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Autore: ivyblossom    13/06/2012    4 recensioni
John, sempre il buon dottore, si accorge che c’è qualcosa che non va in Sherlock. Biopsia, diagnosi, chirurgia e radiazioni: Sherlock deve affrontare il trattamento per curare il cancro alla tiroide.
Questa è una storia hurt/comfort, avvolta in amore, momenti sexy, e “come sono finiti insieme”: qualcosa che serve veramente a un’amica per distrarsi mentre è in isolamento radioattivo. Scuse a chiunque si sente offeso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HELPLESS - ivyblossom - tradotta da MyPassion
 


Sommario (dell’autrice): John, sempre il buon dottore, si accorge che c’è qualcosa che non va in Sherlock. Biopsia, diagnosi, chirurgia e radiazioni: Sherlock deve affrontare il trattamento per curare il cancro alla tiroide. Credi che sia di pessimo gusto? Sono d’accordo con te. Questa fanfiction è scritta da una sopravvissuta al cancro alla tiroide (me!) per una sopravvissuta al cancro alla tiroide che sta per affrontare la seconda parte del trattamento. Il suo proposito è di stampare sopra alla brutta esperienza dello slash. Ho inserito gioia nella fanfiction, ovunque io potessi. Questa è una storia hurt/comfort, avvolta in amore, momenti sexy, e “come sono finiti insieme”: qualcosa che serve veramente a un’amica per distrarsi mentre è in isolamento radioattivo. Scuse a chiunque si sente offeso.
Sommario (della traduttrice): Et voilà bella gente! Mi presento: sono MyPassion, sono folle, e tutti mi danno della stupida! Ho deciso di iniziare questa traduzione perché la storia è una stilettata al cuore ed è bellissima, e credo che soddisfi sia gli animi affamati d’angst che quelli affamati di fluff. Non temete, è molto variegata come storia, se sceglierete di seguirla non soffrirete tutto il tempo! ;) Alla fine della storia, quando necessario, troverete delle note di spiegazione, in caso ci fosse qualcosa da spiegare. In ogni caso credo che aggiornerò la storia una volta a settimana, ora che la scuola è finite ho letteralmente tonnellate di tempo libero, quindi… SONO LIBERA! Naturalmente un grazie va alla cara fanny_23 alias Francesca, che si è offerta volontaria ha volute scoprire le gioie del fandom si Sherlock è stata costretta dalla sottoscritta a betare il capitolo. OH I LOVE YOU, YOU ADORABILE HUMAN BEING!



Capitolo 1:
Scolpito nella roccia


La teiera sta fischiando, e anche se era Sherlock a volere il tè, sono stato io ad alzarmi e a farlo. Non è una gran sorpresa. Sherlock è seduto sulla sua poltrona, le dita intrecciate, il mento sollevato, gli occhi incollati al soffitto. Non chiedetemi perché, non ne ho la minima idea.
So che si è messo due cerotti alla nicotina, il che suggerisce che c’è un problema da risolvere, ma non ha alcun caso al momento.
Non mi sono ancora disturbato a chiederglielo, sebbene ci siano diversi ritagli di articoli di giornale sulle sue ginocchia. Potrei dedurre.


Sto pensando di chiederglielo quando gli porterò il tè. Lo metto sul tavolo: e poi chiederò: su cos’è che stai lavorando? E, come il genio che è, lui prenderà vantaggio sul pubblico pronto e volonteroso.
Alcune volte può parlare per ore, collegando i punti e meditando sul loro significato. Vedete, un teschio non chiede. Fissa soltanto, non batte le palpebre. Io, al massimo: faccio il tè.


Due tazze, due filtri del tè: verso l’acqua; quasi pieno fino all’orlo per lui, un centimetro di spazio per me. Zucchero nel suo, latte nel mio. È un’azione così semplice, non ho idea del perché Sherlock si rifiuti di farlo. Probabilmente perché qualcun altro lo farà sempre per lui. Perché questo? Cosa c’è in lui che ci fa scorrazzare attorno a lui per prendercene cura? Il suo genio, suppongo. E anche perché sembra un po’ come un ragazzo perduto,  aggrappato all’unica realtà che riesce a comprendere. Generalmente, quando pensi al tipo di persone di cui gli altri si prendono cura, gli abbandonati, pensi a persone davvero gentili, persone con gran cuore e generosità di spirito, adorabili benefattori con grandi, lacrimosi occhi. Sherlock non ha nessuna di queste cose, eppure tutti quanti nella sua vita (suo fratello, Mrs. Hudson, Lestrade, e, ovviamente, io) si fanno in mille per assicurarsi che stia bene. Credo che sia un particolare dono che ha. Essere tutto in una volta tirannico, difficile, sgarbato, sconsiderato e qualche volta - detto tra i denti - cattivo, ma anche sincero, confuso, indifeso e perso. Oh, non ditegli che ho detto “indifeso”, mi scorticherebbe per questo, senza dubbio. Ma continuo a pensare sia vero.

Appoggio la sua tazza sul tavolo, in fianco a lui. Non si è ancora mosso per niente; le dita intrecciate, occhi al soffitto, senza battere le palpebre.
Sto per chiedere, su che cos’è che stai lavorando, allora, Sherlock? quando invece noto qualcosa.


Un dottore è praticamente sempre un dottore, compila mentalmente una lista di segni e sintomi nelle persone che gli stanno a cuore. Questo è vero per me, in ogni caso, e in ogni altro dottore che io conosca. Proviamo a lasciarlo al lavoro, ma non è che stia zitto. Quando vedi un livido di uno strano colore, o una zoppia, o sentire un lamento riguardo un mal di testa non puoi semplicemente mettere a tacere quella parte di te che comincia a cercare segni, a diagnosticare. La maggior parte della mia carriera è stata occuparmi di giovani uomini e donne estremamente in salute con ferite traumatiche, non ferite da medico di famiglia, ma l’istinto, e la conoscenza, è ancora lì. Se io fossi di più come Sherlock avrei cancellato larghi pezzi di quella conoscenza che una volta ho accettato per commissione, ma non l’ho fatto. Ne faccio tesoro, lo trovo confortante. Nei momenti più disperati e preoccupanti della mia vita mi ci sono rifugiato, catalogando mentalmente i più banali, ordinari segni e sintomi per mantenermi sano e concentrato: non c’è niente come diagnosticare tranquillamente i tuoi rapitori con anemia, asma, diabete di tipo due, ipertensione o epatite. Suppongo sia un modo in cui senti di avere il controllo, o il potere, in una situazione in cui non hai nessuno dei due.
In ogni caso: segni e sintomi di malattia, qualsiasi malattia, sono cose di cui sono sempre e inconsciamente alla ricerca.


Quindi da quest angolo, avvicinandomi leggermente per appoggiare la tazza di tè di Sherlock sul tavolo in fianco a lui, posso vedere qualcosa: sua testa appoggiata indietro e i suoi occhi sul soffitto mi permettono di vedere un bitorzolo alla base della sua gola, una sporgenza che non dovrebbe essere lì. La fisso per un secondo,un'inopportunità: la sua tiroide, troppo larga, visibile quando la sua testa forma quell’angolo. Come ho fatto a non vederlo prima? Immediatamente le cause si affollano nella mia mente: mancanza di iodio? Improbabile. Tiroidite di Hasimoto(1)? Morbo di Basedow-Graves(2)? E poi infine: cancro(3)? Improbabile. Raro. Probabilmente non è nulla. Sicuramente no.

Non è uno dei miei pazienti, anche se spesso facciamo finta che lui lo sia, quando è utile. Non è il mio paziente, è il mio coinquilino, il mio amico, il mio migliore amico in effetti, quindi il mio stomaco si stringe un po’  quando il cancro mi attraversa la mente. Ma il cancro alla tiroide è il “cancro buono”, è il cancro che sceglieresti se dovessi averne uno. Se lui fosse mio paziente, per davvero, se lui fosse solo un ragazzo per strada e io avessi la mia solita oggettività medica, non sentirei questa punta di preoccupazione, questa paura per lui. Saprei che le statistiche sono dalla sua parte. Gli direi che tutto andrà bene, ma ha bisogno di cure. Andrei a casa e non ci penserei più. Ma lui non è un ragazzo per strada, e la mia oggettività è compromessa.

Il momento in cui ho optato per prendere la stanza al piano di sopra, il momento in cui ho realizzato che Sherlock non è solo il mio coinquilino ma, in qualche modo, il mio salvatore, la cura per la mia depressione e la mia zoppia psicosomatica e gli incubi terribili, il fattorino del mio più nuovo scopo di vita, la persona attorno a cui la mia vita gira; in quel momento ho preso l’incarico di assicurarmi che Sherlock sia a posto, insieme a Mrs. Hudson e i suoi biscotti e a Mycroft Holmes e le sue formidabili risorse. Questo è il compromesso.

Sherlock mi salva; io lo salvo in ogni modo possibile. Sapevo che avrei dovuto salvarlo da se stesso, tenerlo pulito e sobrio, trattenerlo dal gettare via la sua vita in rischi inutili (come tassisti con pillole e assassini con un’inclinazione per indomabili consulting detective). Non avevo realizzato che trovare e combattere il cancro fosse parte del pacchetto.

Non è cancro. Questo è perdersi nei propri pensieri, ed è tempo di tornare alla realtà.

“Sherlock.” C’è uno spazio per la mia tazza di tè sul tavolo. La metto lì, marrone latteo in fianco al nero trasparente di Sherlock. Respira, ma non si muove. “Sherlock.” Ancora niente.

Mi sposto dietro di lui e appoggio le mani sulle sue spalle. Comincia. “Hai…” non sono sicuro di come finire la frase, quindi non lo faccio.

Non so che cosa dire; sono un po’ fuori dal mio elemento, fermo qui nel mio salotto, con il mio coinquilino. Sto indossando delle pantofole, non c’è il camice bianco, non c’è alcun ufficio attorno a me, nessuna segretaria che mi guarda con quello sguardo che significa, puoi muoverti? Abbiamo la coda qui fuori.

“Ho appena notato qualcosa sul tuo collo,” provo ancora. “Ho bisogno di controllarlo, ok?”  Non oppone resistenza. Si rilassa, continua a guardare il soffitto, le dita intrecciate. È come pensavo. Sto cercando nelle sue tasche il suo cellulare, o qualcos’altro di incredibilmente intimo a cui Sherlock non pensa. Muovo le mani contro la sua gola, le dita premono contro la clavicola, e sento.

La pelle è più calda di quanto mi aspettassi; lui è così pallido, così magro, immagino sempre che sia freddo. Scolpito nella roccia. Una perfetta, marmorea impronta d’uomo. Ma non lo è, la sua pelle è calda, morbida come la pelle è sempre. Posso sentirlo inspirare ed espirare. Mi avvicino e sento i suoi capelli sulla mia faccia, profuma di shampoo (apparentemente ha usato il mio questa mattina) e, stranamente, polvere da sparo. (cosa stava facendo questo
pomeriggio?). Riesco a respirare sulla sua pelle, un odore che porta con sé, impossibile da descrivere. Sa di vivo. Completamente.


Non riesco a immaginare Sherlock seriamente malato. È come se una parte di me non crede che lui sia completamente umano, come se lui non possa essere sensibile alle fragilità della condizione umana. Respiro il sapone della lavanderia sui suoi vestiti, il profumo della sua pelle, dei suoi capelli, umano, reale, vivo, sto cercando di mettere Sherlock e cancro nella stessa stanza e non ce la faccio.

Se devo farlo curare, credo sarebbe la nostra morte. Ma no: è ridicolo pensare così. Una ghiandola della tiroide infiammata è solo una ghiandola della tiroide infiammata. È solo un semplice gozzo. Magari tutti gli Holmes ce l’hanno. Non significa nulla. Perché gli sto assegnando l’ipotesi peggiore solo guardandolo?

È improbabile. Non impossibile, ma altamente improbabile.
Sentirà la mia preoccupazione; lo spaventerà, anche se non lo ammetterebbe. Pensa alle statistiche, non alla paura. Non alla preoccupazione. Realtà. Sposto le dita di Sherlock lontano dalla sua clavicola, localizzo la ghiandola, i suoi contorni, sento se c’è qualche anormalità.


So cosa sembra, quello che gli sto facendo: sembra che io stia provando a soffocarlo. Ho bisogno di sentire i suoi contorni, facendo pressione: sta premendo contro la sua trachea ora, lo sentirà, è fastidioso, ma non si muove. Lo riesco a sentire deglutire una volta, due volte, come se stesse cercando di allontanarmi solo usando il suo esofago. Sospira lievemente, non si muove, non mi oppone resistenza.

La sua tiroide è decisamente troppo larga: circa il doppio di quello che dovrebbe essere forse un po’ di più. Come ho fatto a non vederla finora? È stata nascosta dalla sua testa inclinata, il mento appoggiato al petto , dietro una sciarpa, dietro al bavero e alle dita, ma avrei dovuto vederlo. Non ho prestato abbastanza attenzione. Maledizione. Troppo larga, due noduli distinti. Duri; cristallizzati? Non posso fare questa diagnosi ora, ho bisogno degli ultrasuoni, una biopsia. È impossibile da dire così.

Sherlock sposta la sua testa più indietro e prova a guardarmi a testa in giù. Solleva un sopracciglio. Abbasso le mani dal suo collo e prendo la mia tazza di te, cammino fino alla mia poltrona e mi ci siedo. Riesco a sentire I suoi occhi su di me per tutto il tempo. Non dice nulla, ma i suoi occhi non mi lasciano.

“Credo” dico, cercando di trovare le parole più neuter possibili, prendendo un articolo di giornale che non sembra essere parte dell’attuale progetto di Sherlock, “che prenoterò degli ultrasuoni e una biopsia per quello, se non ti da fastidio.”

Sherlock mi fissa, e io lo fisso di rimando, ma mi concentro sul suo zigomo destro. Ridicolosamente prominente. Riesco a vedere il suo teschio troppo facilmente. Sembra una creatura di un altro mondo, come una fatina dei fiori, un’acquaforte vittoriana. Forse è un bambino-sostituto, una fatina-bambino aggiunta alla famiglia Holmes, con magia nel sangue.
Lo renderebbe resistente a queste maledizioni umane, sarebbe un vantaggio.


“Perché?” la sua mano si muove sulla gola, strofina dov’erano le mie dita.

“La tua tiroide è infiammata,” spiego, cercando di mantenere la mia voce calma e sicura. È molto più facile farlo nel mio ufficio, con un camice bianco addosso e lo stetoscopio tra le mani. “Probabilmente non è nulla, ma è meglio tenerlo d’occhio.” Bevo un sorso del mio tè, prendo il giornale e fingo di leggerlo.

“Va bene,” dice. Una pausa. “Lo farai tu?”

“No,” dico, osservando un titolo di testa, cercando invano di concentrarmici. “Non ho l’attrezzatura. Non so come usare l’attrezzatura, in verità. Scriverò una richiesta per te. Va bene?” Lo guardo. Cerco di agire con nonchalance, ci sto provando davvero, ma so che lui può vedermi dentro. “Probabilmente non è nulla. I gozzi solitamente non sono nulla. Ereditari.”

“Va bene,” dice ancora. Chiude gli occhi, e ri-intreccia le dita.

Lui non beve mai il suo tè. Diventa freddo, e la mattina seguente io lo verso nel lavandino.
 
 (1)  Si parla di questo (http://it.wikipedia.org/wiki/Tiroidite_di_Hashimoto) wiki è più istruita di una povera Babbana come me
(2) Ancora, si parla di questo (
http://it.wikipedia.org/wiki/Morbo_di_Basedow-Graves)
(3) E, ancora, credo che tutti voi sappiate cosa sia il cancro, ma se volete saperne di più, ecco il link di Mamma Wiki (
http://it.wikipedia.org/wiki/Tumore_della_tiroide) oppure googlate per pagine più precise ^^

  
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