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Autore: screaming_underneath    12/06/2012    3 recensioni
Natale 2012.
Un regalo - un lupetto bronzeo, intagliato con maestria, che penzola dal polso di una giovane ragazza dagli occhi color del cioccolato.
Come? Si è già sentito?
Eppure è proprio così.
Perché la storia si ripete, almeno quella di Jacob Black.
E chissà, forse, un giorno, sarà felice.
_
È come tornare a respirare dopo un'apnea.
Non ti rendi conto di quanto ti mancasse l'aria finché non respiri di nuovo. La bacio, prima frenetico, assaporando ogni piccolo contatto, infine dolce, lento, come se non dovessimo fare null'altro per il resto della nostra vita.
“È un sogno”, penso.
Ma riapro gli occhi, e incontro i suoi.
Cioccolato.
“Finalmente."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Eternal Sunshine of the Spotless Mind'
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At last

 

 

 

Non è stata una buona idea.”

«Ancora dolce di Natale, Jacob?» mi chiede una premurosa Esme, ficcandomi sotto il naso un enorme piatto in ceramica decorato da tanti piccoli pupazzi di neve con sciarpe rosso fuoco.

Scuoto la testa. «Grazie mille, ma passo. Ho mangiato fino a scoppiare, era tutto così squisito Esme» la adulo, ben sapendo quanto alla matriarca dei Cullen facciano piacere i complimenti.

Lei mi sorride, raggiante, posandomi una mano sulla testa. «Sei un bravo ragazzo, Jake. L'ho sempre saputo... Nessie sarà fortunata, con te» bisbiglia, lanciando un'occhiata di sghimbescio a lei. Faccio segno di sì con la testa, cercando di non respirare troppo affondo quell'aroma dolciastro di fiori imputriditi che ho sempre associato ai succhiasangue. Sono anni che li frequento, ormai, e sempre più assiduamente, ma non mi abituerò mai del tutto al loro odore.

Di nuovo, quella strana sensazione mi assale, più violenta di prima, e per l'ennesima volta rimpiango amaramente di aver fatto quella scelta, rifiutando di unirmi alla festicciola di LaPush, tra i miei amici.

Cosa diavolo ci faccio nel salotto di casa Cullen, la sera della Vigilia?”

C'è lei, però.” In automatico, porto per la centesima volta la mano fino alla tasca dei jeans per sfiorare delicatamente un angolo del pacchettino, come per assicurarmi che sia ancora lì. Sento la carta grattarmi il pollice, reale e fin troppo carica di significato.

Non posso più tornare indietro, il momento è arrivato.

«Jake! Guarda che maglione bellissimo che mi ha regalato zia Rose! Jake?» La voce di Nessie mi trapassa le orecchie, squillante come quella di un usignolo. È accucciata vicino all'enorme albero di Natale, carico di lucine e dolcetti. In quanto a spese, come sempre, i Cullen non hanno badato ad esagerazioni.

Renesmee scatta in piedi, aggraziata e piena di vitalità, correndomi incontro. Le faccio spazio nel divano dove sono affondato ore fa, cercando di calarmi un poco nello spirito festaiolo almeno per farla felice; il profumo di lei mi avvolge in un attimo, meravigliosamente bello e amato, tutto il contrario di quello che invece aleggia in grandi quantità nella stanza. È come una ventata di aria fresca: inspiro a fondo la sua presenza come un balsamo miracoloso, inebriandomi.

«Bello. Forse un po' troppo rosa... ma bello» commento, cercando di fissare la mia attenzione sul capo di vestiario che stringe tra le mani invece che sui suoi occhi. Per l'ennesima volta, desidero che lei lo capisca, che finalmente mi possa ricambiare...

È difficile, dannatamente difficile dominarsi, ormai. È cresciuta, ed è bella, bellissima.

Non più una bimbetta dalle guance paffute e il sorriso innocente, non più. È cresciuta in fretta, veloce, ancora più veloce di quanto Carlisle e Nahuel avessero ipotizzato, lasciandosi l'infanzia alle spalle in un baleno. Se fino a qualche anno fa tutto quello che provavo per lei era un amore fraterno, un legame fortissimo di appartenenza, un bisogno di proteggerla, di fargli da scudo contro le cattiverie del mondo, adesso non è più così.

La voglio. Non più come amica, come confidente; la voglio al mio fianco per sempre, come sposa, come compagna. Ogni volta che la guardo, ogni volta che la sfioro, durante i nostri scherzi, è come se mi sentissi morire dentro.

Sono passati tanti anni da quando ho assaporato per l'ultima volta il contatto di altre labbra sulle mie... Se ci penso adesso, mi appare come un periodo buio, illuminato solo dai quei rari momenti in cui ero riuscito ad amare Bella Swan senza la paura di dover soffrire di nuovo. Forse l'imprinting, per quanto sbagliato, per quanto sciocco e senza senso come l' ho sempre reputato, mi ha salvato.

Forse non la merito. Forse ha ragione Edward, alla fine. Forse riuscirò a far del male anche a lei.

Ma non posso frenare tutto questo, è parte di me.

Come sempre, il mio sguardo vaga, soffermandosi sui boccoli ramati di lei, sulla sua bocca, rosa e morbida, così invitante, sulle sue iridi color del cioccolato; poi scendo di nuovo, verso il suo collo bianco, dalla pelle vellutata come seta, sino ai suoi seni...

«Jacob, sono quassù. Tutto bene?» Nessie mi strappa dall'ipnosi, schioccandomi due dita davanti.

Mi riscuoto. «S-sì. Non c'è caldo qua dentro? Potresti accompagnarmi fuori, Ness?» riesco ad articolare. Il cuore mi balza nel petto in una corsa sfrenata non appena mi alzo dalla morbida protezione del divano assieme a lei, Renesmee, che adesso mi guarda preoccupata.

Cerco di respirare normalmente, alzando la testa in alto. Dall'altro capo della sala, seduto al pianoforte, Edward mi fissa, corrucciato. Sa cosa sto per fare e so anche che l'unica cosa che lo trattiene dal balzarmi addosso per fondandomi il cranio sul pavimento – di questo sono più che sicuro – è l'amore che prova per sua figlia.

Non me lo perdonerà mai... Forse Bella sì, ma non lui.”

Edward Cullen, il mio antico rivale, non mi avrebbe mai scusato per avergli strappato la figlia, dopo aver spezzato il cuore alla sua sposa.

Non è colpa mia, Edward. Non si sceglie con chi avere l'imprinting.” Cerco di scusarmi mentalmente, mentre zigzago tra gli invitati, tutti rigorosamente vampiri. So quanto le mie parole suonino vane.

Quante volte le ho ripetute, quante volte le ho sentite dire dagli altri, in questi anni, senza che ci credessi sul serio?

Ma è vero. Non ho scelto io... come potrei anche solo aver potuto pensare che sarebbe stata la figlia di colei che amavo a strapparmi per sempre da quel triangolo maledetto, dove l'unico che soffriva veramente ero io?

Perdonami... Perdonami, Bella.”

Mi dirigo verso la porta della grande casa sorridendo distrattamente a coloro che mi salutano, molti del quali perfetti sconosciuti che probabilmente non comprendono il mio ruolo di mutaforma-amico-dei-vampiri. Renesmee continua a chiedermi se stia veramente bene, arrivando fino ad incolpare la cara nonnina di aver avvelenato la torta. Le stringo una mano, per farle capire che è tutto ok, anche se nulla, in realtà, va bene, in questa serata di festa.

«Voglio solo prendere un po' d'aria, tranquilla, Ness» ripeto per la centesima volta, uscendo all'aria fredda di Dicembre. È un inverno particolarmente rigido, questo, iniziato con una nevicata terribile che ha stroncato ogni tipo di via di comunicazione tra la penisola Olimpica e il resto del mondo.

Fuori, fioccano lenti e grassi i boccoli di neve, cristalli di ghiaccio rilucenti al chiarore dei lampioncini sul davanti della casa. Il tutto ha un'aria un po' spettrale, per nulla adatta a ciò che sto per fare, ma mi devo accontentare. Se l'alternativa e farlo dentro casa, con tutta la famiglia che mi fissa, meglio qui.

Inspiro a pieni polmoni quell'aria fredda e pura che mi solletica il naso e la gola, rendendomi un po' più lucido di quanto non lo fossi stato nel salotto del Cullen, immerso nei miei pensieri autodistruttivi. Indosso solo di una maglietta leggera, ma mi pare di prender fuoco quando, dopo un breve silenzio, apro la bocca per parlare, riportando gli occhi a lei.

«Attento Jake!» esclama ridendo Nessie, balzando lontano da me con un guizzo da pantera. I boccoli lunghissimi si distendono per quella che mi pare un'eternità, come molle leggiadre.

Appena in tempo.

Mi sposto, rapido, giusto un attimo prima che la grossa sfera di ghiaccio arrivi a colpirmi una tempia. Sibilo, sconcertato.

«Mi vuoi uccidere, per caso? Sciocca bambinetta...» ringhio forte, correndo verso di lei, adesso a metà del vialetto ben curato dei Cullen. La sento ridere ancora più forte, soddisfatta di sé, e per un momento mi riappare bambina, quando d'inverno ci divertivamo a creare angeli colle braccia e la gambe spalancate in mezzo alla neve.

Forse non è il momento giusto.”

«Piccola... mostriciattola... Chiedi pietà, Renesmee!» ululo, balzandole accanto ed afferrandola per la vita. Anche lei, come me, indossa solo una camiciola leggera, che scivola via dalle mie dita quando l'afferro, lasciandomi sfiorare il suo fianco caldo. Assaporo per un poco quel contatto, prima che lei si divincoli, sfuggente come un'anguilla. Nel tentativo di fermarla, le incateno i polsi con le mani, stringendo quel tanto che basta per farle fare una smorfia.

«Bloccata. Dovresti ripassare un po' la lotta corpo a corpo con tuo zio. Se fossi un vampiro nemico, magari un Volturo, sai cosa ti farei, adesso?» la brontolo bonariamente, sentendo il suo sibilo scocciato. Prima che possa replicare, mi libero una mano, stringendole i polsi con la sola sinistra. Gentilmente, le sfioro lo sterno, con la punta del pollice.

«Ti frantumerei la cassa toracica... poi, ti staccherei la testa. Qui.» mormoro. Lentamente, mi avvicino al suo collo, baciandola lì dove sento la grande arteria pulsare, velocissima. Lei si divincola ancora, stavolta più forte.

«Oh Jake. Nessuno potrebbe mai farmi del male, mio padre non lo permetterebbe. Sbaglio o devi ancora darmi il tuo regalo? Cos'è?» chiede lei, minimizzando il mio gesto con una scrollata di spalle. Sospiro, sconfitto, lasciandola andare, con le sue parole che mi rimbombano nelle orecchie e le labbra infuocate lì dove le ho poggiate contro la sua pelle, in quel casto bacio fraterno.

Mio padre non lo permetterebbe mai.”

Cos'è, Jacob, hai cambiato idea per caso?” Zittisco la voce con un ruggito infuriato del Lupo e mi ficco la mano destra nei pantaloni con un gesto brusco.

«Eccolo, eccolo, sciocca ragazzina. Attenta, un giorno di questi finirai per cadere in mano a qualche sequestratore vampirico, e io non sarò lì, pronto a pararti il grazioso culetto. Per te, tanti auguri di buon Natale, piccola.» Il pacchettino cambia mano, lasciando per sempre il rifugio caldo e sicuro della mia tasca, in favore delle lunghe dita di Renesmee. Reprimo la voglia di strapparglielo dalle mani, fuggendo via... poi lei rompe la carta con un movimento deciso, e capisco che non posso più tornare indietro.

«Oh. Oh» mormora, con un tono del tutto diverso da quello scherzoso che ha usato fino a questo momento. Abbasso lo sguardo, all'improvviso timoroso.

«Ti piace? È solo un ciondolo fatto a mano, mi ci saranno volute più o meno tre ore... se vuoi, andiamo in un negozio e ne compriamo uno più bello. Ti piace, Ness?» chiedo, titubante. Lei mi sorride, radiosa. Le luccicano gli occhi; quegli occhi color del cioccolato, cioccolato, cioccolato.

E un ricordo, vivido, vividissimo, mi colpisce all'improvviso.

 

 

 

«Non ho fatto il braccialetto.» ammetto, sorridendo imbarazzato. «Soltanto il ciondolo.»

«E' bellissimo... l'hai fatto tu? Come?» mi chiede lei, piena di ammirazione. Chissà, forse le è piaciuto sul serio. Annuisco, stringendomi nelle spalle. «Me lo ha insegnato Billy. Lui è più bravo di me.»

Lei si rigira tra le mani il piccolo lupetto in legno, dai riflessi color del bronzo, proprio come la mia carnagione e il mio manto.

«E' difficile crederti» mormora, affascinata. Ci giocherella per un po', prova a metterlo al polso, ma l'altra mano, quella steccata, non glielo permette.

«Ti piace davvero?»

«Sì, è incredibile, Jake.»

Sorrido, soddisfatto... ma non troppo. In fin dei conti, se le ho regalato quel ciondolo è per ricordarle di me, sempre. Se solo... se solo...

Ma non finisco quel pensiero.

«Insomma, ho pensato che potrebbe aiutarti a ricordarti di me ogni tanto. Sai come si dice: lontano dagli occhi, lontano dal cuore» dico invece, con un tono leggermente stizzito. Cerco di contenermi, non voglio litigare. Questo è uno dei rari momenti in cui ci siamo solo noi e nessun altro, anche se io l'ho baciata, prendendomi un pugno in faccia. Sorrido, al ricordo.

Lei mi fa cenno di aiutarla, lasciando dondolare il lupetto davanti ai miei occhi. Per un attimo, mentre incrocio il suo sguardo, sono deciso a dirle tutto, a buttare tutto fuori, sul serio.

Poi, il momento passa. Di nuovo, lei sembra distratta da qualcosa.

«Vieni, dai, aiutami a metterlo» mi chiede, sorridendo. Come se non avesse sentito la mia insinuazione.

Allungo una mano verso il suo polso sinistro, quello buono, e in un attimo allaccio la chiusura. Il braccialetto, minuscolo nelle mie mani, riluce tranquillo al polso di Bella. Mi incanto a guardarlo, ad ammirare l'effetto che fa.

È bellissima.

«Lo indosserai?» chiedo, pieno di timore. Mi ritrovo a pensare ad Edward, alla faccia che farà quando lo vedrà. Forse lo distruggerà... ma non mi importa. Il mio messaggio è arrivato a destinazione, e anche se Bella nega, ha capito benissimo.

Ti amo” penso, proprio mentre lei mi risponde. «Certo che sì.»

Sorrido, pieno di gratitudine, e per un attimo ritorniamo noi, Jake e Bells, che giochiamo con le età e facciamo finta di studiare in un garage pieno di vecchi motori e chiavi inglesi, a LaPush; e torniamo bambini, là, sulla spiaggia, coi secchielli in mano e una torta di fango davanti, con sassolini come decorazioni.

Poi lei distoglie lo sguardo per l'ennesima volta, cercando con gli occhi lui, Edward.

Toccata e fuga.

Toccata e fuga, ecco cosa sono.

Una toccata, e una fuga.

Il braccialetto, quel braccialetto fatto a mano che tra i Quilieutes è il maggior pegno d'amore che un uomo possa regalare alla sua donna, mi ammicca, luccicante alla luce del giorno.

 

Non mi è mai parso tanto dolorosamente falso quanto in quel momento.

 

 

 

«Jake, è bellissimo. Come... come ci sei riuscito?» Renesmee mi guarda, ammirata, senza sapere che sua madre, sette anni prima, mi aveva rivolto una domanda pressoché identica, guardandomi con gli stessi occhi color del cioccolato, brillanti di gioia.

Sorrido, modesto. «Mi ha insegnato mio padre. Se vuoi, un giorno ti faccio vedere come si fanno» propongo, soddisfatto che le sia piaciuto. Chiudo per un attimo gli occhi, mentre lei ancora rigira tra le dita il piccolo lupo di legno, per scacciare il ricordo di Bella. Anche se ho avuto l'imprinting, certi vecchi momenti rimangono terribilmente dolorosi, come un ferita che si riapre, perennemente infetta.

«E' bellissimo... proprio uguale a quello di mamma. Hai fatto tu anche quello?» domanda Nessie, curiosa e piena di innocenza. Lei non sa nulla, nulla di ciò che è avvenuto nel Prima.

«Sì, tanti anni fa. Ma il tuo è diverso, è speciale. Renesmee io...» inizio.

Non è diverso per niente, Jacob. È lo stesso, e non cambia nulla. Non cambi tu.”

Elimino quel pensiero, ma non so come continuare. Come posso buttare fuori tutto? La amo, la voglio, ma sono frenato. C'è il pensiero di Edward che ci ascolta, dal salotto. C'è il ricordo di Isabella Swan che ancora aleggia nell'aria. E poi lei, che mi guarda, aspetta che parli, piena di curiosità, così bella da togliermi il fiato.

Mi avvicino, le prendo le mani. Al polso destro, il braccialetto di pelle spicca contro la sua carnagione chiara, che risplende di una vaga lucentezza, eterea ed ipnotizzante. Carezzo il lupetto di legno con il mignolo, senza credere che davvero sia lì, dove dovrebbe essere.

«C'è una tradizione, nella riserva. È vecchia come il mondo, risale ai tempi delle leggende sui freddi, e i lupi. Sai quelle che ti ho sempre raccontato da piccola, no? È una specie di rito, ecco» mormoro, cercando di suonare convinto.

Lei annuisce, ancora più curiosa. «Un rito? Che rito, Jake?» domanda, anche lei usando quel tono sussurrato, per non rompere l'atmosfera. Prendo fiato, inspirando l'aria fredda di Dicembre. Adesso nevica più forte, ma va bene così. È tutto perfetto.

«Questo... questo rito vuole che ogni ragazzo, ogni uomo, doni un braccialetto creato da lui alla sua donna.»

«Oh. Jake, cosa...?»

«Fammi finire, ti prego. E' una specie di anello di fidanzamento... come una promessa. Un cuore, una stella... io ti ho donato un lupo. Me.»

Lei mi guarda, piena di sgomento. Le brillano gli occhi, ma non riesco a leggervi dentro come riesco il più delle volte. Le passano sul viso talmente tante emozioni – posso riconoscere meraviglia, poi sconcerto, poi ansia, poi felicità... poi forse, inquietudine? – talmente tanto in fretta, che non capisco. Quello confuso sono io, adesso.

Forse ho fatto male. Forse non era il momento giusto. Forse non avrei dovuto provarci.

Si è mai sentito di un lupo rifiutato dal suo imprinting?

Alla fine, Renesmee apre bocca, le tremano le labbra.

«Stai... mi stai chiedendo di sp-sposarti, Jacob? È q-questo?» balbetta, e ancora una volta, perso nel mare cioccolato dei suoi occhi, non posso che compararla a Bella, a quando balbettava in preda al nervosismo o al disagio. Non so se lo faccia ancora adesso, in effetti. Parliamo poco, ormai, ci siamo allontanati. Io ho Nessie, lei suo marito, il vampiro. Vorrei che non fosse cambiato nulla in quegli anni, ma non è così. È cambiato tutto.

Forse però, posso ancora essere felice.

«No, Ness. Ti sto chiedendo il permesso di baciarti. Perché ti amo, e non posso più aspettare. Ti. Amo.» La mia voce trema, sono indeciso, più di prima.

Ma, ancora una volta, è lei a fare la mossa.

Le nostre mani sono intrecciate, lemmi tra di noi. Sento le sue dita avvinghiarsi alle mie, forte, sempre più forte. Mi si avvicina, con una lentezza esasperante, posso sentire il suo cuore battere forte, troppo forte anche per una mezzovampira.

Fa che sia un sì. Ti prego.”

 

E lo è.

Nel momento in cui Renesmee Carlie Cullen, figlia del mio vecchio amore e del mio antico rivale posa le labbra sulle mie, è come se il mondo smettesse di esistere.

Chiudo gli occhi, in automatico, quando la sento stretta a me.

E per la prima volta da anni, mi sento vivo, vivissimo.

È come tornare a respirare dopo un'apnea.

Non ti rendi conto di quanto ti mancasse l'aria finché non respiri di nuovo.

La bacio, prima frenetico, assaporando ogni piccolo contatto, infine dolce, lento, come se non dovessimo fare null'altro per il resto della nostra vita.

È un sogno”, penso.

 

Ma riapro gli occhi, e incontro i suoi.

Cioccolato.

 

 

Finalmente.”

 

 

 

 

Vi's Corner

Me. Me che scrive una Jacob/Renesmee.

Devo essere impazzita, proprio!

O forse era solo l'aria natalizia del momento (era stata pubblicata durante le feste, in origine), chissà.

Fatto rimane che, nel miglior pensiero TeamJacobizzante, quegli occhi là saranno sempre di Bella, e quindi, no, non posso dire che questa storia sia una J/R pura ;)

Un piccolo escamotage, ecco!

 

Secondo la Guida Ufficiale, che riporta le Santissime Parole dell'Autrice, Jacob si confessa a Renesmee proprio in questo modo: regalandole un braccialetto fatto da lui, come a suo tempo aveva creato quello per Bella. Io ci ho ricamato un po' su, e questo è il risultato.

Non è certo la cosa migliore che abbia mai partorito nella mia vita di fanwriter, però boh, ci tengo lo stesso almeno un po', soprattutto perché ho provato a descrivere un Jacob che non è del tutto inginocchiato bocconi ai piedi della mezzovampira, ma che, nonostante sia consapevole dell'amore e del legame che li tiene insieme, ha sempre e comunque un'ombra nel cuore che si chiama Bella, e ci rimarrà per sempre.

 

Grazie di aver letto e grazie a chi leggerà. Mi farete felice.





{*dlin dlon*, comunicazione di servizio: se cercate la Vì per farvi due chiacchiere, parlare di fanfiction o altro, offenderla pesantemente per le stronzate che scrive o fare semplicemente conoscenza della sua pazza, folle testolina di senese fanfictionara bastarda, potete trovarla su faccialibroChiedetele l'amicizia, magari presentatevi che non fa mai male; nei limiti del possibile, sarà cordiale e simpatica con voi – il che è già tanto, visto la sociopatica che è!

A “buon sentirci”, marmaglia!}

   
 
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