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Autore: furetchen90    17/06/2012    0 recensioni
Poesie in italiano antico e non.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Destorificazione


Qual dialello dictomico
nella dianonia dell'emanazione

terrestre, che ennoema d'eone

avverso all'ammottamento.
A scudiscio imbambolato e

abalienato e stravisto risomiglia,

tal ch'ambo simonia e musoneria,
due cacofoniche nocenze topacee,
abballottano con adoppiamento
meno aspreggiante
di tal patimento ch'allide
noi tutti.




Primo Pezzo


Amici: vanno e vengono.

Come mi trovo ora

Piango ma corroboro.


Rimani per il ballo

Domani tutto finirà

E sarà ricordo lontano.


Pioggerella discendente

Pulisci tutto

Ed io sto in lutto.


Fulmine tal al dardo

Centri preciso

Qual visione.



Secondo Pezzo


Le ali t'innalzano

Tanto in alto

Da far cantare


Senza emozione

Sicuro nella tua dimora

Eppure non capirai mai.


Pensi di sapere

Che significa stare al mondo

Eppure neghi


Sappi questo amico

Sebbene insinui di sapere



Terzo Pezzo


Abbandonerei la vita

Solo rimorso

Eppure sto qua.


Occhi aperti

Cuore battente

Vivi?


Sorridi

Ingannami

Lasciami

A pezzi

Troppo

Giaccio.



Quarto Pezzo


Vita significativa

Se ti impegni

Oppure sogna


Uccidere per amore

Sempre uccidi

Quanto male.


Spada vittoriosa in mano

Coraggioso perchè c'è?

Scruta dentro te.


Cadremo

Però

Cammineremo?



Quinto Pezzo


L'occhio vede

Eppure manca

Il sentimento


Luminoso al mondo

Vedi oscurità

Serra la finestra.


Inciampamento sciocco

Metafora vitale

Inaccorta e stolta


Fredda pioggia

Cadi

Ma qui, non la.



Sesto pezzo


Sebben vecchio

E' sempre bene

Crescere la mente


Dio nostro amico

Tanto osannato

Eppur Lontano


Guarducchiare per capire

Rovine fumanti

Ce n'era lì di gente


Festa a scapito del debole

Così ti sostieni?

Bestia, oh, sei.



Settimo pezzo

Rammenta

Angeli senz'ali tra noi

Svelati dagl intenti


Frangere il fato

Cammino coscio

Sapere, che spreco


Mosso in voce tua

Ascolto

Ma lui no


Fede escapista

Apprensiva giammai

Ma inquisitiva



Ottavo pezzo


Gentile non sono

Meglio l'opposto

Che mentirti


Cadiamo come lemuri

caschiamo nei burroni

mai visti


Batte,

rispondimi che vivo

ma son vero?


Porte aperte e chiuse

i fantasmi le percorrono

quelli già saputi



Nono pezzo

Addio, amico,

ci rivedremo

di là.

Ogni giorno pieno,
abbattendo questo corpo sempre più,

che vita crudele.

Il cappio stringe,

realizzato tanto bene,

per intrecciare contro la Speranza.



Decimo pezzo

Frescura d'invernale pomeriggio
Anche l'almo più calorifero
Divien infreddolito

Fiocch'innevati unici
Ma non li notiamo
Solo neve vediamo

Abbiamo perso traccia

del tragitto.
Verso l'etereo

o verso il cupo?


Dormicchia mia vita
Nei sogni fuggi
Dal mondo piangente



Undicesimo pezzo

Frang'il cor mio
Una mera scaglia
tu conservi

Condividi il volto tuo
Essendo stanco di
vederti fatto maschera

Grandioso il tuo pensiero volante, ma rammenta, anche i volatili atterrano di quando in quando

Ingabbia la belva feroce
Addomestica e domala
La libertà incatenato tu hai


Dodicesimo Pezzo

Ch'indosso cappelli curiosi
Vengo visto e irriso
N'importa

Lontano
La mia meta
Verso le stelle

M'alzo p'incontrarle
ad ognì nuovo dì
E caschiamo per incontrarci ogni notte
Finchè'l giorn'ammazza


Sotto una piuma sogni
chaucemar tanti
Sveglia, il sole soggiunge



Tredicesimo pezzo


Spesi vagheggiando i giorni
E tutto è stato mero
Tempo gettato al già morto


Onore al cessato
Stampi marcano il morto come epitaffi grevi
Foresta tu mancata

Inceneritrici fiamme
che tutto rendono ricostruibile
Permetteteci nuove vite


Una nidata
Un tragitto approcciante
Cascheranno o spiccheranno?



Quattordicesimo Pezzo

Fede perduta lenta
Dio voleva?
Voleva odio al mondo?

Tessi un nastro
Nonostante gli errori
E' venusto

Ogni passo
C'appropinqua
Al burrone mortale

Debito da solvere
Foglio elegitivo
Ti paghiamo con rimordenti


Quindicesimo Pezzo


Fil fine
Rammenti bagliori
Niente volti corretti


Con irretimento in vita
Con movimenti ipocriti
Comunque ti percepisco

Passione come cuprea fiamma
Ardi iridescente un dunque
Per non perdurare

Congiungimenti amorevoli
Cascate dal cielo al mare
Soffocherete mai?



_____________

Susseguito


Appesto un actinopodo

Fedo e ciacco, accallato,
ancora busto


Il certosino alluma trambasciato

l'artificiosa piastratura ctonia

Qual ordito armeggia?


Abbiamo sentore di bracch'e sciacalli,

longiqui ed ecaerghi

sono i loro guattiti?


Acceggia picciola spallata
squadri il baldacco
La tua finestra alabastrina
biancheggia la volta sola

Foglie procombenti spingano
Giaccio sul muschio
Memoro
Zabibi e zibibbi unici
Lombrico sull'astile
Ti condoniamo all'ittico
Pulsante sott'annoi
La particola remolina
Risa nel bailamme
Il cruento fluttua
abbasso
Casca dalla guglia


Cicalata matta


Inglobo ambulomania

come compluvio;

impongo amenomania

come displuvio:

l'ariete,

nel suo

odeporico
in albaqueazione

cordiale.

Madore acquoreo
dessila impellente,
germe di occhiale
incassatura.

Dispetto e disistimo,

te sghimbescia ruggine;

esautoro e negletto,

te obliquo forse;

spregio e adastio,
te abbuiante temenza;
inodio e gravo,
te edace rettitudine.

Volantinerei,
apposito
alla zarzuela,

irrefutabile

inconfutabilità,

come
'l genuino

zerovalente
'l Zibaldone.

Erbida zizzania,

tal zoster
abarticolare;

jararacucu,
mussurana,
marasso,
cervone,
madagascarofide.

2012 d.C. Par 1000 d.C

Castalia claustrazione

Hai convenevolezze
apriche,
in cui è angelicale
la insularismo.

Tardivo soffio,
mentre molce
il travaglio detto sincope.

Repentino il cogitare armeggia enigmografia,
allindato come corata animale.

Muti floreale,
tuo spirto resosi
margherita accennante l'asso,

quando l'uranico marzolino alto
e abracadabrante sgattaiola.



Scazzo

Con carme,
oh tarme,
voi dileggio
con motteggio.

Disamino la vostra microcaulia
con la mia apatia;

quanta impiegomania,
io rigattiere,
nella mia fantasmamotoria,

e smungo per velettarvi incuocere.





Infame Macchinario
che angusti me redattore

Rubeo, cerasuolo, cardinalesco, corallino esternamente!
Nocetto, gaietto, fascisteggiante interiormente!
Quale zampata, atroce quanto rovente amandolata!
Quale cafonaggine,
insipida quanto aranciata sapente gesminus!
Quale volgarità,
indigesta quanto un miscuglio di gastronomia, inzimo, zimino, salsa impazzita, gulasch,
minutaglia, monachina, miso, migliaccio, mascè, maltagliato romboidale, principesca, pagliata, oeuf pochè, olla podrida, zeppola, zampito e zoccollo!
Infernale quanto i patimenti corporei nei cardinali pezzettamenti e punti, quali la sutura sphenosquamosa, la sutura frontomaxilaris, la sutura zygomaticomaxillaris, il condilo laterale, la linea obliqua, il margine interosseo, la cresta mediale, l'apice e testa e collo della tibula, il peroneo breve del tendine, l'osso cuboide, la tuberosità dell'osso naviculare, il sustenaculum del calcaneo e tutt'il resto!
Indicibile come questa bonza, quest'acchiappatoio, quest'abbattifieno, quest'erografo, questa cotè, quest'aggeggio di cui mi sfugge effettivamente il nome, prelì contro la mia lestezza mentale!
Eruttante, senza tembra o acchetamento, incapace di intentare persino una mera simmetria, esso s'agguaglia al tonatore estro e al dicotomico cricchio di una presenza diavolesca.

  
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