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Autore: Blue Drake    16/06/2012    1 recensioni
Questa è una storia senza futuro.
Questa è la storia di un passato senza coscienza.
Questa è la storia di un presente fra le ombre.
Questa è la mia storia.
Non sono sempre stato crudele. Non sono sempre stato freddo, cinico ed egoista. Un tempo non lo ero. Un tempo ero un bravo ragazzo, un ragazzo come tutti: normale.
Ma ci sono esperienze che cambiano la vita. Che ti strappano alla normalità, e ti privano di speranze e sentimenti.
Un tempo non era così. Un tempo io ero un uomo. Ed ora? Ora sono solo un'ombra...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dentro e Fuori dall'Agenzia'
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Capitolo 41

1° gennaio 1971 - "Ad un passo dalla Luce"

 

 

Chris mi ha proposto di uscire, questa sera, per festeggiare il mio compleanno. A cena, in qualche locale in cui, mi ha promesso, il cuoco cucina meglio di me. Vorrei essere fiducioso, ma comincio a conoscere gli inglesi troppo bene per sprecare le mie speranze in una cena degna di questo nome.

Forse, il furbastro, tenterà di portarmi anche in qualche assordante discoteca. Ho in mente di mettere a soqquadro i suoi piani, trascinandolo da tutt'altra parte. Le discoteche, ed i luoghi affollati in genere, non fanno al caso mio. Poi è il mio compleanno. Avrò pure il diritto di decidere dove passare la notte - al di là del letto di qualche temerario - ?

 

Da quanto tempo non festeggio questo giorno? Vent'anni. Sono decisamente fuori allenamento. Ho un po' di fifa. Nemmeno so cosa aspettarmi. Ma sarà solo una serata, mica devo andare in guerra o prepararmi per qualche irruzione in grande stile.

OK, calma Jules, non è niente, puoi farcela...

No, no, no... Non si può, non me la sento. Ora telefono a Chris ed annullo tutto.

Nemmeno il tempo materiale di pensarlo e raggiungere la cornetta, che quel figlio di... un principe del foro, bussa alla mia porta - di nuovo - facendo un gran fracasso.

«JULES! Apriiii! Dai, dai, dai, apri. Sbrigati!»

«Ti vuoi dare una calmata?»

Sibilo, dopo aver aperto la porta, aver trascinato dentro quel matto del mio amico ed essermi prudentemente guardato attorno, per accertarmi che nessuno dei miei vicini si sia affacciato, giusto per vedere chi fosse il casinista di turno.

«Non ti sei ancora cambiato? Che diavolo stai aspettando: il cameriere in livrea che ti vesta?»

«Chris, sono solo le sei...»

Provo a far presente, senza successo.

«E con questo? Possiamo fare quattro passi, e magari prenderci un aperitivo»

Ecco, appunto: addio alle mie speranze di mandare tutto a monte. Sospiro, sconfortato.

«D'accordo, hai vinto. Ti preparo un tea, così chiudi il becco il tempo necessario perché io mi faccia una doccia e mi cambi. Ti va?»

«Uuuhhh, sìììì!! E... ci sono ancora i biscottini all'arancia che hai fatto l'altro giorno?»

Rimango un attimo senza parole, pensando fra me: “Quest'uomo è senza speranze”. Ma mi rendo conto che il suo entusiasmo, la sua curiosità e la sua voglia di vivere sono le uniche ragioni per le quali sono ancora qui, su questa terra. Ed allora sorrido, scuotendo la testa divertito.

«Sì, Chris. E credo ti renderà felice sapere che stamattina ho fatto anche quelli al pistacchio, ed alla cannella»

Il suo sguardo, estasiato e luccicante, è impagabile e dà veramente un senso alla mia intera esistenza.

 

 

 

La cena non è stata tremenda come avevo creduto. Sospetto che il cuoco sia straniero. In caso contrario, lo devo assolutamente conoscere!

Senza fretta, usciamo dal ristorante. È una sera strana. Si vedono milioni di stelle, in un cielo incredibilmente blu. Londra, sotto questo manto scintillante, è bellissima.

Camminiamo lentamente, chiacchierando di argomenti leggeri come l'aria che si respira. È curiosamente tiepida, molto più di quanto ci si aspetterebbe da un primo dell'anno.

Per qualche istante, anche io mi sento leggero, sereno come non lo sono da... anni. Troppi anni per poterne tenere il conto.

 

Decidiamo, di comune accordo, di cercare qualche locale tranquillo ed interessante, nel quale trascorrere qualche ora in compagnia di noi stessi.

Così ci infiliamo in un grazioso club, con piccoli tavolini rotondi che fanno da cornice ad una lucida pista da ballo. Sì, questo mi piace. I prezzi un po' meno. Sono cari come il fuoco in questo posto!

«Respira, Jules. Ricordati che è il tuo compleanno. Penso a tutto io»

Arrossisco, mio malgrado, rendendomi conto delle implicazioni della sua “rassicurazione”. Speravo di aver concluso, una volta per tutte, la mia carriera di parassita. Evidentemente mi sbagliavo.

 

Nonostante le mie iniziali remore, si rivela essere un posto piacevole, in cui ascoltare musica rilassante senza essere né disturbati né importunati da niente e da nessuno.

«Stai bene?»

I suoi occhi verdi mi osservano con apprensione, ma sembrano rasserenarsi quando gli sorrido.

«Sì, oggi sì»

«Forse dovresti uscire più spesso, cercare qualche distrazione in più, quando senti di essere troppo sotto pressione»

«Forse...»

Sospiro. In realtà, non sono certo che possa servire a molto. E, soprattutto, non sono certo di avere il diritto di cercare un po' di serenità.

«... E se non lo meritassi?»

Bisbiglio, distratto, senza la vera intenzione di farmi sentire né di ricevere una risposta ai miei dubbi. Solo quando noto la sua espressione incredula, mi rendo conto di aver parlato ad alta voce.

«Scusa. Dimentica quello che ho detto. Non era mia intenzione»

«Jules, che cosa...?»

 

Il resto della sua domanda va perduta nel nulla.

La mia attenzione si è appena distaccata da Chris, per concentrarsi completamente sul nuovo intrattenimento offerto dal locale.

A prima vista, direi che si tratta di una piccola band di ragazzi, che suonano... uhm... qualcosa di indefinito, ma sicuramente più chiassoso del jazz. La cosa sarebbe anche un tantino seccante, non sono però in grado di prenderla a male. Qualcosa... qualcuno, attira non solo la mia curiosità, ma anche gran parte del mio interesse.

Devo avere un'aria veramente idiota in questo momento. Ma non posso proprio farne a meno. Non riesco a staccare gli occhi dal punto in cui, come un miraggio, è comparsa questa visione.

Sorrido, molto probabilmente come uno scemo, osservando, con stupore e meraviglia insieme, i suoi movimenti, ampi e delicati come il volo di una farfalla.

Mi perdo, smarrendomi infine nei suoi occhi, grandi e blu, desiderando ardentemente di sfiorare i suoi capelli, che sembrano morbidi e soffici come una nuvola, e le sue labbra, socchiuse in una buffa espressione.

Come può esistere, su questa terra dura, grigia e fredda, una creatura così delicata e piena di luce? Sembra impossibile, eppure è reale, proprio lì, a pochi passi da me, così viva e brillante da sembrare quasi un sogno.

 

 

 

Oh, papà... Sai, oggi ho visto qualcosa di meraviglioso. Qualcosa che mi ha lasciato a bocca aperta e con il cuore che batteva forte, tanto veloce da farmi credere che sarebbe esploso.

Sai, papà, oggi ho capito una cosa importante. Forse, in questo mondo pieno di ombre e dolore, esiste ancora abbastanza luce da poterlo accendere di nuove speranze. Abbastanza luce perché, per un solo, incredibile momento, ogni ombra venga rischiarata e messa in fuga. Annullata.

Forse, papà, c'è ancora qualche motivo per continuare a vivere, per continuare a sperare, per credere in un futuro possibile, per andare avanti e lottare per la propria felicità.

Oggi ho visto un raggio di sole. Brillava, più dei milioni di stelle che accendono il nostro cielo.

Un raggio di sole. Luce, forse anche per me.

 

 

 

 

 

Fine


 

   
 
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