« Fammi spazio. »
«Fammi spazio.»
Harry aveva alzato il capo e s’era istintivamente spostato di lato, poi aveva
incrociato un paio di occhi ridenti e strafottenti e il sorriso un po’
menefreghista di quel ragazzo col ciuffo che gli copriva la fronte e non
lasciava scoperto neanche un pezzo di orecchio. «Ricciolino.» aveva aggiunto, e
aveva fatto un sorriso a labbra strette per poi tornare a guardare i giudici e
fingere un’espressione ansiosa.
Harry aveva l’impressione che a quel tipo non importasse davvero di essere
preso o meno.
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«Fammi spazio.»
Harry si era quasi preso un colpo quando aveva sentito quella vocetta infilarsi nelle sue orecchie delicate e quel bacino
scostarlo leggermente di lato.
«Ma si può sapere com’è che ti trovo sempre qui?» aveva detto quel Louis, un
cappello grigio di lana calato sulla fronte e le mani impegnate a sbottonarsi i
pantaloni.
«Semmai sei tu quello che mi segue. Oggigiorno non si può neanche andare al
bagno tranquilli.» Aveva risposto l’altro facendo cadere accidentalmente lo
sguardo sulle mani di Louis che adesso avevano tirato fuori il suo coso e lo stavano
sfregando leggermente.
«Calmati, ricciolino.» Aveva detto quello coi capelli lisci come spaghetti, poi
aveva fatto un sospiro di sollievo e, dopo aver scaricato la vescica ancora
prima di Harry, gli aveva dato un altro colpo di bacino e poi una pacca sul
sedere, e se n’era andato senza neanche
lavarsi le mani.
Harry aveva l’impressione che quel tipo non fosse esattamente un amante della
pulizia.
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«Fammi spazio!»
Quelle parole erano sussurrate, ma allo stesso tempo pronunciate con una certa
urgenza, e quando Harry s’era tirato su dopo aver affondato per bene la faccia
nel cuscino, aveva visto attraverso le proprie spesse ciglia un Louis affannato
che correva verso il suo letto con la faccia di uno che l’aveva combinata
grossa.
«Fatti più in là!»
«Che è?» aveva biascicato Harry, la voce
già carica di sonno.
«Devo nascondermi.» Aveva detto l’altro, che invece era più sveglio che mai.
«Da chi?»
«Da Payne. Gli ho riempito il letto di cucchiai, se
lo scopre mi ammazza.» Aveva risposto Louis particolarmente divertito, e già
s’era infilato nel letto di Harry e s’era coperto il capo con le lenzuola, e
aveva cercato anche di respirare piano.
«Guarda che si vede che c’è qualcuno sotto le coperte.» Aveva detto Harry per
poi sbadigliare.
«E fai finta di esserti portato la Mary a letto. Posso essere la tua Mary per
una notte, se vuoi.»
«Piantala, e fa’ silenzio, che voglio dormire.» Aveva replicato quello coi
capelli ricci, e s’era girato di schiena, con gli occhi che non riuscivano a
rimanere aperti.
«Arriva, arriva, nascondimi!» aveva poi piagnucolato Tomlinson,
e s’era appeso a mo di koala alla schiena di Styles
che, dopo aver avvertito il tocco delle sue mani sull’addome, era sprofondato
in un sonno tiepido, e aveva avuto l’impressione che Louis si fosse avvicinato
ulteriormente, come se già non fosse abbastanza vicino.
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«Ricciolino.»
A volte si divertiva ancora a chiamarlo così, ed Harry non riusciva a non
sorridere a quel nomignolo, e lo stesso aveva fatto quella volta.
«Fammi spazio.»
Ed Harry aveva spostato a sinistra la sedia facendo in modo che Louis potesse
infilarsi tra lui e Zayn. E avevano iniziato tutti a
mangiare, Harry che ridacchiava ad ogni battuta di Louis, Louis che si sentiva un po’ messo da parte, forse perché
non era a capotavola. E lui odiava non essere al centro dell’attenzione. Così
s’era alzato senza dire una parola e s’era messo al posto di Liam non appena quello s’era spostato per andare al bagno.
E finalmente aveva ottenuto l’attenzione
che sperava: Zayn aveva preso ad imboccarlo, lui
aveva fatto lo stesso con le nuvole di drago, Harry si grattava le braccia e
sembrava volerli incenerire con lo sguardo, aveva detto che si stava
ingelosendo e s’era anche stupito di quelle parole dette in modo così
spontaneo. Poi semplicemente aveva evitato che Zayn
continuasse ad imboccare Louis facendo saltare un gamberetto fritto dalle sue
bacchette cinesi con un dito e aveva passato la serata a guardarlo male.
Aveva l’impressione di essere diventato
un po’ troppo possessivo.
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«Fammi spazio!»
«L’hai fatto di nuovo?!»
«Tirerà su un urlo da film dell’orrore.» Aveva detto Louis tutto soddisfatto, e
s’era infilato nel letto di Harry, che profumava in quel modo particolarmente
familiare. «Coprimi!»
Ed Harry aveva ubbidito divertito e gli aveva tirato il lenzuolo sopra la
testa: questa volta non aveva poi così tanto sonno e poteva godersi lo
spettacolo.
«Voglio godermi l’urlo.» Aveva detto Louis a mezza voce, poi s’era zittito
all’improvviso guardando Harry che gli rispondeva con uno sguardo stranito. «Shh. Sento dei passi. Ascolta.» E aveva alzato un indice in
aria continuando a guardare Harry ma prestando attenzione ai rumori lì fuori
dalla camera. Harry si era lasciato scappare una risata trattenuta, perché la
faccia di Louis con la bocca spalancata mentre era impegnato a captare
qualsiasi suono ci fosse nell’aria, era davvero troppo buffa. «Ecco, ecco, forse…» Ma quei passi avevano sorpassato la porta ed era
tornato il silenzio in pochi secondi.
E Louis aveva tolto la mano dalla bocca di Harry –perché voleva farlo smettere
di ridere- e adesso s’era quasi abituato a mantenere lo sguardo su di lui,
mentre quello coi capelli ricci aveva gradualmente smesso di ridere e aveva
ricomposto quelle labbra carnose che sarebbero sembrate invitanti a chiunque. E
Louis ce le aveva davanti, e non faceva che fissarle e poi fissarsi negli occhi
di Harry, ed era bastato un attimo perché si fiondassero uno sull’altro, a
divorarsi la bocca come belve affamate. L’aria era immobile e satura, e l’unico
rumore percepibile era quello dell’aria che Harry buttava fuori dal naso e gli
schiocchi dei baci umidi e incontrollati, veloci e frettolosi, confusi,
istintivi, sregolati, senza capo né coda, non così godibili, impazziti.
«AHHH! Tomlinson!» l’urlo di Payne
s’era propagato per il corridoio, e Louis era scoppiato a ridere sulle labbra
di Harry, mentre quello ne voleva, di più, ancora, affamato come mai lo era
stato, voglioso, desideroso, ma Louis aveva già voltato il capo e rivolgeva i
denti bianchissimi al corridoio.
«Te l’ho fatta di nuovo, Payne! Piaciuta la
sorpresa?» e senza neanche più voltarsi verso Harry, s’era messo in piedi ed
era uscito dalla stanza per andare a ridere in faccia a Liam,
mentre Harry aveva l’impressione di avere le guance e le labbra in fiamme.
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« Fammi spazio, insomma. » Louis s’era lisciato la
giacchetta lunga e nera che indossava e s’era messo davanti ad Harry che
accarezzava nervosamente il microfono. « Devo entrare prima di te, Harreh. » Poi aveva visto che l’altro era piuttosto nervoso
e gli aveva sollevato il mento con la mano libera dal microfono, fissandolo
negli occhi truccati di nero e rosso. « E dai, pensa a Zayn
che deve fare l’acuto finale! O a Liam, che
praticamente canta solo lui. »
Harry non era riuscito a fare altro che rivolgergli un sorriso caloroso e aveva
sentito il nodo all’intestino sciogliersi quasi istantaneamente.
« E sei davvero sexy truccato da vampiro. » e, sempre con la mano agganciata al
suo mento, gli aveva posato un bacio sul lato della bocca lasciandolo
interdetto, mentre Zayn sorrideva sotto i baffi, ‘che
lui aveva capito tutto anche prima di Louis ed Harry.
Poi Tomlinson si era voltato verso Liam che gli dava le spalle e l’aveva guardato male, poi gli
aveva detto, « Devo entrare io per primo, stammi dietro. »
« Sei sicuro che non vuoi che sia Harry a starti dietro? » aveva azzardato Zayn, e Louis gli aveva risposto con un « Ehi, Malik, perdi sangue dall’occhio. », mentre Harry aveva
l’impressione che non sarebbe più riuscito ad esibirsi, non dopo aver sentito
nuovamente le labbra di Tomlinson così vicine alle
sue.
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« Harry, Harry! Fammi spazio! »
« Ma quanti cucchiai esistono in questa fottuta casa? » aveva chiesto Harry,
leggermente stordito, quando aveva sentito Louis salirgli in piedi sul
materasso. « Lascia un po’ in pace il povero Liam! »
« Non ho fatto niente a Liam. » aveva detto l’altro
molto tranquillamente mentre si abbassava per potersi infilare sotto le
coperte.
« Allora cosa? Hai nascosto le mutande a Niall? »
aveva domandato Harry tentando di sistemarsi un minimo il ciuffo riccio che gli
ricadeva davanti agli occhi. Louis gli si era coricato dietro e s’era
agganciato con le braccia allo stomaco e aveva poggiato il mento sulla sua
spalla destra.
« Volevo stare un po’ con te. » aveva poi detto con naturalezza. Il cuore di
Harry aveva fatto un balzo non indifferente e probabilmente non era tornato
neanche al proprio posto.
« Ma… Stiamo già insieme tutto il giorno…
» aveva boccheggiato, la fronte che quasi toccava il muro, le braccia di Tomlinson che invadevano i suoi spazi, il suo respiro che
gli solleticava l’orecchio, le gambe che per poco non s’intrecciavano tra loro.
« Sì, ma hai capito cosa intendo. Stare un po’ abbracciati, darci dei baci… le cose che fanno gli innamorati. »
Harry aveva deglutito rumorosamente, e riteneva che si scoppiasse davvero di
caldo lì dentro. Probabilmente aveva i padiglioni auricolari in fiamme.
« Ma noi non siamo innamorati… »
Louis aveva fatto una specie di risata, poi un colpo di tosse, quasi si stesse
affogando con la sua stessa saliva, e aveva mormorato un leggerissimo:
« Parla per te, Styles. »
E Harry giurava che sarebbe potuto scoppiare a piangere in qualsiasi momento. E
quella sensazione così nuova, insolita e particolarmente piacevole si stava
velocemente prendendo possesso del suo corpo, e lo faceva ragionare ben poco, e
gli deformava le immagini davanti agli occhi: era tutto bello, tutto
luccicante, tutto così chiaro, così trasparente. I dubbi non avrebbero più
abitato il cervello di Styles, da quel momento in
poi. Perché era tutto così chiaro da non poter essere messo in discussione. E
il tocco di Louis sul suo stomaco era così riservato, il suo profumo così familiare,
la voce così risanatrice, che Harry era ormai certo di aver trovato quel pezzo
che mancava nella sua vita.
Aveva allontanato le mani di Louis dal suo addome, poi aveva fatto mezzo giro e
aveva fatto in modo di trovarsi con la fronte contro quella di Tomlinson: era sicuramente più accogliente del muro freddo.
« Ti scoccia se sto qui? Sennò posso sempre andare a nascondere le mutande di Horan. Non era male la tua idea. » aveva mormorato Louis
dopo un po’ che guardava Harry e rideva, giusto perché quelle fossette sulle
guance erano tanto adorabili da provocare il sorriso a qualunque essere umano
dotato di un paio di occhi funzionanti.
« Sai in cosa ti stai imbarcando? » aveva chiesto di rimando Styles, con le mani racchiuse a pugno sul petto dell’altro.
« Eh? »
« Io ho sedici anni, e ho ancora la
lacrimuccia facile. Se mi illudi e poi mi lasci andare, le conseguenze non
saranno piacevoli. » lo aveva ammonito, ora piuttosto serio, gli occhi che si
allargavano per vedere meglio al buio.
« Perché dovrei farlo? Ti ho appena detto che sono pazzo di te. » aveva
risposto Louis, il sorriso che non abbandonava mai le sue labbra e una mano che
s’era avventurata tra i ricci di Harry.
« Se diventeremo famosi, sarà un problema. »
« Non diventeremo famosi. Finito X-factor, verremo
dimenticati, un po’ come tutti gli altri. Non hai di che preoccuparti. »
Quelle parole erano dette con tanta fermezza e sicurezza, che Harry non si era
dato neanche il tempo di pensare, che già aveva dato per vero tutto quello che
era venuto fuori dalle labbra di Louis. Labbra che poi s’era preoccupato di
baciare, senza la fretta e la smania della prima volta, ed entrambi erano così
coinvolti nel bacio che non sentivano il bisogno di rendersi partecipi del
mondo attorno a loro.
« Ehi, ipocriti. Non mi coinvolgete mai nei vostri giochetti. » un terzo
incomodo s’era appena presentato nella camera da letto buia e adesso
picchiettava sulla spalla di Louis.
« Zayn, sto cercando di amoreggiare con Harry,
sparisci. » aveva detto quello di rimando, con la bocca ancora piena del labbro
di Harry, che s’era fermato, pietrificato dal pensiero che qualcuno li avesse
scoperti.
« Ah, sì? Ipocrita. Tra qualche secondo mi metterò a correre per il salotto
urlando a tutti che ho appena assistito a una scena poco consona a un talent
show. » aveva replicato il moro con le mani sui fianchi, come non fosse per
niente stupito di quello che aveva appena visto.
« Chi te lo dice che io non abbia un altro tipo di talento? » aveva azzardato
Louis, e ormai era voltato verso Zayn e aveva
districato la mano dai capelli di Harry, che invece era ancora appeso al suo
petto, quasi timoroso di farsi vedere dal terzo incomodo.
« Che vergogna. Vado a spargere la voce. » aveva fatto una faccia sdegnata, e
poi era fuggito dalla porta, mentre Louis saltava prontamente giù dal letto e
lo rincorreva.
« Non lo farai! Quanto vuoi? »
« Sei disposto a pagarmi?! »
E Harry aveva l’impressione che non sarebbe più stata una passeggiata. Perché
la conoscenza di Zayn implicava anche quella degli
altri due, e improvvisamente si sarebbero ritrovati in cinque a dover custodire
un segreto. Ma per quale motivo doveva
per forza rimanere un segreto? Louis gli aveva assicurato che non sarebbero
diventati famosi e che non avevano da preoccuparsi.
E Harry aveva l’impressione che forse non sarebbe andata proprio così.
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«Ehi…»
Le gambe di Harry restavano serrate, nonostante la voce incoraggiante di Louis
lo aiutasse a liberarsi del peso che avvertiva all’altezza dello stomaco. Le
braccia erano invece avviluppate al capo dell’altro, e lo costringevano a
tenere le labbra a stretto contatto con le sue, mentre Louis persisteva nello
spostare la mano sul cavallo dei pantaloni della tuta del più piccolo.
« Ehi… » aveva ripetuto, e Harry s’era lasciato
sfuggire un suono da bestia ferita. «
Fammi spazio… » e, quasi avesse pronunciato una
formula magica, Harry aveva separato piano le gambe, lasciando che Louis lo
toccasse per intero sopra la stoffa dei pantaloni. « La smetto? »
« Ti ho fatto spazio. » aveva risposto Harry, come a dire che ormai c’erano
dentro fino al collo, e qualche velleità se la potevano concedere. « Gli innamorati lo fanno. » aveva aggiunto,
col labbro inferiore che fremeva, desiderava di essere preso a morsi. A
quell’affermazione, Louis s’era lasciato andare a un sorriso, e con quel sorriso aveva torturato le labbra di Harry,
mentre quest’ultimo prendeva delicatamente la mano del più grande e se la
infilava all’interno dei pantaloni.
« Per…per la miseria. » s’era lasciato sfuggire Louis
nel momento in cui aveva avvertito la consistenza del membro eretto del suo
migliore amico. Non era male trovare un migliore amico nel proprio amante e un
amante nel proprio migliore amico.
« Puoi farci quello che vuoi. E’ tuo. » aveva mormorato Harry, la voce che
tremava, la mano che adesso stringeva la nuca di Louis e l’altra che esplorava
la sua pelle sotto la polo verde che gli aveva prestato.
« Sei tutto mio, Sunshine. »
« Lo so. » ed era arrossito parecchio a quel soprannome.
« Toccami anche tu… »
E Harry aveva l’impressione di fondersi con la pelle più scura e bollente di
Louis e giurava di scoppiare di felicità.
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E’ già da una settimana che Harry dorme in un letto enorme,
spazioso, morbido, ma freddo. Vuoto. E ha quasi dimenticato la sensazione della
pelle che si fonde, del cuore incapace di reggere la felicità che straborda,
della bocca gonfia di baci.
Mentivi, Tomlinson,
mentivi. La fama è arrivata, e io non ho mai voluto così tanto tornare a quando
mi toccavi per la prima volta. E oramai m’hai toccato tanto da consumarmi. E io
t’ho fottuto tanto da fotterti anche l’anima.
E anche la mia è andata a farsi fottere.
Oltre a desiderare di tornare ai
tempi di X-factor, per la testa di harry ultimamente corre la malsana idea di doversi ferire
il corpo per poter estirpare il dolore da dentro. Il dolore fisico può aiutare
a sopportare quello vero e proprio che mangia le interiora. Forse è
principalmente quello il motivo per il quale s’è fatto tatuare qualcos’altro
sul braccio. Per farsi male, ‘che quel giorno Louis non l’aveva guardato
neanche per sbaglio, e il cuore doleva da morire. E forse quella frase non è
stata neanche scelta a caso, ma adesso non ha neanche voglia di pensare al
proprio tatuaggio, e distoglie gli occhi da quella scritta nera e fresca. Come
fresca è anche l’aria che che filtra dalla finestra
leggermente aperta. Magari potrebbe sedercisi, sulla
finestra, e guardare che succede di bello là fuori. Prendere una boccata
d’aria, far respirare anche il tatuaggio, tentare di trovare quel minimo di
serenità almeno di notte, e poi magari fare un salto giù e vedere se muore di
colpo o si rompe solo gambe e braccia. Magari vedere Louis che si dispera per
la sua morte lo farà stare meglio. E magari a quel punto si deciderà a
rivelarsi al mondo. Forse dovrebbe davvero fare un salto giù.
« Fammi spazio. »
Harry era già seduto da qualche minuto sul cornicione, e quella voce avrebbe
potuto benissimo farlo cadere di sotto.
« Ti ho spaventato? »
« Un colpo apoplettico, nulla di grave. » risponde Harry, una mano stretta al
cuore, mentre spostava il sedere a sinistra e permetteva a Louis di accomodarsi
accanto a lui.
« Spero non ti dispiaccia il fatto che ho chiuso a chiave. Sono scappato da un
gruppo di ragazzine e da Paul. Ha detto che gli è bastato guardarmi in faccia
per capire che avevo intenzione di venire da te. » spiega Louis, la mano che si
muove in aria, addosso la polo verde di Harry, i capelli schiacciati e
disfatti, non dissimili da come li portava due anni fa. Sembra anche avere quel
leggero cipiglio, quello particolarmente infantile e allo stesso tempo
malizioso che stava lentamente perdendo.
« Guarda, sei arrivato giusto in tempo. » ride Harry, con quella risata
leggermente amara.
« Perché? »
« Mi stavo buttando di sotto. » risponde il più piccolo indicando in basso e
continuando a ridere, probabilmente per inerzia, o per essersi accorto dei
pensieri stupidi che riescono ad attraversargli la mente.
« Sei pazzo?! » dice Louis, scandalizzato, con una mano sul petto. « E volevi
farlo da solo?! Se proprio devi farlo, chiamami e saltiamo insieme. »
« Non vorrei chiamarti solo per ammazzarmi in compagnia. » replica Harry, con
una nota d’emozione nella voce, ‘che sinceramente non s’aspettava parole del
genere da parte di Louis. Poi poggia automaticamente il capo sulla sua spalla e
sbadiglia, Louis sorride bonario e gli prende una mano per poi intrecciare le
dita.
« Vuoi saltare? » chiede allora, mentre con l’altra mano gli ha già circondato
le spalle e gli massaggia i capelli ricci. Quello fissa lo sguardo giù, poi
sulle mani intrecciate, dopodiché alza gli occhi in quelli di Louis, ci si
identifica, e abbassa di nuovo lo sguardo.
« No. » scuote la testa, e Louis gli lascia un bacio sul collo, quasi a
premiarlo per il coraggio della scelta. Perché nel loro caso, vivere significa
automaticamente soffrire.
Harry percorre il collo del più grande col naso e con esso gli carezza guancia
e labbra, che finisce per baciare lì, in bilico, pronti a sbilanciarsi se mai
fosse necessario.
Poi Louis adocchia il nuovo tatuaggio di Harry, lo porta alla bocca e lo bacia
con cura più volte, per poi tornare sulle labbra del più piccolo, già gonfie e
bisognose.
«Non ci fermeremo finché non ci arrendiamo, giusto?» Louis ripete la frase sul
tatuaggio di Harry con il solito sorriso che gli impreziosisce il volto. «Solo
a quel punto faremo il grande salto.» e accarezza col pollice il dorso della
mano di Harry, che quindi alza le spalle e si permette un sorriso spontaneo.
«Perché tanto non vale la pena vivere senza di te che mi chiedi di farti
spazio.»
«Dici che sono troppo ripetitivo?»
«Sta bene così.»
Se ne stanno un po’ in silenzio, ringraziando che la camera s’affacci sul lato
dell’albergo occupato dalla piscina, così possono baciarsi per un po’ con l’illusione
di poterlo finalmente fare davanti al mondo. Poi Louis sfrega la mano sulla
spalla di Harry e gli fa cenno col capo di rientrare.
«Facciamo che andare a letto? »
Harry gli rivolge un sorriso furbo, poi con un salto torna agilmente in camera
e si tuffa a peso morto sul letto, il cuore impazzito come la prima volta che
s’era ritrovato a fare l’amore con Louis.
« Fammi spazio, Sunshine! » e si
butta sul più piccolo, e rotolano insieme sulle lenzuola, e pensano che ci
vorrà molto per il grande salto.
Louis non salterà mai, e stringe forte la mano di Harry.
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Mirokia