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Autore: SkyIsBlueck    14/06/2012    5 recensioni
-Ce la fai ad alzarti oggi?- gli chiede piano, sedendosi sul bordo del materasso. Non ottiene risposta e sospira. Allunga la mano e prende il calendario da tavolo sopra al comodino: c'è una croce rossa sul primo giorno di febbraio, e sfogliando le pagine ne trova una verde due mesi dopo.
-È già passato un mese e mezzo.- annuncia, cercando di suonare allegra. L'uomo continua a fissare il vuoto, muto.

Partecipante al "Grazie all'amore" contest di Armony! nel forum di Efp, poi giudicata da La Triade di Fa92.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wake me up when April ends





-Oggi interrogo, ci sono volontari?- sguardi abbassati e sfuggenti, qualcuno cerca il nulla nello zaino, i più rileggono velocemente gli appunti.

-Nessuno?- un paio di mani si alzano in aria. -Prof, io mi giustifico- dice chi ancora può.

La professoressa trattiene uno sbuffo, fa scorrere la penna sul registro e segna due o tre nomi, papabili candidati per la prossima interrogazione.

-Facciamo ad estrazione.- decide la donna, avvicinando il libro. Sollievo dei primi nell'elenco, il cui numero non esce mai.

-Trecentoventisette- annuncia, calcolando rapidamente e scorrendo l'elenco, mentre la classe si divide tra la gioia di non essere stato chiamato e l'ansia di essere il prossimo estratto. Il numero dodici, Luciano Benedetti, resta tranquillo al suo banco in prima fila.

Una seconda apertura del libro chiama al patibolo il numero sedici, Lorenzo Altobelli, che scambia il suo rassicurante posto in fondo alla classe con quello di Federica Proteo, altezzosa compagna di banco di Luciano.

Quando i due ragazzi sono davanti ai suoi occhi, la professoressa sa già quali voti assegnerà, non per partito preso ma per esperienza.

Luciano risponde con sicurezza, collegando gli argomenti con fluidità, neanche avesse vissuto le epoche in prima persona; Lorenzo balbetta, si arrampica sugli specchi, la maggior parte delle volte resta in silenzio.

Alla fine dell'ora la valutazione dell'insegnante è esattamente quella che aveva immaginato prima di iniziare l'interrogazione. Nove a Luciano e quattro a Lorenzo.

La donna finge di non cogliere né l'abitudine e la rassegnazione negli occhi del ragazzo che torna al suo posto, né la delusione sul volto di Eleonora Martellotti nel riflesso della finestra.

Quando suona la campanella, i ragazzi escono in fretta dalla classe, salutando e spingendosi a vicenda.

-Altobelli, puoi fermarti un minuto?- sguardo allarmato del ragazzo, falsamente indifferente di Eleonora, che si affretta a lasciare l'aula.

Lorenzo si avvicina intimidito alla cattedra, lo zaino su una spalla, un piede sopra l'altro.

-Lorè, perché non studi?- chiede la professoressa senza mezze misure.

-Senti,- continua la donna, ignorando i borbottii sconnessi di risposta -il punto è questo: ho parlato anche con gli altri insegnanti, hai quasi tutte le materie insufficienti. Non ho intenzione di bocciarti, ma neanche ti regalerò voti che non meriti, capisci?- il ragazzo annuisce a testa bassa. -Prova a studiare con qualcuno, potrebbe farti bene. Non con quei perdigiorno di Alessandro e Mattia però.- Lorenzo annuisce di nuovo, gli occhi fissi al pavimento.

La donna guarda i ricci scuri, il pizzetto, gli occhi così simili a quelli conosciuti in un'altra vita, in quella stessa scuola.

-Conoscevo un ragazzo come te.- decide di raccontare, quasi inconsciamente. -Eravamo nella stessa classe. Aveva un cervello incredibile per certe cose, ma nessuna voglia di studiare. Ripeté due volte il terzo, poi lasciò gli studi ed entrò nell'esercito. Andò in guerra, non so cosa abbia visto laggiù, ma ne è tornato distrutto.- Lorenzo per la prima volta si arrischia a guardarla in faccia, ma la donna tiene lo sguardo fuori dalla finestra.

-Vai ora, o perderai l'autobus.- riprende secca, come riemergendo dai ricordi. -E cerca di non giocarti l'anno.-

Rimasta sola, la donna ripone lentamente le sue cose, mordendosi la lingua.

Non avrebbe dovuto portargli quell'esempio, era stato decisamente poco professionale, ma diamine quegli occhi... Gli stessi occhi, avevano esattamente gli stessi occhi.

Erano trent'anni che non vedeva quello sguardo, così distante, così chiuso alle intrusioni del mondo. Trent'anni che sperava di vederlo riaffiorare, un giorno dopo l'altro.



A casa, la donna poggia borsa e giacca sul divano, entra in camera da letto ed apre le persiane, illuminando un uomo sdraiato sulla pancia, il braccio sinistro intorno al cuscino.

-Ce la fai ad alzarti oggi?- gli chiede piano, sedendosi sul bordo del materasso. Non ottiene risposta e sospira. Allunga la mano e prende il calendario da tavolo sopra al comodino. C'è una croce rossa sul primo giorno di febbraio, e sfogliando le pagine ne trova una verde due mesi dopo.

-È già passato un mese e mezzo.- annuncia, cercando di suonare allegra. L'uomo continua a fissare il vuoto, muto.

-Vado a preparare il pranzo, c'è qualcosa che vorresti in particolare?- gli chiede, senza sperare davvero in una risposta.

-L'anno prossimo ce la farai.- sussurra all'orecchio dell'uomo, lasciandogli un bacio su una tempia.

La donna cucina stancamente, con gesti meccanici, L'anno prossimo ce la farai gli ripete tutti i giorni, come un mantra, ma hanno smesso entrambi di crederci.

Qualunque cosa succeda, il primo febbraio Filippo resta a letto quando lei va al lavoro, non le dà il buon giorno, non le fa trovare il pranzo in tavola quando torna da scuola. Per tre mesi l'uomo resta a letto, alzandosi solo sporadicamente per andare in bagno, rifiutando quasi completamente il cibo.

Ma è durante la notte che i fantasmi tornano davvero a morderlo, con la cattiveria degli incubi, che lo fanno agitare, urlare e svegliare in preda ad un tremore che la donna impiega ore a calmare, con parole rassicuranti e trattenendo le lacrime, cercando di essere forte per entrambi.

Finalmente, il primo maggio, la donna si sveglia in un letto vuoto, sente Filippo sotto la doccia, l'odore del caffè in cucina, e capisce che finalmente ne sono fuori, almeno per quell'anno.

-Giulia...- sussurra l'uomo quando lei entra in camera con un piatto di riso bianco, una delle poche cose che riesce a fargli mangiare in quel periodo.

-Sono qui.- risponde subito lei, lasciando il piatto sul comodino e prendendogli la mano.

-Ho saltato un altro compleanno...- borbotta inespressivo, fissando il cerchio intorno al numero tredici nel calendario.

-Non importa amore, non importa.- lo rassicura, carezzandogli i capelli. -Adesso mangia, su, ché si raffredda.-

Giulia cerca di convincere Filippo a mettersi seduto e mangiare, ma sa già che ogni suo tentativo sarà vano.

-Amore, ha detto il dottore che se non mangi almeno ogni due giorni devi fare la flebo- minaccia infine, sapendo che a quel punto finalmente l'uomo si volta lentamente, per poi mettersi a sedere.

-Adesso mangiamo, dai, è poco poco.- la donna lo imbocca con un cucchiaino di plastica spessa e morbida, uno di quelli che si usano per la pappetta dei bambini. Per carità, niente forchette, neanche quelle di plastica! Bicchieri di vetro e coltelli no, per carità! Le parole del dottore rimbombano nella sua testa. Per carità, per carità.

Filippo ingoia il riso a malavoglia, beve qualche sorso d'acqua dal bicchiere di cartoncino della Coca Cola e sprofonda nuovamente nel letto.

-Amore, adesso devo sbrigare le faccende domestiche, ma se ti serve qualcosa non esitare a chiamarmi, va bene?- la donna attende qualche secondo prima di allontanarsi sconfitta.

Pranza in fretta, poi lava la pentola del riso con l'attenzione rivolta alla camera da letto; fa il bucato a mano perché il rumore della lavatrice potrebbe provocare una crisi di panico, e spazza i pavimenti lasciando l'aspirapolvere nello stanzino per lo stesso motivo.

Si ritira nello studio, correggendo compiti in classe e cercando di non far sì che la vita privata influenzi quella professionale, la porta aperta, pronta a scattare.

Sente Filippo trascinare i piedi fino al bagno un paio di volte, le molle del letto cigolare quelle rare volte in cui cambia posizione.

L'anno prossimo ce la farà, l'anno prossimo ce la farà... Prega intensamente trattenendo le lacrime, immaginando di ridurre il dolore che le opprime il petto ad una pallina e farla scivolare nello stomaco, dove i succhi gastrici la sciolgono. Prende un forte respiro, questo pensiero la fa sempre sentire un po' meglio.

Finisce di correggere le verifiche e butta giù una scaletta per le successive lezioni. Se non si gingillano troppo, finirà il programma con un ampio margine anche quest'anno, e potrà programmare le verifiche di recupero per gli insufficienti.

Pensa a Lorenzo, che adesso sa più di quanto avrebbe voluto e dovuto dirgli, ad Eleonora, che è così evidentemente cotta di Lorenzo da fare quasi tenerezza, e decide che la settimana dopo assegnerà un lavoro da fare a coppie scelte da lei e li farà lavorare insieme.

Le viene quasi da ridere per gli strani intrecci della vita. Lei e Filippo, Eleonora e Lorenzo, la stessa scuola...

-La storia si ripete sempre.- bisbiglia a sé stessa, sperando che le similitudini tra Filippo e Lorenzo non si estendano anche al loro futuro.

Giulia prende dallo scaffale l'album contenente le foto del matrimonio, le sfoglia lentamente fissandosi sempre sugli occhi di suo marito.

Era un bel giorno di fine maggio, il periodo di depressione di Filippo era finito da quasi un mese, ma non aveva una bella cera. Aveva scoperto solo in seguito che qualche giorno prima era stato colpito da una piccola crisi; aveva urlato che non si sarebbe dovuto sposare, che avrebbe solo rovinato la vita di Giulia, che avrebbe fatto meglio a non tornare, a rimanere anche lui sotto le bombe, un pezzo là e uno qua.

I genitori di Filippo non le avevano detto niente per paura, forse, che la donna decidesse di non sposarlo più, lui invece aveva taciuto per vergogna.

Sono così poco degna di fiducia? Pensa Giulia, riponendo l'album sullo scaffale. D'altronde, quando gli aveva detto era ben conscia dei suoi periodi bui annuali, aveva preso quella decisione consapevole di ciò a cui andava incontro.

Le difficoltà erano iniziate un anno dopo, quando Filippo era stato licenziato dal lavoro a causa della sua lunga assenza, e quando, un febbraio dopo l'altro, tutti i datori si mostravano molto poco comprensivi, avevano deciso di comune accordo che la loro era una coppia abbastanza avanzata per far sì che Giulia lavorasse, aveva appena ottenuto la cattedra di storia e italiano al liceo, e Filippo si occupasse delle faccende di casa. Per nove mesi l'anno, per lo meno.

E dopo quasi vent'anni da quel giorno di maggio, con tutte le crisi, i mesi di depressione, i farmaci, i figli tanto desiderati e mai avuti e i normali problemi che possono esserci in una coppia, Giulia non si era pentita una sola volta di quel .

Dopo aver aiutato Filippo a mangiare, aver cenato lei stessa e lavato i piatti, Giulia prende le lenzuola pulite dall'armadio; per qualche motivo cambiarle di sera è meno problematico, come pure convincere l'uomo ad entrare nella vasca.

-Amore, sei pronto?- chiede Giulia, ricevendo solo un vago borbottio di risposta.

Filippo si lascia guidare fino in bagno e si siede sul water dal coperchio abbassato, i gomiti sulle ginocchia e la testa retta dalle mani, in attesa che Giulia riempia la vasca per metà e lo aiuti a spogliarsi, a entrare in acqua e lo lavi raccontandogli la sua giornata.

-Ti ricordi Lorenzo? Te ne ho parlato ogni tanto.- dice la donna, strofinandogli piano il collo e le braccia. -Vi somigliate tanto, fisicamente e caratterialmente. Anche lui è un gran testone per quanto riguarda la scuola, sai? Oggi gli ho parlato di te...- pronuncia le parole cautamente, sentendo Filippo irrigidirsi appena. -Non volevo farlo, ma quando l'ho guardato... Aveva i tuoi stessi occhi, capisci? Lo stesso sguardo che avevi tu a diciassette anni.-lo stesso sguardo che adesso non hai più, neanche quando stai bene pensa rassegnata.

-Abbiamo finito?- chiede Filippo atono.

-Sì amore, ecco.- Giulia apre lo scarico della vasca e sciacqua l'uomo con la doccia mobile; i capelli glie li laverà domani sera, è già una procedura difficile di per sé, stasera è anche irritato... no, irritato sarebbe già un traguardo. È lievemente infastidito, ecco.

Quando Filippo è di nuovo vestito lo fa sedere sulla sedia della scrivania, mentre lei cambia lenzuola e federe, poi lo aiuta a ridistendersi, indossa il pigiama e si infila nel letto anche lei.

-Buonanotte.- gli augura, allungando la mano a prendere la sua, che non ricambia la stretta.



La mattina seguente, quando la campanella delle undici ha suonato l'inizio dell'intervallo, Giulia esce dalla classe ormai quasi vuota, lasciando a Lorenzo la privacy per rispondere all'invito di Eleonora.

Dì di sì ragazzo mio, dì di sì pensa la donna, prendendo un caffè alla macchinetta automatica. Te l'ho detto anch'io che ti farebbe bene studiare con qualcuno, accetta il suo invito.


Quando, alle una del giorno successivo, Giulia vede Lorenzo ed Eleonora camminare in direzione del parco con un pezzo di pizza in mano a fare da pranzo, è consapevole di star assistendo alla nascita di qualcosa. O almeno lo spera.






Angolo autrice


Ho provato a trattare un tema un pochino più serio stavolta, in origine doveva essere una long, ma non avrei fatto altro che “allungare il brodo”, come si suol dire.

Le informazioni per trattare la depressione di Filippo sono state prese da Wikipedia, dal personaggio di Fariba in “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini e dall'esperienza di un mio conoscente.


Partecipante al "Grazie all'amore" contest di Armony! nel forum di Efp, poi giudicata da La Triade di Fa92
QUARTA CLASSIFICATA
Skyisblueck con Wake Me Up When April Ends
STILE: 5/5
STRUTTURA: 5/5
ORTOGRAFIA, SINTASSI E LESSICO: 8/10
ATTINENZA AL TEMA: 15/15
CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGIO: 14/15
ORIGINALITA’: 9/10
GRADIMENTO: 5/5
PROMPT UTILIZZATO: LICEO -> 9.75
TOT: 61/65

STILE
Skyisblueck la tua storia presenta una composizione completa, rigorosa e con una padronanza delle strutture morfosintattiche efficace. Inoltre la coerenza con la trama è ben presente, ci sono due coppie, Filippo è colui che l’ancora di salvezza l’ha già trovata, mentre per Lorenzo il problema è molto meno grave, ma il parallelismo tra le due coppie è azzeccatissimo. Corretto uso della punteggiatura se non una virgola latitante come hai visto nella correzione. Lessico adeguato alla storia, presente anche correttamente nel parlato.
Voto 5

Struttura
La struttura della tua storia è pertinente con la scelta della longfic per il contest, i periodi sono corretti ed efficaci, rendendo la lettura semplice e piacevole. Non è presente una struttura base; introduzione, svolgimento e conclusione, ma la composizione strutturata non viene danneggiata.
Voto 5

Sintassi, ortografia e lessico
Riguardo alla sintassi, i periodi sono legati correttamente tra loro, non hai usato preposizioni ridondanti o scorrette. L’ortografia invece viene penalizzata per un errore di coniugazione, “…in attesa che Giulia riempa…” e per un semplice errore di trascrizione. Il lessico invece è perfetto, hai saputo essere coerente con le strutture lessicali, fin da subito adatte alla trama.
Voto 8

ATTINENZA AL TEMA
Hai seguito con autonomia e rigore la consegna, imbastendo una storia a filo doppio, e questo è stato molto tenuto di conto.
Voto 15

CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGIO
E’ presente, nonostante le poche pagine, una forte componente introspettiva dei personaggi, sembra di vedere Giulia che lotta ogni giorno per non arrendersi, Filippo nella sua prigione fatta di ricordi e depressione, Lorenzo che deve uscire dalla timidezza e la ragazza innamorata ma troppo sensibile forse per dirglielo.
Voto 14

ORIGINALITA’
Prendi molti punti per l’originalità di inserire due coppie nella storia breve da te composta, la trama non è banale ma efficace per l’obbiettivo. Il copione, per quanto simile ad altre storie non è già visto, la presenza di due amori, uno già vissuto, l’altro che deve nascere e la depressione post guerra in Italia, e non come sempre in paesi anglosassoni, portano a premiarti.
Voto 9

GRADIMENTO PERSONALE
Storia che ti lascia sul volto un sorriso amaro. Bellissima trama e ottima costruzione morfosintattica. Testo coeso in tutte le sue parti. I sentimenti e l’amore di questa fic meritano davvero tanto. Hai saputo mettere d’accordo tutti e tre i giudici anche per l’ottima e sintetica caratterizzazione dei personaggi.
Voto 5

Valutazione sul prompt
Anche se avresti dovuto utilizzare l’università, l’ambientazione modificata in liceo è azzeccatissima per la storia complimenti per la padronanza nell’uso del prompt.
VOTO 9.75/10


I personaggi mi appartengono tutti, il titolo è una libera modifica del brano dei Green Day “Wake me up when September ends”. Storia scritta senza fini di lucro, non rappresenta fatti o persone realmente esistenti o esistiti (per quanto ne so io, almeno).
Il banner è stato realizzato dalla pagina Jess Graphic di Facebook.

   
 
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