SONO VIVA. Stupiti, vi vedo stupiti
[cit.] Sono viva e vi dirò di più, sento in me l’estremo dovere di finire
questa storia mai
terminata perché io non scrivo d’inverno una volta per
tutte. Eee beh, è strano perché non sono riuscita a scrivere questo
capitolo per sei mesi e oggi l’ho scritto in un giorno. Mi ha fatto tribolare
perché non ricordavo più una minchia della storia originale ma va beh, se
notate cose che non hanno senso o che sono tempisticamente
scorrette, ignoratele e fate sì sì con la testa
perdonando la mia memoria corta. Un tempo questo lato della storia mi sembrava
più logico! Va beh.
Il
titolo si basa sull’affermazione di Lenalee del sesto
capitolo di SEVEN, quando dice a Lavi di ‘non sapere nulla’ in proposito ai sentimenti
di Allen. Enjooooy!
Disclaimer: semplicemente, no.
.
What Lenalee actually knew
( S E V E N )
.
Lenalee è
perplessa.
Guarda Timothy, che domanda esagitato per l’ennesima volta il racconto
della vittoria contro i Serpeverde, e s’interrompe tra una frase e l’altra per
vomitare una lumaca nel secchio sulle sue gambe.
Guarda Fou, che si esibisce in una smorfia
sardonica, contenta che la sua squadra abbia vinto ma arrabbiata per non aver
potuto partecipare, e che affoga la frustrazione nelle confezioni di Cioccorane Extra Large e in
coloriti insulti contro i Noah.
Guarda Kanda, che sta in disparte seduto su
una sedia ai piedi del letto di Lavi, braccia incrociate e un tentativo di
espressione stoica e menefreghista che gli scivola via dalla faccia ogni volta
che sente la storia daccapo.
Guarda Allen, che sfoggia un ampio
sorriso da clown che sembra stampato sulla sua faccia da un incantesimo
indelebile; che parla in tono eccitato, si dimena sul suo sgabello accanto al
comodino di Lavi, e ovviamente s’ingozza di Calderotti
e tante altre schifezze a portata della sua mano.
E poi guarda Lavi, che guarda Allen,
la testa strettamente fasciata da garze bianche, la schiena appoggiata al
cuscino e le gambe nascoste sotto le coperte del suo temporaneo letto d’infermeria.
Lavi ride, scherza con Allen, lo
ascolta, insulta i Serpeverde, e poi, di punto in bianco, arrossisce.
Allen scoppia in una risata fragorosa
a un commento particolarmente acido di Fou e Lavi arrossisce, con la mano infilata per
metà nel pacchetto di Api Frizzole di Allen, già
occupato dalle dita dell’altro.
“Ehi, non osare prendere le mie.”
E previdente, Lenalee
si prepara alla solita sfilza di mugolii rattristati e di battibecchi concitati
e superficiali tra i due.
Ma Lavi ritrae svelto la mano dal
cibo e la lascia ricadere sulle lenzuola, senza dire una parola.
Il vociare della Sala Grande è
stranamente conciliante. Accanto a lei, Fou grugnisce
e borbotta come una scoppiettante Salamandra Infuocata. Non può davvero
biasimarla, quando la testa di Lavi collide con il tavolo per la quinta volta
in quattro giorni. Allen soffoca sul suo boccone di cibo, e Kanda
stringe il coltello nel pugno con un pericoloso fare omicida.
“Allen, puoi gentilmente riferire a
Lavi di smettere di tentare di lasciare il segno del suo passaggio sul tavolo
dei Grifondoro? Sarebbe carino da parte sua,” commenta con un’acidità che non
le è propria, e di cui subito si pente.
“Perché non ci dici una volta per
tutte cosa c’è che non va in quella tua stupida testa?” Lenalee
evita di aggiungere altro o di sedare Fou – sia perché Lavi un po’ se lo merita, sia perché Fou è intrattabile in queste occasioni. La ragazza
semplicemente non riesce a sopportare la gente che si demoralizza e non chiede
aiuto a nessuno. Lenalee è quasi affascinata dalla
sua mancanza di empatia in tali situazioni. Sa che non lo ammetterebbe mai, ma Fou odia sentirsi impotente.
Ascolta a malapena le successive
battute della misera conversazione, troppo concentrata sul non perdere le
staffe e urlare a Lavi qualcosa che rimpiangerebbe – perché è chiaro che Lavi
ha un problema, e il fatto che si rifiuti categoricamente di parlarne persino
con Allen e Kanda, sta diventando deprimente, ormai.
Fino a che Lavi dice la frase più
improbabile e apparentemente scollegata dal contesto che potesse dire.
È quasi divertente il modo in cui
Allen si rattrappisce su se stesso, nonostante il suo viso sia diventato
istantaneamente una maschera di impassibilità. Lenalee
lo guarda allibita, cercando di trovare un senso a ciò che Lavi ha detto con un
intrascurabile tono sfrontato, come se avesse rivelato per dispetto o rabbia un
segreto che sarebbe dovuto rimanere tale. Lenalee non
ricorda di aver mai visto Lavi rivolgere un’espressione tanto infastidita a
Allen.
“…Tre
giorni fa.”
E in quel momento, Lenalee vede distintamente sulle facce dei suoi amici
l’identica espressione di fulminante comprensione, come se nelle loro teste
fosse scattata contemporaneamente la stessa sintetica frase esplicativa.
‘Hogsmeade, a Allen piace Lavi, Allen
ubriaco marcio.’
Lenalee è
scioccata all’idea che qualcosa che
non sa – o che non ricorda – sia successo dopo Hogsmeade e, mentre la sua
immaginazione corre sbizzarrita, non perde di vista lo scontro di sguardi che
sta avendo luogo tra Lavi e Allen. Sembra che stiano entrambi aspettando quello
che dei due si rompe per primo.
È sinceramente grata a Kanda quando questi decide di intervenire, ponendo fine a
quella anormale situazione.
“Bene,” sputa Lavi rancoroso, prima
di alzarsi goffamente e allontanarsi dal tavolo senza più voltarsi.
Lenalee lo
guarda sparire oltre le porte della Sala Grande con la testa china, e i pugni
serrati lungo i fianchi.
“Forse è solo stressato…”
commenta Fou nel mentre, con voce imbarazzata. Si
gratta la nuca, impacciata, senza riuscire a guardare Allen, e Lenalee pensa che neanche lei avesse la minima idea che
tutto questa faccenda potesse essere legata ad Allen, sennò si sarebbe
probabilmente trattenuta dall’insistere, con Lavi. Fou
si stropiccia le mani, con la faccia di una che ha commesso un errore ma non sa
come porvi rimedio.
Allen non le risponde, seduto
rigidamente con la braccia appoggiate sul tavolo, l’espressione arrabbiata
puntata con fermezza sul suo piatto.
Passa qualche secondo prima che la
facciata adirata di Allen cominci a frantumarsi e scivolare via, lasciando il
posto a una nuova frustrazione che stringe dolorosamente il petto di Lenalee.
“Allen…” Fa
per allungare una mano verso la schiena dell’amico, ma quest’ultimo scuote la
testa e scruta per un attimo il piatto ancora pieno di cibo davanti a lui,
prima di spingerlo via aggressivamente, facendolo cozzare contro quello di
Lavi.
“Fanculo.”
Nessuno ha qualcosa da aggiungere.
“Mi odia, Lenalee,
è semplice.”
Lenalee
sbuffa con tale veemenza che un piccolo gufo, placidamente appollaiato sul
trespolo accanto a lei, si sveglia bruscamente e arruffa le penne grigiastre
infastidito.
“Non fare il melodrammatico, per
favore,” lo prega con voce esasperata mentre porge una manciata di chicchi di
grano al gufo di Allen, che allunga il cullo piumato, interessato. “Lo sai che
non è così. Siete amici da cinque anni, non ti volterebbe mai le spalle in questo modo. E poi ora è tornato a comportarsi
normalmente, no?”
Allen grugnisce qualcosa sottovoce,
prima di rispondere in un tono pesantemente sarcastico: “Oh, certo, come prima.
Fammi il piacere, sta tentando di
comportarsi come prima, e sta fallendo. …Giuro che
ogni tanto mi guarda come se fossi un troll con due teste.”
“Credo che io e te abbiamo una
visione diversa della situazione. E comunque, tu stai al suo gioco, mi pare.”
“Perché lui è troppo fottutamente
importante perché io mi possa permettere di perderlo, Lenalee!”
inveisce Allen.
Alcuni gufi sbattono le ali, turbati
dal rumore, altri si alzano in volo e si lanciano fuori dall’ampia finestra
della Guferia, dritti nel cielo primaverile.
Allen sgrana gli occhi, stupito dalla
sua stessa esplosione, ma Lenalee non lo sgrida.
Attende silenziosamente che il respiro dell’amico si calmi, e indica a Timcanpy di raggiungere il suo padrone. Quando l’esile gufo
dalle rare piume dorate gli mordicchia un dito con severità, Allen tira un
lungo sospiro.
“Scusami, è che…
non mi piace come si sta mettendo. All’inizio…
pensavo fosse per qualche problema che non voleva confidarmi, e mi irritava
perché pensavo non volesse preoccuparmi o non se la sentisse…
Non… non pensavo che riguardasse me. Dio, Lenalee,
quando ha detto quella roba… devo aver detto e fatto
qualcosa quella notte. Qualcosa che gli ha fatto capire che mi piace e non ho
idea di cosa, non ricordo praticamente nulla!”
Lenalee è
già giunta alla stessa conclusione ma, probabilmente allo stesso modo di Allen,
più tenta di riportare alla mente immagini di quella notte, più queste tendono
a farsi sfocate ed incerte.
“Sì, ma, se invece, per caso,” comincia, finalmente esponendo la
teoria che la sta tormentando, e che sfortunatamente Allen non sembra aver
preso minimamente in considerazione, “qualsiasi cosa tu abbia fatto, in realtà gli
ha… aperto gli occhi? Se fosse in crisi perché non sa
più cosa prova per te ma nel senso positivo… non indeciso tra amicizia e schifo, ma tra
amicizia e amore?”
Allen scruta attentamente i suoi
occhi per qualche istante, con una faccia che lascia temere che voglia
contattare al più presto il San Mungo per farla ricoverare d’urgenza. “Sì. Certo.”
“Oh, andiamo, Allen!” Lenalee gli lancia
addosso una manciata di mangime, a cui l’altro risponde con un verso di stupita
indignazione. “Potrebbe essere! I
segni sono tutti lì, se tu solo ti degnassi di notarli invece di ostinarti a
credere che sia tutta colpa tua! È ovvio che la faccenda riguarda te, e okay. È
supponibile che riguardi il fatto che ti piace, e ancora okay. Ma in più, Lavi
ti guarda, sempre. E non intendo dire
che ti ascolta mentre parli o che fa le solite facce schifate quando mangi.
Intendo dire che proprio ti fissa. Ti
fissa e nel mentre il suo cervello fuma per il troppo pensare, e quando si
accorge di starlo facendo di nuovo tenta di nasconderlo, cosa in cui, come
abbiamo tutti notato, non riesce. E ti posso giurare, su qualsiasi cosa, per la barba di Merlino, che non ha la faccia di uno che sta
guardando un troll bicefalo. Anzi.”
Allen è taciturno mentre accarezza
sovrappensiero il suo gufo. Lenalee aspetta quieta di
vedere come reagirà alle sue parole, e a stento si trattiene dal tirargli in
faccia altri chicchi di grano.
E dopo quello che le sembra
un’eternità o più, la bocca di Allen si piega in una smorfia semi-divertita.
“Davvero mi fissa?”
Lenalee
risponde con un sorriso così ampio che sente una fitta alle guance. ‘Oh, questo
è l’Allen che conosco!’ avrebbe voglia di gridargli scuotendolo con gioia per
le spalle, ed è ormai convinta di avere la vittoria in pugno.
“Oh,
sempre. Come quella strega che non riusciva a staccare gi occhi dal libro che
leggeva,” tuba con soddisfazione.
“Inquietante,” scherza Allen.
“Non sai quanto,” ne conviene lei.
“Peraltro, ho in mente un piano che potrebbe essere utile per testare le acque.
A questo cucina-party è il tuo turno con la lettura della tazza, no?”
“Ora non ti seguo più.”
Lenalee
sorride maliziosamente. “Beh, potremmo truccare un po’ una delle letture.”
L’espressione di Allen si fa
sarcastica. “Ma noi trucchiamo sempre le letture.”
“Touché,” ride Lenalee,
“ma questa volta lo faremo in modo più mirato.”
A distanza di settimane, in un
fulminante colpo di realizzazione indotto forse dallo studio intensivo di
Divinazione, le tornano in mente la reazione di Lavi in Infermeria e altri sparsi,
piccoli accadimenti.
“Sto iniziando a sospettare che Lavi
non sappia che gli piaci.”
In risposta, Allen geme stressato e
sprofonda il viso tra le innumerevoli pergamene srotolate davanti a lui sul
tavolo della biblioteca, apparentemente non intenzionato a riemergerne mai più.
“Lenalee, non puoi davvero tirare fuori quel discorso
ora.”
“E io che pensavo che avrei
finalmente terminato questo maledetto capitolo prima di pranzo,” asserisce Fou con stizza, prima di richiudere il grosso tomo di
Storia della Magia e ruotare la sua sedia verso Lenalee
con un cipiglio altero, “Tanto vale che ce lo dica ora, sennò non smetterai più
di assillarci con le tue nuove ipotesi.”
Allen grugnisce una risata, e Lenalee si sente ferita nell’orgoglio. Ma solo per un attimo,
prima di perdersi nel racconto dell’Infermeria e degli altri sparsi, piccoli
accadimenti.
“Non ho notato nulla, io!” è la prima
cosa che esclama indispettito Allen.
“Tu non noti mai nulla.”
“Non è vero,” brontola lui a mezza
voce, incrociando le braccia. Ha anche il coraggio di mostrasi offeso.
“Capite? È iniziato tutto prima di
Hogsmeade! Quindi tu potresti non aver fatto nulla di particolare quella sera!
Lui era già partito per la tangente per allora! E se ora stesse facendo finta
di nulla e negando tutto a se stesso perché ha paura di affrontare i suoi
sentimenti?”
“Quindi stai dicendo,” s’intromette Fou ancora irritata, “che un giorno Lavi s’svegliato e ha
capito pressoché di punto in bianco che gli piace Allen.”
“…circa,
sì?”
Fou
scrolla le spalle. “Per me suona credibile.”
“Per me no,” ride Allen con una nota
di isteria nella voce. “Sono l’unico rimasto sano qui?”
“Non sei mai stato sano, tu.”
“Grazie, Fou,
ma non è questo il—”
“Ah!” esclama di colpo Lenalee, che ignora apertamente il balzo di spavento di Fou e Allen sulle loro sedie. “E se fosse stato Lavi a fare qualcosa la notte di
Hogsmeade?” elabora rapidamente, non volendo rimanere indietro rispetto al suo
flusso di realizzazioni repentine. “Qualcosa che tu non ricordi!”
“Tipo cosa,” commenta Allen con
sarcasmo, “baciarmi?”
“Sì, tipo.”
Allen ha già la bocca aperta e la
battuta tagliente pronta sulla lingua, i denti scoperti in un sorriso
canzonatorio che gli incurva le labbra. Ma da qualche parte nel procedimento la
sua mente dev’essersi persa nel mondo
dell’immaginazione, perché la sua faccia si trasfigura tempestivamente in un
pomodoro, e la battuta non lascia mai la sua bocca.
Lenalee ha
il tatto di non scoppiare a ridergli in faccia, a differenza di Fou.
“Me lo ricorderei,” borbotta soltanto
Allen, e in attimo il suo libro di Divinazione ha tutta l’attenzione che il
ragazzo non gli ha mai concesso in cinque anni.
“Ma Allen, se fosse così si
spiegherebbe tutto!”
“Tutto cosa?”
“…tutto!”
“Oddio,” s’inserisce Fou, “Lenalee ha la Sindrome
dell’Amortientia.”
“La cosa?” chiede Allen perplesso.
“La Sindrome dell’Amortentia,”
ripete la ragazza dai capelli rosa cicca con ovvietà. “È andata in fissa con la
vostra love story travagliata e ora
si sente in dovere di giocare la parte del Cupido finché non avrà ottenuto
quello che vuole, cioè che vi mettiate insieme. Io starei attenta se fossi in
te, Allen.”
“Fou ha
ragione, Lenalee, rilassati. È la mia vita, non la
tua. Risolverò la faccenda, in qualche modo, senza che tu debba…
Lenalee?”
Ma Lenalee
ha smesso di ascoltare da un po’, e l’unica parola che le rimbomba nella testa
e che catalizza tutta la sua concentrazione, è ‘Amortentia’.
Da qualche giorno l’attenzione di Lenalee cammina sul filo di un rasoio, e la maggior parte
delle volte cade da un lato; Lenalee non si sforza
troppo nel cercare di concentrarsi su obiettivi più utili, come i G.U.F.O., giusto per fare un esempio.
Da una parte del rasoio, ci sono le
vicende romantiche dei suoi amici, che stanno finalmente iniziando a imboccare
il verso giusto, per una buona volta.
Fou ha
appena ammesso di nutrire un qual certo affetto
per Bak. Dal canto suo, Bak
è palesemente cotto da più di un mese, perciò Lenalee
spera vivamente che accumuli il coraggio necessario per dirle qualcosa, perché
di certo da Fou non partirà nulla entro la fine
dell’anno.
Per quanto riguarda Lavi e Allen, beh, l’esperimento con l’Amortentia non avrebbe potuto dare risultati migliori.
“Mi ha chiesto se volevo andare ad
allenarmi nella Stanza delle Necessità con lui, stanotte,” tira fuori Allen di
punto in bianco con voce gongolante, semi sdraiato sul tavolo di fianco a lei,
col mento sorretto dal palmo della mano e un’espressione piuttosto idiota
dipinta sul volto. “Non me lo chiedeva da secoli.” E dopodiché, risprofonda quietamente nella sua bolla di spazio
personale, a fissare con sguardo sognante le monotone scaffalature della
biblioteca.
Dall’altra parte c’è Kanda. Le vengono ancora i brividi di eccitazione se
ripensa al volo sul Thestral dell’altro giorno. Se si
concentra, le sembra di poter sentire di nuovo l’odore di Kanda
mentre tiene la faccia immersa tra le sue spalle, troppo impaurita per
sollevarla; le striature vermiglie di cui è tinto il cielo del tramonto; gli
occhi di Kanda quando sono tornati al castello, il
modo impacciato in cui ha cercato di indagare se le era parso romantico o meno…
Si scioglie al solo ricordo,
sospirando dolcemente nell’aria fresca della biblioteca. In cuor suo spera che Kanda le chieda nuovamente di accompagnarlo nella Foresta,
ma dubita che questo succederà, e lei di certo non osa chiederglielo.
“È fantastico, Allen,” gli risponde,
con sincerità seppur con la testa nettamente altrove.
“Come hai fatto a convincere Komui a partecipare al piano, comunque?” chiede Fou perplessa mentre avvicina a sé uno dei tomi con un
incantesimo di librazione, apparentemente l’unica dotata delle facoltà mentali
necessarie per realizzare che manca davvero troppo poco agli esami finali.
“Ah, è stato facile,” commenta Lenalee, accompagnando le sue parole con un gesto
sbrigativo della mano, “lui è mio
fratello, d’altronde. Gli ho semplicemente detto di mettere un calderone con un
po’ della sua scorta di Amortentia davanti a un banco
e far sì che in quel banco ci stesse Lavi. Gli ho spiegato che era un nostro esperimento.
Che, a quanto ho carpito da Kanda, ha iniziato ad
avere i suoi effetti appena Lavi è entrato nell’aula. Dice di non aver mai
visto Lavi fare una pozione orrenda come quella. E sappiamo tutti che l’unico
motivo per cui a Lavi una pozione non debba venire perfetta, è perché è molto, molto distratto da qualcosa.”
“Così distratto che s’è beccato una
punizione da Komui,”
ghigna Fou perfidamente. “Quand’è l’ultima volta che
quell’uomo ha dato una punizione? Quando quel Corvonero
ti ha ‘importunato’ chiedendoti di uscire con lui?”
“Non penso che quella punizione sia
nulla in confronto a quella che gli darà Kanda per
avergli imbrattato i capelli di pozione fatiscente.” Lenalee
si decide ad aprire svogliatamente il libro di Babbanologia.
“Comunque, se la mia teoria è corretta, cosa che indubbiamente è, questo casuale incidente ha aiutato Lavi a
venire ai patti con i propri sentimenti, e ora ha ripreso a comportarsi
normalmente con Allen proprio perché ha deciso di accettare la realtà.”
Dal canto suo, Allen non sembra
starla ascoltando con molta attenzione, se lo sguardo vacuo e il sorriso
gongolante ne sono una prova sufficiente.
“Allen, devi davvero uscire da questo
stato di trance ora,” gli ordina Fou schioccando
rumorosamente le dita. Lenalee annuisce con la testa,
sentendosi un po’ ipocrita dato che la cosa che più desidera fare ora è tornare
a fantasticare su future e improbabili gite fuori dal castello con Kanda.
Ma Allen si limita ad allargare il
suo serafico sorriso. “Mi sento stupido.”
“Beh, sembri stupido,” lo informa Lenalee.
“Tu sei stupido,” li interrompe bruscamente Fou.
“Ora chiudete la bocca e studiate.”
Lenalee non
riesce davvero a capire.
Sono passate più di due settimane
dall’incidente dell’Amortentia, e guardare Allen e
Lavi interagire si sta rivelando divertente, elettrizzante e allo stesso tempo
puramente struggente.
È come se stessero danzando uno
intorno all’altro, in attesa di un qualcosa
estremamente impreciso che Lenalee appunto non
coglie. Cosa diavolo stanno
aspettando?
Non è che il loro modo di comportarsi
tra di loro sia drasticamente cambiato, eppure ora c’è qualcosa in più che si
coglie osservandoli trascorrere il tempo insieme, a cui Lenalee
non sa dare un nome.
Dal suo punto di vista, quello che
Allen vuole è chiaro come il sole. E dal canto suo, quando pensa che nessuno lo
stia guardando, Lavi si atteggia ad eroe tragicomico. Quindi perché si tira
indietro ogni volta che Allen gli lascia un’apertura per agire grande come una
casa? Non può essere che Lavi non abbia capito nulla…
o forse sì, si sta sempre parlando di
Lavi, che seppure abbia un’intelligenza sopra la media e un’ottima capacità
nell’analizzare la gente, ha anche un potere di auto-persuasione notevole, e
quando si rifiuta di vedere una cosa, semplicemente non la vede.
Forse Lavi ha solo bisogno di
un’ultima spintarella – che Allen d’altronde non gli offrirà mai.
Lenalee è
personalmente convinta che Allen sia impazzito. I due anni passati con la
certezza che non sarebbe mai successo nulla tra lui e Lavi devono avergli
fritto il cervello, e ora che quella certezza è stata smontata dall’evidenza
del contrario, Allen non ha più il coraggio di fare nulla di drastico. Cosa che
non è da Allen, ed è per questo che Lenalee pensa sia
impazzito.
“Ma ora le cose vanno bene, perché
dovrei cambiarle,” le dice sorridendo, un giorno, “è una sua scelta ora. A me
sembra di essere stato… relativamente chiaro.” E Lenalee non può fare a meno di concordare su questo punto,
soprattutto sul ‘relativamente’. Perché per quanto Allen possa far finta di non
saperlo, a suo parere una dichiarazione è generalmente più esplicita di gesti
fugaci e battute maliziose. Ma si astiene dal farglielo notare prima che abbia
finito di parlare. “Se non reagisce, è perché non vuole avere a che fare con me
in quel senso. O ci sta ancora pensando. E a me va bene così, davvero!”
“Senti, perché non glielo dici e
basta?” chiede esasperata.
Questa volta
Allen la guarda come se il San Mungo non fosse abbastanza. “Lena, non posso
dirgli una cosa del genere.”
“Perché no?”
“…
semplicemente non posso.”
Lenalee gli lancia un’occhiata velenosa. “Allora glielo dirò io che ti
piace, almeno se non se n’è reso conto mettiamo le cose in chiaro.” In quel
momento le sembra di ritornare ai tempi delle elementari, quando le coppie si formavano
sempre solo grazie alle generose azioni di un bimbo intermediario. Si odia un
po’ per questo.
La mandibola
di Allen casca verso il basso. “Cosa—No! No, no no no no, Lenalee,
non puoi dirgli nulla!” le ordina con voce strozzata.
“Perché
no?!” ripete lei.
“Perché…” Allen non finisce mai la frase. È allora che Lenalee capisce con sconcerto che per Allen nulla di quello che è successo da oltre
un mese a quella parte rappresenta una certezza come lo è per lei. Nella sua
testa probabilmente, il fatto di piacere a Lavi è solo una possibilità tra le
tante interpretazioni, e che quella che ritiene più probabile è che tutto sia
in realtà una grande, orripilante coincidenza. Così assurda che anche lui
fatica a crederci, ma che non si permette di vedere in altri modi. Non si
permette di illudersi. Perciò ora il suo futuro è basilarmente nelle mani di
Lavi.
Per un lungo
momento, Lenalee non sa se abbracciarlo o lanciargli
contro una maledizione.
Ma non fa
nessuna delle due cose. Si limita ad allontanarsi, innervosita, ringhiando
“Maschi!” abbastanza forte perché la sentano dall’altra parte del castello.
Il giorno dopo, Lenalee
decide che a Lavi quella spintarella serve proprio.
Perciò si alza dalla comoda poltrona
in velluto cremisi accanto al camino e percorre la Sala Comune in direzione del
divano e della persona che vi è seduta sopra.
Quando Lenalee
quel giorno si ritrova per caso nel corridoio in cui sta infuriando il duello
tra Grifondoro e Serpeverde, la prima cosa che vede è la liscia coda nera di Kanda che ondeggia sinuosamente tra una spalla e l’altra
del suo proprietario, mentre questi arresta un incantesimo con un perfetto
Sortilegio Scudo. Il suo cuore si gonfia momentaneamente di fiero orgoglio alla
scena, perché nessuno batte il suo Kanda in un duello – eccetto Allen, ma lui gode della sua
amorevole autorizzazione.
La seconda cosa che vede è una
Fattura Orcovolante colpire in piena faccia Road Kamelot e, per quanto Lenalee sia
contro il risolvere i disaccordi e i conflitti con la violenza magica, non riesce
a provare un briciolo di dispiacere davanti a quello spettacolo – non che si
sforzi molto, in realtà.
La terza cosa che vede, e che quando
vede non può fare a meno di chiedersi come abbia fatto a non notarla subito,
perché salta proprio all’occhio una volta svoltato l’angolo, sono Lavi e Allen
sul pavimento, intenti a baciarsi come se non ci fosse un domani, incuranti dl
resto. Sembrano abbastanza fuori dal mondo, lì, in mezzo al corridoio, con
gente che urla, fatture che volano, e professori che tentano invano di
riportare l’ordine togliendo manciate di punti a chi capita loro sottomano.
Sospetta che se in quel momento il castello crollasse intorno a loro, non se ne
accorgerebbero neanche.
L’improvvisa esplosione di gioia in
lei non l’aiuta a trattenere il grido eccitato di un “Finalmente!” che,
nonostante il frastuono generale, pare elevarsi sopra ogni altra voce e
attirare l’indesiderata attenzione di tutti.
.
E fu così che Lenalee giocò abilmente – e con
una certa ossessività – una parte fondamentale nella storia.
Lavi scherza e dice, con tono cantilenante, che ciò che ha trascinato
lui e Allen insieme oltre le difficoltà di quel periodo si chiama ‘vero amore’.
Allen invece ogni tanto lo chiama ‘Lenalee’.
.
.
.
.
.
La Sindrome dell’Amortentia
suppongo che nel mostro mondo si possa tradurre con ‘fangirl-ite
acuta’. Probabilmente in questo capitolo Lenalee è stra OOC, come anche Allen (ALLEN COSA TI HO FATTOOOOO çOOOç se riscriverò questo capitolo lo farò solo per te çOç) , però non ho saputo fare di meglio, scusate xD L’atmosfera che si era andata creato mentre scrivevo non
mi dispiaceva, quindi mi sono lasciata trasportare xD
Alla fine questo era il capitolo
importante di questa storia/raccolta. Non voglio dire che non scriverò i due
rimanenti, però di fatto non sono particolarmente importanti o pieni di grandi
cose belle, quindi… Questo era invece tutto quello
che succedeva al di fuori della testa di Lavi durante SEVEN xD
Immagino che tutti voi vi aspettavate fosse dal punto di vista di Allen, e
INVECE! So’ stronza e l’ho fatto con Lenalee. Spero
comunque che vi sia piaciuto, in ricordo che bei vecchi tempi çwç (wtf)