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Autore: Ninfea Blu    21/06/2012    4 recensioni
Salve a tutte. E' la prima volta che scrivo in questa sezione, ma sono affascinata dal personaggio del dottor Cullen, che trovo complesso e interessante, quindi ho voluto provare. Attraverso questa ff, affronto una tematica che mi interessa molto. Ho cercato di rispettare il personaggio e di svilupparlo raccontando la sua esistenza e le sue esperienze.
2° cap - "Mio padre: mi era capitato di pensare a lui... mi chiedevo come avesse reagito alla mia scomparsa, se mi avesse fatto cercare."
5° cap - "Heidi mi inquietava; era un misto di grazia ultraterrena unita a una fisicità fatta di carne e sangue. Sentivo nei suoi confronti una specie di repulsione che si mischiava all'attrazione."
9° cap - "Il mio incontro col destino avvenne una fredda mattina di febbraio, con la luce chiara che entrava attraverso la finestra del mio studio e illuminava il volto delicato di un'umana, una donna che all'epoca era la moglie di un altro uomo."
Non so se la dicitura spoiler sia corretta, di fatto non è una if. Accetto consigli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Heidi, Tanya, Un po' tutti | Coppie: Carlisle/Esme
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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Una nuova alba

31 – Una nuova alba

 

 

Per Tetide.

Questo capitolo è per te.

 

****

 

Anni 2000

 

Il nuovo secolo ci aveva raggiunto, o forse noi avevamo raggiunto lui.

Dicerie legate alla superstizione popolare volevano che sarebbe coinciso con la fine del mondo e effettivamente, l’attentato alle Torri Gemelle di New York, l’11 settembre 2001, sembrava aver dato il là, a tutta una serie di accadimenti negativi.

Quella data che ogni anno l’America ferita ricorda solennemente al cratere di Gran Zero, ha segnato l’inizio di altri conflitti nelle terre del Medio Oriente; lontano da qui e da noi, nuove guerre e violenze, attentati, scontri civili e religiosi gettano una luce sinistra sul futuro di questo mondo.

Ogni volta che esplode un nuovo conflitto in qualche territorio estremo di questo pianeta, con armi sempre più sofisticate e un impiego ingente di energie vitali, si rafforza in me la convinzione che il genere umano non impari mai; la sua condanna è quella di ripetere sempre gli stessi errori e la nostra come vampiri è quella di dover star qui a guardare la morte che trionfa sulla vita. La stessa morte che ho cercato di sconfiggere lungo tutta la mia esistenza, prima come medico, poi dando l’immortalità a chi non aveva più speranze.

Credo che questo sia stato il senso di tutta la mia esistenza, più o meno. La ricerca paradossale se vogliamo, della mia umanità.

 

È già sera: è passato un altro giorno uguale a mille altri.

Dopo una giornata di lavoro in ospedale, rientro a casa; ho imparato anche a rilassarmi, osservando la luce del tramonto che tinge di un pallido rosa arancio le nuvole sull’orizzonte del cielo invernale.

Stormi di uccelli fuggono nel cielo per cercare riparo dal buio che cala, mentre avverto anche attraverso il vetro i suoni della foresta che si addormenta. Questa è sempre l’ora migliore per noi.

La televisione del soggiorno è accesa su un canale d’intrattenimento; Esme e Rosalie aspettano che inizi il programma successivo; un serial televisivo. Tra poco Alice si unirà a loro. Emmett e Jasper sono a caccia, ma rientreranno a breve. Edward scende veloce le scale, prende una rivista di motori abbandonata sul divano e inizia a sfogliarla, distratto. Sembra nervoso e so che è per qualcosa che gli ha detto Alice.

Forse stanotte prenderà l’auto è andrà a farsi un giro: gli piace correre. Se fossi un padre umano, certo mi preoccuperei di questa sua passione: senz’altro gli sequestrerei le chiavi della Volvo.

Una volta Edward ha riso, sinceramente divertito di questo mio pensiero.

Le fiamme del camino rallegrano l’atmosfera rendendola quasi naturale, intima. È in questi momenti che stranamente mi sento più umano e mi soffermo a pensare.

Penso ai miei figli, quelli che io ho creato; Edward, Rosalie, Emmett. Sono tutti così diversi.

Forse con loro non sempre ho fatto la scelta giusta, ma ho seguito la mia coscienza, il mio senso del bene, la scintilla di quella piccola luce che resiste alle tenebre e mantiene il suo alito palpitante nell’oscurità.

Penso a una donna umana, forte e fragile, dolce e paziente che ha avuto il coraggio di guardare dentro le mie iridi senza spaventarsi, che contro ogni logica e buon senso mi ha amato con tutta la forza del suo cuore generoso; penso a una madre vampira che ha amato i nostri figli come se fossero davvero il frutto del suo seno. Mi sono convinto che Esme abbia un’anima grande quanto l’infinito che leggo nei suoi occhi dorati e morbidi.

Penso ai figli che mi hanno accettato come padre, amico e magari fratello; Alice e Jasper fin dall’inizio hanno scelto di restare in questa famiglia, si sono lasciati amare e l’hanno amata. Protetta.

Li guardo tutti, dal primo all’ultimo, riuniti vicino a questo fuoco che non può scaldarci davvero, ma fa sembrare i nostri volti un po’ meno pallidi. Osservo e ascolto ogni dettaglio; le loro espressioni felici e tristi, la piega di un sorriso, il timbro delle loro voci e la luce che ancora esiste nei loro occhi e mi rendo conto che nulla potevo raccogliere lungo il cammino di più importante di questi fiori immortali. Se la sorte vorrà non saranno mai recisi dal mio fianco e da questa terra che calpestiamo furtivi come aliti di vento. Sono i protagonisti dell’arazzo che compone la mia vita.

 

Abbiamo trascorso gli ultimi dieci anni in Alaska, insieme ai vampiri di Denali, amici sempre pronti ad accoglierci, prima di ritornare di nuovo a Forks. Sono stati anni di assestamento per la nostre famiglie: i legami si sono saldati, diventando più robusti.

Tanya ancora non ha rinunciato al suo sentimento per Edward, che lui si ostina a non ricambiare. È sempre solo.

Neppure Alice ha mai visto un futuro per loro, e Tanya se ne rammarica, mentre Irina e Kate si domandano perché la sorella non demorde.

Un giorno Emmett, per scherzo,  ha voluto fare il gradasso.

“Se non fossi già impegnato sarei felice e onorato di consolarti, Tanya.” Le ha detto, e per sua enorme sfortuna Rosalie era tanto vicina che ha sentito tutto. Si è sfiorato l’incidente diplomatico; seppur molto amiche Tanya e Rosalie hanno quasi litigato. Io e Eleazar abbiamo dovuto mediare con tatto e diplomazia per placare gli animi.

E noi siamo sempre preoccupati per mio figlio.

La sua solitudine ancora mi fa sentire in colpa, ma io continuo a sperare che esista anche per lui una compagna da qualche parte; chissà dove e quando incrocerà la sua strada.

 

Dunque, la vita procede come al solito; io passo da un ospedale all’altro, costruendo ogni volta nuovi rapporti sociali, collaborazioni con colleghi stimati e facoltosi.

Esme continua con entusiasmo ad abbracciare l’insegnamento; adesso, è docente in una scuola media qui a Forks; i suoi allievi non sono più bambini delle elementari, ma ragazzi più grandi, preadolescenti che stanno entrando in quella fase delicata della crescita che si chiama pubertà.

È un lavoro che la fa sentire viva, che la stimola a dare il meglio di sé a questi ragazzi che cresceranno e affronteranno il domani da persone adulte.

È la sua missione e vi trova energia e forza.

Per i nostri figli non sarà mai così.

Il loro domani sarà sempre uguale a ieri. È la pellicola di un film rivisto mille volte che si riavvolge e non esiste un finale alternativo.

Le scene sono sempre quelle. Più o meno.

Con lieve malinconia, guardo i cappelli dei diplomi che sono appesi a dozzine, perfettamente allineati per gradazione di colore, dai più scuri a quelli più chiari, dentro una cornice appesa alla parete dell’ingresso: per i miei figli è diventato un gioco. Magari un po’ monotono a volte.

 

Tutto scorre come sempre e pare che nulla sia destinato a mutare.

O così credo io.

I Cullen suscitano ancora sconcerto e incredulità, oltre a un vago timore, come se la gente attorno avvertisse inconsciamente una sorta di minaccia al nostro cospetto.

È un fatto che avverto anch’io in alcuni dei miei pazienti, anche se sempre più raramente: con l’esperienza ho imparato a rassicurarli.

Jasper ancora soffre quando sta troppo tempo senza cacciare; Edward sente la sua sofferenza che diventa un po’ anche la sua.

Alice due giorni fa ha avuto una strana visione; ha visto il volto di una umana, occhi e capelli scuri, pelle chiara quasi albina. Un’anonima fanciulla senza particolari caratteristiche.

Non dovrei mai sottovalutare le visioni di Alice, neppure quelle più banali. E questa era sorprendentemente chiara, limpida. La particolarità è che sono rare, spesso confuse le visioni sugli umani, perché mia figlia vede con più facilità quelli della nostra razza. Questo forse dovrebbe mettermi in guardia.

Questa piccola, fragile umana non può certo rappresentare una minaccia per noi, quindi non mi sono allarmato.

Ma se questa ragazzina ignara e indifesa non è un pericolo, allora perché Alice ha detto a Edward, stai attento?

 

 

*******

 

 

È tardo pomeriggio inoltrato; una luce grigia e spenta scende sulle cose attorno, sui muri esterni dell’ospedale, sulle chiome appuntite degli abeti che svettano verso il cielo, dando a tutto un colore monotono. A Forks il sole è raro quanto la neve all’equatore.

Sono seduto alla mia scrivania quando lo vedo piombare nel mio studio: è inquieto, agitato come non lo vedevo da tempo; il mio primo pensiero è che sia accaduto qualcosa con Jasper, che abbia aggredito qualcuno. Edward esita incerto; non sa se sedersi di fronte a me o restare in piedi, pronto ad andarsene in fretta e furia. Col pensiero, lancio un invito verso la sedia che lui non accoglie. Sembra che abbia il diavolo alle calcagna; un fatto sorprendente, considerando che quasi nulla può spaventarci. Tento di calmarlo, senza ottenere buoni risultati.

“Che cosa è accaduto? Non vuoi parlarmene Edward? Si tratta di Jasper? - Chiedo, cercando di farlo parlare. Ci metto un secondo a capire. - No, se fosse a causa di tuo fratello non saresti in questo stato.”

Ma lui glissa sulla mia constatazione.

“Devo andar via, per qualche giorno. Vado in Alaska da Eleazar, per un po’. Non posso restare a Forks, adesso.”

Le sue parole mi piovono addosso, improvvise; mi rendono incerto per un istante.

“Quanto pensi di stare via?”

“Non lo so; il tempo che mi serve, credo.”

Mi rendo conto che è irremovibile e se tentassi di dissuaderlo ora, si impunterebbe solo di più. Sospiro rassegnato, pronto ad accettare la sua decisione e spero solo che non sia definitiva.

Il tempo che gli serve per cosa?

La mia mente sta elaborando congetture di ogni tipo: è accaduto qualcosa a scuola, magari ha litigato con qualcuno; è stanco di vivere qui e vuole andarsene, oppure ha mostrato la sua natura per un’ azione sconsiderata ed è stato scoperto. C’è qualcosa che Edward non vuole dirmi, per paura o forse vergogna ed è il vero motivo di questa fuga precipitosa.

“I tuoi fratelli sono già a casa? Loro stanno bene?” chiedo, nel tentativo di farlo sbottonare.

“Sì, dopo la scuola li ho lasciati all’incrocio sulla strada che porta a casa nostra. Dovevo parlare con te, prima di partire.”

“Non che tu mi abbia detto molto. Cosa devo dire a tua madre? Non le farà piacere questa tua partenza improvvisa e immotivata.”

“Dille di non preoccuparsi. Comunque, penso che Alice le avrà già spiegato tutto. Esme capirà.”

Quindi Alice sapeva.

Allora, ripenso alla sua visione, al suo avvertimento: la ragazza umana, la sconosciuta appena arrivata a Forks. Non sappiamo ancora nulla di lei, né se sia la causa di un tale sconvolgimento.

Possibile che Edward abbia incontrato di nuovo il suo demone? E che sia così forte da costringerlo a scappare?

 

-         Tu non sei uno che fugge. So che qualsiasi cosa sia, puoi affrontarlo.

 

“Non sono pronto, non a questo. Stamattina io… non pensavo di… Parla con Alice, lei ti dirà tutto. Devo andare, Carlisle.”

Esce dal mio studio.

Se potesse correre sfruttando tutta la sua velocità lo farebbe subito, ma si limita ad allontanarsi a grandi falcate, con passo umano. Mi affaccio alla finestra del secondo piano e lo vedo salire in fretta sulla Volvo parcheggiata nel piazzale davanti all’entrata dell’ospedale. Il motore si accende con un rombo quasi rabbioso e l’auto parte altrettanto rapidamente.

L’ ho creduto a lungo, quasi fosse una condanna per quelli come noi, ma non sempre la vita scorre uguale all’infinito; ho appena scoperto che essa è un mistero imprevedibile, insondabile, capace di stravolgere e modificare qualsiasi percorso e destino.

Anche quello di un vampiro immortale partorito da chissà quale regno degli oscuri.

Attendo impaziente che venga l’ora della fine del mio turno per tornare a casa. Devo parlare con Alice.

 

********

 

 

 

Una settimana.

Una settimana che Edward è lontano.

Non resisto più in quest’attesa snervante; telefono ad Eleazar.

So di poter sempre contare sulla sua onestà. Lui mi conferma quello che Alice aveva già rivelato a tutti noi, la sera stessa della fuga di mio figlio.

“Pronto Eleazar? Ciao, sono Carlisle… Che mi dici di Edward? Come sta?”

“Sta bene, non preoccuparti. Adesso è fuori con Irina e le altre. Gli dirò che hai chiamato…”

“Hai parlato con lui? Ti ha detto qualcosa di ciò che vuole fare?”

“Sì, certo. Ha parlato con me e Carmen. Ci ha raccontato di un’ umana appena giunta nella vostra comunità; il mostro di tuo figlio si è risvegliato al profumo squisito del suo sangue. In novant’anni da immortale, ha detto di non aver mai desiderato con tale, spaventosa intensità del sangue umano; era disposto a tutto per averla. Ha parlato di un richiamo irresistibile, una forza tremenda che ha distrutto in un secondo ogni barlume di umanità in lui, come se la sua volontà fosse soggiogata, annullata dall’odore incredibile di quella ragazza sfortunata. Mi ha detto anche della possibile visione nefasta di Alice; per questo è fuggito, Carlisle.”

“Sì, lo so… Per mutare il futuro di quella giovane.” Concludo io per lui.

Un sospiro pesante esce dalle mie labbra fredde.

Nella visione di Alice, la ragazza moriva.

Con me Edward non è stato tanto esplicito. Mi ferisce un po’ e mi chiedo perché si faccia delle tali remore a confidarmi le sue debolezze. Pensa ancora che non potrei comprenderlo? Teme ancora il mio giudizio, il confronto con me? Magari questa è una di quelle barriere tra padri e figli che non si possono superare, una linea di demarcazione oltre la quale non si può andare e che io devo ancora imparare ad accettare.

Dal mio silenzio, all’altro capo del filo, Eleazar avverte l’ inquietudine che disturba i miei pensieri.

“Carlisle? Non prenderla male… Dagli qualche giorno di tempo: vedrai che tornerà da voi e affronterà la cosa con coraggio. Ne sono sicuro; Edward non è un vigliacco. Tempo fa, fece una scelta che è ancora deciso a seguire.”

“Lo so. Grazie Eleazar, sei un vero amico. Digli che lo stiamo aspettando.”

Ho chiuso la conversazione al cellulare con un vago senso di frustrazione. Esme accanto a me, mi guarda; è più serena di quanto non sia io. Certamente più fiduciosa e mi chiedo se non sappia vedere più lontano di me.

“Eleazar parla con la saggezza della sua esperienza, lo sappiamo. Un giorno nostro figlio troverà il coraggio di aprirsi con te; forse quel giorno è più vicino di quanto crediamo.”

Sospiro vagamente deluso.

“Sì. Solo vorrei che riponesse in me, la fiducia che ripone in Eleazar.”

“È solo perché Eleazar è più simile a lui che a te, da questa prospettiva.”

“Come?”

Resto sorpreso dall’ultima esternazione di mia moglie, e lei mi illumina sul senso delle sue parole.

“La prospettiva del vampiro sanguinario che ha vissuto molto a lungo come Edward, uccidendo esseri umani. Probabilmente nostro figlio sente di poter dire a lui, cose che non riesce a dire a te…”

Dopo tanto tempo, Esme riesce ancora a sorprendermi con le sue intuizioni.

Una prospettiva chiara e semplice da capire, ma io non vi ho mai riflettuto. Esme, che aveva provato, anche se solo una volta, cosa volesse dire, vi era arrivata naturalmente.

D'altronde è sempre stata più immediata di me nel rapporto con suo figlio; è arrivata subito a lui, come una freccia che colpisce dritto il suo bersaglio, come io non sono stato capace di fare.

È un termine di paragone che io non avrò mai; devo trovare un altro canale se voglio sintonizzarmi di più a lui.

 

 

********

 

Il mio saggio amico Eleazar aveva ragione: alla fine, Edward è tornato a Forks.

Ha ripreso a frequentare la scuola, ha deciso di affrontare il suo demone e di resistergli.

Fin qui, nulla di strano: mi aspettavo una reazione di questo genere. Edward non è mai stato uno che fugge.

Non è mai stato un codardo; testardo, iroso. Scostante magari.

Forse superbo, qualche volta egoista, ma vigliacco mai.

La cosa più sorprendente che sta accadendo è l’interesse di mio figlio per questa umana che ha sconvolto la sua esistenza.

Isabella Swan, la figlia del capo della polizia. Il profumo del suo sangue è delizioso, lo posso ammettere tranquillamente.

Capisco la tentazione costante cui è sottoposto Edward, e quanto sia duro lo sforzo che sta facendo per controllare il suo istinto primario.

Questa ragazza pare una creatura fragile e delicata, bisognosa di protezione più di chiunque altro essere umano; l’ho vista una volta, quando è arrivata in ospedale per l’incidente col furgone nel parcheggio della scuola.

È stato Edward a salvarla; le è piombato addosso, frapponendosi tra lei e il mezzo che stava per travolgerla. Una mossa azzardata, forse, ma inevitabile.

Da qui, tutto ha avuto inizio.

I sospetti e la curiosità di Bella.

L’attrazione potente di mio figlio si sta trasformando in qualcosa di più profondo, che va oltre il desiderio del suo sangue; sarà il mistero dei suoi pensieri inaccessibili. È la prima volta in assoluto che il potere di mio figlio fallisce. Non riesce a sentirla.

Nulla.

Solo silenzio impenetrabile.

La prima volta che me l’ha detto sono rimasto interdetto anch’io.

“Non riesco a penetrare la sua mente, Carlisle. È come se ci fosse una barriera che la scherma; è un fatto davvero frustrante. È la ragazza più strana e indecifrabile che abbia mai incontrato. Non si comporta come le sue coetanee: in un modo o nell’altro riesce sempre a cogliermi di sorpresa. Non riesco mai a prevedere quello che farà o dirà.”

Avverto la sua leggera irritazione.

Sto guardando mio figlio e lo vedo diverso, per la prima volta dopo quasi un secolo. Vedo qualcosa che brilla nel suo sguardo è non è solo l’oro dei suoi occhi. Non so bene perché, ma sorrido della sua insicurezza. Mi sembra fragile e non so come, avverto una strana tenerezza per lui. Non mi è mai sembrato tanto umano.

È una novità anche per me.

Mi piace questa sensazione.

Anche Esme è contenta. Anche lei spera che stia succedendo quello che attendiamo da tempo.

“Forse Carlisle, questa ragazza potrebbe essere quella giusta. Non credi? Altrimenti, non si spiegherebbe tutto questo interesse di Edward per lei.”

“Vedremo, Esme; sperare non costa niente. Spero che non sia solo eccitato dal suo sangue; è un elemento importante che non dobbiamo sottovalutare.”

Ma questa cosa scombussola un po’ tutta la nostra famiglia. Eccitazione e sconcerto attraversano un po’ tutti.

 

 

All’inizio, ha tentato di evitarla, di ignorare la sua presenza, trattandola come una comune mortale, ma si è accorto presto di non riuscirci.

Esce tutte le notti e non per andare a caccia.

Alice che vede tutto, ed è particolarmente in sintonia con suo fratello, ci ha detto che va a spiarla mentre dorme. Che cosa buffa.

“Gli piace guardarla dormire, la trova affascinante. Immagina i suoi sogni. Sta lì, nella sua stanza, fermo per delle ore a osservarla. Il nostro novello Romeo la lascia poco prima che sorga il sole. Fa così tutte le notti, da oltre un mese. Mi sembra qualcosa di terribilmente romantico, non trovate? Credo proprio che Edward sia innamorato. Non è stupendo?”

Racconta Alice col suo tipico entusiasmo, con la sua voce musicale e argentina e noi tutti stiamo ad ascoltarla con un leggero sorriso a fior di labbra, un po’ increduli, quasi inebetiti, ma felici per quello che sta succedendo.

“È una cosa stupida e pericolosa! Quell’idiota si sta innamorando di un’ umana! Se Bella scoprisse che Edward è un vampiro, cosa pensate che accadrebbe? Sta esponendo la nostra famiglia a un rischio tremendo. E non dimenticate che lui è attratto paurosamente dal suo sangue: se perdesse il controllo, quella ragazzina insulsa potrebbe diventare il suo prossimo pasto.”

La reazione nervosa di Rosalie.

Me la sarei dovuta aspettare.

Emmett è più tranquillo, ma in parte le dà ragione.

“Ecco, Rose non ha tutti i torti: è diversa da noi, non fa parte del nostro mondo. Edward dovrebbe stare attento a quello che fa.”

“Ragazzi, non credo che accadrà, o Alice lo avrebbe previsto.”

Interviene Esme, esponendo un pensiero anche mio.

“Sto controllando il futuro di Bella, oltre a quello di nostro fratello: non ci sono fatti drammatici all’orizzonte.” La piccola veggente conferma.

Jasper accanto a lei, prende per buone le sue parole, ma neppure lui in realtà, è tranquillo; un vampiro innamorato di un’umana è una cosa difficile da gestire anche dal suo punto di vista. A maggior ragione.

“Non sarò mai d’accordo. Questa storia porterà solo guai. Non servono le visioni di Alice per capirlo!”

Sbotta acida Rosalie, prima di allontanarsi seccata e scontenta. Cambierà idea, bisogna solo darle il tempo di abituarsi. In fondo, è qualcosa di completamente nuovo per tutti noi, e alle novità Rosalie reagisce sempre con diffidenza.

Ma poi cosa c’è davvero di nuovo?

Non è un’esperienza che ho già fatto anch’io?

Non è qualcosa che ho già visto accadere? Penso a Lucien innamorato senza speranza di Alice. E penso a com’ è finita tutte le volte.

L’oggetto dell’amore si trasforma. Chissà se questo è l’unico epilogo possibile di una storia d’amore tanto difficoltosa.

 

 

Giornate grigie e uggiose s’inseguono a scandire il tempo che passa, i dubbi, i timori e le incertezze. Gli occhi di Bella sono pieni di domande, sono mutevoli, indagatori come certi sguardi capaci di leggerti dentro.

È così che mio figlio li percepisce.

Profondi come il mistero della mente che nascondono. Mi chiedo chi sia davvero Bella Swan; perché il suo destino si sta intrecciando al nostro? Che sia lei la parte mancante dell’arazzo?

Quella che lo completerà?

Edward si avvicina sempre più, non riesce a prendere le distanze da lei, anche se vorrebbe, ed è qualcosa che mi fa piacere. Forse dovrei essere preoccupato, ma non ci riesco; sono soltanto felice di questo momento che mio figlio sta vivendo.

Finché una sera, non accade ciò che Rosalie temeva di più.

Edward, avuto l’ennesimo confronto con lei, torna a casa e confessa senza reticenze che Bella ha capito tutto; conosce il nostro segreto e non pare affatto intimorita da ciò che siamo.

 

Come ci sia arrivata è difficile da dire, ma non impossibile.

Intuizione femminile, magari? Oppure, più semplicemente ha parlato con qualcuno, ha indagato sulla misteriosa famiglia Cullen: sappiamo che ha un amico tra i giovani Quillete, la tribù che risiede nella riserva di La Push, il figlio di Billy Black.

Guardo Edward nel tentativo di capire il suo stato d’animo: mi sembra sereno e allo stesso tempo spaventato.

Parla e la sua voce è quasi concitata.

“Mi ha detto che non le importa cosa sono, capisci Carlisle? Non le importa se sono un mostro. Non crede neppure che io lo sia. Dice che ci è già troppo dentro! E a me sembra una follia. Non può parlare sul serio; un giorno si sveglierà e si renderà conto dell’incubo in cui è entrata e vorrà scappare. E io sto qui, tra la speranza e il timore che venga quel momento.”

Rifletto sulle parole di mio figlio, cerco di assimilare la realtà di ciò che rappresentano e mi rendo conto che un po’ sgomentano anche me; è una sensazione che ricordo di aver già avuto, una volta, tanto tempo fa, di fronte a un uomo, un ex schiavo di colore che aveva capito chi ero.

“Non credi che il suo sia soltanto coraggio, Edward? Credo che per amare ce ne voglia tanto, tra gli umani ma anche tra i vampiri; è un salto nel buio in ogni caso, per chiunque. Bisogna lasciarsi andare.”

“Tu lo hai fatto?”

Mi domanda, seduto qui, di fronte a me, al tavolo della nostra casa. Percepisco una nota accorata, un carico di aspettative nella sua voce.

“Cosa?”

“Ti sei lasciato andare? Con Esme, intendo. L’hai conosciuta che era umana. Cosa provavi quando le stavi vicino? Spiegamelo. Com’era il tuo desiderio? Era feroce quanto il mio?”

Il desiderio del sangue, è di quello che parla.

È quello che vuole sapere.

O forse, c’è anche un altro desiderio in lui che si accende per la prima volta. Le domande piovono su di me inaspettate, quasi non sono pronto a rispondere. Il tormento di mio figlio improvvisamente mi è palese.

E allora, eccolo il canale, quella via che attendevo da tanto per arrivare al suo cuore; l’esperienza che può accomunarci, l’amore e il desiderio per una donna umana, espresso in forme diverse.

“No, Edward… non era la stessa cosa. Ma era intenso. Io non desideravo il sangue di Esme. Ma ho desiderato lei, come uomo e poi come vampiro. La volevo al mio fianco; volevo dividere con lei la mia eternità, e non è un fatto meno grave dell’impulso di uccidere: è la nostra natura. Dobbiamo subliminarla.”

“Se almeno, il suo profumo non fosse quell’ossessione che è! – Sospira quasi sofferente. - Per non pensarci, mi concentro su altro… non so se sia meglio, pero, l’altro desiderio. È altrettanto deleterio. Ho chiesto anche ai miei fratelli; Emmett mi ha detto che a lui è accaduta la stessa cosa e sappiamo come è finita.”

“Non credo che finirà così tra te e Bella. Non le farai del male, ne sono certo; per questo lei si fida di te.”

Non avrei mai creduto che ci sarei arrivato così, con una sorta di naturalezza spontanea. Avverto il mio cuore allargarsi, dilatato dall’orgoglio, dalla tenerezza che provo, suscitata da questa fragilità strana che avverto in lui.

 

Vedo una specie di spavento nei suoi occhi.

Sì, l’amore è anche questo.

È un sentimento fatto di tante cose, confuse e mischiate tutte insieme, in un groviglio inestricabile di emozioni, che ti travolgono come un treno in corsa, e tu non sei mai preparato ad assorbire il colpo.

Non ci sono contorni e limiti che puoi percepire.

Non sai dove comincia e non sai dove finisce.

Io credo che l’amore non è quel che abbiamo, ma quello che ci manca, [1] va cercato e costruito, scoperto come qualcosa di nuovo ogni giorno; forse è l’unica cosa che davvero muta dentro di noi.

Muore se non lo fa.

L’unica cosa che può trasformarci.

È quello che sta succedendo a Edward; gli trasfigura lo sguardo che si fa incerto e tremolante.

È la grazia che ho invocato per lui.

 

 

Un pomeriggio d’inizio aprile, Edward ha portato qui Bella, nella nostra casa nel cuore della foresta, come un ragazzo normale che presenta la sua ragazza alla famiglia.

Non so se lui si rende conto del dono splendido che ci ha fatto, del senso supremo di questo gesto. Della fiducia che ci ha dato.

È un raggio di sole che sfida il buio e scaccia l’oscurità.

È aria nuova, entra come ossigeno, spalanca porte e finestre come un vento impetuoso e ci fa respirare, fa sentire vivi. Forse anche normali.

Veramente normali per la prima volta.

Una parola che non ci è mai appartenuta per quanto inseguita.

Non ricordavo cosa volesse dire, sentirsi così.

Accettati per quello che si è.

Avevo dimenticato quanto fosse bello vivere senza maschere.

Quanto può essere importante per stare bene con sé stessi e con chi ci circonda.

La gioia che illuminava lo sguardo di Esme era quasi indescrivibile; ha accolto Bella come se fosse già una figlia.

Le ha preparato anche da mangiare, cibo umano per farla sentire a suo agio.

La trova coraggiosa e indubbiamente ha ragione.

Coraggiosa quanto Esme, direi. O forse è solo l’incoscienza dei suoi 17 anni che la fa muovere, che non le fa percepire il pericolo.

Abbiamo visto una gioia nuova, appena nata negli occhi di Edward, quella felicità che dà solo l’amore, una forza misteriosa capace di trasformare un vampiro in un essere umano.

Il vero miracolo è questa luce diversa che scorgo timida eppure forte nello sguardo di nostro figlio.

È la sua anima che torna a galla e risorge dall’abisso in cui era caduta.

Riesco a vederla anche se lui crede che non ci sia.

E la vede anche Bella.

 

Il ragazzo con gli occhi verdi, luminosi come la speranza capace di accendere lo spirito degli uomini, è ricomparso davanti a me dopo un tempo quasi infinito. Ho temuto di averlo perso in quell’ospedale di Chicago in quel lontano 1918, durante l’epidemia di spagnola.

Attendevo da tanto di ritrovarlo; sapevo che era lì, nascosto da qualche parte, ancora vivo sotto il ghiaccio che imprigiona il nostro cuore spento.

In qualche modo è stata Bella a riportarmelo: lo ha liberato da sé stesso. E libera me dal rimorso, e alleggerisce un po’ il peso della mia eternità.

Sento un sentimento di riconoscenza salire impetuoso dal mio spirito, per questa fragile umana inconsapevole che è stata capace di fare tanto per me e la mia famiglia.

Ho ritrovato un figlio e insieme a lui, anche un po’ me stesso.

 

L’ora del crepuscolo scende sulla nostra esistenza e un'altra notte sta per avvolgerci col suo mantello che ci nasconde agli uomini.

Ma nascerà una nuova alba giovane e antica come il mondo, puntino di questo universo denso di mistero, che muta ed è sempre uguale, come acqua corrente che scorre.

Sarà un nuovo inizio.

Sarà l’alba luminosa della loro storia.

 

Ma non sarò io a poterla raccontare; saranno le loro voci a farlo.

Io potrò solo guardarla dall’esterno, seguirla con discrezione, magari proteggerla, se occorre.

Sì, questo lo posso fare.

È uno spazio intimo che io non posso infrangere, né invadere.

Non ne ho alcun diritto.

Io preferisco mettermi da parte.

 

Qui trovo il senso di tutto il mio viaggio: come il capitano di una nave, ho guidato la mia anima indomabile fin qui, per questo. [2]

Ho attraversato marosi e tempeste.

Ho scrutato negli abissi in cerca di una luce.

Non ho radici, ma ho raggiunto un porto sicuro.

L’orizzonte è sereno, una linea infinita senza interruzioni.

L’occhio la percorre in pace.

 

Da qui, scorgo la trama spessa dei fili tesi e intrecciati sul vasto telaio che regge l’arazzo della mia esistenza.

Li osservo comporre un’ immagine.

L’essenza si fonde in forme e colori.

Mi sembrano tutti al loro posto.

Dove dovrebbero essere.

Non sono più alieno a questo universo.

E mi sento finalmente completo.

 

 

 

Fine

 

 

Dopo un tempo che pare davvero infinito, ho concluso questa storia.

Devo ammettere che quasi non mi pare vero; un po’ mi dispiacerà, e un po’ ne sarò anche contenta.

Ci ho messo più di due anni a scriverla e l’ho fatto con entusiasmo; entrare nel vissuto e nei sentimenti di Carlisle è stato come fare un viaggio, qualche volta pesante e difficile, ma affascinante.

Io spero di avervi dato qualcosa e che questo viaggio sia stato bello e piacevole anche per voi.

Quest’ultimo capitolo ovviamente si ispira molto liberamente al primo libro della saga, ma il punto di vista rimane quello di Carlisle fino alla fine. Bella ho preferito lasciarla sullo sfondo; dovendo ammettere che non amo particolarmente il personaggio, - anzi, a volte non la reggo proprio - avrei teso al suo stravolgimento e l’avrei resa senz’altro diversa. Nella mia idea originaria questa fiction doveva concludersi nel momento esatto dell’incontro tra Edward e Bella, quindi da qui in poi sapete cosa succede.

Se non lo sapete, beh… dovete leggere “Twilight”, ma la voce narrante cambierà e non è una minaccia, ma la pura e semplice verità.

Un grazie di cuore a coloro che hanno seguito questa storia, a chi l’ha commentata anche solo sporadicamente.

Un grazie speciale, però va a Tetide, che non conosce i romanzi originali, ma ha commentato con assoluta costanza, che mi ha incoraggiato sempre, e spronato a portare avanti questa storia anche quando io non ne aveva voglia.

Per questo ho voluto dedicare a lei questo ultimo capitolo, sperando di farle una cosa gradita.

Un saluto a tutti e spero di sentirvi.

Ninfea Blu

 



[1] Frase meravigliosa, non mia, ma ripresa da una canzone di Mario Venuti “Quello che ci manca”, che vi consiglio di ascoltare: la potete trovare su YouTube.

[2]  Frase liberamente ispirata alla poesia iniziale “Invictus” che apre il primo capitolo di questa storia.

   
 
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