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Autore: Funeral of Hearts    15/06/2012    2 recensioni
La tesi di laurea è IL momento fondamentale per la vita di uno studente universitario.
Deidara sta per vivere quel momento. L'Akatsuki al gran completo assiste.
Che la discussione della tesi abbia inizio.
Rating giallo per la presenza di qualche parolaccia.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Deidara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Eternità e fugacità – La tesi di laurea di Deidara

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto.

Una AU scritta al solo scopo di strappare due risate!

Spero vivamente di essere riuscita a esprimere ciò che intendevo. Se così non fosse... ditemelo, cercherò di rimediare! Grazie in anticipo!

 

La tesi di laurea è IL momento fondamentale per la vita di uno studente universitario. Decreta infatti il passaggio da laureando a laureato, ci si veste bene, si invitano genitori e amici più stretti ad assistere alla discussione e, una volta finita tale formalità, si festeggia. Sì, alla fine è solo una formalità, arrivati alla tesi si è automaticamente dottori.

A livello emotivo, si può dividere il giorno della tesi in due parti: la parte prima della discussione, in cui il livello di tensione raggiunge i massimi storici; e la parte dopo la discussione – nello specifico, dopo la proclamazione del voto e il riconoscimento di dottore – in cui l'agitazione accumulata si scarica, il sorriso arriva fino alle orecchie e non si vede l'ora di andare a festeggiare con gli amici.

Deidara quella mattina si trovava nella prima fase, ma non era nervoso per la discussione, quella sarebbe andata più che bene! No, era agitato per un possibile “comportamento non consono” dei suoi amici, i ragazzi dell'Akatsuki – alba in giapponese, nome evocativo derivante non da chissà qualche suggestione poetica-esoterica-filosofica, ma dal fatto che solevano rientrare alle quattro del mattino dai festini dell'università, all'alba appunto. Si era raccomandato a lungo con i suoi amici, una straordinaria varietà umana – più o meno – che messa insieme causava eventi destinati a essere ricordati in eterno nella storia dell'Università e centinaia di migliaia di euro di danni, sia fisici che morali. Leggendario il caso di Orochimaru: per protestare contro la bocciatura ad un esame di biologia, fece importare illegalmente dal Messico quindici esemplari di boa constrictor e ne liberò una dozzina per la facoltà; gli altri tre, delle femmine in procinto di deporre le uova, le mise nell'ufficio della professoressa, la quale, povera donna, la mattina dopo trovò una colonia di piccoli boa – i serpenti sono ovovivipari. Fu liberata dai pompieri e da un ammaestratore dello zoo mentre le femmine tentavano di stritolarla – ah, il dolce istinto materno – mentre la facoltà fu chiusa per permettere la cattura degli animali (si era inizialmente proposto lo sterminio di massa delle bestie, ma poi intervennero le associazioni ambientaliste e non se ne fece più niente). Ovviamente Orochimaru fu sgamato subito (fu ritrovata la ricevuta d'acquisto dei serpenti) e espulso contemporaneamente dall'Università e dal Paese, e tutt'oggi latitante.

Ma basta perdere tempo e torniamo ai fatti. Si diceva dunque che Deidara era preoccupato per un possibile “atteggiamento non appropriato” degli amici. Si era raccomandato loro fino a finirsi la voce: Kakuzu non avrebbe inscenato finte collette per il terzo mondo intascandosi il ricavato, Sasori non avrebbe criticato la tesi – dopo una lunga trattativa poteva solo bofonchiare a bassa voce, Pain e Konan non avrebbero assolutamente limonato in aula, Hidan non avrebbe tentato di convertire al proprio credo i presenti, nè preparato messe nere, né sgozzato conigli; e a Tobi furono somministrate massicce dosi di sonnifero per tori per evitare che facesse danni. “Quelle per gli elefanti purtroppo le abbiamo finite” aveva detto dispiaciuto il veterinario. Gli altri erano stati solo minacciati, se non avessero fatto i bravi, col caffè mattutino corretto allo scaracchio. Insomma, il biondo ci teneva a fare bella figura.

Ed eccolo là, quel mattino, Deidara, tronfio e sicuro di sé come un primo ministro appena eletto, e, in prima fila, proprio davanti alla commissione, l'Akatsuki al completo, forse persino più emozionati del futuro dottore in Arte Contemporanea.

“Quanto dura la discussione?” chiese Zetsu.

“Un quarto d'ora, ma considera che il relatore deve fare l'introduzione, poi la commissione può fare delle domande e alla fine decidono il voto. Parlerà per dieci minuti al massimo.” rispose Itachi.

“Sono curioso di sentire quante cazzate dirà in un così ridotto lasso di tempo!” sbottò Sasori. Era noto che i due avevano delle divergenze per quel che riguardava il concetto di arte.

“Ovvia! È il giorno della sua laurea! Almeno oggi lascialo in pace!” tentò di mediare Konan.

“Ma si sa l'argomento della tesi?” domandò Kisame.

“Ma che ne so!” sbuffò Pain. “So solo che è un progetto, segreto, e che per non farlo scoprire a nessuno ha pure affittato un magazzino in un luogo sconosciuto a tutti per preparlo.”

“Tempo perso!” esclamò Sasori, aveva voglia di fare polemica.

“E soldi buttati via. Non poteva usare lo scantinato di un parente?” gli fece eco Kakuzu.

“Doveva essere un segreto anche per loro. Poi uno scantinato è troppo piccolo. Le conoscete anche voi le sue manie di grandezza!” rispose Pain.

“E poi lo sapete che poteva essere potenzialmente pericoloso.” mormorò Konan.

L'Akatsuki annuì. Stavano per aggiungere qualcos'altro ma dovettero tacere, in quanto il candidato Deidara era appena stato chiamato dalla commissione. I ragazzi si misero immediatamente composti, sussurrarono a Hidan di smettere di pregare per Deidara (“E chi pensava a lui? Pregavo per i cazzi miei!”) e Tobi fu invitato a finirla di russare con un cazzotto in testa. Ora si poteva iniziare.

“Dunque, candidato Deidara... lei porta una tesi con progetto sull'arte contemporanea. Vuole spiegarci brevemente il perché di questa scelta?”

“Naturalmente!” cominciò Deidara pieno di orgoglio. “L'arte contemporanea viene troppo spesso mal giudicata perché non viene compresa da...” ci pensò un attimo. “...dalla gente comune...”

“Si sta riferendo a noi?” chiese Hidan notando quella piccola riflessione.

“Credo di sì! Forse è ancora arrabbiato per quella storia della scultura... come si chiamava... la malleabilità delle forme e qualcosa... sì, quella che gli abbiamo detto che assomigliava a una patata!” bisbigliò Kisame.

“Sshh!”

“... insomma non siamo più in un'epoca di analfabeti in cui l'artista è condannato ad abbassarsi al linguaggio del volgo per poter essere compreso! Nella nostra era l'artista deve uscire da questa oppressione ed essere libero di esprimere i suoi concetti nella maniera che più ritiene appropriata, spetta ora al popolo capire l'artista e non il contrario...” espose Deidara piuttosto concitato.

“Ce l'ha con noi per la storia della patata.” confermò Kisame.

“Quanti piagnistei per una battuta!” rispose Zetsu.

“Di sicuro ce la rinfaccia anche dopo.” disse scuotendo la testa Kakuzu. Non sembrava più una tesi, ma una questione personale.

“Bene se ora vuole passare a parlare del suo progetto...”

“Ahi!” soffocò un grido Pain. Konan gli aveva appena conficcato le unghie nella mano.

“Oh! Io sono emozionata!” si scusò lei.

“Il mio progetto, devo ammetterlo, è stato molto complesso...” disse il biondo con falsa modestia.

“Tiratela meno!” bisbigliò infastidito Sasori.

“... perché l'arte è bellezza, ma il mio concetto di arte – e quindi di bellezza – va al di là anche delle attuali convenzioni...” si stava esaltando sempre più.

“Che vuol dire?” chiese Tobi che mostrava una certa fatica a seguire tali ragionamenti (anche in condizioni normali, senza sonnifero, sarebbe stato lo stesso).

“Che lui è quasi Dio e noi dei poveri stronzi.” interpretò Hidan. L'Akatsuki concordò.

“... la bellezza non è l'eternità. Ciò che noi definiamo bello non è l'opera d'arte, ma il ricordo del momento in cui l'abbiamo vista. È un attimo, un secondo, un istante piacevole...” Sasori, al limite della pazienza, fu prontamente afferrato da Itachi per evitare che il rosso compisse una strage.

“Si deve tuttavia ammettere che la gente ricorda maggiormente opere d'arte famose” lo proclamò leggermente disgustato. “Quindi mon œuvre d'art...”

Che?!?” esclamarono in coro Tobi, Hidan, Kakuzu, Pain e Kisame.

La mia opera d'arte.” tradusse incazzato come un babbuino Sasori. Itachi cominciò seriamente a pensare che forse avrebbero fatto meglio a dare una dose di sonnifero anche al rosso, perlomeno lo avrebbe calmato un po'.

... concilia i concetti di eternità e fugacità del tempo. Che entri l'opera!” ormai Deidara si comportava come una prima donna del teatro italiano ottocentesco.

E il tappeto rosso, i petali di rosa e la banda musicale dove li hai lasciati?” domandò sarcastico Kisame.

Spero che abbia pagato di tasca sua quegli operai!” esclamò Kakuzu vedendo gli uomini in tuta col cappellino. Non c'era niente da fare, qualsiasi cosa capitasse, lui la vedeva come valuta a due decimali seguita dal simbolo dell'euro, però ogni tanto cambiava e ci metteva il dollaro americano.

Però è di effetto!” disse sempre più rapita Konan. Era l'unica veramente interessata.

Dalla porta entrarono gli operai trascinando un carrello con sopra una scultura enorme – o almeno pensarono che lo fosse, dato che era coperta da un telo grigio. (“Oh se mi sembra quella della mia Prinz!” notò Kakuzu, mentre il resto dell'Akatsuki lo guardava inorridito). Gli operai lasciarono il carrello vicino a Deidara e se ne andarono asciugandosi il sudore dalla fronte. Quella cosa doveva essere molto pesante. La commissione era visibilmente incuriosita.

Signori!” esclamò Deidara facendo sobbalzare tutti i presenti, docenti compresi. “Oggi assisterete a qualcosa di unico, mai tentato prima, qualcosa che rivoluzionerà il concetto stesso di arte! State per assistere all'inizio di una nuova era!” era completamente andato.

Fosse stato a economia lo avrebbero già buttato fuori.” proclamò Kakuzu. Sasori non commentava neanche più, bofonchiava parole di vendetta a mezza voce, sembrava una pentola di fagioli, era seduto a braccia conserte con un'espressione che era una via di mezzo tra l'ipocondriaco e quello che rincasando trova la moglie a letto col migliore amico. Odio allo stato puro.

Completamente invasato, Deidara continuò: “Oggi antico e moderno si fonderanno, eternità e fugacità si mescoleranno insieme per creare il nuovo... e qui, mio malgrado, mi vedo costretto ad appellarmi alla clemenza di tutti i presenti...” di nuovo la parte del falso modesto.

Oddio, perché?” chiese turbata Konan. Era veramente rapita da questa discussione.

Il progetto iniziale prevedeva un'originale opera d'arte, ma la Soprintendenza e la Galleria dell'Accademia di Firenze me l'hanno proibito...”

Io comincerei a preoccuparmi...” sussurrò Itachi cercando con lo sguardo le uscite di sicurezza.

... per questa ragione ho dovuto io stesso fare una copia dell'opera. So di chiedere molto, ma pregherei tutti i presenti e in particolare la commissione...” accennò un inchino (“L'inchino d'ora in poi lo dovrà fare anche a noi tutte le volte che ci incontra” decise Kakuzu, trovando tutto gli amici d'accordo) “...a immaginare la mia copia come fosse l'originale. So che è chiedere molto, ma ve ne prego con tutto il cuore. E ora, signori e signore... ecco il capolavoro!” e scoprì la scultura.

Nell'aula tutti rimasero sbalorditi e terrorizzati. Si ergeva infatti dinanzi loro una copia a grandezza naturale del David di Michelangelo, assolutamente perfetto in ogni dettaglio ma con l'aggiunta di un macabro particolare: era completamente avvolto da candelotti di dinamite.

Volevate il nuovo concetto di arte? Eccolo qua! L'ARTE E' ESPLOSIONE!!!” esclamò Deidara al culmine dell'esaltazione accendendo la miccia.

TUTTI FUORI! PRESTO!” urlò Pain.

  
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