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Autore: Lady Antares Degona Lienan    31/12/2006    10 recensioni

Ma le stelle vere erano distanti.
Buon Compleanno amore(L)
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una fantastica Naruto/Sasuke

Al momento di dover scrivere l’introduzione, mi sono resa conto di non saper cosa dire.

O meglio, di voler dire troppo.

È curioso come la parola “troppo” compaia sempre con maggior frequenza all’interno di ciò che scrivo: troppo lontano, troppo forte, troppo troppo, insomma.

Ad esempio, amo troppo Kodamy. Perché? Per un’infinità di motivi che sono davvero troppi per poterli elencare tutti.

Perché è così “in sintonia” con me da farmi quasi impressione. Perché mi fa ridere, quando scrive la stessa cosa che ho scritto tre istanti prima io. E viceversa.

Perché è caotica e contorta. E adorabile. E dolce.

Perché mi ha insegnato a tirare le tende rosse.  u.u

Perché sa sempre farmi riflettere sugli argomenti più disparati che io conosca. Perché ha un gusto inimitabile per gli anime e i manga.

Perché è tenera, nel suo essere cocciuta ed unica.

Perché io, senza di lei, non resisto più di una settimana.

 

Ed anche se questa fic è troppo poco, così come quello che ho scritto, sono contenta (L)

Perché, in fondo, ho la possibilità di augurarle il meglio per i suoi sedici anni. [sei vecchia XD]

Amore, Buon Compleanno *.*

 

 

 

 

 

 

Stelle di gomma

 

 

 

Lo aveva visto osservare le stelle da quando lo conosceva – e poteva dire di conoscerlo da parecchio tempo, molto più di quanto in realtà Sasuke sospettasse.

 

 

I know there's something in the wake of your smile.
I get a notion from the look in your eyes, yea.
You've built a love but that love falls apart.
Your little piece of heaven turns too dark.

 

Il  naso perennemente rivolto al cielo, che spiccava prepotente sul suo viso liscio, così perfetto da apparire fin troppo perfetto per esserlo davvero. Esisti o sei solo un miraggio?

A volte, dalla finestra della sua piccola camera, poteva scorgere un piccolo sorriso spuntargli sulle labbra.

E non capiva mai se era rivolto alle stelle o ai pensieri di morte che Sasuke era solito concepire durante quei momenti di meditazione.

Ed era così triste, pensare che la sua mente fosse rinchiusa anche dinanzi all’immensità di tali spazi: Naruto, al contrario, non chiedeva altro che rinchiudersi nella sua piccola stanza, calato il sole, e concedersi di osservarlo, un po’ da lontano.

Nascosto come un ladro ma contento come un amante a cui spetta condividere tutto.

Per poi seguirlo fino sulle colline e osservarlo da dietro un cespuglio

 

- Bambino, perché mi fissi? –

- … -

- Ah, credo di aver capito: tu sei quello strano che sta sempre da solo. –

- … -

- Credo sia stupido cercare di stare da soli. –

- Sta zitto, Uchiha: che ne sai tu di cosa voglia dire essere soli…? -

 

 

 

Naruto Uzumaki, a detta degli insopportabili del villaggio, era sempre stato capace di fare una sola cosa in tutta la sua esistenza: spalancare sorrisi enormi che avevano l’incredibile capacità di far sentire chi gli stava attorno contento e rilassato.

Nel suo piccolo, il giovane Naruto aveva sempre ritenuto che fosse una cosa di cui andare fieri.

E quindi, il sorriso era diventata l’unica arma per scacciare la solitudine.

Quando poi aveva incontrato il piccolo Sasuke Uchiha, dopo anni in cui si era abituato a vederlo seduto sul pontile della sua tenuta, non aveva saputo resistere alla tentazione di vederlo sorridere.

E così, di nuovo, le sue labbra si erano piegate verso l’alto in una dimostrazione di infantile affetto.

Il moretto aveva restituito il sorriso, con altrettanto entusiasmo.

E qualcosa all’interno di Naruto si era improvvisamente incrinato.

Quelle di Sasuke erano labbra arricciate con l’unica intenzione di snudare i denti piccoli e precisi: una maschera costruita ad arte il cui obbiettivo era quello di tenere lontano chi tentava di avvicinarsi a lui.

Il bambino dagli occhi azzurri si era improvvisamente reso conto di una cosa: era lo stesso identico sorriso di cui si vantava tanto con tutti.

Il sorriso di chi scalda gli altri quando ha freddo dentro.

E l’amore di quel gesto cadeva subito a terra: o forse, nemmeno c’era.

 

E il suo vanto era improvvisamente diventato qualcosa di cui vergognarsi – e nessuno riusciva a capire come mai quel essere maledetto avesse improvvisamente deciso di smettere di sorridere.

Sasuke Uchiha si era chiesto perché l’altro non l’avesse mai più salutato come la prima volta in cui si erano incontrati. Così aveva pensato che il suo era un sorriso brutto – lui che aveva infantilmente cercato di imitare il bambino – e aveva smesso di sorridere.

Naruto aveva creduto alla sciocca idea che gli si era creata in testa, per cui il rampollo degli Uchiha era rimasto spaventato dal suo essere “orribilmente” felice e si era convinto di essere insopportabile.

Così i due non si erano più sorrisi.

E avevano cominciato ad odiarsi.

Sasuke non sopportava Naruto perché era convinto di avergli rivelato una sua orribile parte nascosta, Naruto non sopportava Sasuke perché quello aveva distrutto tutto il suo mondo con uno stupidissimo gesto.

 

Ma continuavano a fissarsi, Sasuke per capire come si potesse sorridere davvero, Naruto per capire come tornare a parlare con l’altro.

E il piccolo pezzo di cielo sopra i due continuava a macchiarsi.

Sempre di più.

 

 

Listen to your heart
when he's calling for you.
Listen to your heart
there's nothing else you can do.

 

Sasuke Uchiha amava osservare le stelle.

Potevi fissarle, sorridere loro con trasporto, parlare col viso capovolto sull’erba, verso il cielo.

Loro non gli avevano mai detto nulla.

Semplicemente stavano lì, fissate a quel cielo scuro, come puntate con uno spillo.

E come lui, professavano la religione del silenzio.

Non fosse stato per quel fastidioso respirare che sentiva costantemente alle sue spalle, vicino al collo, e per quegli occhi azzurri che lui sapeva essere vicini, fissi su di lui.

Era un fatto ormai d’abitudine sentirsi osservato: fin da bambino quel ombra scura che si sovrapponeva alla sua, incerta, era stata per Sasuke motivo di grande conforto.

Un appiglio a cui aggrapparsi, un aiuto concreto per affermare la sua individualità: tutto grazie ad un paio di occhi nascosti e di un’ombra appena visibile.

Per l’Uchiha, però, era abbastanza.

Non aveva mai capito il motivo di quel sorriso, da piccolo. E nemmeno aveva mai compreso il perché di quel tentativo d’essere felice.

Come quando l’aveva visto prendere quelle piccole stelle di gomma, dal suo amico venditore…

… lui, aveva sorriso.

Per delle piccole stelle di gomma.

Sasuke era rimasto a fissarlo da dietro un albero, diviso fra la voglia di seguirlo e quella di rimanere nascosto.

 

Anche adesso, sdraiato sul prato dietro il ruscello, si chiedeva il perché di quel suo silenzio.

Sarebbe bastato così poco

…un sussurro per chiamarlo…

Invece lui rimaneva in silenzio.

Mentre il cuore disperatamente urlava.

 

Naruto, da dietro il cespuglio, lo sentiva trattenere il respiro ad intervalli regolare e cadenzati. Come se il peso di una decisione lo schiacciasse per un attimo, e poi di nuovo tornasse a liberargli la mente ed i polmoni.

Il biondo rimaneva attaccato ai quei respiri disperatamente: cercava i suoni a lui familiari, profumi che gli erano conosciuti.

E l’odore di Sasuke, per lui…

…era casa.

 

 

I don't know where you're going
and I don't know why,
but listen to your heart
before you tell him goodbye.

 

 

Quei respiri irregolari, che ricordavano un pianto soffocato tra le lenzuola, la testa particolarmente rigida.

Quelle occhiate che ogni tanto il moro lasciava cadere distrattamente dietro di sé, verso di lui.

Qualcosa non andava.

 

Anche perché, dopo anni di silenzio, Sasuke aveva pronunciato il suo nome.

E l’attesa si sbriciola, dopo anni.

 

 

Sometimes you wonder if this fight is worthwhile.
The precious moments are all lost in the tide, yea.
They're swept away and nothing is what is seems,
the feeling of belonging to your dreams.


 

Non sapeva esattamente quando fosse iniziato – e di certo non poteva sapere quando e come sarebbe finito.

Quel che gli era apparso improvvisamente certo un pomeriggio di molti anni prima non aveva mai trovato spiegazione chiara e razionale: un giorno come un altro, Naruto aveva pensato che se non si fosse recato a spiare Sasuke, sarebbe stato male e si sarebbe sentito triste.

Triste e solo più di quanto già non fosse.

Ingenuamente non aveva cercato i motivi di quel cambiamento – poiché era venuto indipendentemente dalla sua volontà – e mai in futuro aveva scavato nei profondi della sua mente per trovarvi adeguata risposta.

Era una sensazione bella, perché rovinarla?

 

- Naruto. –

 

Naruto era solo un nome – il suo, certo – ma solo un nome.

Un banalissimo nome.

Uno stupido nome, quale ninja che voglia ottenere rispetto avrebbe mai potuto chiamarsi così?, eppure quella parola, quel breve tratto di fiato, quella musica uscita dalle labbra di Sasuke lo aveva scosso.

Appunto, perché era il suo nome.

 

Avrebbe voluto restituire il favore, tanto tempo fa, quando si era fermato a guardare quelle stelle di gomma, che lo avevano affascinato così tanto.

Ne aveva comprate due, una per lui e una per Sasuke.

 

Poi, aveva pensato, mi giro e guardo fisso quel albero dietro al quale si nasconde, lo chiamo per nome, forte, e gli dico – Vieni a prenderne una, sono così belle! –

 

Ed era rimasto lì, a fissare quei giochi chiusi fra le sue mani. Piano piano la stretta si era allentata, rivelando due stelline un po’ storte, dal colore già sbiadito dal sole, misere stelle se confrontate con quelle sparse in cielo.

Gli era apparso un desiderio stupido, il suo, cercare di far contento un principino come lui con quelle e così aveva scosso la testa e se ne era andato.

 

Non aveva chiamato il suo nome.

Sasuke era rimasto nascosto dietro all’albero, aspettando invano.

 

 

Listen to your heart
when he's calling for you.
Listen to your heart
there's nothing else you can do.
I don't know where you're going
and I don't know why,
but listen to your heart
before you tell him goodbye.

 

Questo è il momento, pensò Naruto, in cui io sbuco fuori dal cespuglio dentro al quale mi sono sempre nascosto e gli lancio un’occhiata che gli mostra che posso regalargli delle stelle vere.

 

Perché ti sei sempre nascosto, Naruto?”

“Avevo paura di non essere all’altezza delle tue stelle, Sasuke. Loro sono così belle e limpide.”

Anche tu sei bello.”

“Sono abbastanza per offuscare le tue stelle?” rumore di passi sull’erba, il suo viso che si poneva davanti a quello bianco e rarefatto dell’altro. “Sono abbastanza?”

Luce di luna e di stelle che illumina il prato.

Si.”

Il sollievo non è una sensazione come le altre. “Avevo paura di infastidirti.”

“Lo hai già fatto nascondendomi le stelle con la tua faccia.

“Non ero abbastanza, io?”

Sospiro “Lo sei.”

Cosa provi per me, Sasuke? Perché se sapevi che stavo lì, nascosto, non hai mai fatto niente?”

“Avevo paura.”

La paura è per gli uomini e lui ha paura, e quindi Sasuke è come me.

Forse sarebbero bastate, quelle stelle di gomma.

Non era importante il colore o la forma, quanto quello che c’era dentro.

Anche io avevo paura. Avevo paura, perché non volevo che scoppiassi a ridere su quello che ti stavo dicendo, e avevo paura perché tu sei sempre stato al di sopra di me, e avevo paura perché il mio sorriso non ti piaceva e avevo paura che quello che c’è tra di noi fosse troppo grande…”

 

Infatti era così.

Era troppo grande.

Le stelle di gomma erano troppo poco, al confronto.

 

- Naruto? –

 

Le lacrime scendevano lungo le guance perdendosi dentro al collo della sua giacca.

 

Così, quello sarebbe stato il momento in cui sarebbe dovuto sbucare fuori dal cespuglio dentro al quale si era sempre nascosto e avrebbe dovuto lanciargli un’occhiata che gli avrebbe mostrato che poteva regalargli delle stelle vere.

 

Ma le stelle vere erano distanti.

 

 

And there are voices that want to be heard.
So much to mention but you can't find the words.
The scent of magic, the beauty that's been
when love was wilder than the wind.

 

 

Sasuke si era alzato ed aveva abbandonato la radura da più di cinque minuti.

Naruto era rimasto lì, sconvolto dall’immensità del pensiero che gli aveva occupato la mente.

Se quello che c’era fra loro era troppo imponente per essere espresso o condiviso…

… come avrebbero potuto essere felici, loro?

 

Naruto non sapeva come fosse iniziato, ma cominciava ad intravedere la fine di quel legame.

 

Troppo grande, troppo magico.

 

Semplicemente troppo per loro.

 


Listen to your heart
when he's calling for you.
Listen to your heart
there's nothing else you can do.
I don't know where you're going
and I don't know why,
but listen to your heart
before you tell him goodbye.

 

 

[Avrebbe voluto regalargli quelle stelle.

Sarebbero state di gomma.

Ma, almeno, avrebbero potuto toccarle.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Owari.

 

 

 

Solo un paio di note, prima di chiudere.

La canzone è “Listen to your heart”, di Roxette.

In molti mi hanno chiesto come scelga i titoli delle mie storie. Ok, non vorrei sembrare scema, ma è la prima cosa che decido di una fanfiction: ed in base ad esso, poi creo la trama adatta.

Quindi, non è che questo confermi propriamente la mia sanità mentale. Amen, suppongo succeda a tutti, si.

Ancora un

 

Buon Anno Nuovo!!

 

Saluti,

L.A.D.L.

   
 
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