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Autore: Alexy Snitch    18/06/2012    7 recensioni
Può una serata che inizia come tutte le altre, senza pretese e aspettative, far diventare un sogno realtà? Hermione si trova ad un noioso ricevimento e vorrebbe tornare a casa, ma qualcuno glielo impedisce.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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Tanti, tantissimi auguri al Gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione].

Just Tonight



Hermione non sapeva che fare. Stava in cima alle scale ad osservare la moltitudine di persone che quella sera avevano invaso il grande ingresso di un antico palazzo nel cuore di Londra e non riusciva a trovare un motivo valido per scendere. Lisciava invisibili pieghe dell’abito nella speranza che qualcosa le desse il coraggio di mischiarsi alla folla. Non voleva andare a quel ricevimento, l’aveva detto e ripetuto allo sfinimento, ma come dipendente del Ministero era buona cosa farsi quantomeno vedere.
Di norma, essendo ligia alle regole, non avrebbe obiettato alcunché, purtroppo, quella serata, organizzata per festeggiare l’elezione a Vice Ministro di Trevor Peakes, l’avrebbe costretta a circondarsi dell’alta società magica ed Hermione era assolutamente convinta che il tutto si sarebbe rivelato solamente come l’ennesima sfilata di purosangue, a cui ormai nel corso degli anni si era dovuta abituare. Alla fine, però, aveva stretto i denti, indossato un vestito elegante e si era presentata alla festa.
Una coppia la superò barcollando, tra le mani calici ricolmi di quelli che avevano tutta l’aria di essere alcolici babbani. Non riusciva a capire cosa la trattenesse lì, aveva solamente voglia di voltarsi e andarsene. Poi, di punto in bianco Susan, una sua ex compagna di corso, sbucò dal nulla stringendole il braccio e salutandola calorosamente.
“Dai, Hermione, vieni al mio tavolo. Non rimanere qui, sola.” Le era parso che avesse calcato un po’ troppo sulla parola sola.
“È molto carino da parte tua, ma credo che me ne tornerò subito a casa.” le disse mestamente, accorgendosi d’improvviso di aver riconosciuto una persona a lei nota vicino alle porte del salone. Forse stava sognando, si ritrovò a pensare. Magari si era solamente confusa, provò a persuadersi.
Le luci si facevano via via sempre più soffuse, tutto stava assumendo l’aspetto di un sogno, la musica vibrava leggera nell’aria, le voci si erano attenuate e le sue preoccupazioni erano svanite nel momento in cui aveva visto quegli occhi inconfondibili. “Susan” disse voltandosi per qualche istante. “Scusami, ma ho visto una persona.” Detto questo, si affrettò a scendere la scalinata, decisa a trovare colui che tanto l’aveva incantata.
Non riusciva a credere che fosse lì, a dire il vero non riusciva a capire come avessero fatto a essere a quel ricevimento entrambi senza sapere l’uno dell’altro. Hermione sgusciò tra capannelli di persone, camerieri e invitati, ma sembrava che di lui non ci fosse traccia. Aveva cercato sulla pista da ballo, tra i vari tavoli, perfino nei corridoi che portavano verso altre stanze a cui normalmente non vi si poteva accedere, ma era stato tutto inutile. Le risultava fin troppo facile correre sui tacchi senza sentire alcun dolore, pensò tornando verso la sala buffet. Gli invitati avevano incominciato a radunarsi ed a servirsi, perciò si vide costretta a rompere le file e, affannata per la corsa, per l’eccitazione e pure per la delusione incombente decise di uscire sulla terrazza. Non sentiva il freddo, anche se un vento leggero soffiava imperterrito scuotendo le fronde degli alberi nel grande parco sottostante.
“È una bella serata per starsene qui tutti soli.” disse dopo un po’ una voce, la sua voce. Era dietro di lei.
Hermione trasalì, ma quella paura che da qualche tempo aveva cominciato ad avvilupparla ogni volta che rimanevano soli sembrava essere cessata. Forse, solo per una sera, forse per sempre. “Harry…” mormorò, voltandosi e trovandosi faccia a faccia con il suo migliore amico. Indossava uno smoking con una piccola rosellina bianca appuntata al petto e, anche se i capelli erano come al solito indomabili, ai suoi occhi appariva perfetto. “C’era molto caldo e ho preferito starmene all’aperto.” mentì. Non voleva rivelargli che aveva vagato ovunque per trovarlo.
Le sorrise, mentre si avvicinava e poggiava i gomiti sulla balaustra, guardando le luci del sentiero che si disperdevano dietro i folti arbusti. “Pensavo mi stessi cercando.”
“Scommetto che ti sei nascosto di proposito.” replicò lievemente piccata.
Harry rise e si vide costretta a ribattere con una lieve spinta. Dov’era finito quell’imbarazzo che si era creato tra loro? La mente di Hermione lavorava febbrilmente alla ricerca di quella risposta che, però, sembrava non esistere. Per il momento, si disse. Prima o poi l’avrebbe trovata.
“Diciamo piuttosto che mi sono divertito a guardarti da lontano.” Stavolta, però, era serio.
Probabilmente era arrossita, non sapeva come interpretare il suo comportamento e questo la stava mandando in confusione. Non rispose e si limitò a guardarlo nel tentativo di carpire il suo segreto. C’era qualcosa di strano nell’aria, qualcosa che impediva ai cattivi pensieri di prevalere sugli altri, lasciando che i desideri più nascosti venissero a galla. Non era stata più sicura di provare nei suoi confronti qualcosa che andava ben oltre l’amicizia come in quel momento. “Harry, non dovresti dire così.” Lo disse senza convinzione, vinta da quelle forze invisibili che stavano rendendo quella serata così strana.
“Hermione, per stasera potresti fare finta di nulla?” Sgranò gli occhi per lo stupore. Avrebbe voluto che lo ripetesse all’infinito, tanto faceva fatica a crederci. Harry si voltò verso di lei con gli occhi che brillavano di una strana luce. “Sono mesi che evitiamo di stare insieme se non in presenza di altri, quando invece vorrei poter passare con te ogni minuto.”
Le tremavano le gambe, si sentiva così stranamente leggera, così stranamente felice che stentava a crederlo. “Oh, Harry, anch’io vorrei che fosse così, ma non possiamo. Ci sono…”
“Ssshhh, non dirlo…” Harry non le permise di terminare la frase perché improvvisamente si avvicinò pericolosamente a lei e posò le labbra sulle sue intrappolandole in un lungo bacio. Hermione si strinse a lui, avvolse le braccia intorno al suo collo e, senza pensare a nulla, si perse in quel piacere che le era stato a lungo precluso. Non credeva che potesse essere tutto così incredibilmente semplice e piacevole. Desiderava quel momento da molto tempo, dapprima inconsciamente, poi con ogni fibra di sé fino al momento in cui anche il pensiero aveva iniziato a logorarla. Niente poteva essere vero, niente aveva senso, eppure era lì tra le braccia di Harry e lo stava baciando, come nel più disperato dei suoi desideri.

Immersi in quella frenesia, aggrappati a qualcosa che nemmeno sapevano cosa fosse, Harry e Hermione si strinsero l’uno all’altra più che mai. Assaporarono il gusto del proibito come fosse stato il più buono del mondo. Niente avrebbe potuto rovinare quel momento. Niente, continuavano a ripetersi a vicenda scacciando lontano la realtà. Erano soli sulla terrazza, dove una strana musica li accompagnava in una danza lenta, dolce e sensuale. Per molto tempo non parlarono, non ce n’era assolutamente bisogno, il silenzio lo stava facendo meglio di loro. Sapevano, comprendevano da tempo cosa entrambi celassero al mondo e a loro stessi, e quei baci e quella danza ne erano la prova.

Improvvisamente, però, la consapevolezza che quella serata così felice e bramata stesse per terminare demoralizzò Hermione. Lasciò che Harry la stringesse in un abbraccio e liberò le lacrime che premevano per uscire. Sentiva che nulla sarebbe potuto durare. “Hermione, non piangere.” Tentò di consolarla.
“La smetto.” disse strofinando con forza il viso. “Perché tutto questo deve finire?” domandò solo, reprimendo nuovamente le lacrime.
Harry evidentemente non sapeva cosa rispondere, dal momento che per un po’ non disse nulla. “Tutti i sogni finiscono, è la regola.” Le spiegò pieno di rammarico. “Non possiamo vivere qui per sempre. Dobbiamo svegliarci e andare avanti.”
“Quindi, tutto questo non è vero?”
“Certo che è vero! Per te e per me lo è.” Terminò con dolcezza, affondando il viso nei suoi capelli e solleticandole col naso l’incavo tra il collo e la spalla. Nemmeno lui voleva andare, lo sentiva.
Hermione era convinta che tutto fosse assolutamente vero, che quella serata si sarebbe potuta ripetere, che niente le avrebbe finalmente impedito di poter vivere il suo desiderio, eppure c’era qualcosa che non quadrava. Lo percepiva dal fatto che nessuno li avesse ancora cercati, che nonostante il vento lei non avesse minimamente freddo, ma più di tutto dal fatto che ogni abbraccio di Harry, ogni suo bacio fosse vero eppure sogno. Non riusciva a comprendere cosa stesse succedendo: la pioggia iniziò a cadere e, benché la terrazza non fosse coperta, entrambi non si stavano bagnando. Le gocce cadevano e sembravano passarle attraverso. “Com’è possibile?”
Harry le prese la mano, prolungando a lungo il contatto. Aveva paura di perderla. “Magia, forse?!” sussurrò con un sorriso triste sulle labbra.
“Potrebbe essere…” rifletté Hermione, accorgendosi solo in quell’istante di non avere con sé la bacchetta. “Harry, lo ricorderò?” E finalmente comprese ogni cosa: lasciò che la verità la imprigionasse in quello che sarebbe stato il ricordo di un momento.
“Solo se tu vorrai.”
Gli strinse ancora più forte la mano. “Allora, sarà così.” decretò decisa. Un tuono squarciò la quiete e Hermione rabbrividì. Harry nuovamente l’abbracciò. I loro occhi si incrociarono. “È la fine, vero?”
“Sì.” le rispose. I tuoni si fecero sempre più forti e il cielo di Londra si illuminò di nuova luce per merito dei lampi. La musica divenne sempre più forte mescolandosi alla pioggia che frustava la terrazza. Tutto intorno a loro stava diventando sfocato; Hermione si aggrappò a Harry, ben sapendo che non avrebbe potuto resistere ancora a lungo. Lo guardò negli occhi, ma la pioggia confuse tutto e poi li bagnò completamente, rendendole addirittura impossibile distinguere se sul suo viso scorressero lacrime o solo pioggia. Doveva andare, era chiaro. Harry la baciò nuovamente cercando di protrarre ancora qualche istante quell’attimo. Hermione sentì tutto scivolare via, lento e inesorabile. La luce sparì nella confusione dei tuoni e divenne tutto buio…
“Harry!” gridò forte, cercando di afferrarlo, ma ormai lui non c’era più.
Hermione scalciò via le coperta e corse alla finestra. Pioveva forte fuori e la pioggia sbatteva contro i vetri rumorosamente. Si accorse solo in quel momento di essere in pigiama e in camera sua. Niente festa, niente terrazza e nessun Harry. Si appoggiò con la fronte al vetro freddo e umido e pianse. Nulla era vero, era semplicemente un sogno, solo uno stupido sogno e niente sarebbe potuto cambiare. Doveva imparare a farsene una ragione: Harry non sarebbe mai stato suo.
Tornò verso il letto e solo allora si accorse che, accanto alla foto del fidanzamento con Ron, nel bicchiere pieno d’acqua galleggiava una piccola rosellina bianca. Non sapeva come fosse stato possibile, ma era lì. Sorrise tra le lacrime, sorrise e basta. Era vero, tutto vero, anche se era stato solo un sogno, anche se l’indomani nulla sarebbe cambiato.

   
 
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