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Autore: C h a r l o t    13/06/2012    0 recensioni
Storia totalmente random su Vegeta e sul suo arrivo sulla terra.
Abbiamo deciso di segnalare questa storia come Crossover semplicemente perchè all'interno ci sono personaggi che non c'entrano con Dragon Ball.
"Appoggiò il piede sull’erba verde che si muoveva leggermente accarezzata dal vento, il profumo dolce dei fiori ed il soave cinguettio degli uccellini lo investirono provocandogli una leggera smorfia: era appena approdato su quel pianeta e già lo disgustava."
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore del portellone che si apriva, interruppe il corso dei suoi oscuri pensieri di conquista.

Appoggiò il piede sull’erba verde che si muoveva leggermente accarezzata dal vento, il profumo dolce dei fiori ed il soave cinguettio degli uccellini lo investirono provocandogli una leggera smorfia: era appena approdato su quel pianeta e già lo disgustava.

Cercò di capire se intorno a lui ci fossero validi avversari con cui scontrarsi in modo da non annoiarsi troppo durante il periodo di conquista. Risentendo ancora della forte variazione dell’atmosfera, decise di non spiccare il volo e con passo sicuro e fiero, come un principe deve essere, si avviò in direzione della forte fonte di energia che aveva percepito.

Lya, giovane ragazza dai corti capelli color del sangue e gli occhi verdi come il prato su cui stava appoggiando i piedi nudi, suonava con grazia il suo flauto traverso guardando svagatamene per aria, quando ad un certo punto si scontrò contro un uomo che per qualche strana ragione, stava falciando dell’erba in un prato non suo: lo identificò come il nonno di Heidi, la sua giovane e sudicia vicina di casa, che salutò con l’amichevole flauto, a cui lui ripose con l’affabile falce e proseguì come se nulla fosse.

Nel frattempo il principe proseguiva la sua avanzata, quando improvvisamente una strana figura sberluccicosa gli si avvicinò con passo saltellante e sculettevole, leggermente stranito dal buffo aspetto della creatura della quale distingueva solo una chioma bionda e cotonata, rallentò il passo.

«Tesoro! Non te l’ha mai detto nessuno che il blu è proprio il tuo colore? Stai una favola con quella tutina blu notte!» urlò l’essere che emanava un innaturale bagliore.

Vegeta indietreggiò lievemente indicandosi il petto con un dito chiedendosi se stesse davvero osando rivolgergli la parola.

«Schiocchino, certo che sto parlando con te! E con chi altro sennò? Vedi qualche altro megafusto qui in giro? A parte me, ovviamente» concluse ammiccando.

Con un’espressione raccapricciata balbettò «Schiocchino?» e recuperando la sua naturale fermezza esclamò: «Ma sai chi sono io? Io sono il fortissimo principe dei saiyan! La razza più crudele dell’intero universo!»

«Qualsiasi sia la razza siete proprio usciti bene, tesoro, lasciatelo dire!»  con un lieve cenno della mano gli sfiorò la spalla con un dito, lasciandogli una scia di glitter aromatizzati al bergamotto, si allontanò con la stessa andatura con cui era comparso.

Tentando di scacciare quell’immagine e quella strana sostanza brillantinata che sembrava intenzionata a non staccarsi dalla sua tuta, scrollò la testa facendo ondeggiare i suoi favolosi capelli d’ebano.

Si era appena ripreso dalla precedente esperienza, quando si trovò con un dito puntato verso il naso «Ehi tu, hai per caso visto la mia bici?» strillò la proprietaria del dito.

«Quell’idiota di Ash deve averla prestata ad uno sconosciuto in cambio di una medaglia…»

Il principe non fece in tempo a infognarsi in un pertugio che aveva adocchiato precedentemente, che quattro loschi figuri a bordo di una Graziella rossa gli sfrecciarono davanti cantando “Bicycle, biiicycle! I want to ride my…BICYCLE!” a quel punto la ragazza cominciò a rincorrerli inveendo loro contro: «Tornate qui, FARABUTTI! La mia bici, è mia! Se prendo quell’idiota di Ash e quel pervertito di Brock li ammazzo a sassate!»

Rendendosi conto di non essere al centro dell’attenzione, Vegeta, si defilò con nonchalance.

Sperava di poter proseguire tranquillamente quando un flauto lo colpì alla testa ma, nonostante la violenza del colpo, non sentì alcun dolore, anzi, afferrò prontamente l’arma micidiale sibilando improperi.

«Oddio scusami, ma avevi un piccione sui capelli. Stava tentando di fare un nido, li conosco io, i piccioni.» disse Lya sicura di sé.

«Come hai osato, donna? Io sono Vegeta, il principe dei saiyan, il guerriero più forte della galassia!»

«Ah, e comunque ora il piccione non c’è più. Ti ho salvato la vita, quando si affezionano è la fine.»

«Come hai osato salvarmi la vita, donna? Io sono il principe dei saiyan!»

«Eeeh, ho capito. Stai sciallo! Comunque…cos’hai sulla spalla?» disse allungando un dito e indicando la sostanza appiccicaticcia e piena di brillantini.

«E cosa vuoi che ne sappia, donna? Io sono il principe dei…»

«sagiamba, ho capito, non sono mica sorda!»

«Come osi, donna?»

«hai un grande repertorio di frasi, nevvero?»

«Questi non sono affari che ti riguardano, terrestre. La tua aura è talmente infima…» sogghignò Vegeta

«Eh, sì…comunque il mio nome è Lya. Tu…» venne interrotta da un uomo dall’aspetto avvenente e dagli occhi blu, con il sorriso più smagliante secondo il settimanale delle streghe, che fece capolino dal nascondiglio che Vegeta avrebbe volentieri utilizzato.

«Tu vivi qui?» chiese con un’espressione ebete

«No.» e gli scagliò un’onda di energia addosso.

Minimamente toccata dalla scena a cui aveva appena assistito, Lya chiese imperterrita: «da dove hai detto di venire?»

«Io vengo dal…» stava per finire la frase quando il suo sguardo venne rapito da un gruppetto di ragazzine, “vestite” con pantaloncini inguinali e top che lasciavano ben poco all’immaginazione, dal quale spiccava una giovane dai capelli castani che masticava rumorosamente una cicca alla melanzana. Fece fermare tutto il gruppetto con un gesto imperioso della mano e, appoggiando la mano sinistra sul fianco e indicandolo con l’altra sentenziò: «Poco gnocco mi dicono!» suscitando acute risatine da parte delle amichette e si incamminarono nuovamente, sculettando.

Nel frattempo la ragazza dai capelli rossi non aveva smesso un attimo di parlare «…e poi senza il mio flauto non potrei andare da nessuna parte, sai, è il regalo di mio nonno. Anzi, del nonno della mia vicina. Era indeciso se regalarmi il flauto o una capretta che la mia vicina insiste a chiamare Fioccodineve, che stupida no? beh, comunque adesso che ce l’ho, non me ne separo mai!»

Gli occhi neri nel principe brillarono improvvisamente d’interesse e si posarono sullo strumento argenteo che stringeva convulsamente nella mano sinistra.

La sua bocca si piegò in un ghigno e scagliò con violenza l’oggetto verso l’infinito e oltre «vai a prenderlo, su!» Lya seguì con lo sguardo l’orbita disegnata nell’aria dal flauto e senza nemmeno ascoltare la frase del saiyan si lanciò al suo inseguimento ripetendo in continuazione: «mio, mio, mio, mio!» e finalmente scomparve  in una nuvola di fumo.

Liberatosi finalmente dall’ingombrante presenza della petulante ragazza, decise che ne aveva abbastanza di quell’insulso pianeta e liberando la propria energia si alzò in volo e si diresse verso la sua navicella.

Richiuse velocemente il portellone alle sue spalle imprecando ancora contro tutti gli individui che aveva incontrato sulla Terra.

Attivò i propulsori uscì finalmente dall’atmosfera e, appena si trovò alla giusta distanza, scagliò un’ enorme onda di energia contro il pianeta blu e verde.

Con grande soddisfazione vide il bersaglio esplodere in mille pezzi: era il momento che preferiva alla fine di ogni conquista.

Un sorriso di trionfo si dipinse sul volto del principe, ma si gelò improvvisamente avvertendo una presenza alle proprie spalle, si girò di scatto già pronto a mettere fine a quell’insulsa vita quando sentì canticchiare un motivetto assai orecchiabile: “il più grande spettacolo dopo il big bang siamo noi, io e te!”

 

FIN.

  
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