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Autore: Ranessa    03/01/2007    5 recensioni
Poiché un tempo vi erano cinque Black. Oggi due sono morti, e tre portano un altro nome. Ma un tempo vi erano cinque Black.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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[ Narcissa - Non ti ho mai chiesto ]


Cosa posso perdere
regalando tutte le mie cose
forse troppa ingenuità
mi sommerge ma sono contenta
quanta fatica
per evitare
di mentire
a me stessa
quanta fatica
per ascoltare
le parole
di chi non pensa

«Non ti ho mai chiesto», Carmen Consoli


La parte che preferisco sono i preparativi.
Soprattutto quando l'ora di aprire le porte si avvicina e quel piacevole senso di lieve tensione comincia a stringermi lo stomaco. Adoro camminare per le stanze controllando che il lavoro degli elfi domestici risulti perfetto, aggiustare i piccoli dettagli, godermi la calda approvazione degli ospiti.
«Ti accontenti di così poco, Narcissa» mi ha detto una volta Bellatrix, mentre smaltava di nero le sue unghie seduta sul bordo del mio letto. «Trascorrerai la tua vita dietro le quinte, dando ordini a un branco di elfi domestici balbuzienti, osservando chi è più furbo di te approfittare di quel che tu hai seminato senza mai lasciare nulla in cambio. Un'esistenza oltremodo patetica, sorellina» ha concluso richiudendo la boccetta dello smalto senza attendere che il liquido scuro si asciugasse sulle sue dita.
I giudizi di mia sorella giungono sempre rapidi e velenosi.
Provocazioni che lacerano in profondità.
Stilettate feroci.

+ + + + + + + + + +

«Eppure io ci provo davvero, Narcissa, devi credermi».
«Non l'ho mai messo in dubbio, Regulus» ribatto svogliatamente, dando una distratta occhiata alla festa ormai pienamente avviata intorno a me. Regulus siede alla mia sinistra, più pallido e teso del solito.
«E' lui capisci? Lui e la sua brutale arroganza» stringe tra le mani un piccolo fazzoletto giallo, tormentandolo insistentemente con le dita nervose.
«Regulus, ti spiace scusarmi solo un istante?» domando rapida, senza lasciargli il tempo di replicare. Lui mi guarda mentre mi allontano con occhi terribilmente grandi, strappando un filo di stoffa dall'orlo del suo fazzoletto.
Non mi dispiace mio cugino, nemmeno se immerso nel suo miscuglio di velato vittimismo e rabbia repressa. Perchè siete uguali voi due, mi prende spesso in giro suo fratello.
Perchè siamo uguali scappo. Perchè questa sera non ho voglia di ascoltarlo pensando che a parlare potrei essere io stessa.
Lo abbandono da vigliacca. Fuggo. E mi ritrovo a vagare incerta tra gli invitati, per la prima volta senza sapere realmente cosa fare. A chi rivolgermi.
Dove andare.
«Complimenti».
Non riconosco subito la voce di Andromeda, devo voltarmi e trovarmi di fronte il suo viso lievemente truccato e la sua acconciatura alta per capire che è stata lei a parlare.
«Per cosa?» domando stupita.
Mia sorella inizia a camminare con passo rapido, muovendosi per la sala e costringendomi, mio malgrado, a seguirla.
«Per come tu e la mamma avete organizzato la festa, ovviamente».
Raggiungiamo il sottoscala quasi volessimo nasconderci.
«Davvero ti piace?»
Andromeda sorride, distogliendo evasivamente il suo sguardo dal mio.
Che stupida. Il suo commento era solamente una piccola gentilezza. La sua insofferenza ben mascherata da un elegante vestito verde, un paio di orecchini appariscenti e una piacevole quanto fittizia espressione di gioia in volto.
Arrossisco, infastidita con me stessa per come a volte riesco a rendermi ridicola.
Oltremodo patetica, sorellina.
«Narcissa, io... devo parlarti».
Mia sorella mi osserva, stretta nelle spalle come una bambina impaurita. La penombra del sottoscala mi impedisce di decifrare l'espressione del suo volto, ma potrei giurare di aver colto una nota di panico nella sua voce.
«Certo, vuoi...»
«Vieni!» Andromeda mi prende decisa per un polso e mi trascina dietro di lei, su per le scale.
La porta che si richiude alle nostre spalle è quella della mia stanza.

«Come mai tutto questo mistero?» domando all'istante, improvvisamente infastidita.
Mi siedo sul mio letto, carezzando le lenzuola candide nel tentativo di rilassarmi.
«Ho preso una decisione» risponde cauta mia sorella, in piedi di fianco al mio scrittoio. Si tormenta le mani e i polsi, spostando il peso da un piede all'altro, evidentemente agitata. «E... devo dirlo a qualcuno e tu sei l'unica, capisci? Prometti che non mi tradirai, Narcissa».
«Andromeda...»
«Ho deciso che voglio andarmene di casa. Stanotte» mi interrompe bruscamente, prima che possa anche solo provare a dirle che forse non sono io la persona più adatta con cui confidarsi. Che ho cambiato idea. Non voglio più ascoltarla, perchè il suo sguardo a metà tra l'angoscia e la determinazione mi inquieta.
«Cosa
Non riesco a chiederle altro. Non riesco nemmeno ad alzarmi e andarle incontro.
Non riesco nemmeno ad arrabbiarmi. O essere sorpresa.
«Io non ce la faccio più. Non ci riesco, eppure io ci provo davvero, Cissa, devi credermi, ma...»
Andromeda si ferma. Interrotta e stupita dalla mia risata fragorosa.
Ha usato le stesse parole di Regulus. Sono fuggita, abbandonandolo a se stesso per sentire mia sorella usare le sue stesse identiche parole. Rido, rido semisdraiata sul mio letto come fosse la cosa più divertente che abbia udito in vita mia, fino a sentirmi svuotata. E la cosa che mi spaventa di più è rendermi conto che non è affatto una brutta sensazione.
Essere completamente vuoti dentro.
Privi di ogni pensiero, emozione.
Una forma malata di libertà, credo.
E mi spaventa scoprire che è l'unica che conoscerò mai.
Ammettere che forse l'ho sempre saputo.

   
 
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