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Autore: Talk    11/06/2012    1 recensioni
STORIA BLOCCATA
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Storia legata, per vari punti, alla canzone "Violet Hill" Dei Coldplay.
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"Mi ami?" Chiese lui guardandola negli occhi.
La ragazza rimase sorpresa a quelle parole e avvampò vistosamente.
Lo amava? Lo amava davvero?
Era da giorni che quella domanda la importunava.
"Me lo dirai mai?" Chiese nuovamente lui, sciogliendola con il suo solito dolce sguardo.
Uno sguardo riservato unicamente a lei.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Il terrore di rimanere in casa da sola era solo una delle sue innumerevoli paure.
La sola, però, di cui si sarebbe dovuta preoccupare in quel momento.
Era notte fonda, se ne stava in camera con porta chiusa e finestre sigillate.
Sdraiata sul letto ad occhi chiusi, non faceva che tremare immaginandosi che da un momento all'altro sarebbe potuto entrare chiunque e magari ucciderla.
Un uomo alto, robusto e con un passamontagna, coltello in mano..
"Beatrice adesso basta! Chiudi gli occhi e dormi, nessuno è più al sicuro di te!" Si disse la ragazza cercando di tranquillizzarsi, prendendosela contemporaneamente con se stessa per la troppo fervida e realistica immaginazione.
Chiuse gli occhi facendo un profondo respiro.
-Tic tac, tic tac, tic tac- La sveglia sul comodino continuava imperterrita a dare, a quella serata, un tocco ancora più inquietante ed ansioso.
Beatrice riaprì gli occhi di scatto, convinta che quel rumore non fosse stato frutto della sua immaginazione.
L'ansia cominciò ad impadronirsi della sua lucidità.
Le gambe le tremavano e gli occhi improvvisamente lucidi le appannarono la vista.
"Io vado su" Sentì dire da una profonda voce atona.
"No, tu vieni con me.. vai tu su." Rispose un'altro dopo qualche istante.
Ne susseguirono vari attimi di silenzio, nei quali, immaginò Beatrice, l'altro uomo avesse annuito e voltato le spalle agli altri per salire le scale.
Beatrice aveva ormai il cuore in gola, non sapeva cosa fare. La parte più irrazzionale di sè continuava a ripeterle di alzarsi e correre via urlando.
Magari avrebbe trovato soccorso. Ma quel piano aveva parecchi intoppi, il primo era sicuramente il fatto che quei tipi potevano esser benissimo armati e nulla gli avrebbe impedito di farla fuori in un breve lasso di secondo. Il secondo era il fatto che la sua casa si trovasse in campagna, fuori dal paese, isolata e circondata da immensi campi, l'unico aiuto che avrebbe potuto trovare sarebbe stato quello di un cavallo al pascolo. "Teoria eliminata" Si disse mentalmente con falsa ironia.
Bè rimanevano sempre le altre due: una possibile via di scampo sarebbe stata la supplica. D'altronde anche i ladri hanno un cuore giusto?! Si sarebbe potuta buttare ai piedi dell'uomo, che aveva ormai salito le scale, ne era certa, e supplicarlo di lasciarla vivere in cambio di qualsiasi cosa.
Scosse la testa agitata, con la fronte e le braccia imperlate di sudore.
Non se ne parlava assolutamente, le coperte le infondevano sicurezza, era certa che se fosse rimasta immobile nel letto fingendo di dormire, nessuno le avrebbe torto un solo capello. Quindi la soluzione messa in pratica sarebbe stata rimanere a 'dormire'.
La porta della camera si aprì, inondata dalla luce delle scale.
Beatrice trasalì sentendo l'uomo caricare la pistola per poi richiudersi la porta alle spalle.
Rimase immobile nel letto, la mente era ormai offuscata.
Se almeno si fosse addormentata veramente... Almeno non avrebbe sentito dolore...
Oh, ma perchè non era voluta andare a cena con i genitori??!
Forse però era ancora in tempo per chiamare il 112.
Mosse impercettibilmente la mano sotto al cuscino, alla ricerca del cellulare...
"Allora sei sveglia..."
La ragazza si bloccò all'istante, fingendo nuovamente di essere addormentata e rimproverandosi mentalmente per essersi fatta cogliere inflagrante.
L'uomo di sicuro aveva notato i suoi movimenti.
L'uomo... eppure quella voce... Non sembrava affatto di un uomo, sembrava piuttosto di un ragazzo.
Il rumore dei passi la riportò alla realtà, si stava avvicinando.
"Beatrice?!.."
La ragazza aprì gli occhi di scatto. Come faceva a sapere il suo nome? Come sapeva chi era?
Ormai a quel punto fingere di dormire era inutile.
Anche se la paura era troppa c'era qualcosa in quella voce che la rassicurava.
Si sollevò voltandosi verso la figura immersa nel buio della stanza.
I due ragazzi si guardarono per diversi secondi nell'oscurità, fin quando dei passi li ridestarono.
"Nasconditi, presto!" Disse agitato l'intruso.
"Ma, cosa..?" Chiese confusa e ancora terrorizzata Beatrice.
"Fa come ti dico!" Rispose brusco interrompendola. Senza ulteriori indugi la ragazza si nascose ai piedi del letto, dal lato opposto alla porta.
Fece appena in tempo a toccare terra quando la porta si aprì di scatto lasciando entrare un altro uomo.
"Trovata?" Si limitò a chiedere.
"No, non c'è." Rispose l'altro nascondendo l'insicurezza e l'ansia di poco prima alla quali erano stati sostituiti freddezza e rispetto.
"Allora possiamo andare" Disse l'altro chiudendosi bruscamente la porta alle spalle e riscendendo, probabilmente per dare la notizia agli altri.
Non appena i passi furono lontani il ragazzo sospirò rilassato.
"Ora puoi alzarti. E da adesso farai come ti dico.." Disse assicurandosi che la ragazza lo stesse ascoltando.
"Appena io chiuderò questa porta, tu dovrai rimanere tranquilla. Non accendere la luce per nessun motivo al mondo e non fare rumori inopportuni." Continuò.
Stava per andarsene quando improvvisamente qualcosa nella tasca dove aveva infilato le mani catturò la sua attenzione.
Si girò nuovamente verso Beatrice, la quale ancora terrorizzata non riusciva a spiccicare parola.
"Non chiamare assolutamente nessuno, non farti venire strane idee. Ogni singolo telefono di questa casa è controllato, anche il tuo cellulare. Per cui ti metteresti solo nei guai e incasineresti anche me." Disse brusco.
"Prendi questo" Lanciò sul letto un oggetto metallico. "Ti contatterò per tenerti al sicuro."
  
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