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Autore: Koa__    17/06/2012    10 recensioni
James Tiberius Kirk e il primo ufficiale Spock, sono impegnati in una partita a scacchi quando, ad un certo punto, il vulcaniano pone una domanda alquanto imbarazzante:
“Come ha detto, scusi?” chiese cercando conferma.
“Le ho chiesto quanti anni aveva la prima volta?” ripeté Spock con aria impassibile.
(TOS)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’equivoco
 
 
James Tiberius Kirk alzò lo sguardo sul suo primo ufficiale, osservandolo stranito. Ancora si stupiva di quanto il vulcaniano riuscisse a sorprenderlo ponendogli una semplice domanda.
“Come ha detto, scusi?” chiese cercando conferma.
“Le ho chiesto quanti anni aveva la prima volta,” ripeté Spock con aria impassibile. Il vulcaniano non riusciva proprio a capire perché il capitano fosse tanto sbalordito. Per quale assurdo ‒ ed umano ‒  motivo aveva gli occhi strabuzzati, la bocca spalancata e, soprattutto, lo fissava come se fosse impazzito? Perché una domanda tanto semplice l’aveva sconvolto fino a quel punto?
“Spock, le sembrano domande da fare queste?” borbottò Kirk, leggermente rosso in viso. Non che fosse un uomo timido ed impacciato. Tutt’altro, Jim affrontava con tranquillità certi argomenti. Tuttavia, quando era Spock a porre interrogativi di quel genere, il capitano vacillava e la sua pacatezza andava letteralmente a farsi benedire. Il suo primo ufficiale aveva la capacità di fare domande imbarazzanti e private restando impassibile e tranquillo. Come se non gli avesse provocato uno sconvolgimento emotivo.
“La mia era semplice curiosità, capitano. Sono uno scienziato ed essendo per metà terrestre sono particolarmente interessato al vostro comportamento in simili occasioni. Inoltre, sono un ufficiale dell’Enterprise e sono impiegato in un equipaggio di umani. Mi è molto utile studiare a fondo la vostra psicologia.”


Kirk fissò Spock sforzandosi di comprendere il senso delle sue affermazioni; non riusciva davvero ad interpretare le sue parole. Come mai era tanto interessato alle sue faccende personali? Aveva detto che era per interesse scientifico, per saperne di più a riguardo e che gli sarebbe stato utile nei suoi rapporti con l’equipaggio, ma in che senso? Spock aveva forse intenzione di legarsi sentimentalmente a qualcuno dei suoi sottoposti? In fondo, a bordo dell’astronave vi erano molte donne graziose e, magari, una di loro aveva suscitato nel vulcaniano più di un interesse. C’era una cosa però che non riusciva a spiegarsi: perché l’idea che il suo primo ufficiale si unisse ad una donna gli dava tanto fastidio?
“È personale, Spock,” borbottò cercando di nascondere il suo evidente imbarazzo. “E poi, non vedo quale interesse scientifico ci possa essere dietro una cosa simile! In fondo, sono il suo capitano e non ci si può interessare della vita privata ‒ e sentimentale ‒ dei propri superiori. Se lo ricordi,” concluse infine posando con un gesto secco la pedina sulla scacchiera, facendola vacillare pericolosamente.


Il vulcaniano alzò un sopracciglio perplesso. Non capiva, non capiva davvero! La risposta del capitano non era solo illogica, ma era anche priva di senso. Il che era molto strano. Kirk, per quanto fosse umano, si era spesso dimostrato arguto e sorprendentemente razionale. Una risposta simile significava forse che non aveva compreso la domanda? Anche questo però gli pareva assai strano; l’aveva addirittura ripetuta una seconda volta e non era assolutamente possibile che l’altro non avesse compreso. Gli aveva semplicemente chiesto a quanti anni aveva incontrato il suo primo vulcaniano.


Non stavano forse parlando quello?


“Capitano, desideravo semplicemente sapere quanti anni aveva la prima volta che ha incontrato un vulcaniano. Poco fa non mi stava dicendo che quelli della mia specie le hanno suscitato curiosità fin da bambino? Data la sua affermazione, ho ritenuto interessante sapere quali reazioni potesse avere un bambino terrestre al suo primo contatto con un alieno. Non ho mai avuto approcci prolungati con umani tanto giovani e ho poche informazioni riguardo il loro modo di accettare culture differenti, in special modo se si tratta di esseri mentalmente superiori,” spiegò Spock.
“Signor Spock, la sua capacità di offendere restando perfettamente logico credo sia unica nella nostra galassia.”
“L’offesa non è un sentimento che appartiene a noi vulcaniani; offendersi è illogico. Ho semplicemente fatto una…”
“Constatazione logica,” lo interruppe Kirk sorridendo.


Il capitano si lasciò andare contro la sedia sospirando. Si era sbagliato! Era stato stupido a pensare che Spock avesse potuto fargli una domanda simile; lui non si era mai interessato alla sua vita privata e, per quanto fosse imprevedibile, non gli avrebbe mai posto un quesito del genere. I vulcaniani erano famosi per la loro riservatezza, specialmente riguardo faccende private.
“Per rispondere alla sua domanda,” esordì Kirk diversi istanti più tardi, “avevo cinque o sei anni. Mia madre portò me e mio fratello a San Francisco, mio padre vi avrebbe fatto ritorno dalla sua seconda missione spaziale. Eravamo tutti felici di poterlo rivedere, ma io lo ero ancora di più. Ho vissuto nell’Iowa per i primi anni della mia vita e non avevo mai lasciato casa mia prima di allora o comunque non ero mai stato a San Francisco. Ricordo che mentre ero sul trasporto non vedevo l’ora di arrivare.”
“Vedevo l’ora?” lo interruppe Spock, confuso.
“Significa che ero emozionato.”
“Capitano, è incredibile quante espressioni differenti usiate per dire semplicemente che provate un’emozione.”


Kirk scrollò la testa. Il suo primo ufficiale non mancava mai di sottolineare il suo disappunto per certi sentimenti; faceva notare spesso quanto inutile fosse il lasciarsi andare alle emozioni. Decise di non soffermarsi a discutere per l’ennesima volta della bellezza di provare dei sentimenti umani; lui e Bones avevano provato spesso a far valere le proprie ragioni e, per quanto l’impresa si rivelasse senza speranza, entrambi avevano disposto, in un tacito accordo, di non demordere nei loro intenti. Erano più che certi che sotto quel cuore verde vulcaniano ci fosse un briciolo di umanità, almeno un poco di ciò che sua madre era riuscita a trasmettergli. E Kirk era più che sicuro che prima o poi avrebbe scoperto l’essere umano dentro di lui.
“È ancora interessato a sentire la mia storia?” domandò pochi istanti più tardi.
“Ovviamente,” affermò Spock muovendo una pedina sulla scacchiera.
“Arrivammo al luogo preposto per l’attesa dei parenti con un poco di anticipo. Ricordo che ogni cosa che guardavo mi suscitava stupore e meraviglia; c’erano andoriani, tellariti, rigeliani… Pareva che l’universo intero fosse radunato dentro quel palazzo. Stavo guardando con attenzione un paio di antenne blu, quando una voce profonda mi distolse dalla mia opera di contemplazione. Ricordo che alzai lo sguardo: era un vulcaniano ed era… altissimo!” Spock alzò un sopracciglio, guardandolo scettico. Era assai improbabile che un vulcaniano potesse raggiungere altezze vertiginose. Kirk doveva essersi sbagliato.
“Ne è certo? Perché la media d’altezza dei vulcaniani non supera il…”
“Era altissimo per me! Spock, non sia così preciso, volevo soltanto dire che era molto alto per un bambino di nove anni dell’Iowa che vede per la prima volta un vulcaniano.”
“Capisco.”
“Mi si avvicinò e si fermò di fronte a me, abbassò lo sguardo e mi chiese se potevo spostarmi perché la mia presenza ingombrava il passaggio. Io però rimasi fermo, immobile, a fissarlo. Ero incantato dalle orecchie appuntite, dalle sopracciglia… così strane e dal colorito verdastro, dai capelli perfettamente pettinati, per non palare poi di quella maniera di interloquire così buffa!” Kirk sorrise tra sé. Ancora oggi i vulcaniani gli facevano quell’effetto e spesso, di fronte a Spock, si sentiva proprio in quella maniera, come il bimbo che vede per la prima volta un alieno e ne rimane affascinato.
“Cosa successe poi?” chiese Spock curioso.
“Non ricordo con precisione le parole esatte, ma fu a proposito delle sue orecchie... Sì, insomma, sul fatto che erano a punta.”
“Osservazione brillante, capitano,” ironizzò Spock.
“Lui disse che la mia domanda era illogica, io però non ci badai e mi presentai porgendogli la mano. Ci rimasi male quando non me la strinse, ma continuai e gli domandai se fosse un vulcaniano; gli dissi che sapevo tutto riguardo il suo pianeta e che mi sarebbe piaciuto andare e visitarlo. Gli dissi anche che avrei voluto avere un paio di orecchie a punta proprio come le sue. Lui non proferì nulla e, dopo avermi nuovamente invitato a spostarmi, uscì dalla porta. Prima che l’uscio si chiudesse, però, mi disse una cosa che non scorderò mai: ‘sei un umano interessante, Jim Kirk’. Dopodiché se ne andò.”

Un silenzio irreale cadde nella piccola stanza. Il racconto del capitano aveva suscitato in Spock più di un interesse. Conosceva Kirk abbastanza bene da poter dire che era una persona aperta e disponibile; non lo stupiva per nulla il suo atteggiamento nei confronti di una nuova specie aliena. Non sapeva però che i vulcaniani lo affascinassero tanto e, stranamente, l’idea gli provocò una stana sensazione. Un qualcosa di indefinito che percepiva distintamente in fondo allo stomaco, come una morsa che lo attanagliava… ma era qualcosa di piacevole. Qualcosa che indubbiamente non aveva mai provato.
“Sa cosa mi sono sempre domandato, Spock? Come mai quel vulcaniano non mi ha stretto la mano? E perché nessuno di voi lo fa mai? È semplicemente un’usanza oppure c’è dell’altro? Personalmente non ci trovo nulla di male; toccarsi può essere piacevole di tanto in tanto, non crede?”


Il capitano allungò una mano, oltrepassando le pedine nere e bianche degli scacchi che giacevano dimenticate sulle pedane trasparenti, sfiorando delicatamente le dita di Spock. Non avrebbe voluto toccarlo, ma non era riuscito a resistere. C’era qualcosa di gradevole in quel vulcaniano, qualcosa che suscitava in lui più di un interesse, qualcosa che lo trovava attraente e che lo spingeva a conoscere intimamente il proprio primo ufficiale. Kirk allungò un dito, azzardandosi a carezze più decise. Era bello. Più di quanto credesse. Più di quanto non avesse mai osato sperare. Si beò del calore della sua pelle fino a che non fu proprio il vulcaniano a ritrarsi, scostando la mano. Era già finito. Ma, per quanto gli fosse piaciuto, non poteva certo costringere Spock ad essere toccato, anche se in una maniera tanto innocente.


Kirk si alzò dalla propria sedia, scostandola leggermente. Premette il pulsante a lato della porta e uscì a passo rapido.
“Continueremo un'altra volta la partita,” concluse.

Il primo ufficiale Spock rimase solo in quel piccolo stanzino, rigido su quella sedia scomoda e con le gote tinte di un verde intenso. Il tocco di Kirk era stato breve, ma assolutamente piacevole. Nessuno l’aveva mai accarezzato in quella maniera; sfiorarsi le mani come Jim aveva fatto era qualcosa di intimo, qualcosa che per i vulcaniani era molto prezioso.

E a lui era piaciuto.

Era certo che il capitano non conoscesse il significato vulcaniano del suo gesto e, probabilmente, l’aveva fatto inconsciamente e in maniera del tutto innocente. Forse avrebbe dovuto metterlo al corrente, così che sapesse con certezza cosa avevano appena fatto.


Chissà poi che, forse, Jim non avrebbe desiderato farlo nuovamente.


Lui lo voleva di certo.


Spock non era mai stato tanto sicuro di nulla in vita sua.


Si alzò rapidamente e uscì in corridoio richiamando il capitano a gran voce. Lo vide voltarsi e guardarlo preoccupato.
“Spock, è successo qualcosa?” domandò Kirk ansioso. Sul volto del primo ufficiale c’era una strana espressione; pareva quasi in ansia.
“Non ho risposto alla sua domanda, capitano,” esordì il vulcaniano, allungando una mano e sfiorando quella di Kirk. “Il contatto fisico è qualcosa di speciale per noi vulcaniani. Sfiorarsi le mani e toccarsi come lei ha fatto con me e come ora sto facendo io è usanza tra chi è legato. È come…” Spock s’interruppe nuovamente, indugiando sul contatto con la mano calda di Jim, sfiorandolo con maggior convinzione. Era affascinante, esattamente come lo era stato poco prima. Forse lo era ancora di più.
“Come?” ripeté Jim, desideroso di sapere. Non immaginava che il suo gesto potesse avere un qualche significato su Vulcano. Un significato che, a quanto pareva, era assai differente che per i terrestri.
 
Spock sentì il proprio cuore accelerare e battere violento. Perché provava simili emozioni?
“Come baciarsi,” ammise, mentre le sue guance acquistavano il colore di un verde brillante.
“Quindi noi due ora... ci stiamo baciando?”
“Esattamente,” annuì il vulcaniano. “Mi chiedevo se ti andasse di approfondire l’argomento e se tu fossi interessato ad interagire con me in modo intimo.”


Il capitano Kirk aveva imparato una cosa di Spock; l’aveva capito dopo poco tempo che l’aveva conosciuto, ma ora lo comprendeva più profondamente: riusciva a stupirlo come mai nessuno prima di allora. Non aveva mai riflettuto su una possibile relazione sentimentale con lui, come non aveva mai pensato che potesse provare qualcosa di differente dall’amicizia; era certo di tenere a lui, ma fino a che punto? Kirk non era a conoscenza del fatto che il suo gesto era per l’altro al pari di un bacio. Non ne aveva idea e, quando glielo aveva confessato, si era sentito arrossire. Non provava imbarazzo, ma solo il desidero di farlo ancora.


Ora Spock gli stava chiedendo qualcosa di più.


E lui non riusciva proprio a pensare di dirgli di no.
“Certo che mi va,” rispose con un sorriso.
 
Fine
 
 
Questa storia è stata betata da __Hilary__, scrittrice di EFP
Servizio offerto da EFP editing
https://www.facebook.com/groups/322648581165116/
 
 
Note finali: Ho fatto correggere questa storia modificandola secondo le indicazioni della beta reader. Vorrei ringraziare, oltre a lei, anche le tante persone che hanno commentato la storia, che l’hanno inserita tra le seguite e le ricordate. Presto tornerò con una long in questo fandom.

Un bacio
Koa
   
 
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