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Autore: mamie    13/06/2012    1 recensioni
"Se non dev’essere ora, sarà più tardi; se non dev’esser più tardi, sarà ora; e se non è ora, sarà bene una volta o l’altra. Essere pronti è tutto."
Shakespeare la sapeva lunga, e il povero Amleto se la sentiva che quella volta gli sarebbe andata male. Essere pronti è tutto, ma essere pronti a cosa? A morire o a vivere?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 ESSERE PRONTI E’ TUTTO
 
Non poteva, nessuno di loro, pensare di essere a posto. In realtà nessuno può mai esserlo. Essere a posto voglio dire. A volte però certe abitudini consolidate, certi gesti quotidiani ripetuti sempre uguali, creavano una certa nostalgia per quelle giornate “normali” che ormai erano diventate sempre più rare e per questo più desiderate.
La cosa peggiore era quando un allarme arrivava nel mezzo di un pomeriggio sonnacchioso, quando già qualcuno stava pensando alla cena e qualcun altro al riposo. Era come sentirsi traditi, come se un’entità maligna e dispettosa si divertisse particolarmente a distruggere ogni volta un equilibrio che diventava sempre più fragile perché quando succedeva non erano pronti.
Essere pronti poteva fare allora la differenza fra vivere e morire, ma poteva anche voler dire avere il coraggio di guardare in faccia la propria fine.
 
Lavi, in quel momento, non si sentiva pronto. Teso, in quell’aria notturna piena di fruscii, con le spalle di Yu a toccare le sue, lottava contro l’istinto di urlare, di scagliare via tutto, di dire che no, lui non ci stava più a quel gioco assurdo, non voleva più farne parte. E per quanto uno spiccato senso del proprio essere parte di un gruppo gli impediva di fare tutto ciò, Lavi si sentiva talmente male che sarebbe volentieri andato incontro alla morte piuttosto che star lì ad aspettarla con tutta la calma necessaria.
- Sta’ fermo, coniglio!
Sentì Kanda dietro le sue spalle che sussurrava seccato.
Kanda, invece, era sempre pronto. Almeno… sembrava che lo fosse.
- E se fosse oggi?
In realtà Lavi non voleva fare quella domanda. Era solo un pensiero espresso suo malgrado ad alta voce.
- Stai pronto – rispose il compagno senza avere apparentemente rilevato la domanda.
Lavi mandò un risolino sarcastico. Si era ricordato di quella battuta. L’aveva anche recitata, in una delle sue numerose vite. Non era di molta consolazione, ma servì a calmarlo quel tanto che bastava a reagire con determinazione quando i primi akuma si abbatterono su di loro come un’ondata di tempesta.
 
***
 
- Come fai?
- Che! Lasciami in pace!
Stavano tornando alla sede ed erano stanchi, moltissimo. Comprensibilmente Kanda non aveva nessuna voglia di socializzare con Lavi che gli camminava accanto quasi trotterellando.
- Voglio dire… come fai a stare sempre calmo, ad essere sempre pronto, a non avere mai paura?
Kanda per un bel po’ non rispose. Lavi rimase un pezzo a guardare il suo profilo corrucciato: uno sbaffo di polvere e sangue gli deturpava una guancia, la sua lunga coda nera era spettinata; gli venne l’assurdo istinto di prendere un fazzoletto e ripulirlo sputandoci sopra, come si fa coi bambini. Lo trattenne solo la certezza che sarebbe morto se avesse fatto una cosa del genere a Kanda.
- E’ facile, se non hai nessuno di cui preoccuparti.
- Cosa? – Lavi non era certo di aver capito a quale discorso si riferisse Kanda, ma l’altro rimase ostinatamente muto ad ogni sua supplica di chiarimento.
Se ne andò con un secco “buonanotte” piantandolo da solo in mezzo al corridoio.
 
Lavi si trascinò nella sua stanza gettandosi sul letto non appena entrato. Era troppo stanco persino per farsi quella doccia di cui sentiva davvero un gran bisogno. Attorno al letto, sul comodino e anche per terra, pile di libri in equilibrio instabile, coi segnalibri più disparati, formavano una specie di muro rassicurante; un bastione che faceva sentire Lavi finalmente al sicuro.
Si allungò a prendere uno dei volumi più vecchi e consunti. Uno che evidentemente era stato consultato molte volte. Le impressioni dorate sulla copertina erano talmente sbiadite che non si riusciva nemmeno a leggere il titolo. Ciò nonostante Lavi lo aprì con sicurezza ad una pagina segnata e cominciò a scorrere velocemente le righe scure impresse nella carta spessa e fragile.
 
Se non dev’essere ora, sarà più tardi; se non dev’esser più tardi, sarà ora; e se non è ora, sarà bene una volta o l’altra. Essere pronti è tutto.*
 
Sospirò quando si accorse di stare per addormentarsi e si alzò con un grandissimo sforzo dirigendosi verso le docce, praticamente spogliandosi per la strada.
Dentro c’era qualcun altro che si stava lavando. Lavi sentiva lo scrosciare nitido dell’acqua nel silenzio della notte. Trattenne il fiato quando si accorse che era Kanda.
Era girato di schiena e non l’aveva visto. Per un attimo Lavi rimase immobile cercando di non farsi notare. La cascata di capelli neri luccicava sotto il getto d’acqua che gli scorreva sul collo e sulle spalle. Era immobile come una statua.
Avrebbe voluto dirgli che aveva capito.
Aveva capito perché era così distante, così scontroso e così solitario. Chi non ha legami non ha paura di perderli, chi non possiede nulla non teme i ladri, chi non ha ricordi non ha nulla a cui rinunciare. Era questo il prezzo da pagare per essere sempre pronti.
C’era però un rovescio della medaglia che Lavi non aveva, all’inizio. considerato.
Se non è ora, sarà bene una volta o l’altra…
Perché, allora, sprecarsi nei rimpianti?
Tossì rumorosamente per farsi sentire e, quando Kanda si fu voltato verso di lui, gli andò vicino con passo sicuro.
- Fammi un po’ di posto.
Sotto la doccia, fammi un po’ di posto, Yu. Nella tua vita fammi un po’ di posto. Essere pronti è tutto, ma ci sono molte cose a cui si può essere pronti, molte altre cose oltre alla morte.
E con questo pensiero Lavi si cacciò sotto il getto d’acqua scrosciante e sorrise.
 
 
 
 
* Shakespeare - Amleto
  
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