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Autore: My Pride    13/06/2012    7 recensioni
« “Le mani dello spadaccino esplorarono centimetro per centimetro il corpo della navigatrice, seguendo la curva sinuosa dei suoi fianchi snelli fino a scivolare più giù, oltre la gonna azzurra, sollevandone i lembi per calarle le mutandine e...” »
Dal momento in cui Chopper era tornato alla Thousand Sunny con quel pacco di fogli, bianco in volto nonostante fosse una renna, su tutto l’equipaggio era caduto un sottile strato di gelo non appena Robin, intrepida e desiderosa di sapere di cosa si trattasse, aveva cominciato a leggere quel plico tenuto insieme da semplice nastro adesivo e qualche punta di spillatrice.
[ Mugiwara Centric ~ No shame, all pairing, all nakama! ♥ ]
[ Scritta per il contest «Stravolgere con ciò che per noi è naturale» indetto da Yurippe ]
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Mugiwara
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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A million little pieces Titolo: A million little pieces
Autore: My Pride
Fandom: One Piece
Tipologia: One-shot [ 3033 
parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Straw hat crew
Generi: Generale, Fluff, Vagamente Sentimentale
Avvertimenti: Shounen ai, Hetereosexual, Shoujo ai, Linguaggio colorito, Gender swap, Slice of Life, Assurdità sparse, What if?
Rating: Giallo / Arancione

Pacchetto usato: Genere
Tracce scelte: Fluff, voce stonata, eclissi
Tabella/Prompt: Oggetti › 07. Libro
Ideal Good 10&Lode: #10. Volontà


ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.


“Nel mondo dove regna la fantasia, tutto è possibile!” Eiichiro Oda ]

    «Tutto ciò è a dir poco ridicolo», sbottò d’un tratto Sanji, frantumando il silenzio che, da un paio di minuti a quella parte, era calato sull’intera ciurma di Cappello di Paglia.
    Dal momento in cui Chopper era tornato alla Thousand Sunny con quel pacco di fogli, bianco in volto nonostante fosse una renna, su tutto l’equipaggio era caduto un sottile strato di gelo non appena Robin, intrepida e desiderosa di sapere di cosa si trattasse, aveva cominciato a leggere quel plico tenuto insieme da semplice nastro adesivo e qualche punta di spillatrice. All’inizio non era stato nulla di così eclatante, solo qualche pensiero buttato a caso su carta e avventure che non avevano mai vissuto - almeno per quanto ricordassero -, ma quando si erano ritrovati davanti ad un vero e proprio porno, i cui protagonisti erano stati Rufy e Usopp, erano ammutoliti tutti, Nico Robin inclusa. E per far ammutolire una come lei, beh, ce ne voleva.
    «Sembra che qualcuno si sia divertito a scrivere su di noi», esordì finalmente l’archeologa, dando voce al pensiero comune che li aveva attraversati sin dal primo momento. Non c’era il nome di chi fosse stato a stendere tutte quelle storie - perché, accidenti, non ce n’era soltanto una - né tantomeno erano riusciti a riconoscere la scrittura, ma in fin dei conti, aveva affermato Robin, non avrebbero dovuto stupirsi se nascevano cose del genere. Dopo Enies Lobby erano diventati dei pirati piuttosto famosi, conosciuti da tutti su larga sfera mondiale, e se qualcuno si divertiva a scrivere certe cose sul loro conto, beh, forse sarebbero dovuti essere più che contenti. Peccato, però, che la maggior parte della ciurma non la pensasse esattamente così.
    «Io non faccio quelle cose con Usopp, però. E nemmeno Sanji», se ne uscì di rimando Rufy, scaccolandosi tranquillo. Anche lui non si era scomposto più di tanto durante la lettura, forse perché non aveva compreso realmente la situazione o, come suo solito, aveva fatto bellamente finta di ignorarla. E dato il dito che ancora si muoveva nel suo naso, nonostante Nami gli avesse lanciato un’occhiata disgustata, quell’ipotesi non era da escludere.
    «Se non l’avessi capito, Rufy, qualcuno si è messo a smanettare sulla nostra vita privata e si è inventato un mucchio di cazzate!» berciò Sanji, spegnendo nel posacenere l’ennesima sigaretta della giornata prima di afferrare il pacchetto dal taschino della giacca e prenderne una nuova, mantenendola con i denti mentre cercava l’accendino. «Insomma, nessuno dotato di un minimo senso estetico penserebbe mai di baciare Usopp, figuriamoci scoparci!»
    «Ohi!» esclamò il diretto interessato, indignato da quelle parole.
    Sanji sospirò e tentò di calmarsi, accendendo a fatica la sua stecca. «Aye, aye, scusa, Usopp. Non volevo», borbottò a mezza voce, e il cecchino lasciò perdere solo perché aveva ben capito quanto la cosa avesse scosso un donnaiolo come lui. E, accidenti, anche lui era rimasto a dir poco sconcertato nel venire a conoscenza che da qualche parte c’era qualcuno che si divertiva ad inventare storie su di loro e su relazioni clandestine, scrivendo racconti erotici che il più delle volte sfioravano il limite dell’impossibile. Bah.
    «C’è da dire che sono scritte bene». Robin tentò malamente di risollevare il morale della ciurma, visti gli sguardi smorti che tutti loro le rivolsero non appena pronunciata quella frase. Però, ehi, lei sapeva apprezzare un buon testo, e quelli, per quanto i contenuti fossero alquanto discutibili, non erano del tutto da buttare. Fece spallucce e, decidendo di ignorare il discorso in cui i membri dell’equipaggio si erano gettati, si sistemò meglio sulla sedia e cominciò a leggere, interessata di sapere come si sarebbero svolte le cose. E non riuscì a non sorridere quando lo sguardo le cadde su quelle poche righe che aveva dinanzi.
    « “Stufo di sentirla blaterare, Zoro afferrò Nami per le spalle e si chinò verso di lei, tappandole la bocca con la propria” » Le parole dell’archeologa freddarono tutti, e forse fu solo per istinto che, per quanto sapesse che si trattasse solo di una cosa scritta sicuramente da qualche pazzoide, Nami decise di mettere più distanza possibile tra sé e Zoro, come se temesse che potesse saltarle addosso senza preavviso. Beh, poteva tranquillizzarsi: il Vice Capitano era molto più impegnato a dar vita ad un’espressione alquanto schifata, o almeno era quella l’impressione che dava di primo acchito, data la curva verso il basso che avevano preso le sue labbra. «Oh, kenshi-san, non ti facevo così intraprendente», soggiunse poi Robin, abbozzando quello che sarebbe potuto essere benissimo definito come sorriso diabolico. Senza attendere il consenso, lesse ad alta voce il pezzo che aveva adocchiato di sfuggita, divertita a dir poco. « “Le mani dello spadaccino esplorarono centimetro per centimetro il corpo della navigatrice, seguendo la curva sinuosa dei suoi fianchi snelli fino a scivolare più giù, oltre la gonna azzurra, sollevandone i lembi per calarle le mutandine e...” »
    Nico Robin non ebbe l’agio di continuare la lettura, poiché un urlo disumano da parte del cuoco la interruppe, prima che quest’ultimo si scagliasse con ira contro il Vice Capitano. «Che cazzo hai fatto alla mia splendida e pura Nami-san, brutto marimo pervertito!» sbraitò fuori di sé, sferrando un calcio poderoso a Zoro che, ormai arresosi per tutta quell’assurda situazione, si limitò soltanto ad estrarre una delle sue katane e a parare il colpo, troppo scocciato per rispondergli per le rime o arrabbiarsi come suo solito.
    «Robin, butta via quella merda», sbottò in seguito, continuando a schivare i colpi di Sanji che, tra epiteti ben poco cordiali e altro, tentava in tutti i modi di spaccargli la faccia a suon di calcioni. Era ben lungi dallo stancarsi - e non lo avrebbe fatto di sicuro, conoscendolo -, così Zoro scartò di lato, evitando al contempo che il piede dell’altro gli si stampasse bellamente in faccia e gli fratturasse il naso, e andò ad accomodarsi sul divano con uno sbuffo. «Ho di meglio da fare che provarci con quella strega, cuoco», bofonchiò poi, aggiungendo un distratto «Senza offesa, Nami» all’indirizzo della navigatrice, che non parve per nulla turbata da quella frase, anzi, sembrava persino rasserenata dalla costatazione; Zoro, dal canto suo, decise di distrarsi, recuperando una bottiglia di sake prima di cominciare a scolarsela senza tanti problemi, ignorando al contempo gli schiamazzi sempre più che concitati di un Sanji a dir poco adirato.
    L’archeologa, dal canto suo, aveva preso quella situazione con molto più spirito di tutta la ciurma. La trovava alquanto divertente, a dirla tutta, e voltò con una certa nonchalance una pagina, facendo scorrere rapidamente lo sguardo sul foglio macchiato di inchiostro in più punti e sul titolo scritto a lettere cubitali in alto a sinistra. «Questo pezzo è interessante», la buttò lì, trattenendo una risata e richiamando su di sé l’attenzione di tutti i suoi compagni; con un colpo di tosse, poi, si schiarì la gola, iniziando a leggere. « “Senza di te la mia vita non ha senso, Sanji” sussurrò con voce mesta, poggiando la fronte sul suo petto. “Quando non sei con me, mi sento morire dentro. È come se mi si fermasse il cuore nel petto, lasciandomi senza fiato e con un vuoto paragonabile all’orribile buio di un’eclissi in un giorno di sole. Vorrei... vorrei che tu mi tenessi sempre fra le tue braccia” »
    «Devono essere di sicuro parole della mia dolce Nami-swan ♥~!» esclamò Sanji, ripresosi d’un lampo dalla precedente lettura. Aveva difatti cominciato a gongolare come un idiota - poco ci sarebbe mancato, difatti, che spargesse cuoricini per tutta la sala -, mormorando scompostamente parole sconclusionate e stronzate romantiche di ogni sorta.
    «Sono parole di Zoro, in verità», replicò Robin, e bastò quella semplice costatazione a far sì che Sanji raggelasse e il suddetto Zoro sputasse il sorso di Sake che aveva appena bevuto, rischiando quasi di strozzarsi.
    «Cosa?!» berciarono in coro i diretti interessati, rossi in volto per la rabbia e l’imbarazzo. Il Vice Capitano, dopo aver abbandonato con un tonfo sordo la bottiglia sul primo tavolo che trovò sul suo cammino - rischiando anche di frantumarla in mille pezzi, tra l’altro -, si alzò immediatamente e si diresse a grandi falcate verso l’archeologa, strappandole senza tanti complimenti il plico di fogli dalle mani. Sotto gli occhi di tutti cominciò a leggere nella sua mente, e ogni singolo membro dell’equipaggio, nessuno escluso, ebbe la splendida visione del suo viso abbronzato che dal rosso cominciava a tendere al violaceo. «Chiunque ha scritto queste cazzate è un uomo o una donna morta», sibilò poi a denti stretti, stringendo i fogli fra le dita. «Io che faccio gli occhi dolci al cuoco e mi comporto come una ragazzina? Stronzate!» sbraitò, pronto a fare a pezzi quell’abominio con le sue stesse mani; venne fermato appena in tempo da Franky, che lo afferrò da dietro e permise a Robin di recuperare il documento, per quanto il Vice Capitano avesse cominciato a scalciare fra le braccia del cyborg e ad imprecare contro il mondo intero. Quel pacco di fogli stava portando più scompiglio di quanto avessero immaginato al principio, c’era da dirlo.
    «Suvvia, fratello, cerca di calmarti», borbottò il carpentiere, dovendo trascinarlo di peso fino al divano per farcelo accomodare sopra, pur faticando non poco a farlo stare buono. Forse la cosa che lo snervava non era la situazione di per sé, quanto più il fatto che in quella determinata situazione fosse stato declassato al passivo di turno. E per un tipo con quel carattere aggressivo doveva essere stato proprio un duro colpo, probabilmente, e non se la sentiva di dargli torto. Anche perché, e a Franky dispiaceva un po’ dirlo, visto che in fondo voleva bene a quel ragazzo, non riusciva proprio ad immaginarsi Sanji a fare l’uomo, in un ipotetico rapporto con Zoro.
    Nami, che per un po’ aveva tenuto d’occhio gli altri componenti del gruppo, si avvicinò a Robin e gettò un’occhiata ai fogli, dovendo ammettere a se stessa di essersi un tantino incuriosita. In fin dei conti era una novità che rompeva la solita monotonia di quei giorni fiacchi, no? Che male avrebbe fatto leggere qualcosina a sua volta? «Cos’altro c’è scritto, Robin?» la esortò, e l’archeologa, molto probabilmente più curiosa di lei, non se lo fece ripetere due volte e sfogliò un po’ quel plico con fare distratto, fermandosi ad una pagina a caso.
    « “Nami mugolò, abbassando lo sguardo verso la base del braccio che era fiorito sul suo ventre piatto per osservare con occhi languidi la mano che la sfiorava appena in mezzo alle gambe, senza darle la soddisfazione a cui anelava. Quando Robin le aveva proposto di passare il tempo, data la tormenta che non permetteva loro di chiudere occhio, non l’aveva sfiorata nemmeno per un attimo il pensiero che lei si riferisse ad una cosa del genere. Quel di cui la navigatrice era certa, però, era che il potere di Robin, durante il sesso, era più utile di quel che sembrava. Mani ovunque e piacere intenso, avrebbe mai potuto chiedere di meglio?” »
    Okay, si convinse Nami, la cosa stava decisamente degenerando. E se in un primo momento era rimasta incredula nel sentire quelle frasi e nel vedere con i propri occhi quelle parole scritte nero su bianco, la rese ancor più perplessa la calda presenza di terzi a nemmeno pochi centimetri da lei, in particolar modo per il fatto che si trattasse proprio dello spadaccino, che fino a quel determinato frangente non aveva fatto altro che borbottare fra sé e sé riguardo a quei fogli. «Zoro», cominciò dunque pacatamente, e fu a quel punto che, come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno, il Vice Capitano sbatté le palpebre e volse lo sguardo su di lei, accigliato.
    «Uhm?»
    «Non avevi detto che erano solo un mucchio di stronzate?»
    «Certo, e lo sono ancora», affermò deciso, però, a quella costatazione e a quel tono pacato, sulla fronte di Nami cominciò a pulsare una vena per niente rassicurante. Provò comunque a trarre un lungo respiro nel tentativo di calmarsi, sforzandosi persino di dar vita ad un sorriso, per quanto ricordasse una smorfia malriuscita.
    «Perché diavolo sei venuto a leggere anche tu, allora, non appena hai capito che si trattava di una scena di sesso fra me e Robin?»
    A quel dire, lo spadaccino si sentì andare il sangue alle orecchie e, borbottando qualcosa fra sé e sé per essere stato colto così in flagrante, con le guance in fiamme l’imbarazzo che sembrava ormai scorrere nelle sue vene come fuoco vivo, decise di fare la sola cosa che in quel momento sarebbe apparsa come la migliore: una dignitosa ritirata.
    Dal canto suo, Nami seguì con lo sguardo ogni suo minimo movimento fino a vederlo tornare seduto sul divano, accanto ad un Sanji estasiato che, con un fazzoletto malamente premuto contro il naso sanguinante, aveva cominciato a mormorare chissà cosa riguardo a chissà quali perverse fantasie e a delirare sotto lo sguardo preoccupato di Chopper, che tentava di arrestare in tutti i modi quell’abbondante emorragia. Nami sospirò, scuotendo il capo. «Uomini... sempre con il cervello nei pantaloni», si ritrovò a sussurrare, e Robin ridacchiò, alzando bonariamente lo sguardo verso di lei.
    «In fin dei conti è divertente».
    «Almeno qualcuno che si diverte c’è».
    «Questo nuovo racconto potrebbe divertire anche te», le disse l’archeologa con fare tranquillo, sollevando un angolo della bocca in un sorriso. «È alquanto... originale».
    «Ah, aye?» chiese in risposta, e avrebbe pure spronato la compagna a continuare se in quello stesso istante, sorreggendo con due dita una tazzina di the, non si fosse avvicinato a loro Brook, fino a quel momento rimasto in disparte.
    «Yo-hohoho ♪~ Non c’è niente su di me, Robin-san?» domandò, e Robin sorrise maggiormente.
    «Ne ho trovata una proprio adesso, Brook-san».
    «Davvero? Sono così emozionato che potrei scoppiare a piangere!» esclamò eccitato, ridacchiando e aggiungendo poi qualche istante dopo: «Oh, anche se io gli occhi per farlo ormai non li ho più, yo-hohoho! Skull joke!», rimediandoci così un pugno ben assestato sulla testa da parte di Nami, prima che quest’ultima sospirasse.
    Robin ridacchiò ancora una volta, schiarendosi la voce prima di cominciare a leggere. E dalla nota ilare che si sentiva nella sua voce sembrava che trovasse quella situazione assurda particolarmente divertente per davvero. « “Era piuttosto strano sentire come la voce di Brook, fino a quel momento melodiosa e amabile, fosse diventata irrimediabilmente stonata dopo quel suo cambio di sesso” »
    «Eh?» Lo scheletro inclinò il capo di lato, scettico. «Cosa significa, Robin-san?»
    «A quanto pare ti hanno trasformato in una donna, fratello», si intromise Franky, grattandosi il capo con una delle sue grosse dita. «C’è scritto come, Robin?»
    L’archeologa scrollò le spalle. «Non lo spiega, dice solo questo», parve giustificarsi, guardando Brook con fare vagamente dispiaciuto prima di riprendere la lettura, forse con la speranza di non venire più interrotta. « “La cosa più bizzarra, però, erano le attenzioni che lo spadaccino canterino aveva cominciato a rivolgere ai componenti maschili della ciurma, che non sembravano per niente entusiasti di questo suo interesse. In particolare Franky, che era stato costretto a scappare per le richieste a dir poco assurde dello scheletro. Era difatti capitato più volte che gli avesse chiesto di mostrargli il pene” » Ci fu un attimo di silenzio collettivo, prima che, per quanto accigliata, Robin continuasse come se nulla fosse. « “e, non contenta, Brook aveva persino avuto l’ardire di sfilare lei stessa le mutande al cyborg, così da poter toccare con le sue dita scheletriche il sesso del compagno, compiacendosi quando aveva capito che le sue carezze avevano sortito l’effetto sperato. Un liquido più denso del latte le sporcò la mano, e fece per portarselo alla bocca quando...” »
    «Okay, adesso basta!» sbottò Franky, e, prima ancora che l’archeologa potesse fare qualcosa per impedirglielo, il carpentiere le tolse i fogli dalle mani e, gonfiando le guance, sputò fuoco e li ridusse in cenere sotto lo sguardo dell’intera ciurma. E se i componenti maschili di essa avevano tratto un bizzarro sospiro di sollievo, Robin si ritrovò a sollevare un sopracciglio con aria alquanto infastidita.
    I due si guardarono in silenzio per attimi che furono interminabili, e, avendo probabilmente notato le espressioni pacate e indispettite che si erano dipinte sui loro volti, fu Zoro a rompere per primo quella quiete, alzandosi in piedi con un grugnito. «Io me ne vado», asserì poi, non volendo avere nulla a che fare con la possibile discussione che sarebbe di sicuro sorta di lì a poco. Per lui potevano anche scannarsi, erano abbastanza grandi per vedersela da soli e risolvere i loro problemi. Lui se ne sarebbe andato su in palestra e avrebbe cominciato ad allenarsi, magari partendo direttamente con un manubrio da trecento chili. E con quel pensiero nella testa uscì dalla stanza, attraversando il ponte erboso della Sunny per raggiungere l’albero maestro, arrampicandosi su per la scaletta di corda fino a chiudersi in palestra.
    Zoro trasse un lungo sospiro, cercando di scacciare la tensione accumulata fino a quel momento. Lì dentro si sentiva finalmente tranquillo, forse proprio per la presenza di tutti i suoi attrezzi e del tanto agognato silenzio a cui aveva anelato dall’istante in cui Chopper aveva portato a bordo quello stupido plico di fogli. Scosse il capo e scacciò immediatamente quei pensieri, afferrando uno dei pesi per cominciare ad allenarsi, non prima di essersi liberato della maglietta per evitare di infradiciarla. Aveva intenzione di continuare ad oltranza fino a diventare un completo bagno di sudore, e nulla l’avrebbe distolto da quella decisione...
    «Vuoi che questo bel principe si prenda cura di te, futuro miglior spadaccino del mondo?»
    ...a parte uno stupido cuoco che aveva sempre un pessimo tempismo, a quanto sembrava. Merda. Proprio non riusciva ad avere qualche momento per sé, eh? «Va’ a rompere le palle a qualcun altro, cuoco», sbottò di rimando, flettendo le braccia in avanti e rinserrando la presa sul manubrio. «Dopo aver sentito quelle idiozie voglio solo allenarmi».
    «È questo il tuo modo di scaricare la frustrazione, marimo?», domandò, salendo la scaletta per richiudere dietro di sé la botola; poi sorrise, guardando l’altro con occhi maliziosi. «Io ne conosco un migliore», asserì distrattamente, richiamando la completa attenzione dello spadaccino.
    I pesi vennero ben presto dimenticati, abbandonati accanto ad una camicia e ad un paio di pantaloni malamente gettati sul pavimento.
 
 
 
«Su una cosa ci hanno preso... tu sei davvero un cuoco pervertito, sopracciglio a ricciolo»
«Sta’ zitto, idiota, altrimenti potrebbe realizzarsi anche la parte in cui stai sotto»
«Continua a sognare, Sanji»








_Note conclusive (E inconcludenti) dell'autrice
Prima di tutto, ci tengo a precisare una cosa. Tutte le storie da me incriminate sono frutto della mia fantasia, il fine ultimo era portare l’attenzione del lettore sull’eccessivo stravolgimento dei personaggi come accade in molte fanfiction presenti nella sezione. Non è stato dunque preso di mira nessun autore che, seppur inconsciamente o meno, mette in atto tale stravolgimento, bensì è stata fatta pura e semplice ironia su tutto ciò che popola il fandom. La storia, quindi, dev’essere vista per quello che è: una fanfiction atta a far ridere, per nulla intenzionata ad urtare o offendere la sensibilità di terzi.
Secondaria cosa, questa storia è stata scritta per il contest 
Stravolgere con ciò che per noi è naturale indetto da Yurippe, che purtroppo non è andato in porto.
Comunque sia, l
’OOC nelle storie citate - e, lo ripeto, sono inventate di sana pianta - è assolutamente voluto, dato che per il resto i personaggi si comportano normalmente senza stravolgimenti di sorta o simile. Detto questo, spero che in qualche modo la storia sia piaciuta e che abbia divertito almeno in parte.
Alla prossima. ♥




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