Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: ElisaFofo    17/06/2012    2 recensioni
 
  
 
 A cosa pensi? Rachel le fa scorrere le dita lungo il braccio, lentamente, il volto di Quinn nell’incavo del collo. A te. Sei perfetta.
  
 
 
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Quinn chiama Rachel due settimane dopo che si è trasferita a New York. Le dice che Yale è bellissima e che le manca. Il cuore di Rachel fa una capriola –le manca. Parlano del più e del meno, Rachel non riesce a togliersi il sorriso dalle labbra. È bello risentire Quinn.
Rimangono d’accordo che useranno quei famosi biglietti per vedersi solo dopo il matrimonio del professor Schuester e che Quinn passerà a New York verso Natale. Poi Rachel promette che la chiamerà di nuovo –Quinn le chiede se ha Skype e il suo cuore fa un tuffo.
 
 
Rachel chiama Quinn cinque giorni dopo –cinque lunghissimi giorni passati ad aprire e chiudere il portatile chiedendosi se sia troppo presto per cercarla. Quinn sembra felice di sentirla. Le dice che temeva che non l’avrebbe più chiamata e Rachel si abbandona ad un sorriso estatico che la fa ridere. Quinn le racconta di Yale, della sua nuova compagna di stanza, dei corsi. Rachel parla di New York, del teatro, della sua nuova vita. Le manca Kurt –senza di lui l’appartamento sembra vuoto. Quinn dice che allora a Natale si fermerà a dormire da lei e a Rachel sembra che la stanza non sia mai stata così luminosa.
 
 
Quinn va a New York il primo giorno di vacanza. Per qualche motivo è un po’ in ansia –in aereo continua a lisciarsi le pieghe del vestito e a chiedersi se ci sia qualcosa fuori posto. Rachel è all’aeroporto ad aspettarla e la stringe in un abbraccio impacciato. L’appartamento non è rosa e pieno di stelle come si aspettava –Rachel ride quando Quinn glielo dice. Sono cresciute. Quinn le sorride e  Rachel pensa che Skype non renda quel qualcosa del suo sorriso che lo rende così bello.
                                                                                             
 
Rachel porta Quinn a vedere il Central Park e lei le stringe la mano. Rachel non dice niente –Quinn le sta stringendo la mano. A lei. Rachel ha paura che se ne renda conto e la lasci andare, ma la mano di Quinn resta stretta alla sua, calda, e il suo sorriso è sereno. Quinn è serena.
Si siedono in una panchina e guardano la gente passare. E Rachel si chiede se la felicità sia questa, in una panchina di New York con Quinn che le stringe la mano.
 
 
Quinn bacia Rachel fuori dal portone di casa sua. Rachel si è messa a cercare le chiavi nella borsa e quando alza il mento stringendo il mazzo vittoriosa Quinn si sporge in punta di piedi dal gradino e posa le labbra sulle sue. Quinn bacia Rachel fuori dal portone di casa sua e le chiavi scivolano a terra. Tintinnano sul pavimento ma a nessuna delle due importa più.
 
 
Quinn e Rachel salgono le scale in silenzio. La mano di Quinn è allacciata al polso di Rachel in una stretta morbida –mille perché affollano la mente di Rachel. Dimmi solo perché io, perchè ora, perché…  Sono domande che a Rachel fanno paura. Forse Quinn non ha risposte. Forse se ne andrà, forse quel bacio per lei non significa nulla. Forse. Le sudano le mani e Quinn se ne accorge, le stampa sulle labbra un altro bacio fermo. Perché mi piaci, Rach. Tanto.
Pare che Quinn abbia una cotta per lei da più di un anno.
 
 
Quinn parla con sua madre un pomeriggio di maggio –fa caldo e i segreti sono diventati soffocanti. Sua madre accetta il coming out con freddezza –forse non ci crede davvero. Magari è una fase. Quinn ne ha avute tante in fondo. Ma Rachel dice che devono darle tempo e quando escono di casa le loro mani strette non sono più nascoste in una tasca. Quinn si sente leggera –felice come non mai.
 
 
Rachel e Quinn litigano per il loro primo anniversario. Rachel è troppo presa dalla musica, Quinn dai suoi studi. Le parole di Quinn al telefono sono fredde e dure, quelle di Rachel bruciano di questioni che non sente sue. E dopo la collera arriva la paura di non essere forti abbastanza per farcela. Per superarla. Il Natale sembra così lontano adesso.
 
 
Rachel chiama Quinn dopo due scure notti insonni passate a comporre e scomporre il suo numero sul cellulare –le sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando lei e Quinn non esistevano ancora. Rachel si chiede come possa aver vissuto per tanti anni senza che lei e Quinn esistessero. Senza svegliarsi con il suo profumo sul cuscino, senza le dita intrecciate tra i suoi capelli. In un istante Rachel capisce che la differenza tra vivere ed esistere è Quinn. E Quinn non ha bisogno di sentirla parlare –Rach,ti amo. La speranza si riaccende in Rachel –può farcela. Possono farcela. Lei e Quinn si amano e allora niente ha più importanza.
 
 
Quinn è seduta sul bordo del proprio letto, gli occhi persi tra le foto. Pensa. Le hanno sempre detto che a far crollare le relazioni non è la distanza, ma il dubbio. Le hanno sempre detto che le avversità rendono i legami più forti. E che se le storie finiscono è perché non sono destinate a durare. Lei non ci crede –non crede a nessuna maledetta parola. Perché ogni giorno, ogni ora, ogni minuto senza Rachel sente la distanza fare più male, imprimerle nella pelle un dolore fisico. Non c’è niente di meno fisico della distanza, pensa Quinn. Non se Rachel è a migliaia di chilometri di distanza dalle sue braccia.
 
 
Rachel chiude gli occhi e lascia che l’applauso del pubblico la avvolga. Inspira per catturare tutto il calore della sala, sperando che la riempia, colmi il vuoto che sente in fondo allo stomaco. Ha cantato meglio del solito stasera. Si lascia andare in un sorriso –perché non sente niente? Perché le ovazioni, gli applausi, il successo la lasciano indifferente? Quand’è che il sogno della sua vita è diventato ordinario? Apre gli occhi. Oh, ecco perché. Quinn non è lì ad applaudirla. Quinn non è proprio lì.
 
 
Rachel è fredda al telefono. Quinn vorrebbe chiederle tante cose –ma sa già che non servirebbe a nulla. Sa già le risposte e fanno più male del silenzio. Quinn vorrebbe dirle che la distanza sta uccidendo anche lei. Vorrebbe dirle che la pensa tutto il giorno, che non ce la fa più, che ha bisogno di lei, che si sente morire dentro ogni parola che non si dicono. Che vorrebbe che tutto tornasse come prima, che quel rapporto scostante fa soffrire anche lei. Ma non dice niente di tutto questo. Come è andato lo spettacolo? Come al solito. Bene. Il cuore di Quinn  si spezza. Ti amo, lo sai? Ti amo tanto, Rach. La sente tirare il viso in un sorriso stanco. Anch’io, piccola.
Ed è come affogare.
 
 
Rachel si rigira tra le mani la tazza di caffè con aria assente. Le dita tamburellano sul tavolo -due settimane. Sono due settimane che non sente Quinn. Due settimane troppo lunghe, troppo dure, troppo fredde –vorrebbe solo sentire le sue braccia attorno alle spalle e la sua voce. Ti scaldo io, piccola. Gli occhi si perdono nel liquido scuro –due settimane. Due settimane senza Quinn. Rachel si chiede se a fare più male sia l’assenza di Quinn o il fatto che in qualche modo, lei continua a sopravvivere.
 
 
Quinn va a vedere Rachel a teatro il giorno della prima. Rachel non sa che è lì – ma Quinn ha bisogno di pensare, di riflettere, di vederla. La sua voce illumina il palco e Quinn si chiede quando sia diventata così bella. Ha paura di essersi persa troppo di lei. Ma poi Rachel la nota –Quinn vede i suoi occhi scintillare. E si sente felice. Fieraquella ragazza è sua. Guardatela. È sua e non vuole essere di nessun altro.
 
 
Quinn si chiede come sia potuta finire così. Ricorda che lo spettacolo è finito ed è andata nel camerino di Rachel con una rosa. Ricorda che l’ha baciata come sognava di fare da mesi. Troppi, troppi mesi. Ricorda che tutto era al suo posto –le braccia di Rachel allacciate al collo e le sue a stringerle i fianchi. Gli occhi chiusi e le labbra di Rachel sulle proprie. Ricorda che le era sembrato tutto troppo bello per essere vero –e infatti era finito. Rachel era arrabbiata. Quinn era senza parole. Le cicatrici raffioravano sulla pelle di entrambe –ma quelle di Rachel bruciavano. Le sue incidevano la carne più a fondo e riprendevano a sanguinare in silenzio.
 
 
Rachel non canta stasera –non ne è in grado. Le fa male la gola e quelle maledette lacrime non la smettono di uscire. Si chiede perché sia tutto così difficile. Lei e Quinn erano fatte per durare. Non perché fossero più forti di tanti altri –non lo erano. Ma perché, beh, erano lei e Quinn. Loro esistevano. Gli altri si limitavano a vivere, a condurre esistenze che si incrociavano, scorrevano parallele, si lasciavano. Le loro relazioni avevano un inizio, un durante, una fine. Ma lei e Quinn no. Lei e Quinn non sapevano cosa stessero facendo, perché lo stessero facendo, non sapevano dove iniziasse una e dove finisse l’altra. Sapevano solo che esistevano –lei e Quinn c’erano, c’erano sempre state, ci sarebbero sempre state. Rachel non sa spiegarselo ma sa che è così. Era così. Perché ora Quinn non c’è più. E come fa la vita ad andare avanti senza di lei? Senza di loro?
Rachel non canta stasera. Forse lei e Quinn non sono mai state niente di più degli altri. Forse se la vita continua ad andare avanti è perché lei è destinata ad andare avanti, a vivere, a dimenticare. Forse se non si trattasse di lei e Quinn, Rachel potrebbe anche crederci.
 
 
Quinn e Rachel si scrivono dopo cinque giorni. Cinque lunghissimi giorni passati a vivere –Rachel non ce la fa più. E nemmeno Quinn. Ehi. Mi manchi. Tanto. Il cuore di Rachel va in folle –Ehi. Mi manchi. Le sembra di essere ritornata alle prime settimane a New York, alla prima chiamata di Quinn, a quel nuovo contatto così inaspettato. Ne sarebbero seguiti tanti. Sarebbero seguiti baci, mani intrecciate, dichiarazioni, ancora baci –tanti baci, sarebbe seguita una nuova vita. Lei e Quinn. Un universo improvvisamente colorato, fatto della sua voce, delle sue labbra, dei suoi capelli d’oro sparsi sul prato, di cieli azzurri, dei suoi occhi –Dio,i suoi occhi, di chiamate nel cuore della notte, di interminabili ore passate ad aspettare di poterla vedere, di sorrisi immotivati. Il motivo in realtà c’era. Quinn.
Quinn e Rachel si scrivono dopo cinque giorni. È il primo passo –quello che conta è che ci sono ancora. Che esistono ancora. Perché loro esistono, non hanno inizio, non hanno fine. Esistono.
 
 
Rachel e Quinn comprano la loro prima casa dopo due anni. Sanno che è tempo di farlo –lo è sempre stato. E ora non c’è più la distanza a separarle. Ora non ci sono più computer, telefoni, lettere tra di loro. Ora la Quinn che stringono le braccia di Rachel è vera, in carne e ossa, calda, sua. Le toglie il respiro. È bella come non mai –e sua. E stanno per comprare una casa. Insieme. Rachel ride sulle sue labbra, la bacia, fa l’amore con lei e si perde nei suoi occhi. I suoi occhi.
A cosa pensi? Rachel le fa scorrere le dita lungo il braccio, lentamente, il volto di Quinn nell’incavo del collo. A te. Sei perfetta.
 
 
Quinn chiede a Rachel di sposarla una sera di settembre. In realtà è Rachel a chiedere di decidersi a  chiederle di sposarla –per qualche motivo sanno tutte e due che è Quinn che deve fare la proposta. Ridono. Quinn chiede a Rachel di sposarla e vede i suoi occhi illuminarsi di gioia mentre risponde .
. Quinn la guarda e una parte di lei sa che è così che le cose dovevano andare. Una parte di lei sa che lei e Rachel non hanno mai davvero avuto bisogno di trovarsi, lasciarsi, ritrovarsi, semplicemente perché lei e Rachel ci sono sempre state. Dentro. Da qualche parte.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: ElisaFofo