Premessa - Sì, lo so. Siamo a Giugno e questa storia era stata pensata per la
festività di Capodanno, ma non mi andava di aspettare fino al prossimo Dicembre
per pubblicare. Non ha un senso, non ha una trama, ma non nascondo di essermi un
po’ emozionata scrivendola. Perché è incredibile l’effetto che mi fanno questi due: Sasuke e Naruto
rappresentano davvero l’essenza del manga.
Sarei ben lieta di
ricevere vostre opinioni - perché, sì, ci vogliono quelle per motivare uno
scrittore, è risaputo -.
Grazie a chiunque
leggerà o anche solo per aver aperto la pagina.
Disclaimer – I personaggi non mi appartengono,
ma sono di proprietà di Masashi Kishimoto e questa storia è stata scritta senza
alcuno scopo di lucro.
~~ Fever ~~
Naruto aveva sempre pensato che
quel cocciuto brontolone del suo compagno fosse folle, ma mai avrebbe creduto di
poterlo inserire tranquillamente nella categoria dei più
sfigati.
Non che trovasse l’idea di stare
lì a fargli da balia particolarmente allettante, ma forse il biondo aveva
provato per un attimo un briciolo di pena quando aveva realizzato che Sasuke
sarebbe stato costretto ad assistere il passaggio all’anno nuovo in un letto,
febbricitante.
Aveva provato, Naruto, a
modificare i programmi e a convincere il moro ad accettare l’ospitalità di
Sakura e compagnia bella a casa propria – per lo meno per evitare di fargli
mettere il naso fuori dall’appartamento e prendere freddo – ma egli aveva
prepotentemente rifiutato con l’aggiunta di una minaccia di auto esilio dalla
propria abitazione.
E, per qualche assurdo motivo –
pur sapendo che avrebbe potuto invadergli la casa in compagnia di un certo
numero di scellerati contro la sua volontà -, Naruto non se l’era sentita di
fargli quel torto. E chi l’avrebbe sentito, poi…
Pensò seriamente che si fosse
potuto addormentare, quando superò la soglia della porta e, spostando il peso
del proprio corpo sullo stipite, lasciò vagare i propri occhi alla ricerca di un
contatto visivo. Ma quando constatò che Sasuke non fosse in grado nemmeno di
tenere gli occhi socchiusi e la fronte rilassata, si accigliò davanti alla
realizzazione dell’evidente aumento di temperatura.
«…’olpa
tua...»
«…’zza di
situazione…»
«…’stretto
a far da balia al Teme…»
«…’s’ke.»
Probabilmente era il botto di
fuochi d’artificio proveniente da tutto il vicinato a privarlo della facoltà di
distinguere i suoni dovuti al chiasso fuori luogo di quello che doveva essere il
Dobe – perché solo lui si era
trasferito in quella casa troppo grande per un’unica persona e solo la sua voce era in grado di dare
così tanto alla testa anche quando si trattava di un basso borbottare -, oppure
quella compressione della propria testa in una morsa più ferrea di quanto non
avesse mai constatato sul campo di battaglia e comunemente denominata febbre.
Fatto sta che Sasuke riuscì
finalmente a schiudere le palpebre.
E non si sa se fosse dovuto ai
giochi di luce accecante o all’irritante botto che improvvisamente veniva
scatenato, tuttavia Sasuke aveva sempre detestato profondamente i fuochi
d’artificio.
Abbandonò il corrugamento della
fronte per assumere il cipiglio di chi non capisce niente di ciò che lo circonda
e, nell’incapacità di fare qualcosa come roteare semplicemente gli occhi, mostra
tutta l’intenzione di continuare a fregarsene. Naruto non se ne curò più di
tanto, continuava solo a lamentarsi per la piega che la celebrazione di quella
festività che lui tanto ammirava avesse inspiegabilmente preso. Arrivò persino a
dire con sfrontatezza che molto probabilmente il genio avesse di proposito
evitato di coprirsi meglio con il tempaccio che vigeva durante le loro ultime
missioni.
Ad ogni modo, Sasuke cercò di
ignorare quel dito imbrunito puntatogli contro e quella voce starnazzare in modo
terribilmente irritante e borbottare qualcosa che giungeva sempre incompleto e
poco chiaro alle sue orecchie, sovrastate dal peso di quell’assurdo giramento di
testa. Puntò i gomiti sul futon, palesando il chiaro intento di issarsi con le
sue forze.
«Taci.»
L’altro sembrò leggermente
accigliarsi, ignorando il gemito che gli sentì emettere quando, stringendo con
le dita il tessuto della coperta, riuscì a tirarsi del tutto su.
Se glielo avessero chiesto, Naruto
non avrebbe saputo spiegare il motivo per cui nell’immediato futuro scattò in
avanti e gli afferrò una spalla.
Non si premurò nemmeno di
irrigidirsi a quel contatto, Sasuke; probabilmente non lo percepì neanche,
avvolto solo dal torpore febbrile. Portò una mano a coprirsi l’occhio destro col
palmo e strinse gli occhi, poi li schiuse debolmente, esattamente come le labbra
di Naruto mentre lo fissava quasi incantato. Poi il biondo socchiuse le palpebre
con amarezza, non appena lasciò scorrere una mano sulla fronte ampia e bollente
di Sasuke, scostando la frangia che gli oscurava il viso.
E avrebbe giurato, Naruto, di
averlo visto chiudere nuovamente le palpebre ed abbandonare la propria fronte
scottante contro la pelle fresca della propria mano, come se avesse realmente bisogno di
qualcuno o qualcosa che lo reggesse.
«Sei così
dannatamente debole… Sas’ke.»
Gli sfuggirono distrattamente
quelle sillabe appena sussurrate. Forse era una fortuna che l’altro non l’avesse
udito, ma probabilmente Naruto ignorava il semplice fatto che, anche se avesse
colto il suo sussurro, in mancanza di forze e lucidità Sasuke non avrebbe
reagito proprio in nessuno dei modi che si aspettava.
Dov’era finita quell’aria di
altezzosità palesata da quel naso vagante in modo così arrogante all’insù? E,
no, Naruto non riusciva proprio a fare l’abitudine alla mancanza delle sue
usuali risposte velenose.
Inspirò profondamente, trattenendo
la stessa amarezza di poco prima. Col senno di poi si sarebbe guardato allo
specchio e regalato uno schiaffo ben mirato per cancellare seduta stante
quell’espressione che nulla aveva a che fare con la piega che la sua vita aveva
preso sin da allora, sin da quando aveva smesso di girare il mondo perché tutto
ciò di cui aveva bisogno era lì, in quello stesso letto, a conservare il
contrasto che il bollore della sua pelle esercitava su quella piacevolmente
fresca della propria mano. Ed era la stessa persona che diverse volte era stata
sul punto di ucciderlo, in maniera quasi monotona, per mezzo di quel bagliore
blu dal suono simile allo stridio di mille falchi che sembrava gridare e
chiedere disperatamente di perforare le sue carni. Era la stessa persona che,
adesso, ogni mattina, gli dava il più orribile del buongiorno nel migliore dei
casi e nel peggiore non glielo dava proprio, sprizzando superiorità da ogni poro
con tutto il carattere di merda che si ritrovava.
Era Sasuke.
Ed era lì.
Era la prima volta, dopo il
ritorno del moro, che assistevano insieme al passaggio al nuovo anno e Naruto si
sentì incredibilmente fregato da una banalissima febbre. Non avrebbe certo
sperato in nulla di tanto diverso dallo stare nella stessa casa, nella stessa
stanza, sullo stesso divano e il silenzio nell’aria a fungere da musica per le
loro orecchie. E avrebbe continuato a godere di quel contatto ancora a lungo, ma
restare a fissarlo, stordito e madido di sudore, gli faceva incredibilmente
male.
Si sentì quasi in colpa quando
serrò la mascella per allontanare la mano e colse quella nota di disappunto
negli occhi di un Sasuke troppo debole per premurarsi di
celarla.
«Non perdo
tempo neanche a misurartela. E’ chiaro che la febbre sia
aumentata.»
Gli occhi onice che fissavano un
punto indefinito del piumone pesante gli davano modo di realizzare quanto anche
quella volta il moro fosse stato sordo ad un suo
intervento.
Soltanto quando percepì un
movimento titubante di rotazione di tutto il suo corpo, Sasuke puntò finalmente
i propri occhi stanchi sulla schiena che ora Naruto gli rivolgeva e capì che
stava per lasciare la stanza.
«Perché non
sei andato con loro?»
Curioso come la voce di Sasuke
riuscisse a risultare così incredibilmente affilata come una lama persino in una
condizione di agonia interiore bellamente celata. Curiosa la precisione con cui
quella lama, quando scagliata, centrasse sempre in maniera infallibile il punto
desiderato del bersaglio. E curioso il modo eccessivo in cui Naruto si irrigidì
di colpo, bloccandosi sul posto.
Era sempre
così.
Quando a parlare era
lui.
Voltò soltanto il viso, il corpo
rimase immobile.
«Non hanno
voluto organizzare più niente, mancava l’elemento più importante:»
Dal canto suo, Sasuke non lo
guardò neanche: chiuse gli occhi e sospirò.
«Allora
riformulo la domanda: perché non avresti accettato di andare con loro, di
grazia?»
L’altro si ricompose, incrociò le
braccia al petto, offeso, e voltò il capo di lato «Tsè! E
lasciarti solo… in quelle condizioni, poi? Chi sa quale pazzia avresti
fatto.»
«E’ soltanto
una stupida febbre.»
Percepì chiaramente lo sguardo
accigliato di Naruto su di sé, ma non aveva né la voglia né la forza di
incrociarlo.
Un secondo dopo, il biondo sbuffò,
rilasciando pesantemente le braccia lungo i propri fianchi. Si avviò verso il
piccolo mobile in legno bianco posizionato proprio di fronte al futon del
genio.
«Va beh, dato
che sei ridotto così male, vediamo cosa c’è in tv.»
«Che vuoi che
ci sia, solo stupidi film sul Natale…»
«Pensa quello
che vuoi, Teme. A me l’atmosfera natalizia piace molto… e anche il
Capodanno.»
«E’ giusto.
Col casino che fai di solito, per forza devi amare tutti questi
botti…»
Il risentito, dal canto suo, lo
fulminò con lo sguardo «Non credo tu
abbia molta scelta.»
Colto da un'altra fitta terribile
alla testa, Sasuke si dimenticò di rivolgergli un’occhiataccia per il semplice
fatto che stesse facendo di capa sua, ignorandolo, e si lasciò nuovamente cadere
all’indietro.
«Non voglio
guardare la tv.»
Più capriccioso di un bambino.
Naruto si impose di contare fino a dieci e, intanto, realizzò che quando Sasuke
non stava bene - e, no, non solo fisicamente - le conseguenze gravavano solo a
danno degli altri.
Quando ne ebbe abbastanza di
girare i canali, sbuffò mandandolo mentalmente al diavolo e si andò ad
accomodare seduto a gambe incrociate accanto a lui. Sì, era ben consapevole del
fatto che il moro non stesse minimamente calcolando lo schermo, ma almeno si
udiva qualche voce in quella casa, al di là dei botti provenienti
dall’esterno.
Quando spostò gli occhi su di lui
si accorse che aveva voltato leggermente il capo dall’altra parte e aveva chiuso
gli occhi. Si ritrovò a chiedersi se se la sarebbe presa se gli avesse
confessato di avergli mentito poco prima. Perché, sì, che gli avesse raccontato
una bugia bella e buona era palese: Naruto era circondato da compagni fin troppo
ipocriti – Kiba in primis – per premurarsi del rapporto neanche troppo eccelso
che avevano col genio. In poche parole, a loro poco
importava.
Nell’immediato futuro sorrise tra
sé e sé, dandosi dello stupido: avevano tutto il diritto di festeggiare,
semplicemente lui si era astenuto. Perché un brontolone troppo cocciuto gli
avrebbe sputato in un occhio pur di non ammettere di aver bisogno di
qualcuno.
«Voglio i
bagnoli.»
Eccolo. La voce uscì dalle labbra
pallide ovattata e melliflua, sebbene ben udibile per Naruto, ma il teme era
riuscito persino in quell’istante ad impostarle un tono di egoistico
comando.
Fu un istante impercettibile in
cui Naruto strabuzzò gli occhi, più per sorpresa per quella indiretta richiesta
che per altro, e si sarebbe volentieri rivolto a lui brusco mettendo in chiaro
di non dargli ordini, ma l’intenzione svanì sul nascere quando si accorse che
ora i suoi occhi onice erano socchiusi.
Incespicò per un momento, indeciso
sul da farsi.
Cinque minuti dopo, era al piano
inferiore a riempire una bacinella con dell’acqua e del ghiaccio ripetendosi ad
alta voce che lo faceva soltanto per non avere il teme sulla
coscienza.
Immerse il panno nell’acqua e
strizzò forte per far sgocciolare l’acqua in eccesso; esitò un attimo, prima di
posare il pezzo di tessuto freddo sulla fronte bollente del
ragazzo.
«E’…
freddo?»
«Va bene
così.»
«Sicuro?»
«Va bene
così.»
«Aspetta,
forse posso intiepidir-»
«Ho detto che
va bene così!»
La vena sulla tempia del biondo
non tardò a pulsare «Ho capito,
razza di teme, non c’è bisogno di essere acido!»
Sasuke fu sul punto di fargli
notare che era arrivato a ripetersi ben due volte ma un’altra improvvisa fitta
alla tempia glielo impedì. Si limitò a trapassarlo con lo
sguardo.
Neanche un paio di minuti più
tardi, l’effetto rinfrescante era già svanito e Sasuke non ne poté più dei
sospiri annoiati di quella specie di cane che aveva
affianco.
Sollevò le palpebre, si tolse con
stizza il panno dalla fronte tuffandolo nella bacinella d’acqua accanto a sé e,
con un colpo di reni, si sollevò col busto a sedere, premendosi una mano sulla
tempia per il giramento che il movimento improvviso
comportò.
Se fosse stato qualcun altro,
Naruto avrebbe rabbrividito per l’occhiata gelida che ricevette quando,
nell’immediato futuro, aveva provato a farlo rimettere
giù.
Spense la tv e lanciò lontano il
telecomando per alzarsi anche lui e dedicarsi ad agitare un pugno in aria mentre
rimproverava il Teme. Assunse poi l’aria da finto indifferente, scattando con il
mento di lato e guardandolo di tanto in tanto con la coda dell’occhio: il genio
barcollò non poco, nel percorso che lo separava dal davanzale della finestra.
Riuscì ad appoggiarvisi; premette forte due dita sulla fronte e strinse gli
occhi, mentre le sopracciglia gli tremavano. E Naruto sbuffò vedendolo
eclissarsi dietro la tenda.
«Così non ti
scenderà mai… Teme.»
«Sto
benissimo...»
Quando gli fu vicino,
probabilmente fu perché la sua attenzione fu catturata dal meraviglioso gioco di
colori che si abbatteva nel cielo. Fatto sta che Naruto si rende conto solo dopo
che il genio aveva poggiato la fronte sulla propria spalla. Non lo afferrava, si
sosteneva e basta.
Ma la stanchezza che Naruto lesse in quel
gesto - no, non solo a causa della febbre - lo indusse a bisbigliare
qualcosa di amaro, celato dalla sua innata capacità di mescolarvi del sarcasmo
ottimamente dosato.
«Eh! Che
razza di regalo sarebbe questo… Mi fai sentire male anche solo ad augurarti Buon
Anno, teme.»
Non si stupì quando lui non
rispose.
«Sas’ke…»
«…»
«Rimettiti
subito a letto.»
Sasuke dovette fare un certo
sforzo per sollevare gli occhi verso quelli chiari di lui, nonostante sentisse
la testa come schiacciata tra due pareti.
«Che fai… dai
ordini?»
«Sta’
zitto.»
Un momento dopo fu il jinchuuriki
ad affondare il viso nel suo petto e il genio sentì quella capoccia dorata
borbottare qualcosa mentre sfregava in maniera infantile una guancia contro la
stoffa della propria maglia. La stinse tra le dita e socchiuse le
palpebre.
«Per domani
devi essere guarito.»
«Può anche
darsi che domani stia meglio, ma se continui a starmi così appiccicato non posso
garantire lo stesso per te.»
Col senno di poi, avrebbe giurato
di averlo sentito soffocare un risolino tra la stoffa del tessuto che ancora
stringeva tra le mani.
Non gli importava che, andando
avanti in quel modo, si sarebbe assicurato l’Epifania in un letto bollente,
ribaltando i ruoli col genio.
Non gli importava, e
basta.
Quando sentì il moro sobbalzare
per l’ennesimo, impetuoso fuoco d’artificio che gli fece saltare il cuore in
petto, non riuscì a trattenere una risata più aperta e spontanea sentendolo
imprecare tra sé e sé.
E un altro sguardo gelido gli
trapassò la spalla.
«Staccati,
adesso.»
E se non fosse stato per quell’
imperativo categorico così irritante e tremendamente degno di un Sasuke persino
febbricitante, magari avrebbe anche potuto confessargli che in fondo gli era
dispiaciuto che avesse dovuto trovarsi in una condizione fisica così precaria
per poter permettere ad entrambi di trascorrere la notte di Capodanno in un
altro modo.
Ma andava bene
così.
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Sakura si impose di contare fino a
dieci prima di decidere di far urlare ulteriormente quell’idiota. No, non per le
fitte alla testa per cui già stava starnazzando in quel modo terribilmente
irritante, ma per il dolore che gli avrebbe procurato lei personalmente.
«Naruto!»
Lo ignorò mentre chiamava
delirante il suo nome e, quando la ragazza lasciò la stanza, Naruto mise a fuoco
la figura di Sasuke che si fermava poggiato allo stipite della porta a braccia
conserte.
E quando lo vide sfoderare
quell’odiosissimo ghigno che lo faceva impazzire in tutti i sensi, iniziò ad
agitarsi nel futon. Già sapeva quello che stava per dire e giurò su tutti i tipi
di Ramen che il Creatore gli aveva donato di prenderlo seriamente a pugni, non
appena sarebbe guarito.
«Inizio a
rivalutare perlomeno l’Epifania. Tu che ne pensi… Naruto?»
Fanculo, Teme