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Autore: Breatheunderwater    20/06/2012    1 recensioni
Una distanza forzata dal lavoro. Una distanza apparentemente facile. Un ritrovarsi disarmante.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kyo
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ultima esibizione dell'ultimo giorno del tour europeo.
Ancora poche ore e finalmente sarò su un aereo diretto a casa, diretto da chi mi aspetta.
Siamo nel backstage, mancano cinque minuti prima della nostra entrata. Il clima è caldo, siamo nervosi nonostante questo sia un cliché. Cammino avanti e indietro per tutto il camerino, Shinya seduto sul divano usa le sue cosce come fossero una batteria in modo quasi nevrotico, Totchi apparentemente sembra tranquillo, seduto su una sedia a fissare il vuoto ma, il continuo tamburellare delle dita sul tavolo, tradisce la sua tranquillità. Infine Die e Kaoru , con in mano le chitarre, suonano e ripassano le canzoni.
Ci chiamano e improvvisamente sento le urla del pubblico che, fino a poco tempo fa, ero riuscito ad ignorare. Ci sono momenti in cui mi isolo dal mondo e niente, se non me stesso, può risvegliarmi. Forse un'altra persona c'è... si, però solo perché con lui vicino a me non ho la necessità di isolarmi.
Camminiamo veloci lungo il corto corridoio buio e, io, mi fermo poco prima dell'entrata sul palco.
Prima il batterista, a seguire i chitarristi, poi il bassista e infine, dopo un altro po' di attesa, esco io.
La luce dei riflettori mi travolge e mi fa strizzare gli occhi, le urla del pubblico mi investono e il battere delle bacchette fa fuori uscire l'animale da palco quale sono.
Con uno scream squarcio e sovrasto le urla, lo spettacolo ha inizio.

Stanchi, sudati ed ancora eccitati corriamo verso i camerini, racimoliamo i pochi oggetti personali, ci copriamo per ripararci dal fresco estivo e in pochi minuto siamo in albergo.
Niente autografi e niente sorrisi forzati questa volta, la voglia di tornare a casa è troppa, la voglia di tornare da lui è troppa.
Corriamo veloci, ognuno nella propria camera per fare una doccia e poi di nuovo in viaggio.
Le valigie le ho già consegnate, sono pronte a partine. Mi sono portato il cambio e l'ho infilato dentro uno zaino e nel quale butterò dentro i vestiti sporchi, spero non me la aprano all'aeroporto.
Mi lavo con estrema calma e mi rilasso, abbiamo un paio d'ore libere prima di trovarci nella hall dell'albergo. Mi avvolgo un asciugamano in vita e ancora gocciolante mi dirigo verso il letto e mi ci butto sopra, letteralmente. Prendo il cellulare che avevo appoggiato sul comodino e lo controllo, un messaggio. Lo apro sperando che sia Ruki ma la delusione non tarda ad arrivare, il mittente è Reita? Leggo il messaggio e la delusione scompare subito:
“Ciao amore, scusa ma il mio cellulare oggi ha deciso di morire. Ti aspetto dopodomani, giusto? Appena riesco ti chiamo. Buonanotte, ti amo”.
Sorrido, lui non sa che rientro prima. In verità la data di rientro è sempre stata questa ma a lui gli ho detto una piccola bugia a fin di bene. Gli farò una sorpresa. Non vedo l'ora di stringerlo a me, di sentire il suo dolce profumo e desiderare che quel profumo si impregni sulla mia pelle. Sospiro, dire che lo amo è poco, un eufemismo.

Ho bisogno di lui come ho bisogno dell'acqua e dell'ossigeno per sopravvivere.
Sospiro, di nuovo. Contraggo gli addominali e mi metto a sedere sul letto, mi guardo intorno ed individuo la borsa, mi alzo e la svuoto sul letto. Boxer neri, pantaloni grigi stretti, maglietta nera, felpa e anfibi. Sono pronto. Prendo i vestiti sporchi e li infilo alla bene e meglio nello zaino, chiudo e scendo nella hall dove trovo già gli altri ad aspettarmi.
“Non sarò mica in ritardo?” – chiedo seriamente preoccupato.
“No, tranquillo. Siamo scesi prima anche noi, anzi, sei in anticipo anche tu” – è Die a parlare, le parole gli escono lente e ben ponderate, deve essere proprio stanco.
“Ah, meno male, allora se ci siamo tutti andiamo. Al massimo ci prendiamo qualcosa al bar dell'aeroporto” – a Totchi gli si illuminano gli occhi e accetta con entusiasmo la mia idea. Tutti sembrano d'accordo per cui saliamo nel pulmino e partiamo.

Siamo in aereo, in prima classe, prendo posto vicino al finestrino e mi perdo, con la musica alle orecchie, nella mia mente. Non ho risposto al messaggio di Ruki, avrà pensato che ero a letto a ronfare, come dice lui. Me lo immagino mentre chiede il cellulare a Reita e ridendo gli dice che non aspetta la risposta perché sarò già nel mondo dei sogni. Non per essere modesto però, quando parla di me e sorride, ha proprio l'aria di chi parla della cosa più cara e preziosa al mondo. Anche io lo faccio e spesso Shinya me lo ricorda ridendo di me innamorato, anche se lui ha poco da dire visto che la stessa espressione la assume quando parla del suo chiuaua.

Ho salutato tutti molto velocemente, sanno dove sto andando per cui non si sono arrabbiati.
Scendo dal taxi e sono di fronte a casa, mia e del mio ragazzo: Takanori.

Oggi è venerdì e se i suoi orari non sono cambiati dovrebbe essere già a casa visto che sono le tre di pomeriggio.
Mi avvicino alla porta di ingresso e sento, in lontananza, della musica. Deve essere sicuramente in camera a leggere e a rilassarsi con la musica. Afferro le chiavi dalla tasca dei pantaloni e, infilandola piano, apro ed entro in casa.
Mi chiudo dentro, sempre con estrema calma. Appoggio all'entrata la valigia e mi tolgo le scarpe e la felpa. Salgo le scale per arrivare alla nostra camera, la porta è socchiusa e mi fermo poco prima in modo che non possa vedermi per ascoltarlo canticchiare e assaporare il suo odore, ormai impregnato nella casa e godermi per un attimo l'aria di famiglia che aleggia nel nostro spazio personale.
Decido di farmi avanti, apro piano la porta e vedo il suo bellissimo volto alzarsi con una espressione spaventata che, subito, si muta in gioia mista a stupore. Da sdraiato a pancia in giù si ripiega sulle ginocchia e portandosi una mano alla bocca gli occhi iniziano a farsi lucidi. Sorrido cercando di mascherare l'emozione, però il tremolio al labbro inferiore e i miei occhi lucidi mi tradiscono. Mi avvicino e Taka si abbandona a un pianto quasi disperato, mi siedo sul letto e lo abbraccio, piangiamo assieme.
Non pensavo mi avrebbe fatto questo effetto. Era il nostro primo tour che ci separava e apparentemente non è stata dura, per telefono ci sostenevamo a vicenda e cercando di far credere, uno all'altro, che la distanza non pesasse poi così tanto. E invece eccoci qua che esterniamo senza ritegno le nostre emozioni.
Le lacrime, seppur di gioia, sono finite. Continuo a stringerlo e lui ricambia la stretta con la testa affondata sul mio petto.
“Sei uno stronzo” – sorrido e gli passo una mano tra i capelli.
“Anche tu mi sei mancato, vedo che la sorpresa ti è piaciuta” – mi stringe a se ancora di più facendomi quasi male.
“Stronzo” – rido rumorosamente. Dio quanto è tenero. Alza il viso imbronciato e mi lancia uno sguardo minaccioso, cerco di non ridere ma è più forte di me.
“Ti amo” – mentre emette questi piccolissimi suoni il suo viso si rilassa e compare una espressione sincera che mi disarma. Si avvicina alle mie labbra e prima che possa appoggiarle sulle mie gli soffio: “anche io ti amo”.

  
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