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Autore: slice    19/06/2012    4 recensioni
Affetta/o da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest.
Che pazienza ci vuole, con Sasuke? Non so, io mi sento sempre esausta dopo aver scritto su di lui, come se avessi partorito piani e piani di un edificio, ecco.
Sasuke è principalmente un cretino, raggirabile e drammatico, però ha quella profondità strana che spesso mostra con comportamenti da bestia, ma che in rare occasioni mi rendo conto possa essere possibile per lui, in teoria, azzeccarla. Sono comunque portata a credere, da una buona dose di semplice realismo, che lo faccia totalmente a caso, privo di trama com'è.
Sakura è carina. Peccato si sia voluta sintonizzare su frequenze così ingombranti sin dall'inizio, perché avrebbe potuto avere qualcuno con del senno, facendo molto meno sforzo. u_ù
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Crack, fanon o canon? Slash, het o threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

Prompt: Sasuke/Sakura
“Grazie...”





Socialmente impedito
di slice





La prima volta che succede sono tutti in ospedale. Naruto passeggia avanti e indietro nel corridoio, Sai invece è seduto su una sedia, osserva il movimento nervoso del compagno e ogni tanto posa lo sguardo sulla porta bianca davanti a loro; lei è dentro quella stanza, ha delle bende in mano e la testa di Sasuke a pochi centimetri dalla sua faccia. In futuro non ricorderà la bella giornata che è: il sole fuori brilla in un cielo sconfinatamente azzurro, terso, e l'unico scontento è probabilmente Shikamaru; ci sono pure uccellini che cantano, fiori colorati mossi da una leggera brezza, bambini che corrono e giocano, Sakura però osserva con dovizia il fondo di due occhi neri, tanto neri che riesce a distinguerne la pupilla per la prima volta mentre la fa reagire alla piccola luce che ha in mano. E non esiste nient'altro.
“Bene,” dice, poi “continuiamo con la terapia.”
L'infermiera in piedi all'altro lato del letto scrive sulla cartella clinica.
“Come ti senti?” chiede Sakura, rivolta al paziente.
Sasuke si schiarisce la gola e la sua voce è roca, lei si china istintivamente sul tavolino accanto al letto, prende il bicchiere d'acqua lì posato e glielo porge. Lui beve avidamente e dopo le posa gli occhi addosso. Per un momento la kunoichi pensa che la ringrazierà, ma lui torna alla sua domanda.
“La testa mi esplode,” dice, prima di riprendere a bere.
Dopo un primo momento passato ad osservarsi, Sakura distoglie lo sguardo, si rivolge all'infermiera e le suggerisce un farmaco per il mal di testa. Lei se lo appunta ed esce dalla stanza.
La porta rimane semiaperta e il piede di Naruto spunta dalla fessura.
“Posso?” chiede, piano.
“No.”
Sasuke riprende il suo libro in mano e, in un gesto completamente incoerente con le sue parole, lo restituisce a Naruto, con l'implicita richiesta di continuare a leggere, come stavano facendo prima della visita.
Sakura sorride, già dimentica dei ringraziamenti mancati, e festeggia il ritorno del caratteraccio di Sasuke, che preferisce di gran lunga al mutismo di poche settimane prima.



Non c'è molto da dire sul processo: Kakashi Rokudaime e Tsunade al consiglio sono riusciti a far passare gli atti di Sasuke come una risposta plausibile ai complotti del precedente consiglio ai danni degli Uchiha. Quello che più importa è che Sasuke sia libero, con qualche ryo da pagare a Konoha per i danni materiali, e soprattutto per dare un contentino agli abitanti del villaggio, ma libero di insultare Naruto e regalare a Sakura un rispettoso silenzio.
Homura Mitokado e Koharu Utatane sono in prigione. È esattamente per questo motivo che Sasuke ha quell'espressione rilassata che gli fa sorridere tutta la faccia, tranne le labbra, e Sakura sa di non avergliela mai vista prima. Ha un che di inquietante e allo stesso tempo è un piacere leggero che balla intorno al cuore, vederlo rispondere a Naruto senza insulti, anche se solo per mezza giornata. Lui e Sakura sono anche propensi ad andare da Ichiraku, quella sera.
Sai siede composto con un sorriso normale, rilassato, osserva la scena di quei tre con lo sguardo di chi ha avuto un'epifania. Naruto ulula quasi, riuscendo a fare baccano anche mentre mangia, Sakura ride perché Sasuke risponde con termini educati, purtroppo però quei termini compongono frasi acide. Poco più avanti ci sono Kakashi, con il cappello da Kage sul tavolo, e il capitano Yamato.
Sembra che niente sia stato in mezzo a quel team nei precedenti quattro anni e Tenzo e Sai sono così radicati che sembra ci siano sempre stati; Naruto ha proposto pure un'altra foto del team ampliato, ma lo ha chiesto in un giorno qualsiasi e, senza consiglieri in manette, Sasuke non aveva l'umore giusto per acconsentire a niente. Sakura ha chiuso gli occhi e ha immaginato quella foto con tutti gli uomini della sua vita, beccandosi un'occhiataccia dal genio, una volta rivelato che a suo parere sarebbe venuta carina.
Lei era la bambina del gruppo, è cresciuta con loro e adesso è la donna, del gruppo, perciò si carica di piccole cose, a volte, come portare un dolce agli allenamenti o schiaffeggiarli quando non sono abbastanza prudenti. Quel giorno si sporge sul bancone e afferra una manciata di bacchette e, mentre gli altri sono distratti in chiacchiere leggere, le distribuisce. Riceve un ringraziamento da ciascuno. Tranne da Sasuke.
Si guardano un momento, poi è lui ad abbassare lo sguardo. Sakura sorride, per non dare alla cosa quel peso di troppo che la farebbe sembrare ancora bambina, ma intimamente se ne dispiace.



Passeggiando per Konoha nelle mezze stagioni si incontra molta più gente; non c'è il caldo afoso dell'estate e nemmeno il freddo che vi è d'inverno, capace di paralizzare il villaggio, ci sono invece giornate fresche e assolate. E ci sono feste in primavera a cui nessuno dovrebbe mancare.
Sakura e Naruto fanno un gran lavoro partendo già dall'inverno per convincere, passo dopo passo, Sasuke a partecipare ad una festa di paese a sua scelta.
Soltanto una: ti vesti semplice, ti mangi pomodori ripieni sotto i fuochi d'artificio e te ne torni a casa, ha suggerito, Sakura, buttandola lì con una noncuranza tale che pare, dal suo silenzio, Sasuke abbia apprezzato.
Si trovano così al Matsuri. Sasuke però ha un kimono vistoso, comprato da Naruto, ha in mano dell'odiosissimo zucchero filato rosa, comprato da Sakura, e cammina in mezzo a gente sconosciuta dalle mille occhiate indagatrici, truci, canzonatorie e...
“Vi odio più di quanto riusciate a concepire,” elargisce il genio, assottigliando lo sguardo su una vecchina e il suo vivace nipotino.
Il ragazzino ha avuto l'ardire di puntare il dito verso di lui, cominciando con un “Guarda nonna! il nukenin cattivo...” frenato solo dallo strattone dell'anziana al suo esile braccino, nel tentativo di fermare la sua giovane lingua.
Sasuke sa di essere stato un nukenin e riesce a concepire, in qualche parte del suo cervello che ad intermittenza, il ventinove febbraio, funziona come si deve, di poter essere visto come quello cattivo da parte degli idioti nascosti, come ha nominato più volte la popolazione autoctona. E gli starebbe sicuramente bene se quello cattivo non fosse una perifrasi che indica un tizio usato dagli adulti per farsi ubbidire dai bambini. Invece è proprio così, lui è il nukenin cattivo che, se non fai il bravo, ti porta via e ti mangia in una caverna buia e piena di ossa umane.
Il culmine di quella giornata, che Sasuke l'indomani commenterà ringhiando, è la testa di Kakashi e tutti quei capelli sparati nelle direzioni preferite dai fuochi d'artificio, che diventano così un bagliore sinistro dietro la zucca vuota di un ennesimo Kage. In ogni caso, sembra che, dopo aver mosso un po' la testa a destra e a sinistra, Sasuke non abbia intenzione di fare alcunché. Sakura è più propensa a credere ad una sua attitudine a tenersi il disturbo per poter farlo pesare di più quando dovrà rinfacciarlo, piuttosto che ad un vero e proprio rispetto nei confronti del capo villaggio; anche se mantiene una piccola speranza riguardo il rispetto per il vecchio sensei.
Con la naturalezza di una sorella maggiore, anche questa volta, si alza e si accuccia vicino al maestro, si scambiano due parole e Sasuke li vede voltarsi verso di lui. Poi Sakura torna al suo posto e Kakashi si sdraia sull'erba fresca, con la testa poggiata sul cappello, attirandosi occhiatacce da alcuni anziani più conservatori.
Sasuke la guarda e lei sorride, solo che lui continua a guardarla e Sakura comincia a pensare che non la ringrazierà mai e che è stata stupida a pensarci, dal momento che al diabolico piano per trascinarlo in pubblico ha partecipato anche lei. Nella sua testa, però, sommando altri recenti ringraziamenti mancati, si insinua il dubbio che Sasuke nutra particolari rancori nei suoi confronti.



Senza ombra di dubbio l'estate ha i suoi vantaggi, Sakura si ricorda che c'erano, il fatto è che sul momento, sudata, affannata e stressata, non gliene sovviene neanche uno.
I feriti e i malati non affluiscono con maggiore o minore frequenza, nei mesi estivi, e il lavoro d'ufficio si accumula quando il personale viene decimato dalle ferie. Lo stress si somma con poca gentilezza al caldo e all'apatia, portata da tanta calura, e si finisce per odiare i discorsi lunghi e illuminanti su cosa mettersi la sera per uscire con un ragazzo.
“Oh, Ino, ti prego, dimmi che è l'ultimo anno, dimmi che dal prossimo crescerai...”
L'altra arriccia il naso, mantiene però quella posizione innaturale, voltata solo per metà, assunta per mostrare dove dovrebbe arrivare lo spacco del vestito.
“Sakura,” e raddrizza la schiena, “con lo spacco fin qua non avresti problemi di afa,” dice, calma.
“Oh, allora sono tutta orecchie!” celia, l'amica. “Vado, Ino, cerca di non ubriacare Tenten di chiacchiere, stasera: sono sicura che ha accettato di cenare con te per amicizia, non per essere reclutata in una missione di compere sfrenate.”
Ino sbuffa, irritata probabilmente per non avere la possibilità di essere lei la migliore amica di se stessa; osserva i fogli sulla sua scrivania e un altro sbuffo le scuote una ciocca bionda.
Sakura esce dall'ospedale con calma, il cielo è ancora molto chiaro e non ha nessuna intenzione di prendersi quei fastidiosi, bassi, ultimi raggi di un sole che, in quel periodo più che mai, dà proprio l'idea di prendere fuoco.
“Sakura! Sakura!” strilla Naruto, poco distante.
Si avvicina zoppicando, giacché, alla richiesta di partecipare ad un'altra festa, Sasuke gli ha incrinato tre dita del piede pestandoglielo, fortunatamente sul volto non c'è traccia di sofferenza.
“Vieni, andiamo da Sas'ke!”
“Naruto...”
Sakura a volte ha indubbiamente un atteggiamento da sorella, ma, in alcune occasioni, il jinchuuriki giurerebbe di poter sentire quel calore che gli ha trasmesso sua madre, in quel posto strano nella sua pancia.
“Non disturbiamo, Sakura: eravamo io e Kakashi a prendere un tè, quando si è fatto tardi abbiamo accennato ad andarcene e Sasuke ci ha invitati a cena.”
C'è qualcosa di profondamente sbagliato in quella frase e Sakura vorrebbe tanto che bere tè prima di cena fosse qualcosa di inappropriato, perché pensare a Sasuke che invita gente a cena le procura un misto di sensazioni molto strane e contrastanti.
“Invitati?”
Naruto, rovescia gli occhi indietro, scuotendo la testa.
“Ovviamente no, ha farfugliato qualcosa su dove fossi tu e che potevamo farti cucinare.”
Questo spiegava perché lui fosse venuto a cercarla e, volendo, poteva anche significare che non c'era niente che non andasse in Sasuke, che era evidentemente in una giornata abbastanza buona da volersi concedere ai mortali. Naruto poi era certamente famoso per l'interpretazione del monosillabico vocabolario del loro scorbutico compagno di squadra, tuttavia non c'era un vero invito, in quella frase.
“Ha usato il plurale!” le viene in aiuto, il jinchuuriki.
“Oh, per tutti i kunai, corriamo!”
Naruto inizia a correre, ma si accorge presto di essere solo. Si volta sorridente e si becca un lieve scappellotto.
“Sei davvero tonto,” ride.
“Ma Sakura...” piagnucola lui.

Sasuke è schizofrenico. Sakura lo sa da tempo ed è disposta ad ammettere di pensarlo con quella nota d'amore incondizionato che non ode negli altri; anche perché sarebbe un po' inquietante, effettivamente. Questo non cambia che l'incoerenza raggiunta a volte dal suo stoico amore non sia davvero confondibile con una malattia mentale.
Quando lei e Naruto fanno il loro ingresso, Sasuke li saluta con un cenno del capo e lui e Kakashi hanno già cucinato.
“Non doveva cucinare Sakura?” Naruto si gratta la testa, confuso.
“C'hai messo troppo, idiota.”
Sakura si siede per terra e mette una bottiglia di sakè, comprata lungo la strada, sul kotatsu spoglio. Poi appoggia un gomito sul tavolo e si fa vento con un tovagliolo, avendo lasciato il ritegno nei cassetti per il cambio invernale. Kakashi le fa un sorriso di ringraziamento e Sasuke la guarda. Lei distoglie subito lo sguardo, irritata da quel comportamento.
“Oh, Naruto, apparecchi tu? Grazie,” dice, quando si accorge che il compagno ha già iniziato a farlo. Poi si siedono, ognuno su un lato del tavolo.
Sasuke si siede per ultimo, poggia sul ripiano un grosso recipiente con del riso al vapore e lancia un'occhiata compassionevole alla kunoichi.
Sakura non ha avuto una bella giornata, è stufa di avere tante domande in testa per colpa sua e di doverlo giustificare perché socialmente impedito.
“Cosa? io almeno ringrazio!” sputa, acida.
Naruto mastica mentre li osserva, dimenticandosi anche di sbirciare sotto la maschera di Kakashi, che si versa del sakè.
“Perché non mi dici che cosa c'è, Sas'ke? Sei adulto e sto diventando cieca a forza di dover leggere tra le righe.”
“Non c'è niente che non vada,” dice lui, calmo, “stranamente,” aggiunge, crucciando le sopracciglia.
“Be', ci deve essere qualcosa, dal momento che sembri particolarmente impedito quando si tratta di dirmi un semplice gra...” s'interrompe, spalanca gli occhi e rimane a bocca aperta, con quella parola incastrata in gola: “Grazie...”, e l'ultima volta che lui l'ha detto è stato un addio, più definitivo della morte.
Kakashi si volta verso di lei, stranito da quell'improvviso silenzio, Naruto ha la bocca vuota e Sasuke abbassa lo sguardo dopo averla fissata in quello strano modo, che usa al posto dei ringraziamenti.
Sakura si sbilancia in avanti e lo abbraccia, rovescia mezzo bicchiere d'acqua e dà un calcio a Naruto, per sbaglio.
“Ah! Ma che succede?” brontola.
Lei vorrebbe dirgli che Sasuke è schizofrenico, ma ha il sospetto che aver compreso quel complicato groviglio di indizi faccia di lei un'altra potenziale degente del reparto malattie mentali.
Tace e sorride, con il naso immerso in ciocche scure.





Owari







Numi, che faticaccia. -.-
Il titolo è stato pure rubato al genio di wari, eh, sappiatelo.



I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.




  
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