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Autore: Kizuna    14/06/2012    2 recensioni
[…]Era la stessa persona che, adesso, ogni mattina, gli dava il più orribile del buongiorno nel migliore dei casi e nel peggiore non glielo dava proprio, sprizzando superiorità da ogni poro con tutto il carattere di merda che si ritrovava.
Era Sasuke.
Ed era lì.
Era la prima volta, dopo il ritorno del moro, che assistevano insieme al passaggio al nuovo anno e Naruto si sentì incredibilmente fregato da una banalissima febbre. Non avrebbe certo sperato in nulla di tanto diverso dallo stare nella stessa casa, nella stessa stanza, sullo stesso divano e il silenzio nell’aria a fungere da musica per le loro orecchie. E avrebbe continuato a godere di quel contatto ancora a lungo, ma restare a fissarlo, stordito e madido di sudore, gli faceva incredibilmente male.[…]
[Sasuke/Naruto]
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Premessa - Sì, lo so. Siamo a Giugno  e questa storia era stata pensata per la festività di Capodanno, ma non mi andava di aspettare fino al prossimo Dicembre per pubblicare. Non ha un senso, non ha una trama, ma non nascondo di essermi un po’ emozionata scrivendola. Perché è incredibile l’effetto che mi fanno questi due: Sasuke e Naruto rappresentano davvero l’essenza del manga.

Sarei ben lieta di ricevere vostre opinioni - perché, sì, ci vogliono quelle per motivare uno scrittore, è risaputo -.

Grazie a chiunque leggerà o anche solo per aver aperto la pagina.

 

 

DisclaimerI personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Masashi Kishimoto e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

~~    Fever   ~~

 

 

 

 

 

Naruto aveva sempre pensato che quel cocciuto brontolone del suo compagno fosse folle, ma mai avrebbe creduto di poterlo inserire tranquillamente nella categoria dei più sfigati.

Non che trovasse l’idea di stare lì a fargli da balia particolarmente allettante, ma forse il biondo aveva provato per un attimo un briciolo di pena quando aveva realizzato che Sasuke sarebbe stato costretto ad assistere il passaggio all’anno nuovo in un letto, febbricitante.

Aveva provato, Naruto, a modificare i programmi e a convincere il moro ad accettare l’ospitalità di Sakura e compagnia bella a casa propria – per lo meno per evitare di fargli mettere il naso fuori dall’appartamento e prendere freddo – ma egli aveva prepotentemente rifiutato con l’aggiunta di una minaccia di auto esilio dalla propria abitazione.

E, per qualche assurdo motivo – pur sapendo che avrebbe potuto invadergli la casa in compagnia di un certo numero di scellerati contro la sua volontà -, Naruto non se l’era sentita di fargli quel torto. E chi l’avrebbe sentito, poi…

Pensò seriamente che si fosse potuto addormentare, quando superò la soglia della porta e, spostando il peso del proprio corpo sullo stipite, lasciò vagare i propri occhi alla ricerca di un contatto visivo. Ma quando constatò che Sasuke non fosse in grado nemmeno di tenere gli occhi socchiusi e la fronte rilassata, si accigliò davanti alla realizzazione dell’evidente aumento di temperatura.

«…’olpa tua...»

«…’zza di situazione…»

«…’stretto a far da balia al Teme…»

«…’s’ke.»

Probabilmente era il botto di fuochi d’artificio proveniente da tutto il vicinato a privarlo della facoltà di distinguere i suoni dovuti al chiasso fuori luogo di quello che doveva essere il Dobe – perché solo lui si era trasferito in quella casa troppo grande per un’unica persona e solo la sua voce era in grado di dare così tanto alla testa anche quando si trattava di un basso borbottare -, oppure quella compressione della propria testa in una morsa più ferrea di quanto non avesse mai constatato sul campo di battaglia e comunemente denominata febbre.

Fatto sta che Sasuke riuscì finalmente a schiudere le palpebre.

E non si sa se fosse dovuto ai giochi di luce accecante o all’irritante botto che improvvisamente veniva scatenato, tuttavia Sasuke aveva sempre detestato profondamente i fuochi d’artificio.

Abbandonò il corrugamento della fronte per assumere il cipiglio di chi non capisce niente di ciò che lo circonda e, nell’incapacità di fare qualcosa come roteare semplicemente gli occhi, mostra tutta l’intenzione di continuare a fregarsene. Naruto non se ne curò più di tanto, continuava solo a lamentarsi per la piega che la celebrazione di quella festività che lui tanto ammirava avesse inspiegabilmente preso. Arrivò persino a dire con sfrontatezza che molto probabilmente il genio avesse di proposito evitato di coprirsi meglio con il tempaccio che vigeva durante le loro ultime missioni.

Ad ogni modo, Sasuke cercò di ignorare quel dito imbrunito puntatogli contro e quella voce starnazzare in modo terribilmente irritante e borbottare qualcosa che giungeva sempre incompleto e poco chiaro alle sue orecchie, sovrastate dal peso di quell’assurdo giramento di testa. Puntò i gomiti sul futon, palesando il chiaro intento di issarsi con le sue forze.

«Taci.» riuscì a dire a denti stretti, combattendo il desiderio di arrendersi a quella forza neutra e misteriosa che voleva il suo capo nuovamente inchiodato al cuscino.

L’altro sembrò leggermente accigliarsi, ignorando il gemito che gli sentì emettere quando, stringendo con le dita il tessuto della coperta, riuscì a tirarsi del tutto su.

Se glielo avessero chiesto, Naruto non avrebbe saputo spiegare il motivo per cui nell’immediato futuro scattò in avanti e gli afferrò una spalla.

Non si premurò nemmeno di irrigidirsi a quel contatto, Sasuke; probabilmente non lo percepì neanche, avvolto solo dal torpore febbrile. Portò una mano a coprirsi l’occhio destro col palmo e strinse gli occhi, poi li schiuse debolmente, esattamente come le labbra di Naruto mentre lo fissava quasi incantato. Poi il biondo socchiuse le palpebre con amarezza, non appena lasciò scorrere una mano sulla fronte ampia e bollente di Sasuke, scostando la frangia che gli oscurava il viso.

E avrebbe giurato, Naruto, di averlo visto chiudere nuovamente le palpebre ed abbandonare la propria fronte scottante contro la pelle fresca della propria  mano, come se avesse realmente bisogno di qualcuno o qualcosa che lo reggesse.

«Sei così dannatamente debole… Sas’ke

Gli sfuggirono distrattamente quelle sillabe appena sussurrate. Forse era una fortuna che l’altro non l’avesse udito, ma probabilmente Naruto ignorava il semplice fatto che, anche se avesse colto il suo sussurro, in mancanza di forze e lucidità Sasuke non avrebbe reagito proprio in nessuno dei modi che si aspettava.

Dov’era finita quell’aria di altezzosità palesata da quel naso vagante in modo così arrogante all’insù? E, no, Naruto non riusciva proprio a fare l’abitudine alla mancanza delle sue usuali risposte velenose.

Inspirò profondamente, trattenendo la stessa amarezza di poco prima. Col senno di poi si sarebbe guardato allo specchio e regalato uno schiaffo ben mirato per cancellare seduta stante quell’espressione che nulla aveva a che fare con la piega che la sua vita aveva preso sin da allora, sin da quando aveva smesso di girare il mondo perché tutto ciò di cui aveva bisogno era lì, in quello stesso letto, a conservare il contrasto che il bollore della sua pelle esercitava su quella piacevolmente fresca della propria mano. Ed era la stessa persona che diverse volte era stata sul punto di ucciderlo, in maniera quasi monotona, per mezzo di quel bagliore blu dal suono simile allo stridio di mille falchi che sembrava gridare e chiedere disperatamente di perforare le sue carni. Era la stessa persona che, adesso, ogni mattina, gli dava il più orribile del buongiorno nel migliore dei casi e nel peggiore non glielo dava proprio, sprizzando superiorità da ogni poro con tutto il carattere di merda che si ritrovava.

Era Sasuke.

Ed era lì.

Era la prima volta, dopo il ritorno del moro, che assistevano insieme al passaggio al nuovo anno e Naruto si sentì incredibilmente fregato da una banalissima febbre. Non avrebbe certo sperato in nulla di tanto diverso dallo stare nella stessa casa, nella stessa stanza, sullo stesso divano e il silenzio nell’aria a fungere da musica per le loro orecchie. E avrebbe continuato a godere di quel contatto ancora a lungo, ma restare a fissarlo, stordito e madido di sudore, gli faceva incredibilmente male.

Si sentì quasi in colpa quando serrò la mascella per allontanare la mano e colse quella nota di disappunto negli occhi di un Sasuke troppo debole per premurarsi di celarla.

«Non perdo tempo neanche a misurartela. E’ chiaro che la febbre sia aumentata.»

Gli occhi onice che fissavano un punto indefinito del piumone pesante gli davano modo di realizzare quanto anche quella volta il moro fosse stato sordo ad un suo intervento.

Soltanto quando percepì un movimento titubante di rotazione di tutto il suo corpo, Sasuke puntò finalmente i propri occhi stanchi sulla schiena che ora Naruto gli rivolgeva e capì che stava per lasciare la stanza.

«Perché non sei andato con loro?»

Curioso come la voce di Sasuke riuscisse a risultare così incredibilmente affilata come una lama persino in una condizione di agonia interiore bellamente celata. Curiosa la precisione con cui quella lama, quando scagliata, centrasse sempre in maniera infallibile il punto desiderato del bersaglio. E curioso il modo eccessivo in cui Naruto si irrigidì di colpo, bloccandosi sul posto.

Era sempre così.

Quando a parlare era lui.

Voltò soltanto il viso, il corpo rimase immobile.

«Non hanno voluto organizzare più niente, mancava l’elemento più importante:» sì voltò completamente, di scatto, ed assunse la tipica posa di Uzumaki Naruto con le mani posate sui fianchi e quel ghigno di superiorità che proprio non gli apparteneva «Parlo del sottoscritto, ovviamente.»

Dal canto suo, Sasuke non lo guardò neanche: chiuse gli occhi e sospirò.

«Allora riformulo la domanda: perché non avresti accettato di andare con loro, di grazia?»

L’altro si ricompose, incrociò le braccia al petto, offeso, e voltò il capo di lato «Tsè! E lasciarti solo… in quelle condizioni, poi? Chi sa quale pazzia avresti fatto.»

«E’ soltanto una stupida febbre.»

Percepì chiaramente lo sguardo accigliato di Naruto su di sé, ma non aveva né la voglia né la forza di incrociarlo.

Un secondo dopo, il biondo sbuffò, rilasciando pesantemente le braccia lungo i propri fianchi. Si avviò verso il piccolo mobile in legno bianco posizionato proprio di fronte al futon del genio.

«Va beh, dato che sei ridotto così male, vediamo cosa c’è in tv.»

«Che vuoi che ci sia, solo stupidi film sul Natale…»

«Pensa quello che vuoi, Teme. A me l’atmosfera natalizia piace molto… e anche il Capodanno.»

«E’ giusto. Col casino che fai di solito, per forza devi amare tutti questi botti…» sobbalzò e si portò una mano sulla fronte quando un altro improvviso fuoco d’artificio lo colse impreparato.

Il risentito, dal canto suo, lo fulminò con lo sguardo «Non credo tu abbia molta scelta.» pigiò diverse volte un unico tasto per scorrere i canali.

Colto da un'altra fitta terribile alla testa, Sasuke si dimenticò di rivolgergli un’occhiataccia per il semplice fatto che stesse facendo di capa sua, ignorandolo, e si lasciò nuovamente cadere all’indietro.

«Non voglio guardare la tv.»

Più capriccioso di un bambino. Naruto si impose di contare fino a dieci e, intanto, realizzò che quando Sasuke non stava bene - e, no, non solo fisicamente - le conseguenze gravavano solo a danno degli altri.

Quando ne ebbe abbastanza di girare i canali, sbuffò mandandolo mentalmente al diavolo e si andò ad accomodare seduto a gambe incrociate accanto a lui. Sì, era ben consapevole del fatto che il moro non stesse minimamente calcolando lo schermo, ma almeno si udiva qualche voce in quella casa, al di là dei botti provenienti dall’esterno.

Quando spostò gli occhi su di lui si accorse che aveva voltato leggermente il capo dall’altra parte e aveva chiuso gli occhi. Si ritrovò a chiedersi se se la sarebbe presa se gli avesse confessato di avergli mentito poco prima. Perché, sì, che gli avesse raccontato una bugia bella e buona era palese: Naruto era circondato da compagni fin troppo ipocriti – Kiba in primis – per premurarsi del rapporto neanche troppo eccelso che avevano col genio. In poche parole, a loro poco importava.

Nell’immediato futuro sorrise tra sé e sé, dandosi dello stupido: avevano tutto il diritto di festeggiare, semplicemente lui si era astenuto. Perché un brontolone troppo cocciuto gli avrebbe sputato in un occhio pur di non ammettere di aver bisogno di qualcuno.

«Voglio i bagnoli

Eccolo. La voce uscì dalle labbra pallide ovattata e melliflua, sebbene ben udibile per Naruto, ma il teme era riuscito persino in quell’istante ad impostarle un tono di egoistico comando.

Fu un istante impercettibile in cui Naruto strabuzzò gli occhi, più per sorpresa per quella indiretta richiesta che per altro, e si sarebbe volentieri rivolto a lui brusco mettendo in chiaro di non dargli ordini, ma l’intenzione svanì sul nascere quando si accorse che ora i suoi occhi onice erano socchiusi.

Incespicò per un momento, indeciso sul da farsi.

Cinque minuti dopo, era al piano inferiore a riempire una bacinella con dell’acqua e del ghiaccio ripetendosi ad alta voce che lo faceva soltanto per non avere il teme sulla coscienza.

Immerse il panno nell’acqua e strizzò forte per far sgocciolare l’acqua in eccesso; esitò un attimo, prima di posare il pezzo di tessuto freddo sulla fronte bollente del ragazzo.

«E’… freddo?» chiese, incerto, quando notò che il moro aveva impercettibilmente contratto i lineamenti del volto per il contrasto della propria pelle bollente con la freschezza del panno.

«Va bene così.» si rilassò, ad occhi chiusi, trovando in quel contatto soltanto del beneficio.

«Sicuro?»

«Va bene così.» ripeté.

«Aspetta, forse posso intiepidir-»

«Ho detto che va bene così!»

La vena sulla tempia del biondo non tardò a pulsare «Ho capito, razza di teme, non c’è bisogno di essere acido!»

Sasuke fu sul punto di fargli notare che era arrivato a ripetersi ben due volte ma un’altra improvvisa fitta alla tempia glielo impedì. Si limitò a trapassarlo con lo sguardo.

 

Neanche un paio di minuti più tardi, l’effetto rinfrescante era già svanito e Sasuke non ne poté più dei sospiri annoiati di quella specie di cane che aveva affianco.

Sollevò le palpebre, si tolse con stizza il panno dalla fronte tuffandolo nella bacinella d’acqua accanto a sé e, con un colpo di reni, si sollevò col busto a sedere, premendosi una mano sulla tempia per il giramento che il movimento improvviso comportò.

Se fosse stato qualcun altro, Naruto avrebbe rabbrividito per l’occhiata gelida che ricevette quando, nell’immediato futuro, aveva provato a farlo rimettere giù.

Spense la tv e lanciò lontano il telecomando per alzarsi anche lui e dedicarsi ad agitare un pugno in aria mentre rimproverava il Teme. Assunse poi l’aria da finto indifferente, scattando con il mento di lato e guardandolo di tanto in tanto con la coda dell’occhio: il genio barcollò non poco, nel percorso che lo separava dal davanzale della finestra. Riuscì ad appoggiarvisi; premette forte due dita sulla fronte e strinse gli occhi, mentre le sopracciglia gli tremavano. E Naruto sbuffò vedendolo eclissarsi dietro la tenda.

«Così non ti scenderà mai… Teme.» bisbigliò il jinchuuriki avvicinandosi piano.

«Sto benissimo...» fu il ringhio del genio.

Quando gli fu vicino, probabilmente fu perché la sua attenzione fu catturata dal meraviglioso gioco di colori che si abbatteva nel cielo. Fatto sta che Naruto si rende conto solo dopo che il genio aveva poggiato la fronte sulla propria spalla. Non lo afferrava, si sosteneva e basta.

Ma la stanchezza che Naruto lesse in quel gesto - no, non solo a causa della febbre - lo indusse a bisbigliare qualcosa di amaro, celato dalla sua innata capacità di mescolarvi del sarcasmo ottimamente dosato.

«Eh! Che razza di regalo sarebbe questo… Mi fai sentire male anche solo ad augurarti Buon Anno, teme.»

Non si stupì quando lui non rispose.

 

«Sas’ke…» lo chiamò, a bassa voce.

«…»

«Rimettiti subito a letto.»

Sasuke dovette fare un certo sforzo per sollevare gli occhi verso quelli chiari di lui, nonostante sentisse la testa come schiacciata tra due pareti.

«Che fai… dai ordini?»

«Sta’ zitto.»

Un momento dopo fu il jinchuuriki ad affondare il viso nel suo petto e il genio sentì quella capoccia dorata borbottare qualcosa mentre sfregava in maniera infantile una guancia contro la stoffa della propria maglia. La stinse tra le dita e socchiuse le palpebre.

«Per domani devi essere guarito.» Praticamente glielo impose, come se dipendesse da lui. L’attimo dopo sentì la nuca scoperta bruciare per lo sguardo accigliato che gli fu rivolto.

«Può anche darsi che domani stia meglio, ma se continui a starmi così appiccicato non posso garantire lo stesso per te.»

Col senno di poi, avrebbe giurato di averlo sentito soffocare un risolino tra la stoffa del tessuto che ancora stringeva tra le mani.

Non gli importava che, andando avanti in quel modo, si sarebbe assicurato l’Epifania in un letto bollente, ribaltando i ruoli col genio.

Non gli importava, e basta.

Quando sentì il moro sobbalzare per l’ennesimo, impetuoso fuoco d’artificio che gli fece saltare il cuore in petto, non riuscì a trattenere una risata più aperta e spontanea sentendolo imprecare tra sé e sé.

E un altro sguardo gelido gli trapassò la spalla.

 

«Staccati, adesso.»

 

E se non fosse stato per quell’ imperativo categorico così irritante e tremendamente degno di un Sasuke persino febbricitante, magari avrebbe anche potuto confessargli che in fondo gli era dispiaciuto che avesse dovuto trovarsi in una condizione fisica così precaria per poter permettere ad entrambi di trascorrere la notte di Capodanno in un altro modo.

Ma andava bene così.

 

 

 

 

 

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

 

 

 

 

 

 

 

Sakura si impose di contare fino a dieci prima di decidere di far urlare ulteriormente quell’idiota. No, non per le fitte alla testa per cui già stava starnazzando in quel modo terribilmente irritante, ma per il dolore che gli avrebbe procurato lei personalmente.

«Naruto!» tuonò acida rivolgendosi all’interpellato «Piantala di fare il bambino! Eri stato avvertito chiaramente. Adesso tienitela, la febbre!»

Lo ignorò mentre chiamava delirante il suo nome e, quando la ragazza lasciò la stanza, Naruto mise a fuoco la figura di Sasuke che si fermava poggiato allo stipite della porta a braccia conserte.

E quando lo vide sfoderare quell’odiosissimo ghigno che lo faceva impazzire in tutti i sensi, iniziò ad agitarsi nel futon. Già sapeva quello che stava per dire e giurò su tutti i tipi di Ramen che il Creatore gli aveva donato di prenderlo seriamente a pugni, non appena sarebbe guarito.

 

«Inizio a rivalutare perlomeno l’Epifania. Tu che ne pensi… Naruto

 

 

 

Fanculo, Teme

 

 

 

 

 

  
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