UN GIORNO DI MALINCONIA
In quei pochi giorni ne
successero molte di cose… Più che nell’intero anno vissuto
là… Come dimenticarle.
Ormai era tanto tempo che
non vedevo la mamma, il nonno e il mio fratellino: mi mancavano. Però
non ho mai rimpianto di essere finita nell’epoca Sengoku: non è
cosa che capita a tutti! Chissà quante scuse si erano inventati per
spiegare un’assenza così prolungata da scuola: forse mi avevano
dato per… morta!
Un anno, un anno
intero… quante avventure ho passato.
Non mi sono mai preoccupata,
non ho mai pensato che la mia vita potesse finire in quello strano luogo
abitato da terribili demoni. Anche perché viaggiavo con un gruppo di
guerrieri valorosi…specialmente lui: il mio caro Inuyasha.
Ancora adesso mi sembra di
vederlo: sta uscendo dal pozzo del tempio, mi sta raggiungendo, si sta sedendo
accanto a me, resta a guardare con me questo malinconico tramonto che
dall’alto del piazzale del tempio appare ancora più bello, si
avvicina, guardo i suoi occhi di quel profondo giallo ambra, ne rimango
affascinata, lui continua ad avvicinarsi, io mi preparo a dargli un bacio
appassionato, e… e come una stupida cado sdraiata su quel piazzale freddo
e sporco, persa nelle mie fantasie altrettanto stupide!
Mi manca, mi manca
tantissimo! Non lo vedo da quegl’ultimi giorni che questo sole
malinconico mi sta facendo ricordare.
Sono passati anni da
quando sono ritornata a casa. Dopo tutto quello che era successo il mio compito
era finito e la mia presenza in quell’epoca era diventata superflua. Così
sono tornata a casa e ho ripreso la mia vita di sempre. Ora sono maggiorenne e
custode del tempio, ereditato da mio nonno.
Chi l’avrebbe mai
detto che sarei diventata sacerdotessa…!
Dovrei tornare ai miei
doveri ma questo sole mi ha catturato, e più lo guardo, più mi
ritornano in mente quei fatti…
Era un giorno come un
altro. Finalmente i demoni ci avevano lasciato in pace. Eravamo tutti in casa
della vecchia Kaede e ci stavamo preparando ad una cena coi fiocchi. Non
mangiavamo come si deve da molto: il lungo pellegrinare l’aveva impedito.
Nonostante la pace del villaggio però, noi non ci sentivamo tranquilli.
Non credevamo che dopo l’ultimo combattimento, Naraku avesse deciso di
lasciarci stare; la nostra guerra non era ancora conclusa!
Avevamo appena finito di
cenare e il giovane Shippo era andato subito a dormire; poverino, un cucciolo
di volpe come lui aveva bisogno di tanto riposo. Ma il suo sonno non fu
lieto…
Inuyasha era salito sul
tetto, come suo solito, e pensava. Lo faceva spesso ultimamente. Ero molto
preoccupata perché non voleva dirmi il motivo! Dopo l’ultimo
scontro con Naraku era rimasto molto scosso.
Ero uscita anche io.
C’era un’aria strana: era macabra e tranquilla allo stesso tempo.
Il venticello leggero della notte era una dolce carezza che mi spostava i
capelli; fissavo il villaggio illuminato dal candore della luna: era
bellissimo; fissavo il grande albero accanto a me che appariva nero e
minaccioso, con i suoi rami simili a bracci pronti a prendermi e a stritolarmi
in un abbraccio mortale. N’ero rimasta impaurita e mi ero voltata ad
osservare Inuyasha. Mi stava fissando… aveva il viso serio come poche
volte avevo visto. Non capivo perché mi fissasse in quel modo. Ero
salita sul tetto e mi ero seduta accanto a lui. Volevo parlargli ma non sapevo
come iniziare il discorso. Allora avevo detto una frase idiota:
“Bella serata,
vero?”
Lui aveva fatto un sorriso
sarcastico e poi aveva cominciato il vero dialogo:
“Sono preoccupato,
sai… Naraku non si fa più vivo. Pensi ci stia preparando una
trappola?”
“Sono molto
preoccupata anche io. Non capisco come faccia Miroku ad essere sempre
così allegro e spensierato!”
“Ti sbagli su di
lui, in realtà è molto più preoccupato e desideroso di
vendetta di noi. Non ti dimenticare che la ferita sulla sua mano si è
allargata e che la sua vita si è accorciata di molto. Ah… se solo
quel giorno fossi arrivato prima, lui non sarebbe stato costretto ad utilizzare
quel maledetto vortice!”
Aveva stretto ancora di
più le sue braccia conserte, piantandosi le lunghe unghie nei muscoli
tesi. Ero rimasta sorpresa dal fatto che la sua espressione non era cambiata
nonostante il dolore che doveva provare.
“Non te ne devi fare
una colpa! Ti ricordo che anche noi siamo molto preoccupati per lui e che anche
noi non siamo arrivati in tempo quel giorno! Mi riferivo solo al fatto che lui,
nonostante tutto, sembra che non se ne preoccupi affatto: senti che baccano fa
mentre rincorre Sango. Sembra che l’abbia presa di mira. E come
biasimarlo lei è proprio una bella ragazza, non credi anche tu?”
“Non so, non me ne
interesso io! E poi… e poi… io ho già a chi
pensare…”
Aveva lasciato in sospeso
il discorso. Io sapevo a chi si riferiva e mi sentivo in tremendo imbarazzo
sapendo l’enorme gaffe che avevo fatto. Lui però non gli aveva
dato troppo peso. Aveva alzato lo sguardo e guardava la luna biancastra…
Sarebbe stato un momento romanticissimo, peccato che lui pensasse a
Kikyo… Doveva amarla proprio tanto e doveva desiderare la vendetta come
io non potevo neanche immaginare.
Volevo cambiare argomento:
“Sai… voglio
farti una confessione. A volte ho paura… ho paura di essere di troppo in
quest’epoca… Questo non è il mio ambiente, non ci sono
tagliata, anche se non lo voglio dare a vedere: non voglio essere un peso per
voi… ma lo sono… a volte non sono di nessuna utilità e
durante i combattimenti rischio anche di distrarti impedendoti di dare il
meglio di te… Ecco… volevo chiederti scusa per tutte le volte che
ti sono stata d’intralcio… Scusami!”
Mentre dicevo queste
parole il suo volto era cambiato: da malinconico era diventato rabbioso.
“Sai cosa ti
dico…” aveva cominciato ad urlare “… hai proprio
ragione senza di te starei meglio, senza nessuno di voi! Mi siete tutti
d’impiccio! A partire da quel monaco pervertito che non fa altro che
rincorrere quell'incapace sterminatrice di demoni…” da sotto,
improvvisamente, non si sentivano più le risate di Sango e neanche le
corse di Miroku “… per non parlare poi di quel fifone di Myoga che
non fa altro che scappare e spulciare Kirara, ah… poi arriviamo a quel
moccioso: durante le battaglie non fa niente; il suo obiettivo non era quello
di vendicarsi, beh… perché non l'ha fatto ed ha lasciato a me il
compito!…” avevo visto Shippo scappare verso il villaggio,
piangendo “… E per concludere ci sei tu… una vaga imitazione
di Kikyo! Una che sa a malapena tirare con l’arco e che non fa altro che
starmi tra i piedi! Non vi voglio più vedere! Io me ne vado:
continuerò da solo la ricerca dei frammenti della sfera dei quattro
spiriti… mi vendicherò da solo di Naraku…” e dicendo
questo aveva fatto una faccia seria e pensosa allo stesso tempo.
Io ero rimasta sconvolta
da tutte quelle cose che aveva detto: non aveva mai mostrato la sua parte
cattiva… la sua parte di demone… ero ferita. Lo avevo guardato
mentre con un balzo scendeva dal tetto, mentre correva con velocità
inaudita verso il bosco. Avevo cominciato a piangere, ero scesa dal tetto e mi
ero seduta sotto l’ombra tetra di quell’albero che mi aveva accolto
con un abbraccio triste… sembrava che con i suoi rami penetrasse in me e
mi ferisse al cuore, ma le sue ferite non erano niente in confronto alle parole
di Inuyasha!
Era venuta verso di me
Sango e si era inginocchiata davanti a me; mi aveva abbracciato in modo
amichevole come non aveva mai fatto e, in quell’abbraccio mi ero
consolata.
In quel momento era sorto
il sole e per il gruppo iniziava un nuovo giorno: un giorno senza
Inuyasha…
Avevamo ritrovato Shippo
che si era addormentato su un covone di paglia con le lacrime agli occhi.
C’era voluto molto per consolarlo!
Eravamo in procinto di
ripartire perché eravamo stati informati che un villaggio era stato
assediato dai demoni, quando la vecchia Kaede ci aveva fermato e ci aveva
detto:
“Perdonate Inuyasha
se potete, io lo conosco più di voi, vi assicuro che se ha parlato
così c’è un motivo più che buono. Dopo
l’ultimo scontro con Naraku è cambiato, è forse successo
qualcosa? Io penso proprio di sì. Cercate di perdonarlo, soprattutto tu
Kagome… dalla vostra unione dipende la salvezza di tutti noi.”
Non avevo capito le parole
di Kaede. In ogni caso, eravamo partiti.
Durante il viaggio non
aveva aperto bocca nessuno.
Quando eravamo arrivati al
villaggio di cui ci avevano parlato, eravamo rimasti sconvolti da quello che
avevamo visto: era tutto in rovina, decine e decine di corpi immobili e
d’armi inutilizzabili.
“Siamo arrivati
tardi…” aveva detto Miroku “… diamogli almeno degna
sepoltura.”
Era orribile vedere un
tale scempio. Mi ero avvicinata ad un uomo per seppellirlo. Improvvisamente si
era messo ad urlare, mi aveva preso il braccio e me lo stringeva spinto dalla
forza della disperazione:
“Il babbuino…
è tutta colpa di quel babbuino bianco… stanno arrivando tanti
demoni…tutti guidati da lui…aiutateci!”
Sembrava cieco, mi stava
guardando con uno sguardo vuoto e pieno di paura. Non avevo mai visto una cosa
così e ne rimasi scossa. Continuava a stringermi il braccio facendomi
malissimo. Poi spirò. Io ero rimasta immobile a fissarlo e Miroku era
venuto a consolarmi:
“Tutto ok?”
“Sì, ora
sì grazie”
“Una trappola di Naraku?”
“Sì,
l’ha detto quell’uomo. Però non capisco perché
proprio questo villaggio.”
Era intervenuto Myoga che,
come al solito, era spuntato fuori da non si sa dove:
“Questo villaggio
è il luogo in cui viveva, nella sua infanzia, il signorino
Inuyasha.”
“Davvero! Non ne
avevo idea.”
“Quindi ora sappiamo
per certo che Naraku non vuole solo la sfera dei quattro spiriti, ma che vuole
proprio Inuyasha, come ipotizzato dalla vecchia Kaede un po’ di tempo
fa.” aveva detto Miroku.
“Beh… ora
ripartiamo, Naraku non dev’essere molto lontano!” l’aveva
interrotto Sango.
Eravamo partiti con un
po’ d’amarezza.
Non so perché, ma
mi veniva da pensare ad Inuyasha e a quello che aveva detto Kaede. Questi
pensieri mi avevano assillato la testa per molto tempo.
Eravamo arrivati in uno
spiazzo di terra aperto; vedevo il cielo sereno e questo, non so per quale
motivo, mi rendeva triste.
Mentre fissavo il cielo
avevo notato una specie di biscia bianca che si avvicinava.
Osservandola meglio la
identificai. Era un demone al servizio del fantoccio simile a Kikyo che
più volte aveva cercato de distruggere Inuyasha.
Prima che potessi reagire
il demone mi aveva attaccato; avevo lasciato la bicicletta facendo cadere
Shippo. Ero circondata da una sfera d’energia trasparente che impediva a Miroku
e a Sango d’intervenire.
Sentivo un dolore atroce:
era come se fossi penetrata da mille aghi. Vedevo immagini di una vita passata
che non era la mia: era la vita di Kikyo!
Improvvisamente non
sentivo più un corpo, non ero più dentro la mia carne. Vedevo
Miroku, Sango e Shippo stesi su quello spiazzo di terra in cui anche io stavo
fino ad un attimo prima. Dovevano aver combattuto duramente…
Solo quando avevo visto
che il terreno si stava allontanando da me, avevo realizzato che quel demone
aveva tolto la mia anima dal mio corpo. Infatti avevo visto quest’ultimo,
dopo pochi istanti, sdraiato immobile poco distante dai miei compagni. Quel
demone stava portando la mia anima dalla sua padrona; quello che non capivo era
come facesse Kikyo ad essere ancora in vita dopo l’ultimo incontro con
Inuyasha… Un’altra cosa che non capivo era come facessi ad essere
ancora cosciente e a percepire tutto quello che mi stava succedendo: la prima
volta che la finta Kikyo si era impossessata della mia anima, non avevo sentito
niente!
Vidi che dopo poco Shippo
si era risvegliato dal breve svenimento ed era corso verso il mio corpo vuoto.
Lo vedevo disperato; urlava:
“Kagome! Kagome!
Svegliati! Perché non risponde?!” aveva chiesto a Miroku e a Sango
che nel frattempo l’avevano raggiunto.
“Quel demone ha
rubato l’anima alla divina Kagome… dobbiamo seguirlo: ci
porterà nel luogo in cui la sta conducendo… Sbrighiamoci!”
Erano saliti tutti sul
dorso di Kirara e ci stavano seguendo. Il demone se n’era accorto e si
era messo a volare più velocemente. Sentivo l’aria colpirmi con
più foga; non l’avevo mai sentita così forte: era
spaventosa. Più andavamo veloci, più il demone stringeva la mia
anima con i suoi artigli, arrecandomi ad ogni metro un dolore crescente.
Eravamo arrivati in prossimità
di un lago. La notte lo rendeva più scuro e profondo: era
terrificante…
Avevo visto la finta Kikyo
appoggiata ad un albero, circondata da decine d’altri suoi demoni carichi
d’anime a forma di sfera come la mia, che usava per rimettersi in forze,
in vista dell’imminente scontro con i miei compagni.
Aveva preso la mia anima,
la teneva in una mano e aveva detto agli altri che erano arrivati:
“Salve… Quanti
valorosi guerrieri per questa povera anima… Vedo che avete portato anche
il suo corpo indegno… Credete davvero di riuscire a battermi e di
riprendervi la sua anima?!”
“Certo!…”
era intervenuto Miroku “… dev’essere un gioco da ragazzi
battere un fantoccio che per restare in sospeso tra la vita e la morte, deve
nutrirsi di anime… siete caduta in basso, somma
sacerdotessa…”
“Impudente! Vedremo
il vostro valore! Ma noto che manca qualcuno all’appello… che fine
ha fatto lui?”
“Diciamo che si
è preso una pausa di riflessione… In fondo, non è meglio
per voi, signora?”
“Come osi darmi
della signora! Te ne pentirai amaramente!”
Avevano cominciato a
combattere, ma la superiorità era schiacciante… I poteri di Kikyo,
non so per quale motivo, erano aumentati a dismisura. Poi avevo notato molti
frammenti della sfera piantati nella sua schiena: erano decine; chi poteva
averglieli dati?
Mi ero risposta in fretta.
Miroku, nonostante il pericolo, aveva attivato il suo malefico vortice, e
subito erano comparsi gli insetti infernali di Naraku… Era una sua
trappola! Probabilmente era stato lui a riportare il fantoccio alla vita, e
probabilmente voleva usare l’odio di Kikyo contenuto nella mia anima per
sconfiggere Inuyasha. Lui, però, non era lì ad aiutare gli
altri…
Ero disperata
perché non potevo fare niente per aiutarli: ero inerme… Guardavo
senza intervenire e i miei compagni cadevano sotto i colpi di Kikyo.
Sango era circondata da
una pozza di sangue… era orribile! Le innumerevoli ferite continuavano a
sanguinarle, ma nonostante tutto lei continuava a rialzarsi… infine era
caduta distrutta per il dolore. Kikyo stava per colpirla ancora: voleva darle
il colpo di grazia! Ma non c’era riuscita… Miroku si era piazzato
davanti a lei e proteggeva la sua Sango, benché anche lui fosse molto
debole per i molti attacchi. Aveva ricevuto un brutto colpo, infatti era caduto
esausto proprio sopra l’altro corpo immobile. Faceva fatica a respirare,
ma era riuscito lo stesso a dirle:
“Non ti
preoccupare… non ti lascerò morire… ti proteggerò
fino a che l’ultima goccia di sangue nel mio corpo non si
estinguerà!”
Kikyo, che aveva osservato
tutta la scena, n’era rimasta sconvolta: non riusciva a colpire quella
coppia! Li guardava con rabbia e gli aveva detto:
“Non vale la pena
sprecare i miei colpi su di voi… li userò per distruggere quel
corpo insulso, così non avrete più la speranza di ridargli
quest’anima così preziosa per me!”
Mi aveva consegnato ad un
suo demone e si stava avvicinando al mio corpo inerme; aveva alzato il suo
braccio minaccioso pronto a scatenare tutta la sua potenza. In quel momento
avevo sentito un brivido freddo… avevo paura…
Avevo fissato con terrore
quel braccio che velocissimo si era scagliato sulla mia carne fredda… Ero
terrorizzata dalla conclusione!
Invece, quando aveva
rialzato il braccio, il mio corpo non c’era…
Improvvisamente si era
sentita una voce che diceva:
“Mi dispiace cara
mia, non leverai mai la tua mano su questo corpo fino a che ci sarò
io…”
Avevo riconosciuto quella
voce… era lui…
“Inuyasha…”
era intervenuto Miroku che stremato non si era ancora rialzato “…
finalmente sei arrivato… fai attenzione! Lei non è più
quella di un tempo; è molto potente…” poi era svenuto sul
corpo ancora sanguinante di Sango.
Lui non aveva risposto.
Stava immobile con il viso rivolto al mio corpo che teneva in braccio. Poi
sorrise con un sorriso che lasciava intendere che era pronto alla lotta.
Aveva alzato lo sguardo
lentamente, iniziando a fissare Kikyo. Il suo sguardo era diverso… i suoi
occhi erano diversi…
Una volta che avevo
incontrato quegl’occhi, avevo sentito un qualcosa che cambiava dentro di
me… Erano di un intenso giallo ambra che, man a mano che fissavano Kikyo,
diventavano più intensi, quasi come se fossero infuocati…
Più lo guardavo,
più cresceva in me una strana energia. Quest’energia aveva
distrutto all’istante il demone che mi aveva in custodia. Sentivo che la
mia anima stava cambiando forma: da una semplice sfera d’energia, avevo
assunto le mie normali sembianze di ragazza, ero circondata da una specie di
aurea azzurra. Il mio corpo nudo d’energia aveva sconvolto Kikyo che
stava immobile ad osservare.
Mi muovevo a fatica, ma
ero riuscita in ogni caso ad avvicinarmi ad Inuyasha. Ero ad un metro di
distanza da lui e avevo alzato le braccia come per abbracciarlo. Lui era
rimasto incredulo:
“Ka…
Kagome… Ma… com’è possibile che…”
Mi ero avvicinata ancora e
gli avevo accarezzato la guancia mentre lo fissavo e con l’altro braccio
abbracciavo il suo fianco forte. Lui aveva passato il suo braccio con
delicatezza lungo il mio fianco, fino ad arrivare alla mia schiena liscia.
L’aveva fatto con una gran delicatezza, che mai gli avrei attribuito:
sembrava che avesse paura di spezzarmi a metà se solo avesse usato
più forza. Sentivo nel suo tocco una vena d’imbarazzo,
probabilmente dettato dal mio corpo nudo… Un istante dopo aveva ripreso
coraggio e sicurezza, e con un sussurro mi aveva detto:
“Non temere, ti
ridarò al tuo corpo… Ti proteggerò e non permetterò
a nessuno di arrecarti ancora disturbo…” e fatto questo aveva
rivolto le sue attenzioni alla finta Kikyo che ancora non era riuscita a riprendersi
dalla sorpresa.
Io poi gli avevo detto:
“In questa battaglia
non sarai solo: io ti aiuterò…” avevo accarezzato la lama di
Tessaiga che nel frattempo era stata impugnata da lui “… Ecco con
questo tocco ti dono parte della mia forza vitale… sono con te!”
Lui aveva iniziato a combattere:
Tessaiga era circondata da un’aurea, dello stesso colore della mia anima,
che le dava una forza strepitosa. Ma la lotta era alla pari: Inuyasha non
riusciva a sopraffare Kikyo. Avevo deciso d’intervenire! Avevo cominciato
a recitare uno strano rito, di cui non avevo mai sentito le parole. Era una
formula che mi veniva dettata dal cuore… finalmente ero entrata in
contatto con la sacerdotessa che era in me.
Improvvisamente il pezzo
della sfera appeso al collo del mio corpo, si era riunito con tutti i pezzi
sulla schiena di Kikyo… finalmente la sfera era di nuovo integra!
Kikyo era stata privata di
tutta la sua forza ed era caduta e terra esausta; con un filo di voce aveva
detto:
“Inuyasha
perché mi minacci con questa spada che mi punti contro? Non provi
più niente per me? Vuoi vedermi morta? E cosa ancora peggiore, vuoi
essere tu l’artefice di questo delitto? Dunque provi tanto amore per
quella femmina?” e aveva voltato lo sguardo verso la mia anima piena di
luce di conseguenza alla sfera che tenevo tra le mani.
Lui aveva risposto:
“Come puoi chiedermi
queste cose! Tu… fantoccio! Assomiglierai anche a Kikyo, ma non sei lei.
Non sei neanche paragonabile a lei! Il suo sguardo non era freddo e
inespressivo come il tuo… il suo cuore non era crudele come il tuo…
Lei non avrebbe mai colpito i suoi nemici con tanta foga! Lei ora rivive in
quella ragazza che io proteggerò come il mio tesoro più prezioso.
E inoltre… quella ragazza non è solo la sua reincarnazione, ma
è il suo perfezionamento… lei è davvero speciale per
me… quindi non devo salvare te, ma lei! Muori inutile imitazione!”
e dicendo questo l’aveva colpita con tutta la forza che possedeva,
eliminandola sul colpo.
Io, intanto, ero rimasta
sorpresa da tutte quelle parole espresse dalla stessa bocca che, un giorno
prima, mi avevano criticato. Da tutto quel sentimento del mio protettore, avevo
preso la forza per rientrare nel mio corpo ancora integro.
Quando avevo riaperto gli
occhi, la prima cosa che avevo visto era proprio il suo bellissimo viso. Era
preoccupato!
“Come stai? Sei
ferita? Vuoi che ti aiuti in qualche mod…” Non gli avevo permesso
di finire la frase; mi ero alzata e l’avevo abbracciato con tutto il
sentimento che potevo trasmettergli, poi gli avevo sussurrato all’orecchio:
“Ora che tu sei qui,
accanto a me, è tutto ok…”
Stavamo trasportando i
nostri compagni feriti dalla vecchia Kaede. Io ero dietro, con in braccio il
piccolo Shippo svenuto; per fortuna l’aveva fatto quasi subito,
così Kikyo non aveva infierito più di tanto. Poi avevo cominciato
ad osservare Inuyasha che riusciva a trasportare sia Miroku sia Sango…
era fortissimo! Li teneva sulla schiena che avevo cominciato a fissare
intensamente: non mi ero mai accorta che l’avesse così
possente…
Improvvisamente lui aveva
voltato lo sguardo. Ero imbarazzatissima! Pensavo al fatto che mi aveva visto
nuda e a tutte quelle frasi che aveva detto… mi sentivo bruciare le
guance, probabilmente ero diventata dello stesso colore della sua mantella!
“Perché mi
guardi a quel modo?” aveva chiesto lui voltando ancora il viso “Hai
qualcosa da dirmi?” Io avevo fatto cenno di no; lui continuava a parlarmi
anche se non mi aveva visto:
“Sai… volevo
chiederti scusa per l’altra sera.”
“No, non devi,
probabilmente era solo una serata storta in cui volevi stare per conto
tuo… è dall’ultimo scontro con Naraku che appari cambiato:
sei sempre pensieroso… triste… Forse è successo qualcosa che
ti ha scosso e di cui non vuoi parlare, quindi ti lascio in pace.”
“No… Te ne
voglio parlare! Durante quello scontro, quando tutti voi eravate fuggiti a
causa del miasma, io e Naraku abbiamo avuto un acceso combattimento; lui,
però, era in netta superiorità ed era riuscito a disarmarmi da
Tessaiga. Mi aveva in pugno! Ma invece di finirmi aveva cominciato a fare
strani discorsi del tipo < Non scappi più come una volta. Complimenti
sei cresciuto! > o < Non lasci più i tuoi compagni nei momenti di
pericolo, eh… >
Non capivo a cosa si
riferisse, poi mi aveva dato tutte le spiegazioni. Aveva detto: < Quindi,
non hai ancora capito perché ho iniziato questa lotta con te? Ti facevo
più sveglio! Quando hai scoperto, che io come demone, ero nato
dall’unione di decine di demoni con l’infermo Onigumo, non ti
è saltato alla mente nessun ricordo spiacevole? Davvero non ti ricordi
di quel ragazzo di nome Onigumo, che stava nel villaggio dove vivevi da
moccioso? Oh… vedo che comincia a tornarti la memoria > io ero
intervenuto < Avevo avuto qualche sospetto quando avevo visto quella
cicatrice sulla tua schiena, ma avevo pensato che non era possibile visto che
quell’Onigumo lo sapevo morto in quell’incendio. Avevo pensato che
fossero solo delle coincidenze! >
< Beh… Sbagliavi!
Dopo essere riuscito a fuggire da quel capanno infernale, il mio corpo era
quasi completamente carbonizzato, il che mi provocò un’infermità
istantanea. Fui trovato dalla tua amata Kikyo e da lei fui accudito. La
desideravo… ma non perché mi piacesse, ma perché era la tua
donna! Più provavo odio per te, più la desideravo, ero arrivato
al punto di richiedere un nuovo corpo per possederla, e così mi unii a
quei demoni!
Tu mi hai distrutto la
vita! Tutto questo è successo perché tu non mi hai aiutato quando
quel capanno andò a fuoco. Già… stavi lì a guardare
senza far niente, nonostante le mie suppliche. Così arrivai alla conclusione
che eri stato proprio tu ad appiccare quell’incendio… sì
provavi piacere a guardarmi soffrire dopo quello che ti avevo fatto passare da
piccolo… non è così? Però credo che qualche scherzo
infantile sulla tua metà demoniaca, non sia minimamente paragonabile al desiderio
di morte di una persona! Sei una persona ignobile, non te l’ha mai detto
nessuno? > l’aveva detto con tono sarcastico: non lo sopportavo!
< Non so a cosa ti stai
riferendo; io quel giorno cercai di aiutarti, ma non potevo farcela da solo,
così andai a cercare aiuto, ma nessuno del villaggio volle aiutarmi
perché non credevano alle parole di un mezzo demone. Non devi
prendertela con me! >
< Taci, insolente! Osi
anche negare l’evidenza! Beh… ora ti lascio con i tuoi sensi di
colpa… pensa a quante persone non avrebbero sofferto per mano di Naraku,
se tu quel giorno non mi avessi abbandonato! > e mentre diceva questo
sorrideva… poi se n’era andato lasciandomi solo.
Sai… pensavo che
avesse ragione: a causa dell’odio che lui provava per me, molte persone
avevano sofferto e due di loro viaggiavano proprio con me… Mi sentivo un
verme e non volevo affrontare il senso di colpa! Ma poi quando ero solo ho
pensato che l’unico modo per rimediare, era combattere al loro fianco ed
aiutarli a vendicarsi. Così sono tornato in dietro e quando la vecchia
Kaede mi aveva informato su dove eravate diretti, capì subito che dovevo
sbrigarmi… ed infine sono arrivato per salvarti.”
“Sei tornato per
salvarmi?!” avevo detto io sorpresa
“Sì…
quando ho visto il tuo corpo disteso lì immobile, non ci ho visto
più! Sai… non avrei mai pensato che avrei combattuto contro
Kikyo…” e aveva interrotto il discorso. Io non avevo infierito e
avevamo continuato il viaggio in silenzio.
Finalmente sapevo il
motivo per cui era così triste ma, in quel momento, avrei non voluto.
Eravamo arrivati a casa
della vecchia Kaede. Ero esausta! I feriti erano stati subito curati. Era
passato un intero giorno e la mia preoccupazione cresceva: l’unico che si
era risvegliato era Shippo!
La notte era sopraggiunta
e io ero andata a riempire la bacinella con l’acqua.
Quando ero in
prossimità della porta, avevo sentito uno strano rumore provenire
dall’interno. Mi ero messa a sbirciare: non è molto nobile, ma
è così! Avevo assistito ad una scena davvero romantica…
Miroku si era risvegliato
e si era messo in ginocchio accanto a Sango ancora convalescente. Aveva uno
sguardo serio… e aveva cominciato a dirle:
“Ciao piccola
Sango… So che non puoi sentirmi, ma ti voglio parlare lo stesso, anche
perché probabilmente non riuscirò a dirtelo mai! Sei una ragazza
straordinaria! Caparbia, coraggiosa, bellissima… Credo di non avere mai
conosciuto una come te. Nonostante tutte le tue sofferenze, riesci a combattere
con grande lucidità” e dicendo questo, aveva osservato la sua grande
arma ancora sporca dopo l’ultimo combattimento “Provo grande
ammirazione per te e mi dispiace di non essere riuscito a proteggerti come si
deve… Ma ti prometto che non ripeterò lo stesso errore! Ti
starò accanto per tutto il resto della mia breve vita e non
permetterò a nessuno di arrecarti altro dolore… voglio dividere
con te i dolori e i piaceri della mia esistenza… per te
abbandonerò le vesti di monaco. Voglio stare con t…”
“Te lo
permetterò…” era stato interrotto. Sango si era svegliata e,
a quanto pare, aveva sentito tutto. Si era seduta e gli aveva sorriso; lo
guardava negli occhi e aveva continuato:
“… Ti
permetterò di dividere con me i dolori e piaceri della vita. Ti
permetterò di passarla con me. Ti ringrazio per avermi protetto con il
tuo corpo; mi hai dimostrato l’affetto che provi per me; l’affetto
che io ricambio e che ricambierò per molto tempo… Mi
sdebiterò per questo sacrificio!”
Lui era sereno, euforico e
calmo allo stesso tempo. Sembrava quasi che se l’aspettasse. Lei
l’aveva abbracciato e lui aveva subito ricambiato con una velocità
inaudita, come se avesse paura che qualcuno gliel’avrebbe portata via da
un momento all’altro. Si erano allontanati di nuovo e avevano
ricominciato a fissarsi intensamente. Poi, illuminati solo dal fievole lume
dietro di loro di un tenue colore giallognolo, si scambiarono un bacio intenso.
In quel momento ero
arrossita. Sapevo che dovevo smetterla di spiare, ma non ci riuscivo…
Dopo quel bacio, lei gli
aveva fatto un sorriso e aveva appoggiato una mano sulla sua guancia. Lui la
guardava intensamente e aveva appoggiato la sua mano sulla stessa. Poi lei con
l’altra mano l’aveva accarezzato sull’altra guancia,
però quella mano aveva cominciato a scendere lungo il collo… era
arrivata all’allacciatura della sua tunica. Lui aveva fatto lo stesso.
Lentamente erano scesi, fino a stendersi sulla stuoia che fungeva da letto. Lui
aveva appoggiato le mani ai lati del viso di lei, trasmettendoci tutto il peso
del corpo e facendo inarcare le scapole: le sue braccia apparivano fortissime!
Poi aveva ricominciato a baciarla…
Più li guardavo
più mi sentivo bruciare le guance. Avevo capito che quello era il
momento di smettere. Mi ero voltata di scatto e davanti a me era apparso lui:
Inuyasha! Avevo l’intera faccia in fiamme! Non dovevo essere molto
presentabile… Lui sembrava perplesso, poi aveva notato che in mano avevo
la bacinella dell’acqua:
“Beh… che hai?
Perché non la porti dentro?”
“E…
ecco… non ce n'è più bisogno!” mi ero affrettata a
dire.
“E come mai?”
si era avvicinato alla porta per entrate
“Non mi sembra
proprio il caso di farlo!” ma lui non mi aveva ascoltato. Aveva sbirciato
solo per un attimo e subito si era voltato imbarazzato.
“Te l’avevo
detto!”
“Allora…
uhm… ecco… mi sembra il momento buono per andare a dormire, non
credi anche tu?”
“Sono pienamente
d’accordo!” mi faceva ridere vederlo così impacciato, era
molto buffo!
Il giorno dopo mi ero
alzata di buon ora. Erano ancora tutti addormentati.
Il villaggio appariva
desolato ma trasmetteva tranquillità; fissavo il sole appena sorto che
mi riscaldava con i suoi raggi speranzosi: mi sentivo in pace!
Stavo ripensando a tutti i
fatti successi la sera prima, quando Inuyasha mi aveva interrotto dicendo:
“Ehi… buon
giorno! Pensierosa?”
“Sai… dopo
tanto, finalmente, posso dire di non avere pensieri assillanti e tristi nella
testa. Naraku, oggi, non riuscirà a rovinarmi questo momento…
questo sole è rassicurante non trovi?”
“Hai proprio
ragione… Credo che oggi finalmente riusciremo a stare tranquilli!”
Ma la nostra previsione
non si era avverata…
Quando tutti si erano
alzati, c’eravamo rimessi in viaggio senza meta. Avevamo viaggiato molto
ed io per tutto quel tempo non avevo fatto altro che fissare la sfera; sentivo
che mi apparteneva e che più la tenevo, più mi stavo purificando.
Era strano perché, da quello che mi avevano raccontato, dovevo essere
io, in quanto reincarnazione di Kikyo, con il mio potere, a purificarla. Invece
era il contrario: mi stava ipnotizzando con la sua bellezza!
Ero stata riportata alla
realtà da Miroku che aveva urlato:
“Guardate!”
Avevo alzato subito lo
sguardo: davanti a noi c’era Naraku!
Eravamo tutti agitati.
Guardavamo quell’odioso babbuino bianco che se ne stava immobile davanti
a noi. Improvvisamente si era tolto quella mantella mostrando il suo vero
aspetto. Inuyasha aveva esclamato:
“Onigumo!”
“Già,
Inuyasha… sono io. Sono qui per terminare il nostro combattimento!”
“Non vedo
l’ora!” aveva detto con un’espressione di chi è pronto
a tutto.
“Bene…
allora…” senza neanche finire la frase, era comparso dietro di me e
mi aveva bloccato le braccia con una velocità inaudita. Mi aveva
strappato dal collo il gioiello e l’aveva assorbito. Sentivo una
malignità immensa che ad ogni secondo cresceva: mi spaventava… Era
come se una parte di me si stesse fondendo con quell’essere e sentivo
delle fitte al cuore; facevo fatica a respirare e poco dopo non riuscivo
neanche a stare in piedi.
“Cosa le stai
facendo?!” aveva urlato Inuyasha adirato
“Un’altra
volta dimostri di non essere molto sveglio! Davvero non lo capisci? Beh, se
insisti te lo dirò: da quando la sfera dei quattro spiriti si è
riunita, la parte spirituale di Kikyo si è risvegliata dentro quella
ragazza a cui tieni così tanto…” mentre diceva queste
parole, Inuyasha stringava i pugni per la rabbia “… La sacerdotessa
che ha il compito di purificare questa sfera crea un legame indissolubile con
essa: se questa viene sporcata da una malignità, anche lei ne
risente… e se la malignità è troppo forte, una ragazza debole
come la tua Kagome, non riesce a sopportarla; potrebbe anche morire… Io
starei attento se fossi in te!” e dicendo questo aveva fatto una risata
satanica.
A quel punto Inuyasha era
impazzito: era partito all’attacco con una foga che faceva paura. Ma
nonostante tutti i suoi sforzi la superiorità era schiacciante… Ad
ogni colpo, il mio bel protettore, si accasciava sfinito a terra. Si rialzava e
poi cadeva ancora…
Non capivo come potesse
ogni volta rialzarsi e quale forza glielo permettesse.
Anche tutto il resto del
gruppo stava combattendo, ma senza molto successo. Sango, ancora debole per le
ferite dell’ultimo combattimento, non aveva sopportato altri colpi;
Miroku cercava in ogni modo di aiutarla ma il suo vortice ad ogni uso
s’ingrandiva sempre più, provocandogli un dolore lancinante. Io ero
immobile in ginocchio, mentre mi tenevo il petto per il dolore atroce: era come
se avessi un fuoco che mi stava bruciando dentro, consumandomi completamente.
Shippo cercava di aiutarmi e, allo stesso tempo, mi proteggeva… era un
vero eroe!
Anche dopo molti scontri
combinati e singoli, non erano riusciti a sconfiggerlo, anzi era ancora in
forze, come se non gli avessero fatto neanche il solletico!
I miei compagni invece
erano distrutti dalla fatica e dalle ferite. Naraku li guardava con
soddisfazione. Poi si era avvicinato a me, mi aveva preso il mento alzandomi il
viso e mi aveva detto:
“Ti è
piaciuto lo spettacolo? Ne vuoi ancora? Sai, non ti facevo così forte:
non credevo che riuscissi a resistere a tanto. Ad ogni atto malvagio la sfera
si sporca… riuscirò a sconfiggere il tuo potere purificatore!
Partiamo, per esempio, uccidendo un tuo compagno, che ne dici? Ti attira
l’idea?”
Non riuscivo a rispondere,
il dolore me lo impediva.
“Però non so
chi scegliere… uhm… perché non decidi tu? È una bella
idea! Sì, sceglierai tu! E ora muoviti!” mi aveva tirato indietro
la testa, prendendomi i capelli. Poi avevo sentito una voce:
“Mi offro io!”
Mi ero voltata di scatto
perché sapevo a chi apparteneva: era Shippo! Volevo dirgli di non farlo,
ma benché urlassi, dalla mia bocca non usciva nessun suono.
“E, sentiamo,
perché un cuccioletto piccolo e indifeso come te si offrirebbe
spontaneamente nelle grinfie di un demone cattivo come me?!”
“Perché io
sono un combattente… uno che combatte e non sta in disparte a non far niente!…”
in quel momento avevo capito a cosa si riferiva: al discorso di Inuyasha di due
sere prima. Ero disperata perché sapevo che stava commettendo una
sciocchezza e nessuno poteva impedirglielo!
“… Dal momento
che non sono mai riuscito a vendicarmi e, anzi, l’ho fatto fare ad
Inuyasha, non sono degno di vivere! Sango e Miroku devono vivere la loro vita
insieme, Kagome ha un compito nella vita, ed infine con Inuyasha ho un
debito… Alla luce di tutto questo, io e solo io merito di cadere nelle
tue mani!”
“Benissimo! Sei un
bambino coraggioso…. Complimenti! Accolgo molto volentieri le tue
richieste. Bene preparati!”
Si era avvicinato a lui
lentamente. Tutti noi lo guardavamo senza potere intervenire. Lo aveva
afferrato per il collo e lo aveva alzato da terra; lui lo guardava con lo
sguardo fisso di chi non ha paura della morte e di chi è convinto delle
sue decisioni. Inuyasha si era lentamente rialzato e, spinto dalla forza della
disperazione, stava cercando di avvicinarsi a loro; intanto diceva a Shippo che
quello che gli aveva detto non lo pensava veramente, ma a niente era servito:
mentre Naraku aveva alzato il braccio per colpirlo lui aveva detto:
”Non fartene una colpa… oggi muoio per la vergogna di non aver
fatto niente per mio padre! Lasciami almeno l’onore di morire come
voglio! Faccio questo per me… per riscattarmi… ricordatemi
com’ero e non piangetemi! Io vi guarderò e vi proteggerò da
lassù, assieme a mio padre. Addio!” e in quel momento Naraku aveva
piantato il braccio nel piccolo torace, trapassandolo.
La vista di tutto il
sangue che sgorgava da quel corpo inerme mi aveva distrutto… Inuyasha
aveva urlato dalla rabbia e aveva trovato la forza per combattere; aveva detto
con la faccia cupa:
“Questo non dovevi
farlo. Non dovevi farlo!” ed era partito a correre verso il suo nemico,
impugnando Tessaiga. Questa volta lo scontro era alla pari e Naraku n’era
rimasto basito:
“Ma
com’è possibile?!”
“Davvero non lo
intuisci, stolto?!”
Osservando tutto questo,
avevo ricominciato a sentire dentro di me quella formula, e l’avevo
recitata; man a mano che la dicevo, la voce mi ritornava e Naraku
s’indeboliva sempre di più. Ormai cedeva ai colpi di Tessaiga: lo
stavamo sconfiggendo!
Improvvisamente la sfera
era ricomparsa: era uscita dal suo corpo ed era finita nelle mie mani. Da quasi
opaca, era diventata splendente… infondeva forza a tutti; infatti tutti
si erano rialzati e avevano circondato il comune nemico. Io ero al centro e
avevo detto:
“Naraku… Io,
con questo potere che mi viene dal cuore, ti purifico dalla malignità!
Ora pentiti per tutti i mali da te commessi!”
“Starai scherzando!
Non lo farò mai!”
“Bene in questo caso
ti puniremo. Io ti toglierò ogni potere e loro, le persone che
più hai fatto soffrire, ti distruggeranno!”
Avevo attivato la sfera
che gli aveva tolto ogni minima malignità, lasciando solo un corpo
infermo; subito dopo tutti i miei compagni, a turno, lo colpirono con tutta
forza che possedevano… Naraku era sconfitto!
Poi, a causa del grande
sforzo, mi ero accasciata a terra, svenuta.
Quando mi ero risvegliata
ero in casa della vecchia Kaede; erano tutti intorno a me che dormivano visto
che era sera.
Io mi ero alzata ed ero
andata fuori. Mi ero appoggiata a quello stesso albero che qualche giorno prima
mi era sembrato tetro e minaccioso, e guardavo la luna. Mi aveva raggiunto
Inuyasha:
“Ciao, come stai?
Sei sicura di poterti alzare in queste condizioni?”
“Sì, questa
sera più che mai… Abbiamo sconfitto Naraku! Ora le vostre vite non
saranno più tormentate dal pensiero della vendetta: per voi inizia una
nuova esistenza… Ma dimmi piuttosto, quanto sono stata svenuta?”
“Due giorni”
“Due giorni!”
“Sì, due
giorni, perché?”
“Come perché!
Ieri è stato un giorno importante e me lo sono persa!”
“Ti riferisci al
fatto che ieri era esattamente un anno che sei capitata in questa epoca…
vero?”
“Allora te lo
ricordi?!”
“E come
dimenticarlo!…” e dicendo questo si era messo a fissare la luna,
come se stesse pensando intensamente “… Se tu quel giorno non mi
avessi liberato dall’albero, a quest’ora non saremmo qui a gioire
della morte di Naraku, e, cosa più importante, non sarei qui con
te…”
Si era voltato verso di me
e mi guardava intensamente. Io ero imbarazzata e non sapevo cosa dire.
“Sai… pensavo
che dopo la morte di Kikyo, non sarei mai riuscito ad amare un’altra
persona, che non sarei mai più riuscito a provare qualcosa di profondo
per qualcuno… Mi sbagliavo… Riesco a farlo e, addirittura, riesco
ad amare più intensamente… sto parlando di te,
Kagome…” e in quel momento era arrossito.
Ero sbalordita, ma mi ero ripresa
subito; avevo cambiato argomento:
“Tra due giorni sai,
potrai diventare un uomo a tutti gli effetti se lo vorrai… Saresti
disposto a farlo per me?”
“Sì”
“Bene io ho il
potere di farlo: userò tutto quello della sfera dei quattro spiriti per
farlo, sfrutteremo la serata in cui perdi i tuoi poteri demoniaci. Sei
d’accordo?”
“Sì…
ma…”
“Sì! Anche io
provo le stesse cose per te, e credo che non riuscirò mai a riprovare
una cosa del genere per qualcun altro; non riuscirò mai ad avere lo
stesso contatto spirituale… Ma, una volta, esaurito il potere della
sfera, tornerò nella mia epoca… è quello il mio
posto…” e dicendo questo gli avevo dato un bacio e poi me
n’ero andata lasciandolo solo.
Il giorno successivo non
era successo molto: Miroku si era ufficialmente spogliato delle vesti di monaco
ed insieme a Sango era partito per incominciare la loro strada da quel luogo:
sarebbe andata avanti per molto. Prima però non si erano fatti mancare
una preghiera sulla tomba di Shippo. Era un tempietto piccolo, ma per tutti noi
d’inimmaginabile importanza: lì giaceva un cucciolo di demone
volpe che, con il suo coraggio, ci aveva spinto a reagire e, quindi, a
sconfiggere l’acerrimo nemico… gli dovevamo molto!
C’eravamo riuniti
tutti lì. Miroku, con la sua mano finalmente guarita, aveva accarezzato
quel pezzo di pietra, e dopo di lui anche noi… c’era
un’atmosfera tutto sommato felice perché ognuno di noi, dentro di
sé, sapeva che lui lassù era felice con il padre. Improvvisamente
un’aurea verde aveva invaso il tempio… subito dopo avevamo
chiaramente distinto la sagoma di Shippo… aveva un viso felice. Era
venuto a darci l’ultimo saluto: un momento davvero memorabile!
Il giorno dopo avevo visto
Inuyasha molto teso: aveva paura della trasformazione. Io mi ero avvicinata e
gli avevo detto:
“Non ti preoccupare
per stasera… Io ti sarò vicino!”
“Vuoi esserlo anche
adesso…?”
Non capivo a cosa si
stesse riferendo. Era molto serio; mi guardava con un’aria che mai gli
avevo visto. Si stava avvicinando… M’incominciò a baciare
intensamente; pian piano stavamo scendendo: eravamo finiti sdraiati sulla
stuoia della stanza di Kaede, che era fuori. Ero imbarazzatissima! Non capivo
cosa stava succedendo, mi facevo solo trasportare dall’emozione del
momento…
Il tramonto era ormai
passato e, allo spuntare della luna, avevo percepito in lui un tremore non
consono alla situazione. Lo guardavo negli occhi ormai non più del color
dell’ambra, ma di un nero corvino intenso: erano bellissimi! Eravamo
stesi l’uno vicino all’altra, sdraiati sotto le coperte che
coprivano i nostri corpi sudati. Lui mi aveva sorriso e poi mi aveva detto:
“Ora sono pronto a
diventare umano per te perché so che, anche se tornerai nella tua
realtà, saremo uniti per sempre…” io l’avevo
accarezzato e gli avevo risposto:
“Il nostro ormai
è un legame indissolubile che neanche la lontananza dividerà! Ma
ora andiamo, la sfera ti aspetta!”
C’eravamo vestiti in
fretta ed avevamo raggiunto l’albero illuminato solo dalle stelle, visto
che la luna non c’era, avevo preso in mano la sfera e avevo recitato un
altro rito che non avevo mai sentito; la sfera si era illuminata di una luce
accecante ed aveva cominciato a volteggiare nella sua direzione; i suoi capelli
mori erano mossi da una brezza leggera che faceva risultare ancora di
più quel colore; la luce l’aveva invaso e aveva ricoperto
interamente il suo corpo; quando la luce era scomparsa, nonostante il sole
fosse già sorto, aveva mantenuto il suo aspetto umano, il suo bellissimo
aspetto di umano…
Mi aveva accompagnato al
pozzo e prima che potessi ripartire mi aveva preso per un braccio, mi aveva
baciato intensamente e mi aveva detto:
“Riuscirò,
quando sarà il momento, a raggiungerti nella tua epoca… Tu
aspettami!”
Da allora non l’ho
più visto ed è strano che proprio oggi c’ho pensato…
oggi che sono cinque anni esatti da quel giorno… ed è strano come
il destino abbia voluto che proprio oggi ci fosse un sole così
malinconico:
“Vorrei tanto che
fosse qui!”
“Ma io sono
qui…”
Mi giro di scatto, non
credo ai miei occhi:
“Tu qui? Ma…
ma com’è possibile? Non sto sognando, vero?”
“No… sono
proprio io! Sono tornato da te… La sfera svuotata di potere che porti al
collo, mi ha chiamato…”
Ha ragione! La sfera si
è illuminata, forse perché animata da tutti i miei pensieri
malinconici.
Non importa del perché,
quello che è veramente importante, è che sia qui con me:
“Ti ho aspettato
tanto…”
“Anche io non
sopportavo più la tua lontananza, ma la speranza mi spingeva ad andare
avanti ed ora eccomi qui. Non voglio commettere più lo stesso errore:
questa volta non ti lascerò, questa volta staremo insieme per
sempre!”
Più lo guardo,
più il mio amore per lui aumenta! Mi perdo nel suo sguardo…
“Starai con
me… e io starò con te per sempre. Ti amo e non ti lascerò
andare di nuovo”
“Non lo
farò…” mi ha risposto “… Dividerò con te
il resto dei miei giorni, come Sango e Miroku hanno fatto cinque anni fa”
Lo guardo e lo
desidero… Lo bacio e mi perdo nelle sue labbra dolci… ormai sono
sicura: la mia vita la passerò con lui.