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Autore: Daenerys_Snow    14/06/2012    16 recensioni
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- Non dovresti farlo sai?
- Lasciami stare!
- No, non devi farlo Karen… ti stai rovinando la vita per qualcuno che non ti merita, capiscilo!
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shot dedicata a tutti i miei amici su EFP. buona lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘Sei il fratello maggiore che non ho mai avuto’

 
E così, anche questa mattina, mi ritrovo nel mio adorato letto a pensare a quella frase che ho detto ad una persona per me speciale.
Mi giro e la sveglia mi segna le 8.30; neanche stanotte ho dormito troppo.
Mi alzo lentamente, prendendo le infradito nere e oro, sistemandomi bene il pigiama, composto da un pantaloncino coloratissimo e una magliettina grigia chiara. Ci manca poco che inciampo in uno dei cuscini che in genere si trovano sul mio letto, uno di quelli piccoli e strani, come ad esempio questo: ha il manto di un giaguaro.
Non ho voglia di mettermi gli occhiali, e così, dopo aver fatto colazione, essermi lavata e vestita, mi metto le lenti a contatto, che abitualmente fanno i capricci per applicarsi.
Metto un po’ di matita nera, ed un tocco di fard. Saluto mamma e mio fratello velocemente, aprendo la porta e precipitandomi giù al portone di casa. Controllo per la terza volta se dentro alla borsa c’è il portafogli con dentro la tessera per l’auto.


[…]

L’aria è fresca, nonostante siamo in estate. Mi siedo sotto ad un albero, un pesco. Mi slego i capelli legati in una coda bassa che mi arriva oramai al fondoschiena; piego le ginocchia verso il mio volto, che appoggio su di esse, con le braccia intorno. Chiudo gli occhi, sentendo tutti i rumori attorno a me, anche, forse, per localizzare la sua voce; so che è impossibile, ma a me manca. Riapro gli occhi e vedo tutto nero, a causa della mia posizione. Ma so che quel buio che vedo, non c’è solo per questo motivo, ma anche perché lo sento dentro, lo vedo ogni volta che lo penso.
Alzo la testa e cerco di guardarmi attorno senza fare gesti troppo veloci: la testa mi fa un male cane, e non riuscirei a stare in piedi se facessi qualche movimento brusco.
Incrocio le gambe a terra e passo sopra un dito, poi l’intera mano destra.
‘Troppo grandi queste cosce…’, il mio abituale pensiero, ‘… non posso farmi vedere così: sono orrenda!’.
Conficco le unghie nella carne morbida delle gambe ed un dolore atroce si incomincia a far sentire. Non m’importa. Il sangue si fa spazio fra le mie dita, ma tanto non ha importanza.
 
-      Non dovresti farlo sai?
-      Lasciami stare!
-      No, non devi farlo Karen… ti stai rovinando la vita per qualcuno che non ti merita, capiscilo!
 
Ancora quelle parole. Quanto tempo è passato oramai? Tanto, forse mesi interi. Eppure sembra solo ieri che io e Mirko abbiamo litigato tanto irruentemente da non parlarci più.
Mi manca… questo lo devo ammettere; sia chiaro: io ho fatto quel che ho fatto solo perché voglio piacere alla gente. Non ho un fisico bellissimo, quindi l’unica cosa da fare è non mangiare, e stare mai fermi. Ecco, ora sto sbagliando a stare seduta sotto a questo pesco.
Lascio piano piano la coscia, e dei piccoli tagli fanno sgorgare solo che sangue. Stavolta sono davvero profondi, e non so cosa dire a mia madre quando tornerò a casa.
I pantaloncini neri si stanno per macchiare, e perciò decido di alzarmi ed arrivare alla fontanella più vicina, per darmi una sciacquata. Cammino piano, anche perché magari attiro l’attenzione di qualcuno qui intorno. In effetti sono solo le 9.00 del mattino, ma non si sa mai.
L’acqua è gelida, e le ferite fanno davvero male al contatto con essa. Mi piego in avanti per berne un po’, quando vedo un’ombra dietro di me. Socchiudo gli occhi, e noto che questa sagoma nera a terra scappa via. Non mi giro subito: un minimo di vantaggio glielo voglio dare!
Mi volto, e non vedo nessuno. Non mi frega niente: incomincio a correre veloce e torno vicino al pesco di prima. Metto una mano sull’albero e prendo un respiro profondo. Guardo le gambe ancora rossastre: non fanno tanto male dopotutto. Continuo a correre, stavolta verso il centro del parco in cui mi trovo: una distesa di verde immensa, con in mezzo un boschetto, più che altro un gruppetto di alberi più intenso degli altri intorno.
Mi addentro, e rivedo quell’ombra assurda. La inseguo, e stavolta non la lascio fuggire via. Non voglio.
Non so bene se poi riuscirò ad uscirne, lo spero con tutta me stessa. Corro, senza mai fermarmi. Ma qualcuno lo fa.
Ora che mi ci avvicino… ehi, ma è un’ombra. Non ha un proprietario come mi aspettavo. Ho le allucinazioni, ne sono certa.
Mi sto per rigirare, quando mi sento chiamare.
-      Karen, vieni!
Ma cosa vuole da me?
-      Chi sei, e dove sei? – Chiedo un po’ stralunata.
Nessuna risposta: perfetto, sto male. Mi è fuoriuscito troppo sangue, mancanza di globuli rossi sarà.
Corro via, ignara del fatto che qualcuno mi stia seguendo. O forse più di uno…
L’albero di pesco credo sia la mia salvezza. Mi sento osservata, quasi seguita. Tocco quella corteccia, la stessa che quasi un anno fa ha assistito ai giochi miei e dei miei amici.
Mi siedo a terra e un leggero venticello mi scompiglia i capelli castani. Forse è il caso di non pensare più al passato, nonostante ciò che ha riportato al presente non sia di mio gradimento.
Chiudo gli occhi, ed ascolto tutti i suoni attorno a me. Poi, ad un certo punto, smetto anche di sentire; per poi addormentarmi in un sonno tanto profondo da non farmi accorgere di certe presenze accanto a me.

 
-      Karen, ci sei? – Mirko la sta cercando da ore, ormai, ma nessuna traccia della sua amica.
-      Ehi, sono qui! Aspetta due minuti, che esco dal bagno. – Gli risponde quella dall’altra stanza.
-      Ok, ti aspetto.
Il ragazzo di 19 anni cammina a passo lento per la camera da letto colorata di un lieve lilla. Sul letto ci sono 3 cuscini in più, tutti colorati, assieme ad un peluche. Su delle mensole ci sono diverse foto di una bambina dai 3 ai 9 anni con un bel sorriso stampato in volto; e per finire, sulla scrivania è presente un quaderno con migliaia di riflessioni, appunti e frasi romantiche.
In molti si chiedono come sia possibile una cosa tanto assurda: Karen, una ragazza tanto forte e determinata, ‘vive’ in quella camera tanto ‘femminile’ e ‘dolce’.
-      Eccomi! Scusami per il solito ritardo! – Esce dal bagno una ragazza dai capelli castani sciolti. Tra questi un cerchietto con migliaia  paillettes; poi dei jeans attillati strappati e una maglia molto, forse troppo, scollata; per finire un paio di scarpe col tacco 15.
Mirko non le leva gli occhi di dosso, il tutto con la bocca spalancata.
-      Ehi, ricorda che ho 15 anni: ti prenderanno per pedofilo, sai?! – Dice lei scherzosamente mentre prende la borsetta sbrilluccicante.
-      Non ti fisso per quello, stupida!
-      Sei arrabbiato, forse? – Chiede ora un po’ preoccupata per il suo amico.
-      Ma ti sei vista? Dove vai conciata così, Karen? – Un rimprovero, le pare tale detto in quella maniera.
-      Che c’è di male?! Ho solo… modificato un po’ il mio look. Non è…
-      No, non è strepitoso! Ma… tu non ti vesti così, e mai l’hai fatto in passato. Che ti è successo, eh? Possibile che non ti posso lasciare per 2 giorni sola senza sentirmi che combini casini?
-      Ehi, tranquillo. Guarda che è una mia decisione: nessuno mi sta obbligando.
-      Perché lo stai facendo? – Le si avvicina, cerca di capirla, ma proprio non ci riesce.
-      Perché… io mi sento, anzi, sono grassa! Magari vestendomi così e non mangiando per un po’, un bel po’, non si nota più.
-      Chi te l’ha detto che sei grassa? – Una faccia impassibile.
-      Lo so, lo vedo, Mirko. Ma dai, su! Guardami: sono orre…
-      No, cavolo, Karen! Non lo sei, mettitelo in quella testolina! E poi… scusa, ma le altre non le senti più? Non ci parli?
-      Ma sì, è solo che magari… non sempre, ecco. – La ragazza si gira. Sta mentendo, e non riesce sempre in ciò: non sente né Melissa, Sofia, Lucreh, Simo né le altre da settimane, oramai.
-      Perché, perché stai cambiando? Sai di essere bella!
-      No, non lo sono! – Si gira urlando. – Ora sei tu che non capisci: io non mi piaccio! Sono brutta: ho la faccia tonda, le cosce grandi ed i fianchi pure. Non vado bene, perciò mi devo dimagrire, e magari… se mi vesto in questo modo sembro anche più magra.
-      Non ti capisco, hai ragione! Però, sappi una cosa…
-      Che c’è? – Chiede Karen irritata.
-      Quella che io adoro, quella che considero la mia piccola sorellina… non è la persona che ho davanti!
Una fitta nel cuore. Sembra quasi un addio, detta così.
-      Che… vuoi dire, scusa? Non mi vuoi… più bene?
-      Io… - Il ragazzo va verso la porta. – Non ho detto questo. Ma che… non ti riconosco.
Un rumore. La porta sbatte violentemente, assieme a tante lacrime sul pavimento. Forse… quest’ultime fanno pure più rumore.
 
Apro gli occhi, leggermente sudata. Cavolo, era solo un incubo. Menomale!
 

‘Sei il fratello maggiore che non ho mai avuto’

 
Ancora quella frase. Uffa, quand’è che smetterò di pensare a lui?
Mi guardo attorno. Non c’è nessuno. Mi alzo e mentre cammino per tornare a casa mi rendo conto, penso.
Ciò che è successo pochi giorni fa con Mirko, non doveva accadere. Non dovevo dirgli quelle cose, non dovevo fare certe cose. Sì, magari non sono perfetta, né la più bella del mondo; però sono vera.
Agli altri non basta, gli altri vogliono il top del top. Non glielo so dare, non so essere carina o stupenda quanto le mie coetanee, lo so. Ci ho provato, e ho fallito. Ritenterò? Boh.
Però, se devo per questa causa perdere i miei migliori amici, bhè… preferisco essere la ragazza più brutta del mondo. Prima loro, e a me mancano da morire.
Mirko, Melissa, Sofia, Simona, Lucrezia… loro contano, e spero che anch’io per loro conti, almeno un po’.
Non sono brava a chiedere perdono. Spero che accettino le mie scuse. Desidero ancora una volta poterli abbracciare, poter dire loro ‘Ragazzi, vi voglio bene’.
 
 
-      Ehi, ma avremo fatto la cosa giusta, facendole ricordare, forse farla sentire in colpa? – Chiede una ragazza non troppo alta ad uno più grande vicino.
Le altre tante ragazze guardano con curiosità i due che scambiano informazioni sulla ragazza appena corsa via a scusarsi con i suoi amici.
-      Bhè… se capirà dove ha sbagliato, credo proprio di sì.

 
 


Spazio Autrice

Ciao, ragazze e ragazzi.
So che non aggiorno da una vita, forse anche più. So che non recensisco mai, e che non leggo nemmeno una OneShot. Diciamo che in certi momenti ultimamente volevo sparire dalla faccia della terra, quindi… pietà, chiedo solo questo.
Questa che, spero, avete letto è una OneShot speciale: è dedicata a tutti i miei amici di EFP, ed il perché lo potrete immaginare da soli. Non so bene come la prendiate: sono assente forse da un mese, e mi mancate, sul serio. Questa storia è quasi una ‘richiesta’ di perdono. Spero solo vi sia piaciuta.
Tanti baci ed abbracci,
la vecchia Blood_Eyes_Karen, alias Beatrice.
  
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