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Autore: ermete    19/06/2012    16 recensioni
Seguito di "Back to Afghanistan":
Quando Sherlock aprì il portone del 221B di Baker Street fu quasi magia: il profumo di casa lo invitò ad entrare, adocchiando tutti i richiami visivi che via via riaffioravano nella sua mente, così come in quella di John, che non vedeva l’appartamento da ancor più tempo del detective.
Toccò a John l’onore di aprire l’appartamento entro il quale si avventurò per primo, posando il borsone vicino agli scatoloni contenenti la propria roba che Mycroft aveva fatto portare lì.
“Casa dolce casa, già.” mosse i primi passi nel salotto osservando le due poltrone, una di fronte all’altra, sorridendo perchè sapeva che si sarebbero riempite nuovamente, che avrebbero vissuto dialoghi realistici o assurdi, discussioni o frivolezze e magari anche qualcosa di nuovo.
Genere: Azione, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fotoricordo

Quando il ringhio dei Mastini smise di rimbalzare sulle pareti della fabbrica animandola di un’energia poderosa, Mycroft avanzò verso i nove componenti del gruppo: il suo passo era elegante, il vestito impeccabile e, nonostante la stagione estiva e la giornata di sole, l’immancabile ombrello dava il ritmo al suo cammino. Si fermò a pochi passi dal gruppo esaminandoli rapidamente uno ad uno: li riconobbe tutti perchè dopo il loro ritorno dall’Afghanistan, quindi dopo aver finalmente scoperto tutte le identità dei Mastini, si era premurato di aggiornare i propri file riguardanti le persone collegate a Sherlock e a John.

A loro volta, i Mastini poterono intuire chi fosse Mycroft e, mentre alcuni di loro si limitarono a salutarlo con un cenno del capo, Matt e Zach dovettero nascondersi l’uno dietro all’altro ridacchiando deliberatamente alla vista dell’ombrello, memori delle infinite battute e barzellette inventate assieme a John sull’Holmes Senior durante la loro permanenza in Afghanistan.
“Vedo che non riuscite a resistere all’idea di mettervi nei guai.” esordì Mycroft alternando lo sguardo tra John e Sherlock “Fortunatamente avete degli amici in gamba.”
“Infatti, perchè se avessimo aspettato che tu capissi, a quest’ora saremmo tutti morti.” replicò Sherlock, tagliente, intrecciando le braccia al petto “Stai diventando lento, Mycroft. Non lo sai che il cibo rallenta il cervello?”
“Suonerà strano ad un egocentrico come te, Sherlock, ma non passo tutta la mia giornata a spiarti attraverso le telecamere a circuito chiuso sparse per tutta Londra.” replicò Mycroft con tutta calma, per nulla piccato dalle parole del fratello.
“Vorresti farmi credere che non hai un software dotato di riconoscimento facciale per il mio volto e per quello di John?” Sherlock inarcò il sopracciglio destro, notando uno sghignazzante David in tralice.
“Sei morboso, fratellino.” Mycroft lasciò svolazzare la mano destra a mezz’aria, quindi superò Sherlock per avvicinarsi a John, concentrando lo sguardo sulla spalla ferita e sul collo del dottore “Le faccio subito chiamare una squadra medica.”
John scosse il capo con forza “Non ce n’è bisogno, mi curerò da solo. L’ultima cosa che voglio in questo momento è farmi mettere le mani addosso da degli sconosciuti.” gli toccò poi il braccio destro, provando a portarlo un poco in disparte rispetto al gruppo.
Mycroft, tenuto d’occhio da Sherlock, accolse l’invito di John, quindi, dopo essersi allontanato di qualche passo dai Mastini che a loro volta tenevano d’occhio la squadra di pulizia dei Servizi Segreti, fece un cenno al dottore “Mi dispiace che abbia dovuto vedersela da solo con Moran, dottor Watson. Tuttavia, quando sono venuto da lei a parlarle di lui, non la stavo invitando ad andarlo a trovare e a farsi sequestrare.”
“Mi stai rimproverando, Mycroft?” sbuffò John per poi agitare la mano sinistra per aria “Aspetta, non voglio litigare con te, devo solo chiederti due favori.”
“John Watson che mi chiede non uno ma ben due favori? Nello stesso giorno?” Mycroft stava letteralmente gongolando e lo dimostrava inconsciamente facendo dondolare l’ombrello a destra e a manca.
“Sì, senti Gene Kelly(1), non eccitarti troppo.” lo apostrofò John, scuotendo il capo “Te li chiedo io, ma non sono proprio per me. Sono favori indiretti, ecco.”
Mycroft si irrigidì a quell’epiteto, puntellando saldamente l’ombrello a terra “Se posso, sarò lieto di accontentarla, John.”
“Per prima cosa vorrei che i Mastini non passassero dei guai. Hanno ucciso delle persone e... non avevano l’autorità per farlo.” si voltò ad osservare il gruppetto, in particolare Matt che tormentava Sherlock e sorrise amabilmente “Senza di loro non ce l’avremmo fatta.”
Mycroft annuì, alternando a sua volta lo sguardo tra il dottore e gli altri sette Mastini “Questo era scontato, John.” soffermò lo sguardo su alcuni di loro prima di tornare sul proprio interlocutore “Potrebbe aiutarmi a convincerli a lavorare per me. Se non tutti almeno l’informatico.”
“Convincere David a lavorare per te? No, grazie. La mia privacy è già abbastanza violata senza che quel genio inizi ad accontentare i tuoi sfizi.” gli scoccò un’occhiata eloquente, curiosamente inconsapevole del fatto di aver avuto lo stesso pensiero di Sherlock “L’altro favore... beh è più impegnativo, forse.”
“Mi dica, John.”lo incoraggiò Mycroft, stranito dall’imbarazzo che poteva leggere sul volto del dottore.
“Lassù...” alzò lo sguardo indicando il palazzo costruito all’interno della fabbrica abbandonata “...c’è il cadavere di Sebastian Moran. So che potrebbe sembrarti strano che proprio io voglia esaudire il suo ultimo desiderio, ma al momento sarebbe troppo lungo da spiegare e sinceramente sono un po’ stanco, quindi ti chiedo di fidarti di me.” compiuta la propria premessa, attese un cenno da parte di Mycroft prima di continuare “Vorrei che il suo corpo fosse cremato per poter spargere le sue ceneri in Afghanistan. Lui, se non ricordo male, era di istanza a Kabul. Ebbene vorrei portarlo lì. Ci teneva e...” prese una piccola pausa, alzando nuovamente lo sguardo verso l’alto “...vorrei concedergli almeno quello.”
Mycroft rimase in silenzio per qualche istante prima di parlare “Glielo concedo, John. Ma prima o poi dovrà spiegarmi il motivo.” sospirò lievemente, alzando la mano destra sulla spalla sinistra del dottore “Non ora, però. Vada a riposarsi, festeggiare, accoppiarsi, tutto quello che abbia voglia di fare.” concluse con un sorrisetto malizioso e divertito.
“Ah, sì, a proposito, c’è un terzo favore. La prossima volta, bussa prima di entrare. Lo dico per te eh, o Sherlock metterà in pratica la minaccia dell’ombrello. Te la ricordi vero?” John agitò l’indice della mancina verso Mycroft, il quale stava per replicare, ma si fermò quando vide Matt farglisi incontro.
“Salve, signor Mycroft!” esordì il giovane cecchino alto quanto l’Holmes Senior.
Mycroft tossicchiò, quindi salutò educatamente il cecchino “Buongiorno a lei, Matt.” guardò poi oltre la folta chioma del giovane e, pur vedendo Sherlock ridere di nascosto assieme a Zach, non riuscì ad intuire la minaccia che incombeva su di lui. Anche John rideva, ma non poteva davvero cogliere il motivo di tanta ilarità.
Matt sorrise raggiante “Ma è un piacere conoscere il fratellone di Sherlock!” scoppiò di felicità quindi strinse le braccia attorno a Mycroft, il quale si irrigidì attorno a quella presa, aggrappandosi saldamente all’ombrello, cercando un sostegno fisico di fronte all’impeto del Mastino.
Le risate scoppiarono attorno ai due uomini abbracciati e Sherlock riuscì addirittura ad immortalare il momento scattando una foto col proprio cellulare prima di tornare a ridere: tutto ciò era liberatorio. Tutta la tensione provocata dalla situazione, la paura, la tristezza, l’angoscia, l’ansia venivano sfogate in quelle risate che gorgheggiavano a perdifiato all’interno della fabbrica: gli uomini dei Servizi Segreti si fermarono qualche istante per osservarli e persino Anthea si sforzò di alzare lo sguardo dal cellulare, reclinando il capo di lato leggermente incuriosita prima di tornare a digitare pigramente sui tastini dell’apparecchio tecnologico.
“Fratello caro.” Sherlock si rivolse a Mycroft quando finalmente riuscì a smettere di ridere “Sappi solo che ho qualcosa con cui ricattarti. Regolati di conseguenza.” agitò un poco il cellulare sul cui display era ancora presente la foto dell’abbraccio tra l’Holmes Senior e Matt verso il quale ammiccò “Missione compiuta, soldato. Riposo.”
Quando Mycroft fu finalmente libero dalla presa di Matt, si sistemò la cravatta e la giacca del vestito al meglio, tossicchiando appena: abbassò poi lo sguardo su John, il quale si stava massaggiando le guance dal troppo ridere.
“Mycroft. Ora ti fai gabbare anche dagli amici di tuo fratello.” commentò John, mentre spostava lo sguardo su Sherlock, carezzando la figura sorridente con dolcezza.
“Amici e Sherlock.” appoggiò l’ombrello nella piega del gomito, osservando a sua volta nella stessa direzione di John “Due parole che non mi abituerò mai a sentir pronunciare nella stessa frase.”
“Non dirmi che preferivi com’era prima.” domandò John, tornando ad osservare Mycroft, dal basso della sua statura.
Mycroft sorrise nel vedere Sherlock a suo agio con Matt e Zach: vederlo felice non potè che scaldare il gelido cuore dell’Uomo di Ghiaccio “Per niente al mondo.”

I Mastini pensarono che la buona riuscita del piano fosse un’ottima scusa per festeggiare, quindi si riunirono tutti nel locale di Matt e Zach dopo aver fatto rifornimento di cibo e bevande: anche Sherlock, nonostante la sua istintiva avversione a quel tipo di eventi, decise di partecipare, un po’ per non perdere John di vista, un po’ per osservare quello speciale gruppo dal punto di vista antropologico e umano. Voleva studiarli al meglio, soprattutto in quel momento di rilassamento e gioia, provando a carpire i segreti di quell’unione, ma più di ogni altra cosa, voleva vedere John in un clima a lui familiare e accertarsi che la compagnia di quella che considerava come una famiglia potesse veramente tranquillizzarlo dopo la brutta esperienza che aveva passato. E poi, sì, in fondo, anche a Sherlock non dispiaceva approfondire quella conoscenza: li trovava interessanti e completamente differenti dal resto delle persone con cui aveva avuto a che fare prima di conoscerli e non potè fare a meno di chiedersi se fosse una caratteristica di tutti coloro che decidono di affrontare la carriera militare o se, più probabilmente, una casuale ed eccezionale serie di eventi abbia riunito otto individui particolarmente speciali in un’unica squadra decisamente fuori dall’ordinario.
John narrò qualche dettaglio sul rapimento e sulla storia militare di Sebastian Moran, traslasciando invece i particolari più intimi riguardanti il punto di vista sentimentale dell’ormai defunto Colonnello: non gli sembrava giusto raccontare qualcosa di così intimo e di così difficile da comprendere, per chi non avesse vissuto quella particolare situazione.
Gli altri Mastini, in particolare Christopher, Bruce e Logan, storsero il naso più di tutti quando udirono la versione che John raccontò, confermando l’esistenza dei “nonni”(2) anche nell’attuale esercito e nuovamente si ritennero tutti molto fortunati nell’esser capitati in un gruppo serio, compatto e dai saldi principici morali.
“E così ti ha chiesto di portare il suo cadavere in Afghanistan?” domandò Zach mentre, poggiato con la schiena al muro, teneva d’occhio Matt, pacificamente seduto tra John e Sherlock sui quali alternava uno sguardo fanciullesco e sornione “Matt, vieni qui dai. Lasciali quetare.” lo incoraggiò, ridacchiando per la giocosità del proprio compagno.
“Sì. In realtà porterò le ceneri, è molto meno complesso e poi credo che verrebbe fuori qualcosa di più... beh scenico. Lui avrebbe voluto così.” scrollò la spalla sinistra sul quale Matt si era posato con la tempia “E scrollati di dosso... polipo che non sei altro.” lo redarguì, seppur con un tono scherzoso.
“Non sei obbligato a farlo solo perchè lui te l’ha chiesto.” borbottò Sherlock, per poi vedersi arrivare addosso Matt: piegò gli occhi all’indietro sospirando appena. Era già migliorato molto, non si poteva quindi pretendere che da un giorno all’altro sopportasse un contatto fisico che col giovane cecchino era pressochè assicurato e costante “Matt, scrostati via da qui.”
I Mastini risero di fronte al picco d’affettuosità di Matt, che non se la prendeva mai quando gli altri si stufavano dei suoi eccessi, riconoscendo che potessero essere veramente estremi: rise a sua volta, quindi, gattonò tra le gambe di Zach tra le quali si girò, poggiandosi sul suo torace con la propria schiena. Zach, invece, non si stancava mai dell’eccessiva dolcezza di Matt: aveva un’infanzia di coccole negate da recuperare, e il giovane Mastino era il compagno ideale per lui che aveva tanto da dare, ma che sentiva comunque il bisogno di prendere in egual misura. Zach avvolse le braccia attorno alla vita di Matt, riallacciandogliele all’altezza dell’ombelico in una stretta semplice ma molto dolce.
Sherlock osservò i due giovani cecchini incastrarsi in quella posizione con una naturalezza che si ritrovò ad invidiare: le piastrine militari scambiate, il petto di uno che coincideva con la schiena dell’altro, le dita delle mani intrecciate, ed in generale apprezzò la semplicità e la disinvoltura di compiere quei gesti di fronte ad un pubblico, seppur fidato. La risposta di John lo riportò alla realtà.
“Non mi sento obbligato, Sherlock.” alzò la mano sinistra verso la spalla ferita, massaggiandola un poco: quell’operazione gli strappò via un mugolio di dolore “Lo voglio fare. E non perchè era un soldato come me. Lo faccio perchè quell’uomo ha sofferto troppo in vita sua e siccome l’Afghanistan è uno dei pochi ricordi positivi che aveva della sua vita, voglio portare lì quel che rimarrà di lui.” inarcò un poco la schiena, socchiudendo gli occhi: era evidente la stanchezza che lo accompagnava “Penso che l’avrei fatto anche se non me l’avesse chiesto. Ha un valore simbolico che voglio rispettate.”
Sherlock ascoltò con devozione le parole di John, crogiolandosi nella bontà delle sue parole, rallegrando il proprio udito col timbro della sua voce: quando poi lo vide compiere quel gesto portato dalla stanchezza, osservò ancora una volta Matt e Zach prima di allungare il braccio verso di lui, cingendolo e sospingendolo con delicatezza verso di sè “Ti accompagnerò in Afghanistan.”
John sorrise al contatto ricercato da Sherlock, sul quale si poggiò lievemente, scaricando parte del peso sulla spalla del Consulente Investigativo “Sarò molto felice se vorrai accompagnarmi.”
Sherlock lo strinse a sè con un solo braccio e quando stava abbassando le labbra sulla fronte di John per donargli un lievissimo bacio, si ricordò dove fosse: tossì lievemente, schiarendosi la voce di fronte ai Mastini “Certo. Non posso farti andare in giro da solo, sei un imbranato cronico. Saresti capace di farti rapire da qualche terrorista di Al Qaeda.” frenò altri cenni di dolcezza che avrebbe voluto regalargli, ma nulla in quel momento lo avrebbe dispensato da fargli da cuscino, quindi, quanto meno, lo tenne appoggiato a sè.
John rise a bassa voce, osservando uno Sherlock che sembrava un adolescente che si vergogna a mostrare il proprio lato più intimo di fronte agli amici per paura di risultare debole: un enorme passo avanti per il Consulente Investigativo, non poteva negarlo, ed il merito era anche delle diverse personalità dei Mastini, verso i quali rialzò lo sguardo “Cosa farete ora, ragazzi? Quali sono i vostri progretti per il futuro?”
Mentre Christopher, Bruce e Logan dichiararono che sarebbero tornati in Afghanistan nel giro di poche settimane e Alec fu felice di annunciare, usando il minor numero di parole possibile, di aver trovato un nuovo lavoro che riusciva a conciliare anche col proprio mestiere di padre, David alzò le spalle, ancora indeciso sul da farsi.
“Non saprei, ho avuto molte offerte di lavoro.” alzò lo sguardo, soffermandosi su Sherlock per qualche istante “Molte delle quali all’estero, ma non vorrei spostarmi. Vorrei solo avere un mega stipendio con cui viziare la mia adorata Georgia senza dover rischiare la vita un giorno sì ed uno no.”
Sherlock sbuffò ed inconsciamente strinse John un po’ più vicino a sè “Se prometti che non userai tutta la tua tecnologia per spiare me e John...” esordì, quasi incredulo di quello che stava per proporgli “...potresti andare a lavorare per Mycroft. Alle tue e alle mie condizioni.”
“David, approfittane e accetta ora, prima che cambi idea.” si affrettò ad aggiungere John, stiracchiandosi sotto la presa di Sherlock “Mycroft prima mi ha chiesto di convincerti ad andare a lavorare per lui. Io non l’avrei mai fatto, sei padrone della tua vita, ma visto che lui brama per averti tra i suoi uomini potresti sfruttare la situazione per ottenere tutte le clausole che vuoi.”
David alternò lo sguardo tra John e Sherlock, sul quale poi si fermò “Sicuro che non ti darebbe fastidio?”
“Te l’ho detto. Basta che non usi la tua tecnologia contro la nostra privacy.” rispose Sherlock con un mezzo sorriso “O te ne farò pentire.”
“Ricevuto.” annuì David tingendo il tono di voce con un accenno di sarcasmo “Beh, allora, io lavorerò per il fratello di Sherlock.” comunicò ufficialmente ad alta voce.
“Noi finiremo di ristrutturare il locale. Ma questo era scontato.” Zach fece spallucce, dando un’occhiata sommaria ai muri, il pavimento, la cucina e tutto il resto che c’era ancora da sistemare.
“Sì. E poi ci sposeremo.” disse Matt, a cuor leggero, zittendo tutti e congelando i movimenti di Zach. Quando s’accorse dell’effetto che le proprie parole causarono agli altri ed in particolare al proprio compagno, ruotò il capo per poterlo osservare meglio “Problemi?”
Zach si esibì in un lungo suono nasale che poi concluse con un “No. Nessun problema.”
“Non sembri convinto.” Matt si imbronciò, ma decise di non allontanarsi dal proprio compagno.
Zach strinse Matt a sè e gli dispiacque molto averlo fatto rabbuiare: fu l’istinto a fargli pronunciare le precedenti parole con un filino di dubbio. Matt era la sua prima relazione veramente significativa dopo una lunga serie di abbandoni e l’idea che modificare il loro ‘status’ potesse incrinare il loro rapporto lo colse impreparato a quella proposta “Mi hai solo colto di sorpresa. Pensavo fosse solo un po’... presto?”
“Ma che presto e presto!” sbottò Matt, scattando in piedi e camminandogli di fronte, avanti e indietro, in mezzo metro di pavimento “Zach! Siamo sopravvissuti in Afghanistan e non devo essere io a ricordarti quanto abbiamo rischiato l’ultima missione. Stiamo bene insieme e...” si fermò, alzando il braccio destro verso John e Sherlock “Guarda cosa può succedere da un giorno all’altro! Un giorno vai tranquillamente a trovare due amici ed ecco che ti sequestrano il tuo ragazzo!”
Tutti i presenti nel locale si inebetirono in un’espressione piuttosto sgomenta, stupiti dalla reazione del solitamente pacifico e scherzoso Matt: rimasero in silenzio ad ascoltare lo sfogo del giovane cecchino. Qualcuno avrebbe voluto intervenire con una battuta che sdrammatizzasse la situazione, ma la foga di Matt li superava.
“E’ un cacchio di mondo pericoloso, Zach! Se ti succedesse qualcosa e ti ricoverassero in ospedale, io non avrei neanche il diritto di sapere niente, neanche se sei vivo o se sei morto!” Matt sbattè un piede per terra, per poi inginocchiarsi davanti al proprio compagno: l’espressione rigida si ammorbidì fino a diventare uno dei suoi soliti sorrisi “Ci siamo scambiati le piastrine militari... scambiamoci anche due anelli.” allungò il viso verso quello di Zach, strusciando la punta del naso sotto il suo mento “Io ti amo, tu mi ami. Non voglio mica una cerimonia da gay-pride, voglio solo renderlo ufficiale.”
Zach sorrise e strinse a sè il giovane cecchino che aveva di fronte “Beh. E’ una fortuna che i ragazzi siano tutti qui, così possiamo già chiedere loro se vogliono farci da testimoni.”
“Allora è un sì?” trillò Matt, scuotendolo appena.
“Mille volte sì.” confermò Zach, regalandogli uno dei suoi sorrisi migliori.
Matt urlò di gioia schizzando in piedi come una molla, senza mai essere perso di vista dallo sguardo umido di Zach verso il quale si chinò per un bacio veloce prima di esplodere in salti e acrobazie che fecero alzare un gran polverone dal pavimento.
“Ci sposiamo!” ribadì per poi andare ad abbracciare i Mastini uno ad uno, fermandosi infine su Sherlock e John “Sherlock, tu mi farai da testimone! E tu, John, lo farai a Zach!” ordinò al volo prima di buttarsi nuovamente tra le braccia del proprio compagno “Amelia e Rose saranno le damigelline d’onore! Saranno felicissime!”
I Mastini che fino a quel momento erano stati zittiti dall’impeto di Matt, scoppiarono in risate e felicitazioni e David propose a tutti di fare un foto per immortalare il momento: si alzarono tutti, disponendosi nella posizione indicata dall’informatico che, dopo aver impostato l’autoscatto, si fiondò in mezzo agli altri, sorridendo alla macchinetta.
“Dite tutti ‘Mastini’!” esortò Christopher e tutti pronunciarono quella parola nel momento in cui videro il flash della fotocamera.
“Ehi, speriamo sia venuta bene!” disse Matt, per poi prelevare l’apparecchio fotografico e iniziare a fare foto ai Mastini, senza un preciso ordine “David, poi queste ce le devi passare tutte eh! Tappezzeremo il locale!”
Mentre Matt si divertiva a fare degli agguati a Sherlock pur di riuscire a fotografarlo, Zach si avvicinò a John, sulla nuca del quale posò una delicata carezza “Allora, John? Come stai?”
“Un po’ stanco.” sorrise John, per poi indicare a Matt il punto in cui Sherlock si era nascosto, divertito dal vederli giocare: non gli sembrava vero vederlo comportarsi come una persona normale, giocare come un ragazzino e, soprattutto, farlo con gusto e divertimento. Il fatto che per Sherlock, poi, quelle fossero esperienze eccezionali, rendeva tutto ancora più apprezzabile.
“Oh, giusto. Congratulazioni, Zach.” gli strinse la mano con la sinistra, sorridendo nel vederlo gongolare nei suoi stessi pensieri.
“Sono un ragazzo molto fortunato.” ammise, alternando lo sguardo tra Matt e John, sul quale poi tornò “Dovreste farlo anche voi.”
Prima John si bloccò, poi iniziò ad impappinarsi con le parole, tanto che non ne fuoriuscì nessuna di senso compiuto dalla sua bocca: a salvarlo fu il cellulare di Sherlock che si vide lanciare incontro dallo stesso proprietario.
Era Mycroft: ecco perchè Sherlock aveva lasciato a lui l’onore di rispondere.
“Mycroft?” rispose, schiarendosi la voce con un colpo di tosse “Di già? Va bene, arriviamo.”
Quando John riagganciò la telefonata, si congedò dai Mastini assieme a Sherlock, con la promessa di rivedersi presto e che avrebbero organizzato altre rimpatriate del genere.
Matt protestò perchè avrebbe voluto prolungare la festa per tutta la sera e tutta la notte, soprattutto dopo la mattina movimentata che avevano passato, ma John e Sherlock non potevano proprio rimanere: avevano un aereo da prendere.

Mycroft sbrigò in fretta i due favori che John gli chiese: avere il potere di insabbiare sette omicidi, far sparire i cadaveri, d’altronde, era stato l’unico modo in cui aveva potuto aiutare due delle persone più importanti della sua vita in quella particolare situazione in cui avrebbe voluto senz’altro fare di più.
Dopo aver consegnato a John le ceneri di Sebastian Moran chiuse in un’elegante scatola nera, riservò loro un piccolo jet militare che li avrebbe portati a Kabul, nel punto esatto in cui avrebbero preferito atterrare.
Da una parte John avrebbe gradito riposarsi, lavarsi via di dosso il sangue e il sudore di quel giorno infernale, tuttavia l’idea di chiudere definitivamente il capitolo di quella particolare e dolorosa storia, lo incoraggiò a salire in fretta su quel piccolo aereo, seguito a ruota da un silenzioso Sherlock.
La stanchezza prese il sopravvento e, nonostante il desiderio di John di raccontare a Sherlock i dettagli omessi di fronte ai Mastini, finì con l’addormentarsi con la testa appoggiata sul petto del proprio compagno che lo cullò in silenzio per tutta la durata del viaggio.
Sherlock svegliò John poco prima che il jet atterrasse in un punto del deserto afghano che fosse per certo lontano da scontri armati, da carovane e villaggi di beduini: desideravano una certa intimità per quel che s’apprestavano a fare.
Quando la coppia scese a terra, si allontanò dal velivolo di almeno mezzo chilometro: John cercò la mano di Sherlock durante quel breve tragito e lui non gliela negò, anzi, la strinse nella propria con una forza tale che dichiarava il loro legame d’appartenenza l’uno nei riguardi dell’altro.
Nel momento in cui John sembrò trovare un punto che gli piacesse in particolar modo, senza dune o sassi sporgenti, si sedette a terra, appoggiando la scatola nera davanti a sè. Sherlock si sedette a sua volta posizionandosi dietro di lui, imitando la posa che aveva visto assumere da Matt e Zach al locale: appoggiò il torace alla schiena di Sherlock, allacciandogli le braccia attorno alla vita per poi appoggiare il mento sulla spalla sinistra di John in un incastro più che perfetto.
John mugolò sotto quella stretta, voltandosi per baciare lo zigomo destro di Sherlock prima di tornare ad osservare il deserto che si estendeva, più o meno regolarmente, a perdita d’occhio: nonostante la complicità sussistente tra i due, tuttavia, non trovò semplice rompere quel silenzio, quindi stette in silenzio diversi minuti prima di aprire bocca “Non pensavo che sarei tornato in Afghanistan una terza volta.”
“Questa volta non è per restarci.” replicò Sherlock prontamente, rinvigorendo la stretta attorno alla vita di John, sul collo del quale nascose parte del viso, intento ad inspirare il suo odore e a tastare il suo sapore con un accenno di labbra.
John chiuse gli occhi, godendosi l’intensità di quell’attimo più che potè: era innegabile che l’Afghanistan gli fosse rimasto nel cuore, e sedersi su quel deserto in compagnia di Sherlock lo rendeva ancora più speciale.
“John.” lo richiamò Sherlock, quando lo riscoprì nuovamente silenzioso “Non puoi semplicemente aprire quella scatola?” domandò, impaziente di tornare a Baker Street, di riportarlo nella loro, unica casa.
“Aspetto solo che si alzi un po’ di vento.” spiegò John, posandogli le mani sulle sue, intrecciandole in una salda presa.
“Sai, l’avevo detto ai Mastini, li avevo avvertiti.” Sherlock fece una piccola pausa, poi riprese a parlare a bassa voce, come se temesse il potere mistico del deserto sul quale erano seduti “Che c’erano possibilità che fosse una missione suicida. Da parte di Moran, dico.” si leccò le labbra e già potè percepire un lieve sapore salino impresso su di esse “Una personalità narcisistica come la sua preferisce un’uscita col botto, piuttosto che farsi incarcerare o scappare.”
John annuì, e in quel leggero contrasto che li caratterizzava, dopo la spiegazione logica di Sherlock arrivò la sua, più emotiva “Non aveva più niente per cui vivere: ormai la sua anima era un mosaico composto da milioni e milioni di tassellini e non esisteva più alcun collante per poterli rimettere insieme. Ma era molto, molto più... umano di quanto si potesse credere.” scrollò il capo per poi fermarlo, rivolto verso Sherlock “Ho capito che non mi avrebbe ucciso nel momento in cui mi ha portato gli antibiotici per la spalla. Per quello avevo paura che potesse rifarsi su di te. Avevo il terrore... quando ho visto che aveva ricostruito il tetto del Bart’s ho temuto... Sherlock, ho temuto di rivivere quel maledetto giorno.”
“Lo so, John.” Sherlock fece scivolare la mano destra dalla vita di John e la alzò fino a cingergli le spalle, portando il volto di John più vicino al proprio “Mi dispiace che tu abbia dovuto rivivere quella paura. Avessi potuto evitarlo...”
John fermò le scuse di Sherlock rubandogli un leggerissimo bacio a fior di labbra “E’ di nuovo grazie a te se sono sopravvissuto.”
“Sì, ma...” Sherlock chiuse gli occhi, rubando il respiro di John direttamente dalle sue labbra, tanto gli era vicino “Ha voluto mettermi alla prova: se io non avessi risposto correttamente o fatto quello voleva...”
“Beh?” John si tirò un poco indietro col collo, ma solo per poterlo guardare meglio “Hai messo da parte l’orgoglio, Sherlock, e lo hai fatto per me. Ti sei fatto aiutare. E sai una cosa?” gli tornò vicino, strofinandogli il naso col proprio “L’hai fatto ancor prima di capire che lui ti stesse mettendo alla prova. Non hai idea di quanto questo sia importante per me.”
Sherlock sorrise e chiuse gli occhi mentre posava la propria fronte su quella di John “Sono diventato un bravo ragazzo senza accorgermene.”
“Lo sei sempre stato, in fondo.” John sorrise ed in quel momento sentì una leggera brezza alzarsi “Serviva solo il morso di un Mastino per fartene rendere conto.”
“Il morso del mio Mastino per rendermene conto, e le impronte degli altri sette a guidarmi nell’impresa.” ammise Sherlock che, persosi a lungo nel viso di John, si accorse solo in quel momento che si era fatto più buio.
Entrambi alzarono lo sguardo verso l’alto e rimasero ancora una volta stupiti dalla bellezza delle numerose stelle che illuminavano il cielo notturno afghano.
“Si è alzato il vento.” il dottore si alzò in piedi, seguito a ruota da Sherlock che gli tenne la scatola nera tra le mani, avendole entrambe funzionanti: John sospirò, quindi, quando sentì che le direzione del vento viaggiava per il loro stesso verso, aprì quell’urna improvvisata in un gesto lento che donava solennità a quel semplicissimo rito.
John e Sherlock videro le ceneri volare lontane, alzando lo sguardo quando videro un piccolo turbine librarsi nell'aria: secondo la loro prospettiva sembrava che le ceneri si stessero innalzando, andando proprio incontro alle stelle che, senza l’inquinamento luminoso tipico delle città, rischiaravano la zona rendendo il momento quasi magico.
Rimasero lì finchè la scatola non si svuotò del tutto e fintanto che i riccioli di cenere disegnati dal vento fossero visibili ad occhio nudo: John non disse nulla, neanche una parola d’addio, evitando qualsiasi clichè che la situazione avrebbe previsto, non volendo rovinare quello che trovò uno splendido modo di far unire l’anima di un uomo alla terra che più amava.
Strinse la mano di Sherlock quando si sentì pronto: si voltarono dunque, e dopo essere saliti sul piccolo jet militare, volarono nuovamente verso casa.

Quando John e Sherlock entrarono nel soggiorno del 221B di Baker Street, la prima cosa che cercarono fu, per entrambi, la propria poltrona: si sedettero, quindi, uno di fronte all’altro, stanchi fisicamente per il poco riposo e per gli avvenimenti degli ultimi due giorni. Quando riaprirono gli occhi e poterono vedersi nuovamente nella loro casa, entrambi al sicuro, parte della stanchezza svanì, lasciando spazio ad una piacevole sensazione di conforto.
“Devo assolutamente farmi un bagno: ho addosso sangue, polvere, sabbia... e questi vestiti stanno in pieni da soli.” sbuffò John alzandosi in piedi, togliendosi la camicia sporca e lacera per poi buttarla nel bidone della spazzatura.
Sherlock seguì il fare di John muovendo solo gli occhi, rimanendo immobile sulla poltrona: quando il compagno si tolse la camicia, però, emise un mugolio interessato ed anche le dita delle mani iniziarono a muoversi.
John andò in bagno ed aprì i rubinetti regolandoli alla giusta temperatura iniziando così a riempire la vasca, entro la quale versò una dose abbondante di sapone che iniziò a formare un po’ di schiuma quando il getto dell’acqua vi scrosciava sopra.
Tolse le scarpe, calzini e pantaloni e fu tentato di buttare anche quelli, ma un’idea più interessante gli passò per la mente: rimasto in boxer, tornò nel salotto e, fermandosi accanto alla propria poltrona, trovò Sherlock intento a seguire ogni suo movimento come un gatto che segue maniacalmente la luce di un led rosso su un muro.
Per avvalorare la propria tesi, John fece avanti e indietro due volte, dal divano alla poltrona e sorrise nel confermarla “Mi fai compagnia?” domandò dunque, alzando l’angolo destro della bocca in un sorrisetto malizioso.
“Beh.” Sherlock ruppe il silenzio alzandosi in piedi e fermandosi di fronte a John verso il quale alzò la propria mano curiosa e avida di toccarlo “Qualcuno dovrà pur controllare che non ti bagni la spalla ferita.”
“Oh, grazie.” ammiccò John che non si fece toccare per il puro gusto di farsi desiderare di più “Ti aspetto di là.”
Sherlock mugugnò per il mancato tocco ma la vista di John, quasi nudo, che stava preparando un bagno per loro due, non lo fece lamentare poi più di tanto: la mente volò al giorno precedente e a ciò che stavano per concludere sul pavimento e le mani si mossero da sole verso la camicia color porpora, così come i piedi che lo portarono sulla porta del bagno.
John era già nella vasca con un’espressione beata disegnata sul volto: sorrideva ad occhi chiusi con la testa appoggiata sul bordo, le braccia fuori, metà torso scoperto, mentre la parte inferiore era totalmente nascosta  dall’acqua e dalla schiuma.
“Tieni gli occhi chiusi.” chiese Sherlock mentre si spogliava, scoprendo finalmente cosa fossero il pudore e la vergogna solo in quel momento, di fronte a quell’uomo che desiderava così tanto, ma che di fronte al quale non voleva sfigurare in alcun modo.
John obbedì, intuendo l’imbarazzo dell’altro, tenendo le braccia al di fuori della vasca finchè non le sentì riempire col corpo di Sherlock che gli si posò addosso con la schiena nuda: istintivamente gli si avvicinò, stringendolo in un abbraccio morbido, per nulla costrittivo, posandogli piccoli e rassicuranti baci sulle spalle.
Sherlock si sentì a suo agio in quell’abbraccio, sorridendo di fronte alla delicatezza di John verso il quale ruotò il capo alla ricerca di un bacio che trovò facilmente e che approfondì abbastanza da disinibirlo un poco “Puoi aprire gli occhi, ora.”
John lo fece, perchè era impensabile avere vicino Sherlock e non poterlo osservare: sorrise al pensiero che probabilmente il Consulente Investigativo non si rendesse neanche conto dell’enorme fascino che aveva. Fece scorrere le mani sul torace di Sherlock avvicinandolo a sè più che poteva, riappropriandosi della piacevole situazione di toccare e di essere toccati esclusivamente dalla persona amata.
Sherlock si lasciò esplorare con calma, sicuro del fatto che John non avrebbe azzardato nulla che lui non avesse voluto, accoccolandosi su di lui con la schiena, posandogli il volto sulla clavicola sinistra per non gravare col peso sulla destra, ferita.
John si accorse in quel momento che Sherlock aveva sempre tenuto la mano destra fuori dalla vasca, quindi fermò le proprie mani, posando il mento sulla fronte dell’altro “Che hai lì?”
Sherlock si risvegliò da quello stato di quiete, immergendo poi il gomito destro in acqua, portando il cellulare di fronte ad entrambi “Abbiamo ricevuto una email.”
“Oh Sherlock, il cellulare mentre facciamo il bagno no, dai.” mugugnò John, strofinandosi il viso con la mano sinistra “Una email? Non vorrai accettare un caso proprio ora, spero.”
Sherlock glissò l’ultima velata domanda, ma scosse il capo per la prima “E’ da parte di David, mi ha mandato le foto di oggi.” aprì velocemente la cartella, iniziando a sfogliarle una ad una, mostrandole anche a John.
“Matt ha una vera e propria adorazione nei tuoi confronti.” ridacchiò John, mordicchiando la cartilagine dell’orecchio destro di Sherlock “E anche tu lo sopporti bene, devo essere geloso?” domandò retoricamente, non riuscendo proprio ad essere serio quando parlava del più giovane dei Mastini.
“Na. Troppo appiccicoso.” rise, poi, di fronte ad una foto in cui Matt tentava un assalto al gigantesco Alec “E poi si sta per sposare.” specificò, scorrendo ancora le diverse immagini.
“Già.” John si limitò ad annuire, sperando vivamente che non fosse uno di quei discorsi che Sherlock avrebbe portato avanti all’infinito.
“Beh, il discorso dell’ospedale, sai... che senza un legame civile uno non può...”
John ascoltò tutto il discorso di Sherlock senza mai interromperlo, commentando con un mentale ‘E ti pareva’, quindi quando il Consulente Investigativo concluse, si divertì a rispondergli con un semplice “Quindi?”
“Come ‘quindi’?” balbettò Sherlock, tirandosi un poco più in giù per osservarlo meglio “Io voglio avere dei diritti su di te!”
John scoppiò a ridere: ecco che tornava fuori il suo adorato, possessivo, Sherlock Holmes “Mi stai forse chiedendo di sposarti?”
Sherlock si bloccò, come se realizzasse solo in quel momento cosa volesse dire, effettivamente, ‘unirsi a John civilmente per poter avere dei diritti su di lui’. Tirò sù col naso, quindi si riappoggiò al torace del dottore, tornando a sfogliare foto “Tanto li esercito comunque i miei diritti su di te.”
“Ah ecco.” commentò John, divertito e al tempo stesso rassicurato: fermò poi Sherlock toccandogli il braccio “Aspetta, è la foto di gruppo, fammela vedere bene.”
Era una bellissima foto di gruppo, erano tutti sorridenti e rilassati per l’esito della missione e felici di essere tutti insieme per poterlo testimoniare.
In piedi, sul lato sinistro c’erano Bruce e Logan: due enormi ragazzi legati da un’amicizia nata sul campo di battaglia e rafforzata grazie a passatempi comuni nei mesi di riposo, donne e sport estremi. Una volta usciti dal locale, ancora vibranti di adrenalina, si sarebbero recati alla scuola di pugilato dove Logan allenava le giovani promesse del quartiere a scambiarsi cazzotti perchè di azione, di movimenti e di scatenare i muscoli non ne avevano mai abbastanza.
In piedi, sul lato destro, i due veterani del gruppo: Alec e Christopher.
Alec, silenzioso a dismisura: la somma delle sue parole in sei mesi di Afghanistan equivaleva a alla somma di quelle pronunciate da David nel giro di tre giorni. Se solo tutti gli altri Mastini avessero saputo che tutte le parole che non pronunciava con loro le teneva in serbo per i suoi tre figli, l’avrebbero preso meno in giro, evitando di dargli del musone. Alec, una roccia sul campo di battaglia, a fine giornata sarebbe tornato a casa dalla propria famiglia per poi giocare a calcio coi tre figli nel campetto dietro a casa.
Christopher, uomo dal sangue freddo che è riuscito a zittire persino Sherlock Holmes è un capo squadra ideale, uno che sa usare le parole giuste per incoraggiare un soldato impaurito o per zittirne uno insubordinato, ma che sa essere il migliore amico di tutti a missione conclusa. Poco prima di essere chiamato da David per la missione, aveva promesso al figlio e alla moglie di portarli al circo: avrebbe rimediato la sera stessa, incurante della fatica della missione svolta poche ore prima.
In basso, sdraiato davanti a tutti perchè aggiuntosi all’ultimo momento dopo aver impostato l’autoscatto, c’era un sorridente David: genio, logorroico, innamorato.
David forse non è il soldato più coraggioso e atletico tra tutti, ma nel campo di battaglia sono importanti anche la precisione tecnologica e la segretezza delle comunicazioni: è un autentico stanca cervelli, uno che parla tanto, troppo, perchè nella sua testa non c'è abbastanza spazio per tutte le sue idee e deve esternarle in qualche modo. E’ l’unico il cui quoziente intellettivo può competere con quello di Sherlock Holmes, seppur sviluppato in aree diverse di apprendimento. Appena riprese mano al proprio furgone, quella stessa sera, sarebbe tornato a casa da Georgia e, avendo la certezza di un lavoro ben pagato, le avrebbe amorevolmente chiesto di sposarlo con un’applicazione per IPhone inventata da lui e che lei avrebbe potuto aprire e rivedere ogni volta volesse digitando “ILOVEYOU” sulla tastiera.
In basso a sinistra erano accucciati Matt e Zach, abbracciati l’uno all’altro con i loro migliori sorrisi rivolti alla telecamera.
Zach, ragazzo dall’infanzia solitaria, abituato a non aspettarsi mai troppo dagli altri, ma ai quali invece donava comunque la propria gentilezza, che la meritassero o meno. Si stupì quando, in Afghanistan, s’accorse delle attenzioni che Matt gli rivolgeva, e non trovò parole, quello stesso giorno, quando lo stesso ragazzo che gli aveva fatto capire che anche lui meritava di essere amato, gli ha rivolto la proposta di matrimonio. Fu la fine dei dubbi: aveva la fortuna di amare e di essere ricambiato dal ragazzo migliore che potesse incontrare, non solo a Londra, ma addirittura in Afghanistan.
Matt, invece, è la conferma che non tutti i ragazzi ricchi, che hanno avuto tutto dalla vita con una famiglia eccellente alle spalle che non fa altro che viziarti, sono degli spocchiosi nullafacenti che aspettano di avere tutto servito su un piatto d’argento. Matt ha deciso di arruolarsi nell’esercito, è partito con la speranza di trovare il brivido che la vita agiata non gli ha mai dato ed è tornato a casa ricco di esperienza, di fratelli su cui contare e di un ragazzo da sposare che ha finalmente riempito l’unico vuoto che gli mancava.
Matt e Zach, quella sera, quando rimasero soli nel locale, abbassarono le serrande e, semplicemente, fecero l’amore, rinnovando l’un l’altro la promessa fatta nel pomeriggio.
In basso a destra c’erano John e Sherlock, accucciati in mezzo agli altri Mastini, gli stessi John e Sherlock che avevano trasformato l’ennesimo pericolo vissuto insieme in una collante che li unì maggiormente.
Quella notte, dopo aver temuto di non potersi più rivedere, dopo essersi salvati, dopo essere tornati dall’Afghanistan, John e Sherlock sono tornati a casa e sono ancora immersi nella tiepida acqua della vasca che li cullerà fino a farli addormentare, stanchi nel corpo, ritemprati nei cuori che battevano all'unisono uno sopra l'altro.

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(1)Gene Kelly è il tizio di "I'm singing in the rain" XD
(2)I "nonni" nell'esercito sono coloro che praticano nonnismo

***Ragazze, come per "Back to Afghanistan", le note le metto a fine capitolo. Che dire? Scusate l'attesa, ma i primi 2 giorni dopo la pubblicazione del 10 sono rimasta a guardare il foglio vuoto dicendo "No. Non la voglio finire, mi mancheranno i Mastini ç_ç" però poi, insomma, ho cominciato a scrivere! Che altro dire... ero timorosa di pubblicare questo sequel per paura di rovinare BTA, ma alla fine ne sono rimasta molto soddisfatta e questo anche grazie a voi che mi avete supportato con i vostri bellissimi commenti :D Non voglio dire altro... cioè, mi mancano già i Mastini! Quindi come qualcuno di voi saprà già, visto che rimango nel fandom, ho deciso che quando mi mancheranno troppo scriverò delle one-shot con protagonisti sempre John e Sherlock, ma che coinvolgano anche i Mastini! (tipo, non vorreste il matrimonio tra Matt e Zach? *_*) Se avete dei prompt da suggerire ditemeli pure eh XD Non so a cosa mi dedicherò ora, forse una AU!school(università più che school °_°), o magari qualche oneshot(sempre che ci riesca, scrivo troppo ò___ò), magari nel frattempo studio e dò anche qualche esame XD Che dire bimbe! Ditemi se vi è piaciuto il finale, se vi è piaciuta la ff in toto, se ho deluso rispetto a BTA... insomma, tutte le critiche servono! BACI!!! ç_ç ***
   
 
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