CAPITOLO 1
Una scia luminosa
attraversò il cielo…
La navicella era in viaggio ormai da molto.
Nell’infinità delle stelle, la terra non si distingueva ancora.
Lou, mentre armeggiava al pannello di controllo,
osservava quell’immensità tinta di un nero intenso, illuminato da
miliardi di sassolini argentei e da qualche galassia in lontananza.
Pensava –Finalmente torno sulla terra…
Sono passati solo due anni per me; là invece ne sono passati ben
quattro, chissà come staranno mamma e papà?… Chissà
come starà Momoka?…- e continuò a scrutare
l’infinito.
“Lou! Dove sei, Lou?!” urlò una
voce femminile da una cabina-letto dell’astronave. Lui corse da lei,
inserendo il pilota automatico, e le sussurrò
“Sono qui, mia principessa” dicendo
questo, richiuse la porta dietro di sé, isolando lui e la ragazza da
quelle stelle indiscrete.
“Momo! MOMO!!!” urlò una bambina
esuberante.
“Che c’è?… Cosa vuoi?…
Lasciami dormire” rispose Momoka, sdraiata sul letto, ancora assonnata.
“Momo, svegliati! Devi andare a scuola!”
continuò incessante Nako.
Momoka realizzò la situazione e si alzò
in preda all’agitazione; si vestì e si pettinò
frettolosamente i lunghi capelli rossicci che ormai lasciava sempre sciolti,
apparendo più grande; scese le scale dell’enorme reggia di
Cristine, agguantò una fetta biscottata, ed uscì in direzione
della scuola superiore.
“Ehi!” brontolò adirata la bambina.
“Ah… già… scusa” la
ragazza tornò sui suoi passi e baciò sulla fronte Nako,
accarezzandogli i capelli biondi legati in un codino da cui fuoriuscivano dei
ricciolini.
“Se non ci fossi stata tu questa mattina sarei
arrivata tardi. Grazie!” aggiunse, le fece un sorriso e riprese il suo
cammino.
In casa Saionji intanto…
“Ehi, Kanata! Stai dimenticando il
pranzo!…” urlò la ventisettenne, rincorrendo il marito
“… Sei il solito sbadato” e gli sorrise, porgendogli un
pacchetto.
“Non me n’ero dimenticato, cercavo di
evitare quelle schifezze condite col veleno che tu fai passare come
pranzo” rispose con ironia, facendogli una linguaccia.
“KANATA!!!” urlò lei adirata.
“Stavo solo scherzando…” disse lui
con voce dolce; prese il pacco, la baciò sulle labbra, la guardò
intensamente sorridendo, e si diresse a lavoro.
“Uffa! Sempre il solito!” brontolò
ancora, facendo una faccia buffa. Poi lo guardò scendere le scale, sorrise
e rientrò in casa, pronta ad affrontare i suoi due monelli.
Arrivò il tardo pomeriggio e Momoka
rientrò in casa.
“Sono tornata”
“Momo! Andiamo al parco?! Dai, su… Su,
dai, andiamo!”
“Ok, Nako, andremo al parco. Passiamo a prendere
anche Davis?”
“Sì!!!”
“Bene. Aspetta che mi vado a togliere la divisa
di scuola, poi andiamo”
“Ok…” concluse la bambina un
po’ delusa.
Momoka mentre si cambiava, pensava
–Com’è difficile tener dietro a Nako… Uffi! Da quando
Cristine e Nozomu hanno iniziato il tour in giro per il mondo, io mi occupo di
lei e della casa; senza contare, che devo anche studiare per l’esame,
devo andare agli allenamenti della squadra di ginnastica ritmica per la gara,
e, ogni tanto, fare da baby-sitter a Davis, visto che Miyu deve badare alla piccola
Miu… Uffi uffi!!! Beh… In fondo mi diverto con quei due
monelli… Su, prepariamoci per un’estenuante serata al parco- e si
diede degli schiaffetti incoraggianti sulle guance.
“Allora Lou, quanto manca?”
cominciò la ragazza misteriosa, stringendo tra le mani la maglia di lui
in segno di timore.
“Poco, non ti preoccupare. Vedi quel pianeta
azzurro laggiù, quella è la terra. Ti piace, Alissa?”
rispose il diciannovenne, indicando la sfera bluastra col dito.
“Non mi sembra niente d’eccezionale…
Sei sicuro che sia un pianeta degno d’essere visitato?”
“Ti assicuro che ti piacerà: la terra
è la mia casa…” le rispose facendo un sorriso mentre
guardava quel luogo. Una serie di immagini gli invasero la mente.
“Come mai ti piace tanto?” chiese curiosa
Alissa.
“In quel luogo ho trovato le persone più
importanti della mia vita…” si limitò a risponderle. Poi
pensò a lei, a Momoka –Momoka…- e il suo viso
s’incupì.
“Sono a casa. Miyu dove sei?” disse
Kanata.
“Ciao tesoro. Sono in bagno: sto insaponando
Miu. Vai da Davis, sta giocando nella sua cameretta” rispose la donna.
Kanata, prima di raggiungere il figlio, entrò
in bagno; assistette ad una scena buffissima e dolce: Miyu aveva i capelli
ricoperti di sapone e stava cercando in tutti i modi di lavare la piccola di appena
un anno. Miu invece, si divertiva un sacco, alzando spruzzi con le manine. Poi
Miyu le accarezzò il nasino con un dito insaponato, la bambina si
calmò e rise; la mamma le stava massaggiando i capelli biondi e questo
non le dispiaceva. Subito dopo, Miu, sgranò i bellissimi occhi
castano-chiari da cerbiatta, e accolse il padre con un sorriso dolcissimo.
“Ciao cucciolotta” disse Kanata, facendole
il solletico al pancino; la bimba rise per molto.
“E un ciao anche alla tua bellissima
mamma” aggiunse baciando Miyu.
“Ben tornato. Com’è andata oggi a
lavoro?”
“Tutto bene! Ah… Mi hanno chiesto di
giocare domenica prossima, sei d’accordo?”
“Perfetto! Avevo proprio voglia di fare un
po’ di tifo!” disse determinata Miyu, alzando il braccio ad angolo
retto e prendendosi con l’altra mano il muscolo in segno di forza; i suoi
occhi assunsero la forma di stelle gialle a quattro punte, in stile Cristine
insomma.
-Mi fa paura quando fa così- pensò
Kanata, osservando la moglie circondata dalle fiamme della determinazione.
Uscì dal bagno quasi di soppiatto e raggiunse Davis. Stava giocando
seduto sul pavimento: lo stesso pavimento che molti anni prima aveva visto
svolazzare Lou.
“Ehi… Cosa fa il mio piccolo
diavoletto?!” disse dolcemente aprendo la porta.
“Papà!!!” urlò felice il
bambino di quattro anni, alzandosi e correndogli incontro.
“Ciao, Davis…” e
l’abbracciò.
Tutta la famigliola fu interrotta da un frastuono e un
tonfo successivo…
“Cos’è successo?!”
urlò Miyu raggiungendo Kanata nel porticato del tempio.
“Non lo so. Tu tieni i bambini, io vado a
controllare”
Miyu rimase immobile con Miu avvolta
nell’asciugamano in braccio, e Davis per mano.
“Mamma, ho paura!” disse il bimbo.
“Non ti preoccupare, ci pensa papà”
lo rassicurò.
L’atterraggio non fu lieto.
Lou cadde e Alissa sopra di lui. I due rimasero a
terra per un po’, poi lei alzò lo sguardo ed incontrò i
bellissimi occhi del ragazzo. Arrossì e cercò di giustificarsi.
“Scusa! Mi… mi dispiace! Non volevo…
Scusa!!!” era molto impacciata e non sapeva cosa dire.
“Non ti preoccupare. Piuttosto, stai bene? Ti
sei fatta male?!”
“No…”
“Questo è
l’importante…” disse con voce dolce, sorridendole ed
aiutandola ad alzarsi. La diciassettenne arrossì ancora di più;
sentiva il cuore batterle a mille… In quel momento capì
d’essere veramente innamorata di lui! Ripensò alla sera prima
quando Lou, per rassicurarla, aveva dormito con lei; si sentì mancare il
fiato: per essere una ragazza di quell’età, era ancora molto
immatura da quel punto di vista.
“Su… Scendiamo. Ti faccio conoscere i miei
genitori…” aggiunse lui.
-I suoi genitori? Ma com’è possibile?- si
chiese tra sé e sé, ma seguì il ragazzo con fiducia.
Kanata si precipitò nel retro e, dietro alla
campana illuminata dal sole del tramonto, tra la boscaglia, distinse una navicella
spaziale!
Successivamente il portellone si aprì e Lou,
accompagnato da una ragazza, scese con calma e freddezza. Kanata quando lo
riconobbe gli corse incontro; Lou non si trattenne più e
l’abbracciò.
“Lou, figlio mio, come stai? Da quanto
tempo… come sei cresciuto… Sono felicissimo di rivederti! E questa
ragazza, chi è?”
“Questa ragazza è…”
“Oh… Ma mi spiegherai tutto dopo. Ora
entriamo, Miyu farà i salti di gioia quando ti vedrà, non
facciamola aspettare!” concluse e tutti e tre entrarono.
“Momo, quanto manca al tempio?” chiese
Nako.
“Poco… Ah, eccolo”
“Finalmente andremo al parco!”
“Sì, piccola” e le sorrise.
Mano nella mano, le due cugine di secondo grado,
salirono la scalinata.
“Allora sei felice di andare a giocare con
Davis?” ricominciò Momoka.
“Sì!” ma la ragazza non la stava
più ascoltando…
“Ehi… Momo…” niente: la
diciassettenne si era fermata davanti al portone d’ingresso socchiuso. La
piccola le strattonava la manica del vestito, ma Momoka l’ignorava:
ascoltava con la commozione nel cuore la voce che proveniva da dentro…
“E ora l’ho portata come visitatrice sulla
terra, in attesa della cerimonia. Questo è il posto più adatto:
qui è tranquillo…” fu l’ultima frase di Lou, che
finì di raccontare la storia di Alissa ai genitori.
“Ma sei sicuro della tua scelta?…”
disse Miyu mordendosi il labbro per l’agitazione.
“Sì…” rispose lui con un
po’ d’amarezza…
-Ma di chi staranno parlando?- pensò Momoka,
lasciando Nako ed entrando in casa.
“Ehi… Momo! Ma che ti prende?”
chiese la bambina ormai rassegnata.
La cugina non gli rispose. Momoka entrò di
soppiatto e si rifugiò dietro la porta della sala, socchiusa
anch’essa. Osservò dalla fessura il suo caro Lou: era euforica al
pensiero di rivederlo! Poi spostò lo sguardo su Miyu e Kanata,
sembravano molto preoccupati…
“Se questa è la tua decisione, noi ti
appoggiamo, Lou. Cercheremo di far sentire Alissa a proprio agio” poi si
rivolse alla ragazza “Puoi stare quanto vuoi, per noi non sei un
disturbo” e Kanata concluse.
Alissa, un po’ imbarazzata, annuì con la
testa e si rifugiò dietro la schiena di Lou.
Momoka aveva visto tutto. Guardava con gelosia quella
ragazza con i capelli mori e lisci, tagliati scalati, gli occhi di un profondo
verde smeraldo, il fisico slanciato e maturo. Non sopportava che abbracciasse Lou,
non sopportava che si proteggesse dietro di lui. La guardava con invidia per la
straordinaria bellezza e stringeva a pugno la mano.
-Chi è quella ragazza? Perché Lou
l’ha portata qui? Perché si protegge a quel modo, dietro di lui?-
queste domande assillavano la sua mente e le lacrime offuscavano i suoi occhi.
“Mamma, papà, vi ringrazio a nome di
Alissa” aggiunse Lou.
Poi un grido “No!!!” giunse dalla porta.
Lui si voltò di scatto: aveva riconosciuto
quella voce…
-Questa è Momoka! Ma che ci fa qui?- fu
l’unico pensiero del ragazzo.
Si alzò velocemente e la rincorse, ma una mano
lo fermò.
“Alissa, che fai?”
“Non ti allontanare da me, Lou…”
Lui la guardò con rassegnazione e si
calmò. Osservò la sua Momoka e la piccola Nako allontanarsi di
corsa.
-Perdonami se puoi, Momoka…- e rientrò,
mano nella mano, con Alissa.
“Momo, cos’è successo?
Perché sei scappata di corsa?” chiese Nako un po’
indispettita quando smisero di correre.
“Niente, niente… Allora andiamo al
parco!” si affrettò a risponderle.
“Ma io volevo andarci con Davis!”
“Ti dispiace se stasera lui non ci
sarà?…”
La bimba la guardò negli occhi castano-chiaro,
arrossati dal pianto recente.
“OK… Andiamo senza di lui” concluse,
e si allontanarono.