… Ma dimmi piuttosto, quanto sono stata svenuta?”

“Due giorni”

“Due giorni!”

“Sì, due giorni, perché?”

“Come perché! Ieri è stato un giorno importante e me lo sono persa!”

“Ti riferisci al fatto che ieri era esattamente un anno che sei capitata in questa epoca… vero?”

“Allora te lo ricordi?!”

“E come dimenticarlo!…” e dicendo questo si era messo a fissare la luna, come se stesse pensando intensamente “… Se tu quel giorno non mi avessi liberato dall’albero, a quest’ora non saremmo qui a gioire della morte di Naraku, e, cosa più importante, non sarei qui con te…”

Si era voltato verso di me e mi guardava intensamente. Io ero imbarazzata e non sapevo cosa dire.

“Sai… pensavo che dopo la morte di Kikyo, non sarei mai riuscito ad amare un’altra persona, che non sarei mai più riuscito a provare qualcosa di profondo per qualcuno… Mi sbagliavo… Riesco a farlo e, addirittura, riesco ad amare più intensamente… sto parlando di te, Kagome…” e in quel momento era arrossito.

Ero sbalordita, ma mi ero ripresa subito; avevo cambiato argomento:

“Tra due giorni sai, potrai diventare un uomo a tutti gli effetti se lo vorrai… Saresti disposto a farlo per me?”

“Sì”

“Bene io ho il potere di farlo: userò tutto quello della sfera dei quattro spiriti per farlo, sfrutteremo la serata in cui perdi i tuoi poteri demoniaci. Sei d’accordo?”

“Sì… ma…”

“Sì! Anche io provo le stesse cose per te, e credo che non riuscirò mai a riprovare una cosa del genere per qualcun altro; non riuscirò mai ad avere lo stesso contatto spirituale… Ma, una volta, esaurito il potere della sfera, tornerò nella mia epoca… è quello il mio posto…” e dicendo questo gli avevo dato un bacio e poi me n’ero andata lasciandolo solo.

Il giorno successivo non era successo molto: Miroku si era ufficialmente spogliato delle vesti di monaco ed insieme a Sango era partito per incominciare la loro strada da quel luogo: sarebbe andata avanti per molto. Prima però non si erano fatti mancare una preghiera sulla tomba di Shippo. Era un tempietto piccolo, ma per tutti noi d’inimmaginabile importanza: lì giaceva un cucciolo di demone volpe che, con il suo coraggio, ci aveva spinto a reagire e, quindi, a sconfiggere l’acerrimo nemico… gli dovevamo molto!

C’eravamo riuniti tutti lì. Miroku, con la sua mano finalmente guarita, aveva accarezzato quel pezzo di pietra, e dopo di lui anche noi… c’era un’atmosfera tutto sommato felice perché ognuno di noi, dentro di sé, sapeva che lui lassù era felice con il padre. Improvvisamente un’aurea verde aveva invaso il tempio… subito dopo avevamo chiaramente distinto la sagoma di Shippo… aveva un viso felice. Era venuto a darci l’ultimo saluto: un momento davvero memorabile!

Il giorno dopo avevo visto Inuyasha molto teso: aveva paura della trasformazione. Io mi ero avvicinata e gli avevo detto:

“Non ti preoccupare per stasera… Io ti sarò vicino!”

“Vuoi esserlo anche adesso…?”

Non capivo a cosa si stesse riferendo. Era molto serio; mi guardava con un’aria che mai gli avevo visto. Si stava avvicinando… M’incominciò a baciare intensamente; pian piano stavamo scendendo: eravamo finiti sdraiati sulla stuoia della stanza di Kaede, che era fuori. Ero imbarazzatissima! Non capivo cosa stava succedendo, mi facevo solo trasportare dall’emozione del momento…

Il tramonto era ormai passato e, allo spuntare della luna, avevo percepito in lui un tremore non consono alla situazione. Lo guardavo negli occhi ormai non più del color dell’ambra, ma di un nero corvino intenso: erano bellissimi! Eravamo stesi l’uno vicino all’altra, sdraiati sotto le coperte che coprivano i nostri corpi sudati. Lui mi aveva sorriso e poi mi aveva detto:

“Ora sono pronto a diventare umano per te perché so che, anche se tornerai nella tua realtà, saremo uniti per sempre…” io l’avevo accarezzato e gli avevo risposto:

“Il nostro ormai è un legame indissolubile che neanche la lontananza dividerà! Ma ora andiamo, la sfera ti aspetta!”

C’eravamo vestiti in fretta ed avevamo raggiunto l’albero illuminato solo dalle stelle, visto che la luna non c’era, avevo preso in mano la sfera e avevo recitato un altro rito che non avevo mai sentito; la sfera si era illuminata di una luce accecante ed aveva cominciato a volteggiare nella sua direzione; i suoi capelli mori erano mossi da una brezza leggera che faceva risultare ancora di più quel colore; la luce l’aveva invaso e aveva ricoperto interamente il suo corpo; quando la luce era scomparsa, nonostante il sole fosse già sorto, aveva mantenuto il suo aspetto umano, il suo bellissimo aspetto di umano…

Mi aveva accompagnato al pozzo e prima che potessi ripartire mi aveva preso per un braccio, mi aveva baciato intensamente e mi aveva detto:

“Riuscirò, quando sarà il momento, a raggiungerti nella tua epoca… Tu aspettami!”

 

Da allora non l’ho più visto ed è strano che proprio oggi c’ho pensato… oggi che sono cinque anni esatti da quel giorno… ed è strano come il destino abbia voluto che proprio oggi ci fosse un sole così malinconico:

“Vorrei tanto che fosse qui!”

“Ma io sono qui…”

Mi giro di scatto, non credo ai miei occhi:

“Tu qui? Ma… ma com’è possibile? Non sto sognando, vero?”

“No… sono proprio io! Sono tornato da te… La sfera svuotata di potere che porti al collo, mi ha chiamato…”

Ha ragione! La sfera si è illuminata, forse perché animata da tutti i miei pensieri malinconici.

Non importa del perché, quello che è veramente importante, è che sia qui con me:

“Ti ho aspettato tanto…”

“Anche io non sopportavo più la tua lontananza, ma la speranza mi spingeva ad andare avanti ed ora eccomi qui. Non voglio commettere più lo stesso errore: questa volta non ti lascerò, questa volta staremo insieme per sempre!”

Più lo guardo, più il mio amore per lui aumenta! Mi perdo nel suo sguardo…

“Starai con me… e io starò con te per sempre. Ti amo e non ti lascerò andare di nuovo”

“Non lo farò…” mi ha risposto “… Dividerò con te il resto dei miei giorni, come Sango e Miroku hanno fatto cinque anni fa”

Lo guardo e lo desidero… Lo bacio e mi perdo nelle sue labbra dolci… ormai sono sicura: la mia vita la passerò con lui.

 

 

 

      

 

 

 

 

 

  
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