Videogiochi > Resident Evil
Segui la storia  |       
Autore: martamatta    19/06/2012    2 recensioni
Prima di tutto un avvertimento hai lettori, questa storia è un crossover dove ci saranno vari personaggi dell’universo Capcom e Marvel il nostro Albert sarà il protagonista ma i personaggi principali non sono meno importanti diciamo che leggete e basta….a vostro riscio e pericolo!
detto questo vai con l'introduzione: una prigione in un mondo che collega due universi; l'uno completamente diverso dall'altro. Che cosa faresti se ti risvegliassi scoprendo che il tuo mondo è solo una piccola parte di un qualcosa di più grande? E che faresti se una grave minaccia stesse incombendo su quel qualcosa? Seguitemi e lo scoprirete
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Altro Personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nei giorni seguenti per Albert divenne tutto quotidiano, i discorsi sui mondi e lavorare con delle pale o dei picconi; dalla mattina presto fino a dopo l’ora di pranzo, ogni giorno. Le sue mani si erano screpolate e riempite di calli, ma a lui non importava granché, dopotutto il suo fisico doveva trovare un modo per mantenersi.
Stava molto con Magneto e Victor, li trovava entrambi interessanti e gradiva la loro compagnia, dopotutto Albert li trovava simili a lui più di quanto potesse credere. Quando invece stava da solo era per rifugiarsi in biblioteca; in quel posto Albert trovava calma e tranquillità per schiarirsi le idee e magari leggere e scoprire qualcosa in più sugli universi.
Ogni giorno studiava ciò che lo circondava dalle guardie a ogni singolo centimetro di ogni posto dove andava. C’era un modo per penetrare negli Archivi, ma sarebbe stato del tutto impossibile farlo da solo, per questo aveva già in mente un piano. Ma ci sarebbe voluto tempo per attuarlo è per questo studiava tutto ciò che osservava nell’ambiente circostante.
 
I giorni si confondevano tra di loro anche se fino ad ora ne erano passati pochi; e ad un certo punto Wesker non ebbe più saputo dire quanto tempo fosse passato da quando le guardie lo ebbero strappato via dal suo mondo.
Alla fine arrivò un caldo pomeriggio ed insieme ai suoi compagni (Victor ed Erik), Albert se lo stava godendo nell’ozio, nel “parco giochi” dei detenuti: Il parco giochi era un grande spazio dove i prigionieri potevano tranquillamente oziare e chiacchierare su degli appalti, collocati al lato destro del parco; oppure potevano allenarsi con dei pesi collocati al lato opposto; o semplicemente giocare e divertirsi nel campo da basket, al centro del parco.   
 Avevano appena finito di lavorare e cercavano di riposarsi chiacchierando del più e del meno, stando seduti su gli appalti. O almeno era quello che facevano Erik e Victor, al contrario di loro Albert era seduto silenzioso ed era immerso nei suoi pensieri, era molto annoiato e il desiderio di tornare a casa per completare il piano UROBOROS, lo bramava sempre di più. Anche se con la sua assenza per tutti questi giorni, che si confondevano tra di loro, il suo piano prefetto di sicuro era andato già da un pezzo a rotoli,  soprattutto se Excella ne avesse preso il controllo.
 
Sbuffò come stufo poi prese a guardarsi intorno, mezza prigione si trovava lì fuori, visto che l’altra metà era ai lavori forzati. C’era sia calma che confusione, dipendeva da quale lato Albert si girasse. Ad un certo punto il suo sguardo si soffermò su un ragazzo dai capelli bianchi, che lo guardava con insistenza e freddezza. Albert si accorse subito che quel ragazzo era lo stesso che aveva incrociato il primo giorno in corridoio, quando entrò nella prigione.
Gli dava molto fastidio lo sguardo che il ragazzo gli stava rivolgendo, e alla fine decise di guardarlo a sua volte con la stessa espressione e anche con un accenno di sfida.
Per parecchi minuti si fissarono, poi qualcosa attirò lo sguardo del ragazzo. Che si voltò dalla parte opposta e osservò attentamente ciò che aveva attirato la sua attenzione. Alla fine il ragazzo scosse la testa con aria delusa e si voltò dall’altra parte, di dove aveva rivolto lo sguardo, non curandosi più di Albert che non aveva smesso di osservare ogni sua mossa.
Incuriosito dalla reazione del ragazzo, Albert guardò nella medesima direzione.
Si ritrovò davanti la stessa scena della mensa che gli si era presentata diversi giorni fa, Norman Osborn che si divertiva a tormentare e a pestare Loki, mentre dietro di loro si trovava Mosaico e altri uomini che ridevano osservando soddisfati la scena.
 
Albert sbuffò e sorrise malignamente, si alzò e cominciò a dirigersi verso la rissa. La voce di Magneto lo fermò dicendo –Ehi Albert che vuoi fare? Sei impazzito?-, Albert si voltò e disse annoiato –Voglio allenarmi un po’, e visto che si sta presentando un occasione propizia….ne approfitto! E non fraintendetemi vado ad aiutare quel ragazzo non solo perché mi irrita vedere quei visi maligni così soddisfatti e contenti, lo faccio perché sono molto annoiato e l’idea di affrontare una BOW mi stuzzica da un po’. Ma visto che non posso tornare nel mio mondo e sono bloccato qui, mi accontenterò di uno scontro più semplice con questi buoni a nulla!-, Magneto si irrigidì a quelle parole e Victor disse preoccupato –Mi sa che la noia ti ha fatto davvero male al cervello! E poi cos’è una BOW…? -. Wesker risse e disse –Da ciò che ho appreso di voi in questi giorni e che nel vostro mondo siete persino più pericolosi e temuti di me! Ma a vedere come vi comportate non si direbbe, se no ci foste voi a capo di una banda! Oppure siete pentiti e volete rigare dritto d’ora in poi? Desiderate tornare a casa e far vedere a queste guardie che siete cambiati? In effetti e ciò che cominciò a pensare anche io pur di andarmene, ma visto che non ci faranno mai uscire di qui tanto vale tenerci occupati un po’ prima che la noia ci schiacci!-. Detto questo si diresse verso la rissa e i due compagni lo guardavano a bocca aperta e in cuor loro sapevano che Albert aveva detto il vero.
 
Loki era a terra e Norman sopra di lui che lo teneva per la maglietta e lo guardava sorridendo malignamente, invece Loki lo fissava con fare determinato come qualcuno che non si sarebbe mai arreso. Alla fine Osborn irritato dal suo sguardo caricò un pugno e in sotto fondo si sentiva tutto il resto della banda lanciare urla di incitamento; il pugno era a pochi centimetri dal ragazzo moro, quando la voce fredda di Albert raggiunse l’orecchio di Osborn ,facendogli bloccare il pugno, -Perché non te la prendi con qualcuno più grosso di te?-, Norman irritato alzò lo sguardo e guardò fisso Albert per qualche secondo, studiandolo con attenzione. Era curioso di conoscere il nome del suo nuovo avversario, ma Wesker aveva coperto la scritta del suo nome con le braccia incrociate.
Osborn si mise in piedi e poi mormorò con tono scocciato –Tipo te bel biondino? Scusa se te lo dico ma sembri un po’ gracilino!-, Albert scoppio a ridere –Sai rosso l’apparenza inganna sempre! E può essere fatale delle volte! E poi infondo se non si prova, non si scoprono mai le potenzialità che può avere una persona-.
Norman lo fissò ancora più irritato, mentre il resto della banda si era zittito ed osservava Albert con attenzione e curiosità. Vedendo nessuna reazione da parte dell’uomo dai capelli rossi Albert parlò in tono di sfida –Che c’è? Hai paura che un “gracilino” come me possa batterti? Infondo non sei niente di speciale, sei solo molto arrogante e fai la voce grossa con chi è più debole di te! C’è ne sono un sacco come te in entrambi gli universi e questo vostro comportamento è molto irritante!-.
A quel punto Norman scoppiò di rabbia –Come osi parlarmi così? Ti meriti una bella lezione, sei tu quello arrogante che non sa con chi sta parlando!-, Albert sbuffò - Norman Osborn, un uomo che come tanti in questo posto, nel suo mondo è stato corrotto dalla sete di potere! Solo chi ha le capacità di diventare forte acquista il diritto di essere potente e di poter predominare su gli altri!-.
Dal gruppetto dietro Norman; Mosaico guardava stupefatto Albert, da come parlava si poteva benissimo pensare che questo “gracile biondo”  non era un uomo comune e che sapeva bene ciò che diceva, perché le sue parole fiorivano dall’esperienza del passato. Mosaico non era uno stupido e voleva saggiare le capacità di ogni singolo prigioniero, tanto che si era studiato per bene ogni profilo psicologico e fisico di ogni detenuto. Il ragazzo biondo aveva un aria familiare, di sicuro aveva letto anche di lui, ma non riusciva a ricordare il nome e le capacità.
Alla fine Mosaico sbuffò e parlò, nel tentativo di assaggiare le capacità del biondo scatenando una rissa, –Perché non gli fai vedere quanto vali veramente Osborn? Mostragli che si sbaglia!-. Norman sorrise –Ti ridurrò male “faccia d’angelo”, infatti non capisco come un tipo che sembra così indifeso sia potuto entrare qui! Sembri tutto l’opposto di pericoloso e cattivo! Sarà che nel tuo mondo siete tutti pappe molli-. Detto questo Norman si gettò a capofitto su di lui nel tentativo di afferrarlo, ma Albert lo schivò senza il minimo sforzo e lui cadde a terra. Mentre Norman si alzava da terra Wesker parlò rivolto a Loki –Ti conviene allontanarti da qui prima che tu venga di nuovo coinvolto in un’altra rissa, sei piuttosto ridotto male!-, il ragazzo moro annuì e si alzò allontanandosi di qualche metro, ma rimase a guardare lo scontro che presto avrà avuto inizio, anche lui come Mosaico era curioso di vedere come se la cavava l’uomo che Norman aveva definito “faccia d’angelo”.
Norman ormai si era rialzato ed Albert mormorò annoiato –Sei lento!-, a quel punto il rosso attaccò con una scarica di violenti pugni, ma Albert senza nessuno sforzo li schivò e li parò tutti. Norman ne rimase a bocca aperta ed Albert approfittando della sua distrazione gli diede un forte calcio all’addome, facendolo cadere in ginocchio e il rosso si portò le braccia sul punto colpito, mugugnando delle parole di dolore senza senso.
Intanto intorno a loro si stavano avvicinando molti detenuti, curiosi di chi stava finalmente dando una lezione all’arrogante Goblin.
Mosaico cercò di sbirciare il nome del biondo, dato che non aveva più le braccia conserte davanti alla maglietta, ma non ci riuscì siccome quando aveva sferrato il calcio al suo compagno si era girato di spalle, ma comunque sia non perdeva occasione per scorgere la scritta nera.
Osborn imprecava dolorosamente –Brutto bastardo “faccia d’angelo” questa te la faccio pagare cara stanne certo!-, si alzò faticosamente e con ammirevole audacia si gettò di nuovo contro Albert e lui lo schivò per la seconda volta, ma stavolta lo prese per il braccio che dolorosamente gli mise dietro la schiena. Dal dolore Norman si inginocchiò e a quel punto Albert finì di immobilizzarlo facendo ancora più pressione sul braccio.
In quel momento Mosaico poté scorgere il suo nome e rimase immobile e pensò “Wesker! Norman non ha nessuna possibilità contro un soldato perfettamente addestrato dalla corporazione del suo mondo. Già il suo mondo…l’incubo dove non ti vorresti mai trovare. Il peggior mondo dell’universo CAPCOM ha generato il peggior essere umano mai visto! Wesker nel suo mondo rappresenta il lato oscuro nell’umanità: ingegno, razionalità e egoismo! Tutto messo insieme, non l’avevo riconosciuto subito perché nella foto del suo profilo era vestito di nero, indossava degli occhiali da sole e aveva i capelli messi più in ordine…”.
 
A quel punto Albert si accovacciò vicino a Norman, per sussurrargli all’orecchio; -Tu dici che nel mio mondo siamo tutti dei pappe molli vero? Io ho visto cose che ogni notte della tua vita verrà per sempre segnata da incubi. Ho fatto cose che non penseresti mai che un uomo potrebbe esserne capace. Nel mio mondo ogni passo è contato, non puoi tornare indietro dalla strada presa e se non stai attento a scegliere la via che percorri, potresti morire senza neanche accorgertene oppure prima di morire saresti segnato da un enorme sofferenza fisica del quale non avresti scampo di sopravvivere…”. A quel punto Albert lasciò la presa e Norman finì completamente a terra e per riprendersi dal dolore, ma soprattutto dalle parole ascoltate, fece dei respiri profondi.
In quel momento Albert si guardò intorno e vide che tutto intorno a lui e a Norman c’era una folla di detenuti che li fissavano stupefatti tra di essi insieme a Loki c’erano Magneto e Victor e il ragazzo dai capelli bianchi, ed un pauroso silenzio riecheggiava nell’aria.
Ad un tratto un piccolo applauso ruppe il cupo silenzio, ed ognuno si girò verso la fonte di quel rumore. Un enorme e robusto uomo era in piedi e fissava con soddisfazione Albert, si stava avvicinando a lui ed Albert poté leggere chiaramente la scritta nera sulla maglietta “W. Fisk”. L’uomo si avvicinò e disse –La sua fama lo precede! E vero ciò che si dice di lei, è davvero temibile signor Wesker! Direi proprio come dice Norman “l’aspetto di un angelo”, ma aggiungerei “l’anima di un diavolo” -, a quelle parole un enorme bisbiglio di voci riempì l’aria tra la folla di prigionieri.
Albert fissò freddamente il capo banda della prigione –Per me è un piacere conoscerla Kingpin! Ho sentito parlare molto di lei-, entrambi con educazione e rispetto reciproco si strinsero la mano. Poi Fisk guardò con delusione e divertimento Norman dicendo –L’hai trovato qualcuno che ti tiene a bada vero Osborn?- poi rivolse lo sguardo di nuovo a Wesker –Ci farebbe comodo un tipo come lei! Perché non entra a far parte della nostra banda?-, Albert sbuffò e rispose – La ringrazio per la proposta, ma devo declinarla, mi scusi!-, Fisk lo guardò non convinto e disse – Se posso chiedere, perché?-. Albert rispose in tono convinto e freddo –Perché un uccello in gabbia non potrà mai volare libero…-.
Kingpin lo guardò un po’ irritato e disse –Come vuole, se cambia idea basta che ritorna da me per parlarne! Ma comunque sa che ha pestato uno dei miei, quindi penso che sia giusto risaldare il conto!-, Kingpin fece un cenno con la testa verso la sua banda, e degli uomini molto robusti e grossi si avvicinarono dicendo –Vuole che gli diamo una lezione capo?- Fisk annuì aggiungendo –Un consiglio, evitate  la faccia però, dopotutto è pur sempre una “faccia d’angelo”!- .
Fisk se ne andò senza dire altro; ed Albert si ritrovò davanti tre uomini robusti pronti all’attacco. Senza preavviso uno di essi lo prese alle spalle e lo immobilizzò dalle braccia, Wesker cercò di liberarsi ma solo in quel momento si accorse di quanto fosse debole senza il virus. Gli altri uomini cominciarono a colpirlo prima in pancia e all’addome poi, non seguendo il consiglio del loro capo, lo colpirono ancora più forte in faccia.
Ad ogni colpo Albert poteva sentire le ossa dei suoi avversari scontrarsi contro le sue, una sinfonia dolorosa e sanguinosa che lo riportavano indietro; quando, prima di diventare un essere superiore, era ancora un semplice uomo.
E in quegli istanti si accorse di non aver altra scelta che ricorrere all’arma peggiore che aveva a disposizione e che i soldati in nero non gli aveva portato via: l’ingegno.
 
Con molta rapidità, mentre uno dei due energumeni caricava un pugno, lui spostò la testa all’ultimo momento e il pugno andò a scontrarsi con il viso di chi lo stava trattenendo. Esso barcollò e lasciò andare Wesker, che subito si buttò su uno dei due assalitori e lo spinse con tutta la forza che aveva in corpo a terra, cominciandogli a dare dei violente e pesanti pugni sul viso, ricambiandogli il favore.
L’altro rimase per alcuni secondi di stucco, poi cercò di afferrarlo, ma Albert fu più rapido e si spostò in tempo per evitarlo. Poi spedì al suo nemico un profondo calcio allo stomaco che lo fece cadere a terra, proprio sopra al suo compagnio.
Wesker respirava affannosamente e si guardava in torno, aveva i capelli biondi schiacciati dal sudore sulla fronte e i suoi muscoli si erano irrigiditi per lo sforzo; dopotutto era da molto tempo che non affrontava qualcuno senza la benedizione del virus, che non lo faceva mai stancare. In cuor suo gli era mancata tutta quella fatica, il potere di far del male ad un essere umano con la sua stessa forza se non superiore affidandosi all’ingegno. Aveva colpito i nemici a terra in punti molto delicati in modo da metterli fuori combattimento subito, soprattutto il nemico a cui aveva sferrato il calcio; l’aveva colpito ad un punto vitale in maniera così precisa da farlo quasi svenire.
C’era un immensa folla che lo guardava stupefatto, ma poi il suo sguardo si posso sul energumeno che lo aveva immobilizzato, lo fissava con tono di rabbia e freddezza. Esso notando ciò che Albert aveva fatto ai suoi compagni in pochissimo tempo si spaventò e scosse la testa in senso di resa.
Mosaico si avvicinò e disse –“Faccia d’angelo” pare che ti hanno trovato un nuovo sopranome, ma combatti davvero come un demonio. Ho letto di te mi vengono i brividi solo a pensare a cosa potresti fare se avessi ancora le tue capacità! Comunque sia la rissa è finita sei davvero temibile!-, Albert lo squadrò per bene poi disse sarcastico –Tu devi essere Mosaico, cerchi guai anche tu?-.
Mosaico rise –No sta tranquillo porto via questi qui!- e con un cenno il resto della banda fece alzare gli sconfitti, Mosaico prima di andarsene aggiunse –Ti consiglio di farti vedere quel labbro, non credo che te ne sei accorto, ma sta sanguinando e oltretutto ti verrà un bel occhio nero. Comunque sia è stato un onore conoscerti Wesker!-.
La banda si dileguò, come i detenuti che avevano assistito alla rissa, ritornando a fare ciò che stavano facendo prima. Alla fine Albert crollò esausto al suolo, poi si toccò il labbro ripensando a ciò che gli aveva detto Mosaico. Si portò le dita davanti agli occhi e vide del sangue, il suo sangue; Quel sangue che non aveva mai più rivisto dopo la Villa, quando tradì la STRARS.
Senza che se ne accorgesse qualcuno si avvicinò a lui e gli tese la mano, e solo in quel momento Albert alzò lo sguardo. Davanti a lui c’era Loki che mormorò –Grazie! Ma non dovevi-, il biondo sorrise e poté scorgere meglio il viso di Loki; era molto giovane e i suoi occhi erano verde smeraldo. Albert gli prese la mano e mentre si alzava a fatica disse –Non devi ringraziarmi! Più che altro l’ho fatto per noia, ma non mi sono mai piaciuti i bulli!-, Loki gli sorrise ma una voce interruppe la conversazione –Anche se Loki te la sei cercata, alzi molto la cresta con loro e ti comporti da arrogante!-.
Entrambi si voltarono e Wesker si ritrovò davanti il ragazzo dai capelli bianchi. –Ad ogni modo Albert combatti davvero come un demonio, e puoi starne certo se lo dico io che sono un vero esperto di demoni! Mi chiamo Virgil piacere di conoscerti-.
Albert lo fissò attentamente aveva all’incirca la stessa età di Loki. Poi parlò irritato –Perché ti ostinavi a guardarmi sempre in quella maniera?-, Virgil rispose in maniera indifferente –Scusami se ti ho creato disagio! Ma il fatto è che ti ho squadrato subito come una persona interessante. Volevo studiarti per capire come sei! E fin’ora devo dire che sei un uomo forte….-, -Ma comunque sia è meglio se vai in infermeria a farti controllare- disse qualcuno alle loro spalle.
Tutti si giravano e trovarono Victor e Magneto con le braccia incrociate a guardare Albert con severità, -Ti avevo detto di non montarti la testa!- disse Magneto scocciato –Vieni ti accompagno in infermeria è meglio se ti danno un’occhiata-. Tutti annuirono dicendo che era un ottima idea ed Albert senza obbiettare si fece portare in infermeria.
 
L’infermeria si trovava ai piani alti della prigione e quando arrivarono il gruppo lasciò Albert su un lettino. I suoi compagni non potevano fargli compagnia, era contro le regole, e poi lui preferiva stare da solo.
E mentre Albert aspettava chi doveva curarlo osserva con attenzione la stanza. Era molto grande e c’erano diversi lettini posizionati in modo ordinato per la stanza. Ma la cosa che attirò la vista di Albert fu un computer posizionato a pochi passi da lui su una scrivania; con quello poteva bucare la rete della prigione e scoprirne tutti i segreti, il reale motivo del perché erano tutti rinchiusi lì e magari anche le mappe digitale della prigione compresi gli Archivi.
La tentazione si fece sempre più forte, ma dei passi leggeri e calmi lo distolsero da questi pensieri. Poi una voce lo raggiunse –Non so perché a voi detenuti piaccia pestarvi a vicenda!-, Albert rimase immobile, quella voce l’aveva già sentita molti anni fa. Ad un certo punto dalla porta, dall’altra parte della stanza, entrò una giovane donna dai capelli rossi e gli occhi azzurri. Albert sentì un groppo in gola e inspiegabilmente il cuore cominciò a battergli forte, come se volesse uscire dal petto. E Disse agitato –Cl…Claire…?!-  


nota dell'autrice:
cavolo scometto che vi siete fossilizati a furia di aspettare l'aggiornamento chiedo scusa ed il bello è che non so quando metterò il prossimo capitolo visto che sono impegnata con le altre storie!
Perdonoooooooo!!!! Comunque sia ringrazio chi mi segue e ancor di più chi vorrà scrivere una recensione.
Baci, martamatta          
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: martamatta