Crack, fanon o
canon? Slash, het o threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I
♥ Shipping è un'idea del «
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Prompt:
Sasuke/Sakura
“Grazie...”
Socialmente
impedito
di
slice
La
prima volta che succede sono tutti in ospedale. Naruto passeggia
avanti e indietro nel corridoio, Sai invece è seduto su una
sedia, osserva il movimento nervoso del compagno e ogni tanto posa lo
sguardo sulla porta bianca davanti a loro; lei è dentro quella
stanza, ha delle bende in mano e la testa di Sasuke a pochi
centimetri dalla sua faccia. In futuro non ricorderà la bella
giornata che è: il sole fuori brilla in un cielo
sconfinatamente azzurro, terso, e l'unico scontento è
probabilmente Shikamaru; ci sono pure uccellini che cantano, fiori
colorati mossi da una leggera brezza, bambini che corrono e giocano,
Sakura però osserva con dovizia il fondo di due occhi neri,
tanto neri che riesce a distinguerne la pupilla per la prima volta
mentre la fa reagire alla piccola luce che ha in mano. E non esiste
nient'altro.
“Bene,” dice, poi “continuiamo con
la terapia.”
L'infermiera in piedi all'altro lato del letto
scrive sulla cartella clinica.
“Come ti senti?” chiede
Sakura, rivolta al paziente.
Sasuke si schiarisce la gola e la sua
voce è roca, lei si china istintivamente sul tavolino accanto
al letto, prende il bicchiere d'acqua lì posato e glielo
porge. Lui beve avidamente e dopo le posa gli occhi addosso. Per un
momento la kunoichi pensa che la ringrazierà, ma lui torna
alla sua domanda.
“La testa mi esplode,” dice, prima
di riprendere a bere.
Dopo un primo momento passato ad osservarsi,
Sakura distoglie lo sguardo, si rivolge all'infermiera e le
suggerisce un farmaco per il mal di testa. Lei se lo appunta ed esce
dalla stanza.
La porta rimane semiaperta e il piede di Naruto
spunta dalla fessura.
“Posso?” chiede,
piano.
“No.”
Sasuke riprende il suo libro in mano
e, in un gesto completamente incoerente con le sue parole, lo
restituisce a Naruto, con l'implicita richiesta di continuare a
leggere, come stavano facendo prima della visita.
Sakura sorride,
già dimentica dei ringraziamenti mancati, e festeggia il
ritorno del caratteraccio di Sasuke, che preferisce di gran lunga al
mutismo di poche settimane prima.
Non
c'è molto da dire sul processo: Kakashi Rokudaime e Tsunade al
consiglio sono riusciti a far passare gli atti di Sasuke come una
risposta plausibile ai complotti del precedente consiglio ai danni
degli Uchiha. Quello che più importa è che Sasuke sia
libero, con qualche ryo da pagare a Konoha per i danni materiali, e
soprattutto per dare un contentino agli abitanti del villaggio, ma
libero di insultare Naruto e regalare a Sakura un rispettoso
silenzio.
Homura Mitokado e Koharu Utatane sono in prigione. È
esattamente per questo motivo che Sasuke ha quell'espressione
rilassata che gli fa sorridere tutta la faccia, tranne le labbra, e
Sakura sa di non avergliela mai vista prima. Ha un che di inquietante
e allo stesso tempo è un piacere leggero che balla intorno al
cuore, vederlo rispondere a Naruto senza insulti, anche se solo per
mezza giornata. Lui e Sakura sono anche propensi ad andare da
Ichiraku, quella sera.
Sai siede composto con un sorriso normale,
rilassato, osserva la scena di quei tre con lo sguardo di chi ha
avuto un'epifania. Naruto ulula quasi, riuscendo a fare baccano anche
mentre mangia, Sakura ride perché Sasuke risponde con termini
educati, purtroppo però quei termini compongono frasi acide.
Poco più avanti ci sono Kakashi, con il cappello da Kage sul
tavolo, e il capitano Yamato.
Sembra che niente sia stato in mezzo
a quel team nei precedenti quattro anni e Tenzo e Sai sono così
radicati che sembra ci siano sempre stati; Naruto ha proposto pure
un'altra foto del team ampliato, ma lo ha chiesto in un giorno
qualsiasi e, senza consiglieri in manette, Sasuke non aveva l'umore
giusto per acconsentire a niente. Sakura ha chiuso gli occhi e ha
immaginato quella foto con tutti gli uomini della sua vita,
beccandosi un'occhiataccia dal genio, una volta rivelato che a suo
parere sarebbe venuta carina.
Lei era la bambina del gruppo, è
cresciuta con loro e adesso è la donna, del gruppo, perciò
si carica di piccole cose, a volte, come portare un dolce agli
allenamenti o schiaffeggiarli quando non sono abbastanza prudenti.
Quel giorno si sporge sul bancone e afferra una manciata di bacchette
e, mentre gli altri sono distratti in chiacchiere leggere, le
distribuisce. Riceve un ringraziamento da ciascuno. Tranne da
Sasuke.
Si guardano un momento, poi è lui ad abbassare lo
sguardo. Sakura sorride, per non dare alla cosa quel peso di troppo
che la farebbe sembrare ancora bambina, ma intimamente se ne
dispiace.
Passeggiando
per Konoha nelle mezze stagioni si incontra molta più gente;
non c'è il caldo afoso dell'estate e nemmeno il freddo che vi
è d'inverno, capace di paralizzare il villaggio, ci sono
invece giornate fresche e assolate. E ci sono feste in primavera a
cui nessuno dovrebbe mancare.
Sakura e Naruto fanno un gran lavoro
partendo già dall'inverno per convincere, passo dopo passo,
Sasuke a partecipare ad una festa di paese a sua scelta.
Soltanto
una: ti vesti semplice, ti mangi pomodori ripieni sotto i fuochi
d'artificio e te ne torni a casa, ha suggerito, Sakura,
buttandola lì con una noncuranza tale che pare, dal suo
silenzio, Sasuke abbia apprezzato.
Si trovano così al
Matsuri. Sasuke però ha un kimono vistoso, comprato da Naruto,
ha in mano dell'odiosissimo zucchero filato rosa, comprato da Sakura,
e cammina in mezzo a gente sconosciuta dalle mille occhiate
indagatrici, truci, canzonatorie e...
“Vi odio più di
quanto riusciate a concepire,” elargisce il genio,
assottigliando lo sguardo su una vecchina e il suo vivace
nipotino.
Il ragazzino ha avuto l'ardire di puntare il dito verso
di lui, cominciando con un “Guarda nonna! il nukenin
cattivo...” frenato solo dallo strattone dell'anziana al suo
esile braccino, nel tentativo di fermare la sua giovane
lingua.
Sasuke sa di essere stato un nukenin e riesce a concepire,
in qualche parte del suo cervello che ad intermittenza, il ventinove
febbraio, funziona come si deve, di poter essere visto come quello
cattivo da parte degli idioti nascosti, come ha nominato più
volte la popolazione autoctona. E gli starebbe sicuramente bene se
quello cattivo non
fosse una perifrasi che indica un tizio usato dagli adulti per farsi
ubbidire dai bambini. Invece è proprio così, lui è
il nukenin cattivo che,
se non fai il bravo, ti porta via e ti mangia in una caverna
buia e piena di ossa umane.
Il culmine di quella giornata, che
Sasuke l'indomani commenterà ringhiando, è la testa di
Kakashi e tutti quei capelli sparati nelle direzioni preferite dai
fuochi d'artificio, che diventano così un bagliore sinistro
dietro la zucca vuota di un ennesimo Kage. In ogni caso, sembra che,
dopo aver mosso un po' la testa a destra e a sinistra, Sasuke non
abbia intenzione di fare alcunché. Sakura è più
propensa a credere ad una sua attitudine a tenersi il disturbo per
poter farlo pesare di più quando dovrà rinfacciarlo,
piuttosto che ad un vero e proprio rispetto nei confronti del capo
villaggio; anche se mantiene una piccola speranza riguardo il
rispetto per il vecchio sensei.
Con la naturalezza di una sorella
maggiore, anche questa volta, si alza e si accuccia vicino al
maestro, si scambiano due parole e Sasuke li vede voltarsi verso di
lui. Poi Sakura torna al suo posto e Kakashi si sdraia sull'erba
fresca, con la testa poggiata sul cappello, attirandosi occhiatacce
da alcuni anziani più conservatori.
Sasuke la guarda e lei
sorride, solo che lui continua a guardarla e Sakura comincia a
pensare che non la ringrazierà mai e che è stata
stupida a pensarci, dal momento che al diabolico piano per
trascinarlo in pubblico ha partecipato anche lei. Nella sua testa,
però, sommando altri recenti ringraziamenti mancati, si
insinua il dubbio che Sasuke nutra particolari rancori nei suoi
confronti.
Senza
ombra di dubbio l'estate ha i suoi vantaggi, Sakura si ricorda che
c'erano, il fatto è che sul momento, sudata, affannata e
stressata, non gliene sovviene neanche uno.
I feriti e i malati
non affluiscono con maggiore o minore frequenza, nei mesi estivi, e
il lavoro d'ufficio si accumula quando il personale viene decimato
dalle ferie. Lo stress si somma con poca gentilezza al caldo e
all'apatia, portata da tanta calura, e si finisce per odiare i
discorsi lunghi e illuminanti su cosa mettersi la sera per uscire con
un ragazzo.
“Oh, Ino, ti prego, dimmi che è l'ultimo
anno, dimmi che dal prossimo crescerai...”
L'altra arriccia
il naso, mantiene però quella posizione innaturale, voltata
solo per metà, assunta per mostrare dove dovrebbe arrivare lo
spacco del vestito.
“Sakura,” e raddrizza la schiena,
“con lo spacco fin qua non avresti problemi di afa,”
dice, calma.
“Oh, allora sono tutta orecchie!” celia,
l'amica. “Vado, Ino, cerca di non ubriacare Tenten di
chiacchiere, stasera: sono sicura che ha accettato di cenare con te
per amicizia, non per essere reclutata in una missione di compere
sfrenate.”
Ino sbuffa, irritata probabilmente per non avere
la possibilità di essere lei la migliore amica di se stessa;
osserva i fogli sulla sua scrivania e un altro sbuffo le scuote una
ciocca bionda.
Sakura esce dall'ospedale con calma, il cielo è
ancora molto chiaro e non ha nessuna intenzione di prendersi quei
fastidiosi, bassi, ultimi raggi di un sole che, in quel periodo più
che mai, dà proprio l'idea di prendere fuoco.
“Sakura!
Sakura!” strilla Naruto, poco distante.
Si avvicina
zoppicando, giacché, alla richiesta di partecipare ad un'altra
festa, Sasuke gli ha incrinato tre dita del piede pestandoglielo,
fortunatamente sul volto non c'è traccia di
sofferenza.
“Vieni, andiamo da Sas'ke!”
“Naruto...”
Sakura
a volte ha indubbiamente un atteggiamento da sorella, ma, in alcune
occasioni, il jinchuuriki giurerebbe di poter sentire quel calore che
gli ha trasmesso sua madre, in quel posto strano nella sua
pancia.
“Non disturbiamo, Sakura: eravamo io e Kakashi a
prendere un tè, quando si è fatto tardi abbiamo
accennato ad andarcene e Sasuke ci ha invitati a cena.”
C'è
qualcosa di profondamente sbagliato in quella frase e Sakura vorrebbe
tanto che bere tè prima di cena fosse qualcosa di
inappropriato, perché pensare a Sasuke che invita gente a cena
le procura un misto di sensazioni molto strane e
contrastanti.
“Invitati?”
Naruto, rovescia gli
occhi indietro, scuotendo la testa.
“Ovviamente no, ha
farfugliato qualcosa su dove fossi tu e che potevamo farti
cucinare.”
Questo spiegava perché lui fosse venuto a
cercarla e, volendo, poteva anche significare che non c'era niente
che non andasse in Sasuke, che era evidentemente in una giornata
abbastanza buona da volersi concedere ai mortali. Naruto poi era
certamente famoso per l'interpretazione del monosillabico vocabolario
del loro scorbutico compagno di squadra, tuttavia non c'era un vero
invito, in quella frase.
“Ha usato il plurale!” le
viene in aiuto, il jinchuuriki.
“Oh, per tutti i kunai,
corriamo!”
Naruto inizia a correre, ma si accorge presto di
essere solo. Si volta sorridente e si becca un lieve
scappellotto.
“Sei davvero tonto,” ride.
“Ma
Sakura...” piagnucola lui.
Sasuke
è schizofrenico. Sakura lo sa da tempo ed è disposta ad
ammettere di pensarlo con quella nota d'amore incondizionato che non
ode negli altri; anche perché sarebbe un po' inquietante,
effettivamente. Questo non cambia che l'incoerenza raggiunta a volte
dal suo stoico amore non sia davvero confondibile con una malattia
mentale.
Quando lei e Naruto fanno il loro ingresso, Sasuke li
saluta con un cenno del capo e lui e Kakashi hanno già
cucinato.
“Non doveva cucinare Sakura?” Naruto si
gratta la testa, confuso.
“C'hai messo troppo,
idiota.”
Sakura si siede per terra e mette una bottiglia di
sakè, comprata lungo la strada, sul kotatsu spoglio. Poi
appoggia un gomito sul tavolo e si fa vento con un tovagliolo, avendo
lasciato il ritegno nei cassetti per il cambio invernale. Kakashi le
fa un sorriso di ringraziamento e Sasuke la guarda. Lei distoglie
subito lo sguardo, irritata da quel comportamento.
“Oh,
Naruto, apparecchi tu? Grazie,” dice, quando si accorge che il
compagno ha già iniziato a farlo. Poi si siedono, ognuno su un
lato del tavolo.
Sasuke si siede per ultimo, poggia sul ripiano un
grosso recipiente con del riso al vapore e lancia un'occhiata
compassionevole alla kunoichi.
Sakura non ha avuto una bella
giornata, è stufa di avere tante domande in testa per colpa
sua e di doverlo giustificare perché socialmente
impedito.
“Cosa? io almeno ringrazio!” sputa,
acida.
Naruto mastica mentre li osserva, dimenticandosi anche di
sbirciare sotto la maschera di Kakashi, che si versa del
sakè.
“Perché non mi dici che cosa c'è,
Sas'ke? Sei adulto e sto diventando cieca a forza di dover leggere
tra le righe.”
“Non c'è niente che non vada,”
dice lui, calmo, “stranamente,” aggiunge, crucciando le
sopracciglia.
“Be', ci deve essere qualcosa, dal momento che
sembri particolarmente impedito quando si tratta di dirmi un semplice
gra...” s'interrompe, spalanca gli occhi e rimane a bocca
aperta, con quella parola incastrata in gola: “Grazie...”,
e l'ultima volta che lui l'ha detto è stato un addio,
più definitivo della morte.
Kakashi si volta verso di lei,
stranito da quell'improvviso silenzio, Naruto ha la bocca vuota e
Sasuke abbassa lo sguardo dopo averla fissata in quello strano modo,
che usa al posto dei ringraziamenti.
Sakura si sbilancia in avanti
e lo abbraccia, rovescia mezzo bicchiere d'acqua e dà un
calcio a Naruto, per sbaglio.
“Ah! Ma che succede?”
brontola.
Lei vorrebbe dirgli che Sasuke è schizofrenico,
ma ha il sospetto che aver compreso quel complicato groviglio di
indizi faccia di lei un'altra potenziale degente del reparto malattie
mentali.
Tace e sorride, con il naso immerso in ciocche scure.
Owari
Numi,
che faticaccia. -.-
Il titolo è stato pure rubato al genio
di wari, eh, sappiatelo.
I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.