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Autore: Nykyo    05/01/2007    16 recensioni
Si dice che la curiosità è donna.
Probabile, e se così è si chiama Hermione Granger e sta per ricevere una sonora punizione dal Professor Piton per aver come sempre suggerito a Neville.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beta: Questo racconto nasce in maniera del tutto particolare, su un forum di cui sono amministratrice (http://magiesinister.forumcommunity.net/) e si può dire che è stato betato dagli utenti che lo animano. A tutte loro (per ora sono solo donne) va quindi il mio sentito grazie.

 

Tipologia: One shot.

 

Rating: Per tutti.

 

Genere: Difficile a dirsi. Ironico direi, anche se non esiste come genere. Forse commedia. Giudicate voi.

 

Personaggi: Severus Piton e Hermione Granger.

 

Pairing: Nessuno.

 

Avvertimenti: Nessuno.

 

Riassunto: Si dice che la curiosità è donna. Probabile, e se così è si chiama Hermione Granger e sta per ricevere una sonora punizione dal Professor Piton per aver come sempre suggerito a Neville.

 

 

Dedica: Al forum intero, ma in special modo a Ida che mi ha deliziata con un post su Piton alle prese con calici e bicchierini di liquore (mi sono innamorata di lui  ... strano, non mi capita mai con il Severus di Ida ;D) e mi ha fatto venire l'idea e la voglia matta di scrivere questo raccontino nato per sfizio.

A lei con tutto il mio affetto.

 

Un grazie particolare: a Ranze che ha fatto nascere il topic da cui è partito tutto e ad Astry che mi ha solleticato le papille gustative con l'idea di Severus e di una stecca di cioccolato fondente.

 

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. La trama di questo racconto è, invece, in quanto mia creazione, di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o per estrapolare una citazione dalla stessa.

 

Questa storia è stata scritta esclusivamente per puro divertimento e non ha alcuno scopo di lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del copyright.

 

 

 

 

 

 

La punizione.

 

 

 

Hermione Granger bussò alla pesante porta di quercia borchiata, fissandosi i piedi.

Merlino! Lei in punizione: che onta tremenda e incancellabile!

Che macchia insopportabile sul suo curriculum scolastico.

Ne aveva avuti di brutti incubi in cui i peggiori voti della storia di Hogwarts le venivano incontro beffardi e ghignanti, minacciando di annidarsi nei risultati dei suoi G.U.F.O., ma erano solo sogni molesti.

Il Professor Piton invece era vero, temibile e caustico ed era stato di poche parole, ma decise - Granger, è l'ultima volta che suggerisci a Paciock contro ogni mio esplicito divieto. In punizione nel mio studio alle 20:00 in punto! -

In punizione con Piton: disonorevole e raccapricciante.

Chissà che orribile e sadica trovata aveva in serbo per lei il Maestro di Pozioni.

 

La porta girò sui cardini da sola ed il vano a sesto acuto incorniciò la figura tanto temuta del docente.

Ma non era seduto alla sua scrivania, con aria truce, come Hermione si era aspettata.

Stava in piedi e teneva in mano una specie di scatolone di legno, carico di pacchi e boccette.

Lo porse all'allieva, sollevando appena un sopracciglio - Lo porterai tu, Signorina "Suggeriscoio" - soggiunse - Ci trasferiamo in classe. -

Non aggiunse altro, né una risposta al saluto d'ordinanza della ragazzina, né una qualsiasi altra sillaba.

Semplicemente uscì, col suo solito passo svelto che gli gonfiava il mantello alle spalle come una vela, e la precedette lungo il corridoio freddo e male illuminato.

Da dietro una colonna, che evidentemente delimitava l'ingresso segreto alla Sala Comune di Serpeverde, fecero capolino tre facce divertite e ridenti: Draco Malfoy e gli immancabili Tiger e Goyle.

Sghignazzarono qualche frasetta di scherno all'indirizzo di Hermione che, data la situazione, non potè replicare, ma li guardò con la minaccia di una futura vendetta nelle indignate iridi castane.

Merlino, Merlino, che vergogna! In punizione. Le veniva quasi da piangere.

Piton, dal canto suo finse di ignorare che quei tre non avrebbero mai dovuto ficcare anche solo il naso fuori dalla loro Sala a quell'ora.

Ma, quando la Granger chinò il capo per non mostrar loro che aveva gli occhi lucidi, ne approfitto per fargli segno di sparire.

Poi si fermò sulla porta dell'aula e lasciò che l'allieva la varcasse per prima.

- Metti tutto sul primo bancone e inizia ad accendere il fuoco, mentre prendo il calderone che ti servirà per preparare la pozione di stasera - ordinò.

Hermione, ovviamente, si affrettò ad eseguire.

Ma era anche curiosa.

La sua punizione consisteva nel preparare un filtro? Che tipo di distillato sarebbe stato?

Da un lato c'era il suo animo di studentessa curiosa e assetata di sapere che la pungolava: forse non sarebbe stato poi così male, magari avrebbe imparato qualcosa di nuovo e interessante.

Le sarebbe piaciuto conoscere una pozione che nessun altro studente del suo anno aveva ancora padroneggiato.

In questo Hermione sarebbe stata una perfetta Serpeverde: non le mancava l'ambizione.

Però, c'era anche una parte di lei che era letteralmente terrorizzata.

Se il Professor Piton aveva deciso di farle preparare un elisir di qualche tipo, si poteva star certi che doveva essere un preparato difficilissimo e probabilmente sgradevole.

Magari gli ingredienti si sarebbero rivelati pungenti, schifosi, urticanti.

Non riuscire a eseguire il compito l'avrebbe fatta sentire ancora più sciocca e umiliata e poi, forse, sarebbe andata via dall'aula sconfitta, stanca morta e con le mani (o peggio la faccia) piagata da ustioni o vesciche.

Certo, sarebbe andata così, perchè il Professore odiava i Grifondoro e detestava Harry, nonchè lei e Ron di riflesso.

Beh, non solo di riflesso... A dirla tutta, loro tre l'avevano spesso e volentieri trattato in maniera irrispettosa, avevano messo in dubbio la sua lealtà al Preside Silente, l'avevano accusato di mille nefandezze.

Ma comunque...

- Signorina Granger! Ti ho forse concesso di imbambolarti come se ti avessero pietrificata? Tira fuori gli ingredienti, SUBITO! Al lavoro. Questa è una punizione, non un tour guidato dei sotterranei! -

Hermione si riscosse, arrossendo fino alla radice dei capelli.

- Mi scusi... Professore... - balbettò e iniziò a fare come le era stato detto.

Con la coda dell'occhio, però, scoccò un'occhiata curiosa al docente che ora teneva tra le mani uno stravagante calderone di un metallo indefinibile (forse argento?) e di grandi dimensioni.

Non enorme, ma di gran lunga più basso, tondeggiante e largo di quelli di peltro che usavano solitamente a lezione.

Questo era nuovo, lucidissimo, tanto che ci si poteva specchiare sulla sua superficie concava priva di qualunque decorazione.

Hermione non ne aveva mai visto uno simile, ma le ricordava vagamente qualcosa. Però non ebbe il tempo di domandarsi cosa.

Piton aveva depositato con delicatezza il calderone sul fuoco (che Hermione nemmeno ricordava di aver effettivamente acceso, persa come era stata nei propri pensieri) e ora la fissava, a braccia conserte, con quelle paurose iridi nere imperscrutabili.

- Devo ripetermi? – sibilò minaccioso e la ragazza scosse il capo, iniziando a togliere i vari ingredienti dalla scatola, con dita lievemente tremanti.

Lui la lasciò fare, rimanendo in silenzio, con aria cupa e per nulla accomodante.

Hermione svolse ogni pacchetto ed aprì i barattoli.

Erano ingredienti ben strani.

C’era una specie di tubero che non aveva alcun odore particolare, ed assomigliava vagamente ad una cipolla.

Poi varie polveri dagli aromi pungenti e strani, ma non sgradevoli e tutte dai colori vivaci.

Una era rossa e un’atra pareva zolfo tanto era gialla. Ce n’era una terza che sembrava composta da minuscoli cristalli opachi.

Ma nessuna delle tre le causò spiacevoli reazioni cutanee.

Non bruciavano, non pizzicavano, non erano in alcun modo irritanti.

E poi c’erano degli strani funghi scuri e piatti, anche quelli senza alcun particolare profumo o mefitica puzza.

Ed anche una strana pianta, immersa in un liquido chiaro, dentro un barattolo di vetro trasparente. Era bianca come se non avesse mai visto né luce né linfa e a Hermione fece un po’ senso.

Infine, l’unica cosa davvero disgustosa: carne cruda tagliata in viscide fette sottili e larghe, dalla consistenza molliccia e non meno bianchiccia del vegetale di poco prima.

Senza riuscire a trattenersi dallo storcere il naso, Hermione si disse che doveva essere rospo.

Neville avrebbe vomitato.

Anche lei fu sul punto di farlo perché le parve che quell’ingrediente fosse stato scelto per farsi beffa di lei e lanciarle un chiaro presagio: aiutava sempre Neville, anche se non doveva? Bene, alla prossima occasione sarebbe stato Oscar l’ingrediente smembrato da maneggiare durante la punizione.

La Granger non era mai stata poi tanto convinta che Piton fosse cattivo nel modo che Harry riteneva, cioè che fosse fedele a Voldemort, ma lo considerava capacissimo di giocare a lei o a Neville un simile tiro.

Le venne perfino il dubbio raccapricciante che l’avesse già fatto.

- Non è il rospo di quell’impiastro di Paciock, sta tranquilla – disse d’un tratto Piton, come se le avesse appena letto nella mente.

- Ma poteva esserlo… - aggiunse, perfidamente mellifluo, mentre lei deglutiva a vuoto.

Poi le mise tra le mani, ancora un po’ tremolanti, un rotolo di pergamena.

- Segui le istruzioni, io starò a guardare – concluse laconico e sedette sul bordo della cattedra, sempre con le braccia incrociate sul petto, a osservarla lavorare.

Hermione strabuzzo gli occhi e si morse un labbro: un elenco di nomi più strani e misteriosi non l’aveva mai visto.

Lance di drago? Polvere degli Dei?

Cosa mai voleva farle preparare il Professor Piton? Era forse una pozione oscura e proibita? E poi che ne avrebbe fatto? L’avrebbe testata su di lei? Con quali tremendi effetti?

Rabbrividì, ma strinse i denti; con Piton non c’era da discutere, doveva scontare la sua punizione e basta.

Si mise all’opera e sebbene le istruzioni le suonassero particolarmente stravaganti decise che sarebbe riuscita al primo tentativo.

Non voleva trovarsi davanti un Professor Piton ancora più irritato e irridente, non intendeva passare tutta la notte in quell’aula gelida e umida e poi ne andava del suo onore.

Bastava l’onta della punizione, senza aggiungerci anche un fiasco solenne.

Di certo alla fine Piton non l’avrebbe lodata, ma comunque avrebbe saputo che Hermione Granger quando si mette in testa una cosa la fa presto e bene.

Lavorò sodo e alacremente, cercando di scordarsi curiosità e disgusto che potevano ostacolarla, tanto il Professore non avrebbe avuto pietà né risposto alle sue domande.

Infine, sudata e stanca, ma in cuor suo soddisfatta, ascoltò le parole in cui tanto aveva sperato – Bene, la pozione è pronta, puoi smettere di mescolare, Granger, abbiamo finito –

A quel punto si aspettava che lui le dicesse per cosa aveva faticato tanto, sbucciandosi un paio di dita col coltello d’argento, ritrovandosi con gli occhi lucidi senza sapere bene il perché e inondandosi di vapore che le aveva reso ancor più crespi i capelli castani.

Per altro, se doveva fare da cavia almeno voleva scoprire per cosa.

Ma Piton la stupì – Ora puoi andare. Immediatamente nel tuo dormitorio. Adesso! E bada di non fare nessuna delle deviazioni tanto care al tuo amico Potter! –

- Ma… Ma… - balbettò shockata.

Ancora una volta lui parve leggerle la mente.

- E’ questa la punizione perfetta per un’impicciona come te: non intendo dirti cosa hai appena distillato. La curiosità sarà un’ottima compagna con cui dividere la notte. E ora, fuori di qui! -

Hermione dovette dargli ragione: sarebbe morta di curiosità, ci avrebbe pensato e ripensato girandosi nel letto, senza pace fino all’indomani mattina, quando avrebbe potuto scaraventarsi direttamente dalle lenzuola agli scaffali della biblioteca per cercare di risalire alla pozione dal nome degli ingredienti che la componevano.

Tanto li rammentava a memoria, sarebbe stato impossibile scordarli.

Filò via rapida, prima che Piton potesse peggiorare la situazione, levando per sopramercato una cinquantina di punti a Grifondoro, e lo lasciò solo nell’aula tetra.

Severus attese qualche istante, poi sfoderò la un lungo legno sottile.

Ma non era la sua bacchetta: terminava in una propaggine tondeggiante.

Era un mestolo da cucina.

Si avvicinò lentamente al curioso calderone, quasi sovrapensiero, inalando a pieni polmoni i vapori che ancora ne fuoriuscivano.

Le sue narici gli rammentarono la propria disattenzione.

- Ma certo, che sciocco, avevo incantato gli odori perché quella piccola impudente cadesse nello scherzo e non si accorgesse di niente – mormorò tra sé e sé e questa volta impugnò davvero la bacchetta.

La puntò prima sulla porta, sigillandola, e poi sul paiolo, pronunciando silenziose parole che nessun altro potè udire, finchè gli aromi che aveva pregustato non si spanserò per la stanza.

Infine si sedette sul bancone che tante volte aveva ripulito dai disastri degli alunni e sorrise beffardo, intingendo il mestolo nel delizioso piatto di pollo al curry con funghi e bambù che un’inconsapevole Hermione Granger aveva appena cucinato per lui.

Ed era anche una brava cuoca, la piccola strega, constatò assaggiando in punta di cucchiaio.

Sale al punto giusto, curry quanto piaceva a lui e quel pizzichino di paprica che poteva donargli il briciolo di calore che tanto raramente si concedeva.

Non amava i piatti elaborati di solito, ma andava matto per quel particolare manicaretto babbano, tanto che s’era procurato tempo addietro una pentola di quelle che i Babbani chiamavano Wok.

La migliore per cucinare la pietanza che ora intendeva gustarsi con tutta la calma concessa dalla solitudine.

E fra tante occasioni in cui s’era lasciato tentare da quel cibo esotico, questa sarebbe stata la volta in cui più l’avrebbe trovato gustoso, perché il miglior condimento era la consapevolezza che Hermione Granger nei giorni successivi sarebbe diventata matta a scartabellare libri nell’infruttuosa ricerca di ingredienti assolutamente inesistenti.

 

Ma non rise, perché non gli sarebbe parso dignitoso morire soffocato da un intingolo orientale, per quanto cucinato nel migliore dei modi.

 

 

Fine

 

 

 

 

   
 
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