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Autore: Dominil    12/06/2012    0 recensioni
"Haner ti sto parlando, puoi stare fermo almeno per un momento?"
L'altro sogghignò sostenendo lo sguardo ghiacciato, quasi ci vedeva degli iceberg dentro. O le colline di Hollywood pregne di quel verde così intenso.
"Scusa." 
Fece appena in tempo a rispondere che si riavviò i capelli di nuovo.

Il tempo lo costrinse ad abbandonare quel tic, le tinte ed ogni accorgimento estetico che lo rendeva sicuro si sé, dovette spogliarsi di tutte le maschere che era riuscito a costruire in una carriera quarantennale fino a tornare ad essere solo Brian Haner, un eccentrico vecchietto  vissuto nella gloria.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ombra del pesco risultava essere l'unica zona fresca in quella vasta porzione di erba e terra e rocce, lapidi, le cui posizioni erano perfette fino al millimetro.
Non stupiva affatto la presenza del sole, c'era così bisogno di essere riscaldati quel giorno. Le nuvole del primo mattino erano state spazzate via con tutti i loro riccioli dalla brezza e non rimaneva che quella palla di fuoco.  Ultima superstite, ultimo appiglio.
Dall'alto quel gruppo di persone riunite sotto l'albero sembrava una minuscola macchia nera, quasi un puntino di cuori spezzati e lacrime infrante come cristallo. C'erano i bambini, gli adulti, gli anziani; c'erano tre generazioni che salutavano colui che su una bara aveva addirittura suonato. E i suoi coetanei infatti, era a quello che pensavano, si riusciva quasi a vedere cosa il nastro della loro memoria stava riproducendo: tratti forti e spigolosi, mascella importante, labbra perfettamente delineate, palpebre nere che rimpicciolivano le iridi nocciola.
I presenti erano riuniti intorno ad una bara di legno massiccio decorata da gentili fiori dai colori pastello, i singhiozzi scandivano i secondi che dividevano il mondo dei vivi da quello dei morti. In momenti come quelli il destino di ciascuno sembrava più vicino che mai, inesorabile, si leggeva la morte negli occhi dei più anziani, la paura di divenire sabbia nei più giovani.
Un caschetto castano era inginocchiato vicino al cumulo di terra che avrebbe ricoperto pesante quel corpo, in silenzio, guardando con gli occhi lucidi la polvere tornare polvere.
"Nonno..." sussurrò come se stesse parlando al suo cuore. Strinse le braccia intorno al suo petto e chiuse gli occhi per un istante, prima di sospirare per ricomporsi e tornare in posizione eretta. Un'anziana signora le sorrise tristemente ma comprensiva allo stesso tempo, la accolse in un caloroso abbraccio da cui era difficile escludere le lacrime.
"Va tutto bene Lily, tutto bene tesoro."
La ragazza rimase aggrappata all'esile corpo di sua nonna senza rispondere, senza piangere, senza desiderare di morire.
Due uomini piuttosto avanti con l'età, sull'ottantina, erano troppo vicini, sembrava quasi che si stessero consolando a vicenda solo sfiorandosi con la spalla. In realtà quel comportamento svelava rassegnazione nei confronti della vita e delle sue conseguenze ma, infondo, nessuno aveva fatto molto caso a Matthew Sanders e Jonathan Seward quindi tutto questo poco importava.
Quando la terra fu di nuovo al suo posto e la quotidianità tornò a lambire i colletti sudati delle camicie, il sole brillava ancora in un cielo del tutto incurante del dolore di quei parenti ed amici che avevano improvvisamente perso una persona su cui avevano probabilmente basato la loro esistenza, le loro speranze.
C'erano quasi tutti, i più stretti, divisi in gruppetti cercavano di far affidamento solo su loro stessi, consapevoli che in quel momento il resto del mondo non avrebbe mai potuto aiutarli. Con questa consapevolezza Zacky era seduto sulla poltrona di pelle nera del suo salotto, tv accesa e tanti pensieri per la testa.
Qualche lacrima l'aveva versata, impossibile negarlo, ma in quel momento se ne stava immobile ad ascoltare il notiziario locale cercando di ricordare se avesse un qualsiasi tipo di dolce o cioccolatino in casa. Aveva proprio voglia di sentire lo zucchero sotto i denti, assaporare l'appagamento prima e i sensi di colpa poi ma sapeva che non avrebbe trovato nemmeno un pizzico di tutto ciò che desiderava. Figli e nipoti avevano bandito dalla sua abitazione qualsiasi alimento che potesse contenere una soddisfacente quantità di zuccheri. Sapeva che lo facevano per il suo bene ma con l'età era diventato sempre più brontolone, molto più di quanto non lo fosse in gioventù, magari durante un tour.
In tour era iniziato tutto, quella che poteva considerare l'unica vita reale possibile e fu in quelle circostanze che poté apprezzare come non mai la costante prese sa di Brian Haner, sentirlo respirare pesantemente durante la notte o vederlo riavviarsi i capelli neri un istante dopo l'altro rendendo quasi impossibile una conversazione fatta di sguardi. Era insopportabile vederlo muovere quella mano di continuo e poi scuotere leggermente la testa per far sì che dei ciuffi nero tornassero giù.
"Haner ti sto parlando, puoi stare fermo almeno per un momento?"
L'altro sogghignò sostenendo lo sguardo ghiacciato, quasi ci vedeva degli iceberg dentro. O le colline di Hollywood pregne di quel verde così intenso.
"Scusa." 
Fece appena in tempo a rispondere che si riavviò i capelli di nuovo.

Il tempo lo costrinse ad abbandonare quel tic, le tinte ed ogni accorgimento estetico che lo rendeva sicuro si sé, dovette spogliarsi di tutte le maschere che era riuscito a costruire in una carriera quarantennale fino a tornare ad essere solo Brian Haner, un eccentrico vecchietto  vissuto nella gloria.
Zacky gli aveva stretto la mano proprio quando si rese conto di volerlo, quando capì che sono averlo vicino avrebbe potuto colmare quel momento di eterna solitudine.
"Devi solo essere te stesso Bri, non devi aver paura del mondo. La paura ti mangia vivo, rosicchia la carne intorno alle ossa per poi darle in pasto ai cane. Trova la forza di esistere non solo nella musica ma anche e soprattutto nella realtà delle cose."
Brian l'aveva baciato, aveva premuto le sue labbra umide contro le sue per poi fermarsi, rimanendo immobile piuttosto indeciso. Zacky gli aveva accarezzato i capelli con movimenti tanto lenti quanto impercettibili insinuando allo stesso tempo la lingua tra le labbra che si dischiudevano.
Si ritrovavano invischiati in quel bacio ed entrambi sembravano esserne lievemente delusi, anche se non davano per nulla a vedere. Si era baciati ed avevano provato
solo questo?
Nella memoria dei ragazzi si addensavano abbracci, conversazioni, pacche sulle spalle decisamente più intensi. Nonostante questo però continuavano a baciarsi e desiderarsi, comunicando senza articolare parole do alcun tipo.

Il telegiornale ormai parlava da solo, per le orecchie di Zacky erano parole pronunciate a vanvera mentre le la rime sgorgavano incessanti dai suoi occhi ormai spenti dal peso della consapevolezza e dell'esperienza, dalla sensibilità ormai sopita all'interno del suo piccolo cuore cigolante.
Le dita bianche che si chiudevano dolorosamente sui palmi strofinavano sui braccioli della poltrone, e desiderava solo ricevere una dose di morfina da un infermiere.
E invece non veniva nessuno, questa volta davvero e per sempre.
"Urla il mio nome nel cuore della notte e io sarò con te Zack, capito? Avere delle mogli e delle famiglie non vuol dire che io non sia più colui che fin ora sono stato per te."
La sua promessa l'aveva sempre mantenuta, persino quando per fare qualche piccolo passo aveva bisogni dell'aiuto di un bastone. Si erano conosciuti, amati, desiderati, disprezzati e consumati, ma sicuramente non potevano dire di non aver vissuto, di non essere esistiti.
Nessuna briglia, nessuna limitazione.
Il pomeriggio precedente però il cerchio aveva deciso di chiudersi, la splendida signora vestita di nero, la Morte, aveva voluto con sé il suo compagno segreto lasciando Zacky privo di sensi.
La voce di Gena era rotta dai singhiozzi, quando lo avvisò dell'accaduto e l'altro abbassò la cornetta senza nemmeno ascoltarla fino infondo, quasi come se quella donna non avesse il diritto di piangere suo marito come stava facendo.
La Morte si era portata via Jimmy tra dolore e sofferenza prima, addormentò Brian dopo.
Era questa la fine degli Avenged Sevenfold?
Il mondo avrebbe presto reso anche lui più leggero della polvere?
Sicuramente ci sarebbe stato un nuovo inizio chissà dove, dove il corpo era poca cosa rispetto all'anima.








Dom's corner: Buonasera a tutti, non so davvero come mi sia uscita e perché qui di prendetevela così (?)
Spero però davvero che via piaciuta.
Un bacio.
   
 
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