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Autore: Allegra_    14/06/2012    6 recensioni
"Noemi, per tutti conosciuta come Noe, è una sedicenne fiorentina che ha solo un pilastro portante nella sua vita: l'amore che provano verso di lei i suoi amici ed i suoi familiari, i quali la sostengono sempre e la accompagnano in ogni sua mossa.
Ma il suo equilibrio inizierà a rompersi man mano dopo la separazione dei suoi genitori ed il suo trasferimento a Torino, città nella quale Noe imparerà cosa significa amare ed essere amata davvero."
Spero vi piaccia, mi sono impegnata davvero molto per scriverla, quindi lasciate una recensione se avete cinque minuti, ve ne sarò grata
Genere: Commedia, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo:

Guardai per l’ennesima volta l’abito disteso sul mio letto incerta.
Era davvero stupendo, non a caso avevo speso i risparmi di una settimana per comprarlo: un tubino fucsia molto stretto, specialmente sulla vita, con dei lustrini ai bordi.
Nonostante però avessi avuto modo di ammirarne la bellezza più di una volta, non ero ancora riuscita a decidere se andare o no a quella festa.
Lo avrei incontrato di sicuro, e il fatto che volessi perdermi il compleanno della mia migliore amica proprio per quello mi mandava in bestia.
Io che andavo dicendo a mari e monti che l’odiavo, io che non avrei perso occasione per schiaffeggiarlo … mi ero innamorata di lui, nel modo più semplice e veloce che conoscessi.
Beh, sarebbe opportuno spiegarvi chi fosse il fantomatico ragazzo che ormai da troppo tempo turbava i miei pensieri in ogni minuto libero che avevo a disposizione, e non solo.
Le ore di lezione erano diventate ancora più insopportabili di quanto non fossero già, ed il suo sguardo puntato su di me non aiutava di certo a far ritrovare la strada per la mia mente alla mia concertazione persa.
Eppure, ogni qualvolta mi voltavo in cerca del suo sguardo, lo trovavo a fissare la lavagna fingendo di essere attento alla spiegazione, oppure a chiacchierare con quegli idioti che erano i suoi amici.
Ma non potevo immaginarmi tutto, per quanto la mente di una ragazza – e la mia in particolare – potesse essere contorta, non lo era a tal punto da fabbricare tali idiozie.
Lo sentivo il suo sguardo puntato verso di me, percepivo quella strana sensazione di bruciore dietro la schiena, era inutile per lui fingere.
Allo stesso modo però, riuscivo a percepire la sua strafottenza e il suo ignorarmi completamente appena me lo ritrovavo davanti, cosa che mi faceva logorare l’anima come mai mi era successo.
Gli unici momenti in cui sembrava prestarmi attenzione erano i nostri litigi, meno o più accesi a seconda della posizione dei suoi – e anche dei miei a dirla tutta – neuroni in quel preciso momento.
Era odioso, irritante, superbo, ti scrutava dall’alto verso il basso con quella sua espressione strafottente, aveva sempre da ridire e da controbattere, sapeva davvero farti uscire dai gangheri e far perdere l’autocontrollo anche ad un santo, infantile come il mio cuginetto Christian di appena qualche mese, il tipico e stereotipato bastardo che aveva una ragazza – o anche più – al giorno.
La sua prima parola era stata “fottiti” e ,se i miei calcoli erano esatti, sarebbe stata anche l’ultima.
Però era allo stesso tempo intelligente come pochi, premuroso, dolce, simpatico e divertente da riuscire a farti ridere anche quando credevi che tutto fosse perduto, sicuro di sé e delle sue capacità tanto che con lui sentivi di poter affrontare qualunque pericolo e poi …. E poi era semplicemente bellissimo.
Alto, fisico muscoloso, capelli neri perennemente scompigliati dal vento – o dalle sue mani nel caso in cui il primo non bastasse a renderli tali - , spalle larghe, e occhi che… oh mio Dio, i suoi occhi erano qualcosa di semplicemente spettacolare.
Verdi chiaro intenso, contornati da una tonalità più scura , e con pagliuzze color oro verso la pupilla: ti incatenavano, riuscivano a farti sentire protetta, sicura, a legarti a lui in una maniera indissolubile.
Non mi ero mai soffermata molto sugli occhi di qualcuno, in genere li vedevo come una caratteristica del volto e niente di più, ma i suoi mi avevano colpito da subito, fin dal nostro primo incontro.
- è bello da far star male, lo so – mi disse Micaela appena mi vide posare lo sguardo su quel ragazzo il cui nome a quel tempo, mi ero ancora sconosciuto.
Le risposi che era carino e nulla di più, anche se lei non fu soddisfatta a pieno della mia risposta, anzi crebbe che ci fosse qualcosa sotto.
E solo adesso riuscivo a comprendere il perché colei che da un mese a quella parte sarebbe diventata la mia migliore amica, avesse avuto ragione in quel momento e anche in altri successivi, solo che ero stata da subito troppo orgogliosa per ammetterlo.
Non volevo innamorarmi di lui, non volevo essere una delle tante che gli sbavavano dietro, non ero una gallina senza cervello, né tantomeno un oca giuliva, perciò non vedevo come quel ragazzo esteticamente perfetto potesse attirare la mia attenzione.
Eppure in quel momento, mentre chiusa nelle mie quattro mura dipinte di rosa osservavo quel vestito perdendomi nei miei pensieri, ero consapevole del fatto che ormai ogni fibra del mio corpo gli appartenesse, che lo sentissi fin sotto la pelle, che per me fosse diventato il tatuaggio che i miei non mi avevano mai permesso di fare.
E a dimostrarlo, le scritte ricorrenti sui miei quaderni in quell’ultima settimana, dove il suo nome accanto al mio compariva fin troppo spesso … mio Dio, ero diventata così patetica ??? 

   
 
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